Fissa
Romeo il corpo inerte di Paride.
Ne
studia il viso, bianco di morte, circondato da folti capelli biondi,
fissa i suoi occhi castani in quelli verdeazzurri del giovane, aperti
in una espressione di dolorosa sorpresa.
Cosa
è rimasto del giovane ardente, che lo ha sfidato, pazzo di
dolore?
Ora è
solo un corpo inerte, privo di calore, disteso in una posa scomposta.
Sospira.
A cosa sta conducendo tutto questo?
L’amore
per Giulietta, ormai morta, vale la morte di un innocente, colpevole
di essere suo rivale?
Si è ripetuta la tragedia.
Prima Tebaldo, cugino di Giulietta, è morto per mano sua.
E poi il ferro ha troncato la giovane esistenza di Paride.
A
cosa giova la sua scomparsa?
Si
china e la mano, pietosa, gli chiude gli occhi. Quella rabbia è
svanita, come il fuoco da un braciere ormai spento.
La
scomparsa di Paride non gli darà Giulietta.
Non
gli consentirà una vita felice con lei.
Per
lui, nulla ha più senso.
L’amore,
che gli ha donato tante dolcezze e delizie, si sta rivelando un
tiranno crudele.
Instilla
nella sua anima il fiele amaro del dolore e del rimorso.
Vorrebbe
strapparsi dal cuore un simile, crudele sentimento.
Ma
non può.
Ormai,
è servo di quella divinità crudele.
E non
può sottrarsi a quei lacci soffocanti.
Prende
tra le braccia il corpo di Paride e, delicato, lo depone nella cripta
accanto a Giulietta.
– Non
sarai solo. – mormora. Nella sua capricciosità, Amore è
stato giusto.
I
suoi crimini sarebbero stati puniti.
Presto,
la morte avrebbe preso anche la sua vita.
E
sarebbero stati riuniti in una sola, grande cripta.
P.S.:
beh, un Romeo un po’ reinterpretato, in quanto arrabbiato e
amareggiato, perché l’amore, con tutte le sue pene, l’ha
costretto a uccidere. Insomma, un po’ di risentimento non gli
viene, data l’indole comunque buona?
Premetto
che Paride mi piace parecchio di “Romeo e Giulietta”,
assieme alla Nutrice e a Frate Lorenzo.
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