Accompagnatrice
«Tutto
bene, Harry?» chiese Remus, con il suo solito sorriso
gentile. Peccato per lo sguardo vacuo, quasi allucinato, per il modo in
un cui la pelle del viso segnato sembrava tirata sulle ossa - e si
ritrovò a chiedersi a che punto della fase lunare si trovavano,
mentre rispondeva con un brio esagerato.
«Sì. Sì, tutto bene. Non riesco a credere di essere
qui, pensavo di rimanere bloccato dai Dursley tutta l'estate, e... cosa
c'è?» s'interruppe, sbalordito, alle occhiate
rispettivamente scocciate e preoccupate che Sirius e Lupin lanciarono
in direzione delle scale. «È meglio se abbassi la
voce» replicò Lupin, mite, con una specie di smorfia
di scuse.
«Perché?» sussurrò lui, piano piano,
con un'occhiata confusa all'ingresso. «Per la mamma di Sirius? Ma
non...»
«Magari fosse solo lei il problema. No, abbiamo un altro
gradevolissimo... ospite» mormorò il suo padrino, con
un qualcosa di gelido nell'espressione e nella voce.
«C'è stato un incidente, Harry. E questo è il posto
più sicuro di cui disponiamo al momento, quindi lo stiamo usando
anche come... infermeria, diciamo» si affrettò a
spiegare Lupin, in tono vago e rassicurante, benchè la cupezza
del suo sguardo troppo fisso non aiutasse molto Harry a trattenere
l'ansia.
«Si può sapere cos'è successo?»
I due adulti si scambiarono uno sguardo veloce, poi Sirius gli
premette piano una mano dietro la schiena. «Ne parliamo dopo,
Harry. Dopo cena. Va bene, è un po' tardi, ma... hai fame?
Intanto che preparo qualcosa puoi sistemarti nella camera dell'altra
volta, che ne dici? E il tuo gufo?»
Si guardò brevemente attorno, con un'occhiata interrogativa ad
Hestia, rimasta immobile insieme ai bagagli sull'uscio della cucina, le
mani congiunte, l'espressione solenne.
«Credo che... riuscirà a raggiungermi?» mugolò, in effetti un po' insicuro.
«Era fuori, quando siete partiti? Nessun problema, vedrai che ci
troverà, figuriamoci. Però, nei prossimi giorni, è
meglio se non la lasci uscire più di tanto»
sbuffò. «Solite misure di sicurezza, insomma. Siamo ancora
bloccati qui. Io più di tutti» concluse, amaramente.
«Ma adesso che sanno che Voldemort è tornato credevo che...»
Sirius rise piano, amaramente, con la testa che ciondolava sconfitta.
«Kingsley sta cercando di convincerli a riesaminare il mio caso.
Peccato che il Ministero abbia già dovuto ammettere di essersi
giusto lievemente sbagliato sul ritorno della peggiore calamità
dei nostri tempi, e tra questo e il fatto che non sono ancora riusciti
a fare un singolo arresto degno di nota...» sospirò.
«Beh, diciamo che non hanno nessuna fretta di rispolverare
vecchie storie e altri sbagli. Ma non ti preoccupare. Vai a sistemare
la tua roba, su. Ne riparleremo dopo cena.»
Eppure sentiva di doversene preoccupare. Non era forse a causa della
prigionia di Sirius in quel posto disgustoso che aveva rischiato di
perdere il suo padrino appena pochi mesi prima? O a causa di Voldemort,
okay, alla fine era colpa sua... anche se neppure Piton aveva aiutato.
Lui e le sue stupide frecciatine a Sirius, lui e i suoi stupidi ritardi
nell'avvertire l'Ordine.
Ma era un po' difficile preoccuparsi ancora di questo mentre trascinava
il baule su per le scale ed erano i suoi alluci ad essere davvero in
pericolo.
Harry ci mise un bel po' a scendere di nuovo in cucina, e non
perché avesse incontrato difficoltà a mollare baule e
gabbia nella stanza in cui aveva vissuto così a lungo l'anno
prima. No, si era soltanto preso del tempo per curiosare colpevolmente
in giro, con una rabbia rancorosa che riusciva a spazzare via quasi
ogni remora. Era decisamente stufo di ricevere solo informazioni
centellinate con tutta la calma di questo mondo e, anzichè
combattere i due membri dell'Ordine per strappargli di bocca qualcosa,
aveva deciso di vedere con i suoi occhi chi stava passando la
convalescenza a Grimmauld Place. E, perché no, magari avere
qualche informazione di prima mano proprio da lui. O da lei, si
corresse mentalmente, dato che non gli avevano detto proprio un bel
niente sul ferito.
A quanto pare combattere Voldemort per la terza volta in quattro anni
non era ancora abbastanza per avere il diritto a una visione un po'
più completa della tragica situazione in cui si trovavano tutti
- e lui più degli altri.
Non aveva però fatto i conti con la più semplice,
scontata e fastidiosa delle difficoltà: le porte chiuse a
chiave. Scocciato e sempre più rabbioso ad ogni maniglia
strattonata, stava per tornare nella sua stanza a prendere il
coltellino regalatogli da Sirius quando dei passi su per le scale lo
fecero automaticamente scappare a nascondersi dietro l'unica altra
porta su quel piano a non essere serrata: quella del bagno.
Subito si maledisse per l'attimo di codardia. Alla fine non stava
facendo niente di sbagliato, aveva il diritto di sapere e di avere
risposte quando voleva lui, non quando gli altri si degnavano di
parlare.
Stava per uscire allo scoperto e pretendere ciò che gli si
doveva, ma oltre lo spiraglio della porta vide Lupin trascinare i piedi
lungo il corridoio e non ne ebbe più il coraggio. Aveva un'aria
così... sconfitta. Tutto, dall'espressione alla postura, lo
faceva somigliare a qualcuno in coda dietro a un carro funebre, con lo
sguardo assente di chi non se n'è ancora fatto una ragione.
Eppure la scodella che si portava dietro era un dettaglio
incoraggiante, no? Se era per il ferito, almeno voleva dire che
riusciva a mangiare...
Non ebbe il cuore di uscire allo scoperto, e a malapena riuscì a
tenere lo sguardo sulla figura distrutta di Lupin mentre l'uomo batteva
la bacchetta su una porta, l'apriva e spariva all'interno,
chiudendosela alle spalle un po' impacciato. Harry esitò quel
tanto che gli bastava per leggere ad occhi strizzati il cartello tutto
sommato elegante che avvertiva di "non entrare senza il permesso di
Regulus Arcturus Black". Poi sgusciò fuori dal bagno e scese le
scale, il più silenziosamente possibile, con un pensiero
involontario e un po' morboso in testa: mettere un ferito nella camera
di un morto forse non era la più luminosa delle idee.
Pareva di cattivo auspicio.
Hestia era sparita, notò, ma solo distrattamente. La vista di
Sirius ai fornelli non riuscì a cancellargli del tutto la
confusione e l'ansia dal volto, anche se il suo padrino ci mise un po'
ad accorgersi non solo della sua espressione, ma anche della sua
presenza: era troppo occupato a barcamenarsi tra bacchetta, padelle e
bicchiere sempre in mano - pieno di Whisky Incendiario, se il colore
del liquido e i precedenti del mago non lo ingannavano.
«È quasi pronto, giuro. Se non dovessi perdere tempo con
quelle stupide pappette sarebbe tutto molto più - oh, be', cosa
ci vuoi fare, sai com'è, la vita è sofferenza, anche
senza Dissennatori trova sempre la maniera di farti
penare» concluse, con una certa ironica allegria e la voce
sempre bassa, prima di accorgersi finalmente dell'aria lugubre del
figlioccio. Esitò a lungo mentre Harry prendeva posto, tanto che
agitò la bacchetta verso le pentole con un po' di ritardo,
quando già l'odore di bruciato aveva iniziato a farsi sentire.
«Mi... dispiace. Suppongo che siamo stati un po' troppo
misteriosi, non è vero?» disse, alla fine, con un
sorriso storto che pareva più una smorfia. «Ma è
stato un brutto colpo. Bada bene, quel bastardo non mi è mai
piaciuto e sono dell'opinione che comunque ha raccolto quel che ha
seminato, niente di più e niente di meno. E poi comunque lo
sapeva quel che rischiava... adesso perlomeno abbasserà un po'
la cresta.»
«Chi?» chiese Harry, spazientito, quasi esasperato,
buttando le mani per aria. «Si può sapere cosa...»
«Va bene, va bene. Solo non... insomma. Lo so, non migliora la
nostra situazione, anzi. Ma non è il caso di scoraggiarsi. Ce la
caveremo benissimo anche senza di lui. Voglio che questo sia chiaro,
perché...»
«Ed io voglio sapere cosa sta succedendo!»
sbottò Harry, anche se quasi si pentì dell'urlo quando
Sirius mandò di nuovo un'occhiata verso le scale.
Alla fine l'uomo sospirò e rimestò in una pentola. Harry
ebbe la distinta impressione che lo facesse solo per non guardarlo
negli occhi.
«Piton si è bruciato la copertura. L'hanno scoperto.»
Il silenzio che seguì fu lungo e pesante, e non perché
Harry non avesse niente da dire. Solo, non sapeva da che parte iniziare.
Era ancora lì con le labbra semiaperte e gli occhi sgranati
sotto le lenti degli occhiali vecchi e un po' storti quando Lupin
riemerse dai piani superiori, con la scodella in mano. Il che
offrì a Sirius l'opportunità di cambiare discorso.
Più o meno.
«Com'è andata?»
Remus scosse piano la testa, lo sguardo basso. «Niente da fare.»
Rimestò per un attimo nella scodella ancora piena col cucchiaio,
prima di lanciare un'occhiata in tralice a Harry. Aggrottò la
fronte. «Gliel'hai...»
«Com'è successo?» riuscì a chiedere Harry, con voce strozzata.
Gli altri due si scambiarono un'occhiata, e alla fine fu di nuovo Lupin a prendere la parola.
«Non ne siamo sicuri. Crediamo che abbia qualcosa a che fare con
l'assassinio di Emmeline Vance...» irrigidì la
mascella e mollò la ciotola vicino all'acquaio, in un gesto
nervoso. «Sappiamo... pensiamo, almeno... che sia stata torturata
prima di...»
La voce del lupo mannaro sfumò in un niente di fatto e fu
Sirius, mentre riempiva goffamente tre piatti di un misto informe di
verdura, carne e uova bruciacchiate, a riprendere da dove l'altro mago
si era interrotto.
«Sono tutte supposizioni. Piton aveva il guinzaglio lungo. Certo,
i suoi rapporti erano regolari - e quanto ci godeva, a fare il gradasso
durante le riunioni dell'Ordine - ma comunque non è che venisse
qui tutti i giorni. Passava un po' di tempo tra un incontro e l'altro,
e non è che sapessimo dov'era e cosa faceva ventiquattr'ore
su ventiquattro. Per fortuna. Quindi, insomma, potrebbero averlo
preso subito dopo la morte di Emmeline, oppure qualche giorno dopo.
Magari tutto questo non ha niente a che fare con lei, ma è
comunque una strana coincidenza. E Silente non crede molto alle
coincidenze, di questi tempi.»
Lupin annuì alle parole dell'altrò, e sembrò
ritrovare la voce. Ma il tono era quasi svagato, pronunciava le parole
lentamente, lo sguardo sempre basso.
«Sappiamo comunque che qualcosa deve averlo tradito. Ha saltato
la riunione immediamente successiva all'omicidio di Emmeline, ma questo
non ci ha messo particolarmente in allarme. Abbiamo iniziato a
preoccuparci davvero solo quando non si è fatto vedere neanche a
quella dopo, quando a rigor di logica sarebbe dovuto essere lì a
spiegarci cosa le era successo, come erano arrivati a lei, e quali
sarebbero state le prossime mosse dei Mangiamorte. Ci siamo
allarmati, ma non sapevamo dove cercarlo... credo che Silente avesse
qualche idea sui posti che frequentava abitualmente, ma neanche lui
aveva notizie da darci. Sembrava sparito nel nulla.»
Il "clack" del piatto appoggiato bruscamente sul tavolo di legno
graffiato e bruciacchiato non strappò nessuna reazione ad Harry.
Ascoltava e basta, con quell'aria un po' deperita non del tutto
dovuta agli scatti di crescita e alla generale sgraziataggine del corpo
di un adolescente.
Lupin serrò per un attimo le mascelle, come perso in ricordi
sgradevoli. Poi continuò a raccontare mentre Sirius, finito di
sistemare i piatti sul tavolo, si sedeva di fronte al suo e iniziava a
stuzzicare di malavoglia il contenuto con una forchetta.
«Eravamo allarmati ma non eravamo nel panico, non proprio.
Potevano esserci mille motivi per un silenzio prolungato... devi
capire, Harry, che era normale che il lavoro di Severus lo potesse far
sparire per qualche giorno. Entrambi i suoi padroni gli davano una
notevole libertà d'azione, ben sapendo che l'altro poteva
avergli dato qualche compito importante, e che il mantenimento della
copertura e la raccolta di informazioni avevano la priorità su
tutto. Abbiamo capito quanto fosse grave la situazione solo una
settimana fa.»
E qua intervenne Sirius che, dopo una forchettata pro-forma, era
passato nuovamente a bere lunghe sorsate di quello che, a giudicare
dall'aria smunta, era comunque il suo pasto preferito. Tanto che
appellò direttamente la bottiglia di Ogden, con un cenno
distratto della bacchetta, ignorando l'occhiataccia scoraggiata di
Remus.
«L'ha trovato Aberforth» e, all'occhiata vagamente
interrogativa di Harry, si affrettò a specificare. «Il
fratello di Silente. Piton è riuscito a Materializzarsi
nella cantina della Testa di Porco...»
Solo a questo punto la mente di Harry riuscì a fare qualcosa di
diverso dall'immagazzinare, inerme, la quantità di informazioni
sgradevoli che gli venivano offerte. Ebbe per un attimo la visione del
trascurato e così stranamente familiare oste della Testa di
Porco e - Silente aveva forse detto qualcosa a proposito di suo
fratello e di... capre? Ma intanto Sirius stava continuando a parlare,
ed Harry era piuttosto impegnato a mantenere un'espressione per lo
più neutrale. Non poteva farsi vedere inorridito, o preoccupato.
Avrebbero smesso sicuramente di parlare...
«Ci ha detto che Piton aveva un coltello a servomanico...»
«Serramanico» intervenne Lupin, tra una forchettata e
l'altra, masticata meccanicamente, lo sguardo perso nel vuoto.
«Sì, quello. E una bacchetta. Non la sua, a quanto pare.
Un'altra. Silente crede che sia riuscito a rubarla a un Mangiamorte.
Non siamo ancora riusciti ad avere la storia per intero da, be', dal
diretto interessato. Come ti puoi immaginare la Smaterializzazione non
gli è andata benissimo. E dire che pensava di dare il meglio di
sè sotto pressione...»
«Sirius» mormorò Lupin, in tono di avvertimento.
«E in più è rimasto con loro almeno per qualche
giorno, non sappiamo quanti, e... be', ti puoi immaginare. Anche se
fosse arrivato a destinazione integro e non Spaccato, non avrebbe
comunque avuto una bella cera. Gran begli amici, mh? E dire che erano i
suoi compagni fin dalla prima guerra - compagni di scuola, addirittura,
migliori amici, fidanzati, che ne so - diciamo che se non aveva
imparato già prima quale parte era quella giusta tra Ordine e
Mangiamorte adesso sicuramente si è fatto un'idea...»
«Sirius...»
«Comunque al momento non è in grado di dirci
niente» tagliò corto Sirius, con aria disinteressata.
«E possiamo solo fare congetture. Secondo Silente non sono
riusciti a strappargli niente di troppo importante, ed è
già qualcosa. Ma ne avremo la conferma solo quando Mocciosus
avrà finito di sbavarsi addosso...»
«Sirius!»
L'uomo sbuffò, e si versò un altro bicchiere. Per un
attimo Harry si chiese com'era umanamente possibile rimanere
indifferenti all'espressione così straziata ed angosciata di
Lupin - ma forse doveva aver preso una certa dose di faccia tosta dal
padrino, perché non riuscì a non fare un'altra domanda al
lupo mannaro.
«E tra quanto... cioè. Come sta?»
Lupin esitò, gli occhi bassi sul piatto. Sembrava combattuto e
il silenzio si prolungava già da qualche secondo di troppo
quando Sirius decise di esortarlo.
«Non so da cosa pensi di proteggerlo, Remus, ma ce l'abbiamo in
casa. A tempo indeterminato. È meglio spiegarglielo ora, prima
che lo veda.»
Lupin fece una smorfia, scoprendo denti che, seppure perfettamente
umani, sembravano pronti a mordere come se già fosse la
luna piena. Eppure il tono di voce era come sempre mite, un po'
sconfitto.
«È già migliorato molto. Hestia è riuscita a
mettere le mani sui trattamenti a cui hanno sottoposto i Paciock
dopo... quello che gli è successo, e...»
Alzò gli occhi solo un attimo su Harry, eppure sembrò capire subito a ciò che stava pensando.
«La situazione non è al livello dei Paciock. Li prendiamo
come esempio solo perché sono tra i pochi ad essere
sopravvissuti a qualcosa del genere, e il loro caso ci può
insegnare qualcosa su come comportarci.» accennò un
sorriso un po' forzato, ma nei suoi occhi c'era l'ansia di rassicurare,
a tutti i costi. «E l'incidente di Arthur - quando l'hai salvato
- ci ha aiutati molto. Davvero. Senza l'antidoto al veleno di Nagini
che hanno scoperto al San Mungo...»
«Mi ha comunque rovinato una quantità di lenzuola» borbottò Sirius, prima di un altro sorso.
«Sirius» fece Lupin, in tono di avvertimento, per l'ennesima volta.
«Penso che brucerò tutto comunque, anche quelle che
sembrano pulite» rincarò la dose, ostinato, con la
fronte aggrottata e lo sguardo basso, che si alzò solo quando
Lupin scostò la sedia.
Esitò un attimo, fermo, in piedi, con le mani sul tavolo. Sirius
lo guardava con aria quasi di sfida, Harry - Harry non sapeva proprio
più che fare. Lo guardava e basta. Una parte di lui voleva che
parlassero ancora di ciò che era successo, l'altra parte sentiva
di averne avuto effettivamente abbastanza di informazioni, e quasi
quasi era meglio prima...
«Vado a vedere se Severus ha bisogno di qualcosa»
annunciò alla fine Lupin, in tono neutrale, scostandosi dal
tavolo prima che loro avessero il tempo di dire o fare qualsiasi cosa.
Quando rimasero da soli Harry si trovò davvero spiazzato. Il
piatto davanti a sè non era troppo appetitoso, neanche dopo le
due settimane di Dursley, e probabilmente si era già
raffreddato. Eppure era l'unica cosa a cui potesse dedicarsi senza
pensare troppo. Prese la forchetta, mentre le sue emozioni cercavano di
rimettersi in pari con quanto appena saputo.
Sirius versò un'abbondante dose di Whiskey Incendiario nel
bicchiere di Harry. Fece spallucce. «Per aprirti lo
stomaco.» fece, incoraggiante. E pareva un po' come
l'abbraccio di inizio serata. Qualcosa di inutile, qualcosa di stupido,
quasi, qualcosa che cercava di mettere una pezza a ciò che non
poteva essere aggiustato.
Fu solo dopo, a cena finita e piatti lavati, che si rese conto di non
aver ottenuto nessuna informazione precisa nè sulle condizioni
del professore nè sul modo in cui questo "piccolo intoppo"
poteva influenzare i piani dell'Ordine della Fenice.
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