Bury all your secrets in my skin
Bury
all your secrets in my skin
Che tutti vedessero quanto dolore era
in grado di sopportare Billy Hargrove, prima di spezzarsi. Dopotutto,
non si può rompere qualcosa che è già in frantumi.
[Billy!centric]
Storia classificata 4° al contest “My beloved villain” indetto da Dark Sider sul forum di EFP
Fanart by MTOMauw
• Nome
forum EFP / autore EFP: XShade-Shinra
• Titolo: Bury all your
secrets in my skin
• Fandom: Stranger Things
• Pacchetto scelto: Joker (Il
Cavaliere Oscuro)
– Condizione: Il villain deve
venire sfregiato (non deve essere la sua condizione di partenza, deve
accadergli per qualche motivo durante la storia)
– Oggetto: Coltello
– Stagione: Autunno
– Frase: “Ti deprime sapere
quanto sei profondamente solo?”
• Elementi del pacchetto utilizzati:
Condizione, Stagione, Frase (non è riportata come discorso diretto, ma
come parte del testo)
• Rating: Arancione (per
tematiche delicate e violenza)
• Generi: Introspettivo,
Drammatico
• Avvertimenti: Angst,
!linguaggio, violenza (fisica e psicologica)
• Note Autore: Avevo in mente
questa storia da quando ho finito di fare binge!watching della terza
stagione di Stranger Things. Durante la seconda stagione, sono rimasta
affascinata dal personaggio di Billy: all’inizio lo odiavo, mi sembrava
il solito bulletto belloccio messo lì solo per creare frizioni con
Steve. Nel penultimo episodio, però, viene fatto capire che Billy è un
personaggio molto più profondo di quel che si crede. Certo, il ragazzo
che viene cresciuto con violenza e diventa un bullo è un cliché, ma è
escamotage che è servito, a mio parere, per dare spessore al
personaggio.
Nella terza stagione vengono mostrati molti più fantasmi sul suo
passato, spiegando, purtroppo solo in parte, un po’ di più su di
lui.
Con questa FF vorrei dunque analizzare un po’ Billy, a partire dal suo
difficile passato. Perché suo padre non è stato l’unico mostro che l’ha
reso quello che è.
– Il titolo della fanfiction è una strofa della canzone “Snuff” degli
Slipknot (Traduzione: “Seppellisci tutti i tuoi segreti nella mia
pelle”). L’ho trovata molto attinente alla traccia del contest.
– Per alcuni particolari mi sono basata anche sul libro “Runaway Max”,
romanzo ufficiale di Stranger Things, e alcune interviste rilasciate
dall’attore che ha interpretato Billy.
– Questa storia potrebbe avere come sottotitolo “la fiera
dell’headcanon”. Spero che i miei pensieri vi piacciano!
Buona lettura! ^^
Bury
all your secrets in my skin
“Hai visto? Era alta
almeno due metri!”
Gli occhi di Billy Hargrove erano grandi e cerulei, esattamente come
quelli di sua madre.
“Non
so quanto fosse, ma stava per venirmi un infarto.”
Lui aveva preso molto da lei – le fattezze d’angelo con quei lunghi
riccioli biondi e le iridi celesti, la pelle baciata dal caldo sole
della California – e lei aveva preso tutto da lui, rubando i suoi
ricordi felici per poi accartocciarli e abbandonarli su una spiaggia di
San Diego1.
“Altri dieci
minuti?”
“Va bene, altri dieci
minuti. Ma non di più o papà si arrabbierà, ok?”
“Ok!”
Neil, il padre di Billy, era un uomo severo e inflessibile, che
lavorava come guardia giurata1 e per questo era anche
intollerante su
molti comportamenti. Ciò, però, non lo giustificava dai suoi modi
violenti di padre-padrone.
“Ehi, Billy! Fermo!
Che problemi hai? Che avevamo detto, eh?! Devi scivolare!”
“Lo so!”
Voleva che il suo unico figlio fosse forte, non una mammoletta capace
solo di fuggire davanti alle difficoltà o di piangere, ma il suo volere
che diventasse un uomo era da
intendersi nel senso più machista
possibile.
“Aspetta! Hai paura
di farti male, è così?”
“No!”
Neil odiava qualunque debolezza Billy – poco più che un bambino –
avesse, e la sua omofobia2 arrivava a voler stroncare del
tutto
qualsiasi manifestazione di insicurezza, tenerezza o semplice
timidezza. Billy doveva diventare un macho, un duro, e non un frignone.
“Ok, allora che
c’è?! Cosa?! Ho una femminuccia per figlio?”
Purtroppo, gli atteggiamenti di Neil ferivano il figlio, anziché
forgiarne il carattere, allontanandolo sempre di più da lui.
“Lasciami stare.”
“Ehi! Bravo, scappa
come fai sempre!”
Billy non si sentiva apprezzato dal padre e, ogni volta che voleva
piangere, andava a cercare riparo e ristoro tra le esili braccia della
madre. Si era legato molto di più a lei e sentiva che finché avesse
potuto abbracciarla, avrebbe anche potuto superare ogni cosa. Ci
sarebbe stato sempre il suo splendido sorriso a lodarlo e dirgli quanto
fosse bravo, mentre affrontava le alte onde e sfuggiva alla risacca.
*
Le cose non andavano bene in quella famiglia, ma l’oppressione di Neil
non era ancora arrivata a sfociare in tutta la sua aggressività.
Tutto cadde in rovina quando la madre
di Billy conobbe lui.
“Max,
devi imparare che ci sono alcune persone a questo mondo da cui devi
stare alla larga e quel ragazzino è uno di quelle. Sta’ lontana da lui.
Capito? Stagli lontana.”
Lui era affascinante e alto,
con la pelle d’onice3 e un sorriso
simpatico stampato sul volto, ma, soprattutto, era un uomo premuroso.
La madre di Billy lo aveva conosciuto
una calda domenica di fine settembre sulla spiaggia, mentre guardava il
ragazzino giocare con le onde.
L’autunno è quella triste stagione dove
gli amori estivi si affievoliscono fino a diventare solo un agrodolce
ricordo – o un rimorso –, ma, come una vecchia foglia che si stacca
dall’albero per far posto a quella nuova, è anche la stagione della
rinascita interiore.
La donna aveva chiesto al figlio di non
far parola a Neil di quel suo nuovo amico, e Billy – da bravo bambino –
non ne fece mai riferimento a casa.
Anche se era indaffarato con la sua
tavola da surf, ogni tanto il più giovane vedeva le dita dei due
intrecciarsi, i loro occhi cercarsi, le loro labbra sfiorarsi; e si
accorse subito che la madre sorrideva di più da quando aveva conosciuto
lui. Per questo mantenne il
segreto: credeva che quell’uomo avrebbe
portato gioia nella vita della madre.
Ciò si rivelò esatto, ma fu la vita di
Billy quella che ne venne distrutta.
“La notte scorsa
dov’eri? Dov’eri?”
“Te l’ho detto, ero
con Wendy!”
“Smettila di
mentirmi!”
“Non sto
mentendo!”
Neil aveva comunque scoperto che sua moglie si incontrava spesso con
quell’uomo, ed era diventato ancora più geloso e possessivo, tanto che
anche lei si stava allontanando sempre di più dal marito. Se c’era
ancora una fiamma d’amore che scoppiettava nel cuore della donna, ormai
Neil l’aveva soffocata per sempre.
“L’hai
visto di nuovo, non è vero? Non è vero!?”
“Stammi lontano! Ho detto lontano!”
Le parole non erano mai state l’unico modo che Neil aveva per punire la
famiglia, ma quella lite fu particolarmente aspra e violenta.
Neil non si era mai premurato di far
allontanare Billy durante le sue sfuriate con la moglie: il loro figlio
era sempre rimasto ad assistere a quei caustici rimproveri e a quella
pelle arrossata che il giorno dopo diventava violacea.
“Puttana!”
“Fermo!”
“Stronza!”
“No!”
Billy, per una volta, non scappò.
Quella era sua madre, e anche se capiva
che aveva sbagliato a fare qualcosa di nascosto, non riusciva a
dargliene colpa. Se suo padre l’avesse amata davvero, lei non avrebbe
cercato quel sentimento da un’altra parte. Alla fine, era la medesima
cosa che faceva lo stesso Billy, evitando di stare con il padre e
preferendo invece un’altra compagnia – quella della madre. Erano
alleati in quella guerra.
Coraggioso, si era avvicinato al padre
e lo aveva abbracciato, volendo fermare quell’orco facendo lui stesso
da scudo alla madre.
Proprio Billy, che era sempre scappato
davanti a tutto, si era dimostrato molto più uomo in quell’occasione
nella quale aveva agito di sua spontanea volontà, che non in tutte le
volte che aveva dovuto fare qualcosa perché glielo aveva imposto il
padre.
Lui era molto più uomo di Neil Hargrove.
“Non farle male!”
“Bastardo!”
“Mamma!”
Lo schiaffo che la madre di Billy ricevette quella sera non fu il
primo, ma sarebbe stato l’ultimo.
Lei se ne andò, portando con sé solo la
borsetta con qualche dollaro e i documenti.
Andò via dalla propria famiglia, perché
voleva essere felice.
A qualunque costo.
Anche a costo del proprio figlio.
“Non
capisco… perché no? Ti prego, mamma non farlo… Ti prego, torna a casa.
No! Per quanto? Per quanto tempo? Mi manchi…”
Da quel giorno, la madre di Billy non tornò più a casa.
Quell’uomo conosciuto sulla spiaggia
gliel’aveva portata via. Per sempre.
Billy lo odiava.
Lo odiava perché sua madre amava di più
lui che il proprio figlio, ma
solo perché Billy non capiva che la
persona che ella amava di più era se stessa. Lui, però, non era odiato
solo dal piccolo Billy, ma soprattutto da Neil. Un odio profondo,
viscerale, per lui e per
tutti quelli come lui.
Nonostante il divorzio e il relativo
affidamento del figlio al padre da parte del giudice, sarebbe bastato
così poco per strappare anche Billy da quell’inferno di violenza
domestica. La madre avrebbe potuto portarlo via con sé dopo essere
andata a prenderlo fuori da scuola o entrare in anticipo negli
spogliatoi dopo una partita di baseball. Sarebbe bastato cambiare
Stato, e la mano pesante di Neil non sarebbe più riuscita a ghermirli.
Lei, però, voleva solo dimenticare e
riniziare una vita con un uomo gentile che la amava in maniera genuina.
Recise qualsiasi contatto con la sua
ex-famiglia, lasciando a Neil il compito di crescere un figlio con il
cuore spezzato e senza più alcuno scoglio al quale aggrapparsi durante
le tempeste.
Billy era accecato d’amore per lei,
ecco perché non riusciva a vedere i suoi errori come madre.
Riuscì a mettere in salvo solo alcune
foto, che nascose tra i libri, e una di lei collanina in argento dal
portagioie, prima che il contenuto finisse rivenduto a un orafo. Il
ciondolo di essa raffigurava la Nostra Signora del Pilar – la Santa
alla quale la madre si appellava nei momenti più bui della sua
relazione – che teneva in braccio il proprio Figlio. Un simbolo
religioso era la cosa più mascolina che Billy aveva trovato là dentro e
che poteva indossare senza che suo padre gliela strappasse.
“Vieni
qui! Alzati! Hai paura di batterti? Hai paura? Alzati e battiti,
femminuccia!”
Billy divenne sempre più simile a Neil, comportandosi come un bulletto
a scuola in modo che nessuno potesse mettersi contro di lui.
La scuola divenne per lui un luogo
sacro, dove poteva essere grande, forte, rispettato e ammirato; lontano
da casa propria, dove lo aspettavano solo percosse, urla e quella
severità capace di strappare l’infanzia. Eppure, per quanto fosse
essenziale, anche l’istituto scolastico non era un rifugio bello come
le braccia della madre.
Lì aveva molti bambini che gli
gravitavano intorno, ma di fatto nessun amico: le persone stavano con
lui solo perché era figo, ma
Billy sapeva che sarebbero stati tutti
pronti a pugnalarlo con un coltello alla schiena alla prima occasione.
In cuor suo sapeva di essere solo.
Profondamente solo.
E tutto questo lo deprimeva.
Aveva perso un rifugio, una madre, una
famiglia.
A volte, quando era abbozzolato tra le
coperte di quelle notti che andavano a rinfrescarsi, piangeva, attento
a non farsi sentire da Neil.
Non vedeva l’ora di diventare grande,
avere un lavoro e una macchina sportiva con la quale scappare lontano
per avere la libertà che sognava.
*
Neil aveva impiegato anni per passare oltre quell’onta subita.
Per mesi aveva tenuto ancora la fede al
dito – come fosse un parassita attaccato alla sua pelle, impossibile da
staccare senza dover mozzare l’anulare – e Billy se ne ricordava fin
troppo bene. Era da lui che, crescendo, aveva imparato a mettere un
anello al dito medio sinistro. La mancina era la mano più debole, ma
con un bell’anello di metallo il pugno faceva più male.
Quante volte la fede nuziale lo aveva
colpito, lasciandogli sulla pelle degli evidenti segni? Troppe erano
state le cicatrici e gli sfregi sul suo viso per ricordare.
E tutti quei tagli e quei lividi li
portava con fierezza a scuola, dopo aver preso a pugni il muro per la
rabbia di essersi piegato ancora e ancora a quel mostro, facendo
credere, invece, di essere uscito vincitore da una rissa.
Che tutti vedessero quanto dolore era
in grado di sopportare Billy Hargrove, prima di spezzarsi. Dopotutto,
non si può rompere qualcosa che è già in frantumi.
“Billy,
vieni qui. Voglio presentarti una persona. Lei è la tua sorellina, si
chiama Maxine.”
Il tempo passò e la sua famiglia si ritrovò allargata. Il padre non
avrebbe mai perdonato la propria ex-moglie, ma aveva voluto
ricominciare da capo. Aveva conosciuto Susan Mayfield a lavoro; la
donna stava tutto il giorno dietro agli sportelli della banca1
che la
incorniciavano come fosse un pregiato dipinto preraffaellita, e Neil
non aveva resistito a una bellezza così raffinata e un cuore fin troppo
delicato, che, come lui, portava il peso di un figlio da crescere da
sola, dopo una relazione caduta in disgrazia.
“Dunque.
Maxine.”
“Non chiamarmi così.
O Max o niente.”
“Bene, bene. Sei
linguacciuta.”
“Solo quando le
persone mi fanno incazzare.”
“Mad
Max sia, allora. Siamo d’accordo.”4
Maxine aveva capelli rossi come le foglie d’autunno e occhi larghi e
chiari come quelli del fratellastro, ma che brillavano vivaci e fieri
come quelli nei ricordi della madre di Billy, quando era lontana da
Neil.
Billy si ripromise che non avrebbe mai
permesso al padre di avvicinarsi a lei per punirla: avrebbe vegliato su
quella piccola stronzetta, prendendosi le colpe di ciò che avrebbe
combinato.
Certo, non voleva nemmeno essere un
martire; ecco perché avrebbe fatto di tutto perché rigasse dritta ed
era sempre molto severo con lei: per evitare che Max facesse casini,
Billy conosceva solo i metodi militari imposti dal padre. Lei l’avrebbe
odiato con il tempo, ne era certo, ma avrebbe sopportato anche quello,
pur di tenerla al sicuro.
***
Billy amava la California, era un luogo dove i ricordi della madre si
tessevano nell’aria, creando meravigliosi intrecci dai colori pastello.
Se avesse potuto, non avrebbe mai lasciato quello Stato.
Eppure, alla vigilia di Halloween, lui
e la sua famiglia si ritrovarono a dover traslocare a tremilatrecento
chilometri da casa; un bel rodaggio per la sua Camaro Chevolet Z28 del
‘79 nuova fiammante.
Ormai Billy era certo che l’autunno
fosse la stagione delle sue sciagure.
Questa volta, però, non era stata tutta
colpa sua.
La California era da sempre lo stato
degli USA più aperto nei confronti degli omosessuali. San Francisco era
la città gay per eccellenza, ed era proprio da lì che proveniva il
nuovo compagno di scuola di Billy.
Nessuno avrebbe mai pensato che fosse
dell’altra sponda, ma una sera che era a casa di Billy per un progetto
scolastico, si fece avanti. Aveva visto qualcosa in Billy: tutta quella
sua rabbia, quel dolore represso, come fosse un lupo in gabbia a cui
era stata tolta la libertà di essere quel che davvero era.
Billy non riuscì a respingerlo.
Nonostante gli ammonimenti del padre a
proposito di quei froci, che
sarebbero stati da picchiare e mandare a
farsi curare, il suo amico gli stava facendo esattamente quello che
Billy tanto agognava e che aveva sempre creduto di odiare a propria
volta.
Sapeva che era rischioso fare quelle
cose a casa propria, ma aspettava sempre che i genitori fossero via.
Sì, perché non capitò solo una volta, ma due, tre, quattro… finché, un
giorno, Maxine tornò prima da scuola e li vide e, confusa e un po’
impaurita, chiese a Susan perché il fratello facesse certe cose con un
altro maschio. La situazione precipitò quando Susan chiese risposte a
Neil. E Neil andò a pretenderle da Billy.
Dopo quel pestaggio, il ragazzo dovette
rimanere a casa per tre giorni, senza possibilità di visitare
l’ospedale, per poi sentirsi dire dal padre che non sarebbe più andato
a scuola e di preparare le valigie, perché aveva chiesto trasferimento
come guardia giurata da un’altra parte, molto molto lontano da San
Diego. Non voleva che la voce di avere un figlio omosessuale si
diffondesse in città. Sarebbe stato un disonore insopportabile.
Dopo tre settimane – appena dato il
tempo alle ferite di guarire – dall’assolata San Diego, Billy finì
dunque nella minuscola, fredda e monotona Hawkins, una cittadina di
provincia in campagna che olezzava di stantio e di tedio. E di
escrementi di bovino.
“Uhm…
senti questa puzza, Max? È merda vera. Merda di vacca!”
Odiava quel posto con ogni fibra del proprio essere. Le stazioni alla
radio erano poche e nessuna trasmetteva della buona musica – se non
fosse stato per le sue audiocassette sarebbe impazzito.
Non c’erano né una discoteca, né un
centro commerciale. C’erano solo due bar, un Diner, un cinema… Anche la
noia sarebbe morta di noia là.
L’unica cosa che sembrava funzionare
era il centro sportivo e le ragazze, attratte da quel nuovo individuo
pieno di muscoli. Billy si allenava “come un matto”, tutti i giorni.
Voleva essere bello, palestrato e in forma. Ci teneva moltissimo ad
apparire, perché sapeva che dentro di sé era tutta terra arida.
Voleva tornare a casa in California, ma
non perché gli importava dei suoi sedicenti amici; lui, infatti,
preferiva le cose tangibili. La sua macchina, ad esempio: giravi una
chiave, mettevi benzina e ti portava ovunque; oppure una sigaretta: la
accendevi e la fumavi. Semplice e asettico.
I sentimenti non facevano per lui, ma
voleva tornare a San Diego per sperare di rivedere la madre.
Da quando Billy aveva lasciato casa,
stava diventando sempre più marcio dentro. Era sempre stato uno
stronzo, ma da allora aveva iniziato a incattivirsi; a pagarne le spese
era soprattutto lui stesso, che veniva punito dal padre, e poi la
piccola Max, che si ritrovava a fare da sfogo ai suoi lunatici sbalzi
d’umore.
“Sì, hai ragione,
Max. Bloccati qui… E la colpa di chi è?”
“Tua…”
“Cos’hai detto?”
“Niente”
“Hai detto che è
colpa mia?”
“No.”
“Lo sai di chi è la
colpa. Dillo. Max… dillo. DILLO!”
Ma lei era davvero una dura, al contrario di Billy.
Lei non si sarebbe assunta colpe non
sue e non si sarebbe piegata a quella violenza.
Lei era molto più forte di Billy, e
glielo avrebbe dimostrato pochi giorni dopo.
*
“Ho
badato a lei tutta la settimana, papà! Se lei vuole scappare non è un
problema mio, va bene? Ha tredici anni, non le serve un babysitter a
tempo pieno. E poi non è mia sorella.”
Billy odiava quando Max gli disubbidiva, e quella volta aveva veramente
oltrepassato ogni limite: era uscita di nascosto, ben sapendo che Neil
e Susan sarebbero tornati a momenti – essendo già in ritardo –,
senza dirgli nulla.
E la colpa, ovviamente, ricadde su di
lui.
Billy era solo un bambino spaventato,
lasciato a sé stesso, con una sorellina più piccola da accudire –
quando sarebbe stato quasi più vero il contrario.
Venne sbattuto rude contro le scansie
del proprio armadio, tanto da farle tremare.
“Di
cosa abbiamo parlato?”
Ricevette uno schiaffo come monito, a ricordargli chi comandava, ma
Neil non si fermò solo a quello.
“Ripeto:
di cosa... abbiamo ...parlato?”
“Rispetto e
responsabilità.”
“Esatto. Adesso puoi
chiedere scusa a Susan.”
“Mi
dispiace, Susan.”
Ancora umiliazioni, ancora quell’oppressione che lo schiacciava tanto
da non riuscire a farlo respirare.
Neil evitò di lasciargli dei segni
addosso solo perché era meglio che andasse in giro a chiedere della
sorella con il faccino da bravo ragazzo, piuttosto che con il volto
tumefatto.
“No, non va bene.
Niente del suo comportamento va bene. Ma per questo dovrà pagare.
Adesso lui chiamerà la puttana con cui deve uscire e annullerà
l’appuntamento, e poi andrà a cercare sua sorella. Da bravo, gentile,
rispettoso fratello quale egli è. Non è vero, Billy? HO DETTO
«NON È VERO?!».”
“Sì, signore...”
“Scusa, non ho
sentito.”
“Sì, signore.”
“Trova
Max.”
Billy aveva un’enorme rabbia e una profonda paura in corpo; cercava di
trattenere tutti quei sentimenti, ma gli occhi, brucianti di vergogna,
condensarono in due lacrime solitarie tutta la tristezza che lo
attanagliava.
Sperava solo di imbattersi in un modo
per poter sbollire quei sentimenti, e lo trovò proprio insieme alla
sorellina, nelle vesti di Steve Harrington, il re – ormai solo di
titolo – di Hawkins.
Max era andata nell’agghiacciante casa
in campagna di Joyce Byers, ma Billy non era di certo intimorito – suo
padre lo terrorizzava molto di più.
Steve cercò di depistarlo, ma era
troppo difficile fare da babysitter a quelle pesti che non riuscivano
nemmeno a starsene nascoste!
A Billy sarebbe piaciuto avere un altro
tipo di rapporto con Steve, ma non poteva rischiare, in un paesino così
piccolo e gretto dell’Indiana. Quella non era la California e lui non
poteva giocarsi tutto un’altra volta con un suo compagno di scuola.
Guardava Steve da lontano, avvicinandosi a lui solo per stuzzicarlo o
intimidirlo – facendo come la volpe e l’uva: odiando ciò a cui non
sarebbe potuto mai arrivare.
Billy lo buttò in terra, sperando che
gli bastasse per non immischiarsi oltre e ne approfittò per cercare di
spaventare abbastanza Lukas Sinclair per fare in modo che non si
avvicinasse mai più a Max, perché Neil non venisse mai a sapere della
loro amicizia. I suoi modi di fare da bullo, fin troppo violenti per
dei nerd così piccoli e, soprattutto, gracili, fecero però intervenire
Steve in maniera più decisa – non solo con le parole come aveva tentato
di fare poco prima.
Billy non iniziò la lotta: il primo
pugno scagliato fu di Steve. Fu come se il re avesse liberato un
guerriero barbaro in modalità Berserk, che non aspettava altro che un
pretesto per poter sfogare la propria ira5.
Di nuovo, il corpo di Billy veniva
marchiato dai segni delle botte, che gli pitturavano la pelle dei
colori d’autunno.
Fu una lotta impari, dove Billy spaccò
in testa all’altro ragazzo un piatto per stordirlo e avere così una
posizione di vantaggio su di lui, e a quel punto fu Max a ribaltare un
risultato che pareva scontato.
Come se Billy fosse una fiera, usò il
sedativo nella siringa di Will per metterlo al tappeto, fermando così
la sua furia.
Quello, però, non sarebbe valso per
sempre: ci voleva di più per far sì che ciò non riaccadesse.
Max aveva sentito più volte Neil
sgridare Billy. E poteva farlo anche lei.
“D’ora in poi
lascerai me e i miei
amici in pace, hai capito?”
“... Fanculo...”
E per difendere coloro che amava non si sarebbe fermata alle sole
minacce.
Questo Billy lo sapeva, per questo la
temeva – e la mazza chiodata che Max brandiva, e che fece schiantare al
suolo a pochi millimetri dal cavallo dei pantaloni di Billy, si rivelò
un ottimo deterrente.
“Dimmi che hai
capito! Dillo! DILLO!”
“... Sì... ho
capito...”
“Come dici?!”
“Sì, ho capito.”
Lei era forte, perché, al contrario suo, aveva qualcuno da difendere.
*
Billy aveva impiegato intere ore per riportare Maxine dai genitori, e
ciò non era piaciuto a Neil.
Lo schiaffo che gli aveva dato poche
ora prima era stato solo un antipasto, niente in confronto a cosa lo
attendeva a casa, dove già si era presentato con la faccia gonfia e
sanguinante.
Venne colpito così duramente dalla
nuova fede che Neil portava all’anulare, che anche in quel caso Billy
avrebbe avuto bisogno di visitare l’ospedale, ma non si abbassò a
tanto. Si curò da solo e si mise una busta di piselli surgelati in
faccia.
L’unico danno che riportò a vita fu il
sopracciglio destro tagliato6, ma sdrammatizzò,
convincendosi di essere
ancora più intrigante così – e, di certo, era sempre meglio quello di
un dente mancante o del naso fuori asse.
Quando erano ancora a San Diego, aveva
insegnato anche a Max a curarsi – non poteva permettere che si facesse
troppo male mentre era sullo skateboard, o il padre lo avrebbe
sgridato.
Billy avrebbe potuto chiederle aiuto,
ma i due fratelli parlarono molto poco dopo quell’incidente, perché
Billy ricordava fin troppo bene le parole di Max, nonostante il
calmante, a proposito di non dare più fastidio né a lei né ai suoi
preziosi amici.
Tra lui e Max si creò un cratere –
destinato a riempirsi di cadaveri per permettere loro di avvicinarsi di
nuovo.
***
Billy aveva bisogno di soldi: sigarette, preservativi7 e
benzina erano tutte cose difficili da procurarsi senza denaro.
L’occasione per poter mettere da parte
un piccolo gruzzolo per le sue spese gli si presentò appena finita la
scuola, all’apertura della piscina comunale di Hawkins.
Il lavoro come bagnino non era poi così
male: poteva vedere bellezze in costume, stare vicino all’acqua per
tutto il proprio turno e avere entrate illimitate gratis alla piscina
quando era libero.
Fu lì che i suoi occhi cerulei si
posarono di nuovo sulla madre di Nancy. La signora Wheeler era molto
bella e aveva un marito poco presente, poco aitante, poco prestante.
Era poco, per lei. Si
sarebbe potuta meritare di più, magari
proprio uno come Billy.
Sarebbe stato bello far cascare una
donna come lei ai propri piedi, per una sola notte.
Billy non avrebbe mai voluto una
relazione stabile, dunque non voleva rubarla a Ted, ma solo prenderla
in prestito, visto che il marito non la usava.
Le cattive azioni, però, in qualche
modo vengono sempre punite.
*
Max non aveva mai raccontato a Billy del Sottosopra e, anche se lo
avesse fatto, lui non ci avrebbe mai creduto.
Forse, se solo avesse cercato di
difendere Max in maniera più sana o se solo fosse stato capace di
controllare tutta quella rabbia dentro, la sorellastra gliene avrebbe
comunque parlato. Magari li avrebbe potuti aiutare fin dall’anno prima,
quando si erano ritrovati a dover combattere contro i democani.
Se solo Billy avesse messo la propria
forza a disposizione di qualcosa da difendere, piuttosto che in
qualcosa da distruggere, le cose sarebbero andate diversamente.
Billy Hargrove, quella sera, fu
posseduto dallo spettro del Mind Flayer, che vagava debole e
agonizzante per Hawkins.
Per un omicidio perfetto, ci voleva una
vittima perfetta.
Solo, odiato da tutti, senza nessuno
che avrebbe pianto per lui.
Disperato, vuoto, impaurito.
Senza nessuno su cui poter contare, se
non se stesso.
Billy Hargrove divenne il Mind Flayer, conscio che nessuno avrebbe mai
notato quel cambiamento.
L’essere del Sottosopra lo conosceva,
sapeva come fingersi lui, ed era certo che lo spirito di Billy che era
rimasto ancorato a quel corpo – come fosse un coriandolo aggrappato a
un vestito di carnevale – non sarebbe riuscito a farsi valere
abbastanza per vincere contro di lui e riprendere il controllo.
*
Fu un insieme di sfortunati eventi correlati a far saltare la copertura
al Mind Flayer.
La cosa che, però, lo smascherò davvero
fu una piccola insignificante parola: sorella.
“Janet,
Tom, lei... è mia sorella Maxine.”
Ripetuta non una, ma ben due volte.
“Heather! Lei è mia
sorella Maxine.”
Il vero Billy Hargrove non avrebbe mai ammesso la propria parentela con
sua sorellastra, perché, se l’avesse chiamata “sorella”, avrebbe
infangato il nome di Max con quello di Neil. Lei non aveva lo stesso
sangue malato degli Hargrove che le scorreva nelle vene.
Questo, però, il Mindflayer non lo
sapeva.
Pensava che Billy non si sarebbe
appellato a Max con il termine “sorellastra” proprio davanti ai
genitori della bella ragazza con la quale sembrava così tanto in
confidenza.
Invece, fu proprio quello a mettere in
allerta Max.
*
Il piccolo gruppetto dei ragazzi nerd decise di sottoporre Billy a un
semplice test.
Lo chiamarono il test della sauna.
Il Mind Flayer odiava il caldo, e quale
posto migliore per farlo venire fuori dal corpo di Billy, se non come
avevano fatto con Will l’anno prima?
La creatura del Sottosopra si ritrovò
talmente indebolita dall’asfissiante calura della sauna a centoquattro
gradi, che il suo ospite ebbe modo di dare un ultimo, balbettato e
piangente messaggio per sua sorella: l’unica a cui tenesse davvero,
l’unica persona con la quale avesse senso giustificarsi – o chiedere
aiuto.
“Non è colpa mia.
Non è colpa mia. Non è colpa mia, Max. Te lo giuro, non è colpa mia.”
“Cosa non è colpa
tua, Billy?”
“Ho fatto delle cose,
Max. Molto brutte… non volevo farle. Mi ha costretto lui.”
“Chi ti ha costretto?”
“Non lo so, sembra
quasi un’ombra. Un’ombra gigante. Ti prego, Max.”
“Che ti ha fatto
fare?”
“Non è stata colpa
mia, ok? Max, ti prego. Ti prego, credimi, Max. Non è colpa mia. Ho
provato a fermarlo, ok? Ti prego, credimi, Max. Ti prego, credimi.”
“Billy, andrà tutto
bene...”
Fu quella l’ultima volta in cui Billy Hargrove riuscì a palesarsi,
prima di ritornare a essere nulla di più che un burattino.
Solo per chiedere scusa.
Perché sapeva che era troppo debole per
potersi opporre a un incubo così grande.
Ma si sbagliava.
*
“La ragazza, era
lei?”
“Sì. Era lei. Ora lo
sa. Lei sa di me.”
Heater – o, perlomeno, quel che rimaneva di lei – stava aiutando Billy
a ripulirsi le ferite dopo il combattimento avuto con Jane. Sul suo
corpo c’erano tutti i segni neri della possessione che disegnavano ogni
suo peccato, e sul volto portava lo sfregio scuro di un proiettile
lanciato dalla fionda di Lukas – era ironico che proprio quel bambino
fosse stato l’unico capace di lasciargli un segno sul corpo, come se
fosse una perfetta rivoluzione del karma per il bullismo subito in
precedenza.
Quel segno sarebbe rimasto indelebile
sulla sua gota, nero come il suo cuore.
Al Mind Flayer non importava di quel
corpo; per lui, Billy era solo una pedina temporanea: appena fosse
riuscito a uccidere quell’umana e tutti i suoi amici se ne sarebbe
sbarazzato.
Non gli importava niente di lui, né di
nessun altro: solo della propria vendetta.
“Poteva uccidermi.”
“Sì, ma non tutti.
Non tutti noi.”
*
L’ultimo confronto tra il Mind Flayer e la cavia numero undici avvenne
nella hall del centro commerciale “Starcourt”.
La creatura del Sottosopra era molto
forte nel corpo di Billy, e l’immenso mostro che aveva assemblato con i
corpi degli scorticati gli offriva la forza bellica necessaria per
ottenere la supremazia in quella battaglia.
Jane credette davvero di soccombere
davanti alla forza di quell’essere, ma quando guardò Billy negli occhi
chiari, rivide tutta la sofferenza che portava da anni nel cuore.
Anche lui, come lei, aveva sofferto per
l’allontanamento della madre e per essere stato lasciato con un padre
violento e che non lo amava.
Chi meglio di lei avrebbe potuto
capirlo?
A Billy non importava quanto la madre
gli avesse fatto del male: la amava senza riserva, perché lei era il
suo unico ricordo felice, e fu appunto grazie ad esso che Jane riuscì
ad agganciarsi mentalmente a Billy Hargrove, sorpassando le difese del
Mind Flayer.
Lei e Billy nascevano dallo stesso
sudiciume, ma avevano preso strade diverse: Eleven si era pulita fin
nel profondo, Billy, invece, non era riuscito a togliersi tutto il
lerciume dal cuore, che aveva iniziato a suppurare.
Anche lei sarebbe potuta capitare dalla
parte del Mind Flayer, se non avesse trovato degli amici pronti a
starle sempre vicino – non importava quanto fosse diversa da loro.
Jane provò solo a condurre Billy sulla
strada giusta, con gentilezza e misericordia, mentre i fuochi
d’artificio lanciati contro il mostro illuminavano la hall di colori
violacei.
“Due… metri. Lo
dicesti a lei. L’onda era alta due metri. Corresti da lei, sulla
spiaggia. C’erano i gabbiani. Indossava un cappello con un nastro blu.
Un vestito lungo… con fiori blu e rossi. E i sandali gialli sporchi di
sabbia. Lei era bella. Era veramente bella. E tu… tu eri felice, Billy.”
Billy si commosse a quei ricordi, nel sentire qualcuno dire delle belle
parole verso sua madre – avendo udito solo insulti e frasi sprezzanti
nei suoi confronti.
Billy si alzò in piedi, e vide in quel
mostro il proprio padre: si era impossessato di lui, e lo aveva fatto
diventare un mostro a propria volta.
L’immagine della madre, invece, si
sovrappose a quella di Jane a terra, quella carezza che gli aveva
donato sulla guancia divenne famigliare.
Billy si mise tra lei e il mostro,
pronto a fronteggiarlo: era enorme, come l’orco di quando era bambino,
ma lui era pronto a difendere l’unica persona che gli avesse donato un
po’ di calore, colei che avrebbe potuto vegliare su Max e porre fine a
tutto.
Anche se era terrorizzato, mentre il
mostro stava per colpire la cavia numero undici, Billy lo fermò,
impedendogli di arrivare a lei.
“No!”
Rispetto a quando era bambino, questa volta riuscì nella sua impresa,
ma, ancora, dimostrò a se stesso di non essere abbastanza forte per
difendere con le sue sole forze qualcuno di importante.
Il Mind Flayer lo morse con i suoi
tentacoli zannuti, dilaniandone le carni e spandendo il nerastro che
gli dipingeva le vene per tutto il resto del corpo.
Lo scudo che offrì Billy alla piccola
Eleven, però, bastò per prendere quel poco di tempo che permise a Joyce
di chiudere il portale dimensionale per il Sottosopra.
Il suo sacrificio non sarebbe stato
vano.
“Billy? Billy.
Billy, svegliati. Ti prego… Billy, alzati, ti prego…”
“Mi dispiace…”
“Billy… Billy?
Svegliati. Billy, ti prego... Alzati… BILLY!”
Billy Hargrove aveva avuto la sua redenzione, mostrando quell’eroica
parte di sé che il padre aveva picchiato e la madre aveva seppellito.
Spirò in una pozza di sangue nero – circondato da sua sorella e da quei
ragazzi che sarebbero potuti essere suoi amici, se solo l’avesse voluto
–, senza che il padre potesse mai sapere che il mostro che aveva creato
era riuscito a morire da uomo.
Fine
XShade-Shinra
Note:
1 Il fatto che Billy fosse
di San Diego, che Neil Hargrove sia una guardia giurata e che Susan
lavorasse come impiegata allo sportello nella stessa banca dove
lavorava Neil sono informazioni canon dal libro Runaway Max.
2 Dacre Montgomery, l’attore che ha interpretato Billy, ha
rilasciato un'intervista che diceva appunto: “His dad was so abusive
towards him and judgmental and homophobic” ( fonte).
3 Nonostante l’abbondare di minerali neri, ho scelto proprio
l’onice perché nelle antiche leggende si diceva che fosse portatrice di
litigi e in cristalloterapia è utilizzata per trovare lo stimolo nel
perseguire i propri obiettivi.
4 In questa scena non ho usato il dialogo del film, ma
quello del libro, dove il soprannome Mad Mad viene dato a Maxine
proprio da Billy. Questo non sarebbe potuto succedere nella serie tv,
perché il primo film “Mad Max” è del 1979 e Billy e Max sarebbero
troppo giovani (nel libro Billy ha già la macchina quando si incontra
con Maxine, e dai loro dialoghi della S2 sembra appunto che i genitori
si siano sposati da poco).
5 Se Billy fosse un personaggio di D&D sarebbe un
Barbaro Berserk, il quale ha come capacità di classe l’Ira (“una furia
irrazionale, incontrollata e insaziabile” – D&D 5e).
6 Dalla seconda alla terza stagione, si noti che Billy ha
davvero il sopracciglio destro con quella che sembra una cicatrice.
Negli anni ‘80 non si usavano ancora gli eyebrow slits (sopracciglia
con le rasature), che sono degli anni ‘90.
7 Nel 1981 è stata riconosciuta ufficialmente la presenza
del virus dell’HIV in America e dall’anno dopo si scoprì che era
trasmissibile sessualmente. Poiché la comunità LGB(T) era stata quella
più colpita nella prima parte dell’epidemia, soprattutto in California,
è mio headcanon che Billy usi il preservativo perché conosce meglio dei
suoi coetanei dell’Indiana il rischio di un rapporto non protetto.
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