Christmas
Carols
Volevo
dirti tante cose ma non so da dove
iniziare
Si strinse di più
nel pesante cardigan di
cashmere che indossava, rabbrividendo piano. Il vento di dicembre
fischiava
testardo contro le finestre del piano di sopra, e nonostante il
riscaldamento
stesse pompando a tutto spiano, sembrava che il seminterrato del
Caffè
rimanesse sempre gelido.
Salì
le scale veloce, i controlli giornalieri
ai vecchi computer del progetto μ terminati e senza nessuna
novità troppo
eclatante, un pensiero che sempre gli dava sollievo nonostante di tempo
ne
fosse scorso. L’ora di chiusura era passata da un bel
po’, avrebbe rubato un
paio di biscotti dalla dispensa per la colazione del giorno dopo,
magari anche
una fetta di torta, e poi sarebbe corso a casa a farsi una doccia calda
per
allontanare la sensazione di gelo dalle ossa, e passare le ultime ore
della
giornata a rintontirsi davanti alla Playstation.
Si
fermò però sull’ultimo gradino quando
vide
che le luci della sala principale erano ancora accese, e una vocina
familiare
canticchiava sottovoce sopra al rumore delle sedie che venivano
spostate. Un
sorriso naturale gli apparve sulle labbra non appena vide Ichigo
saltellare
allegra per la stanza, nessuna musica di sottofondo, mentre aggiustava
le
decorazioni di Natale che come ogni anno insisteva per appendere
ovunque al
Caffè.
Si
appoggiò alla ringhiera a braccia conserte,
osservandola in silenzio, lo stomaco che gli si contorse appena in
quella
sensazione che conosceva ormai così bene.
Erano
cambiati così tanto, ma alcune cose
sembravano non cambiare mai.
E
in
fondo tutto quello che volevo, lo volevo
con te
E
sembra stupido ma ci credevo, e ci credevi anche te
E
non
è facile trovarsi mai, oh mai, oh mai
E tu
mi dici è meglio se ora vai, ormai è tardi
Riconobbe dai suoi mugolii
incoerenti il
motivetto di Jingle Bell Rock, la vide tentare un movimento
d’anca mentre
appendeva una ghirlanda appena sopra la porta della cucina, la folta
treccia di
capelli rubino che ondeggiò con lei lungo la schiena.
«
What a bright time,
it’s the right time to
rock the night away, » s’intromise
divertito a bassa voce, emergendo dall’ombra
delle scale per avvicinarsi a lei.
«
Shirogane-kun! » trillò estasiata,
voltandosi con un saltello verso di lui e poi spalancando le braccia,
« Allora,
che te ne pare? Hai visto, ho aggiunto anche quelle che ci hai portato
dall’America! »
Lui, a
dirla tutta, si soffermò più sul bordo
del vestitino nero a metà coscia che le spuntava da sotto il
maglione oversize
che
indossava, ma sorrise: « Non credi di averne messe un
po’ troppe? »
«
Oh, sciocchezze, » lei si guardò intorno con
un ghigno soddisfatto, « È tutto bellissimo, anche
Minto-chan ha approvato. »
«
Ah, se abbiamo l’approvazione della
principessa allora siamo a cavallo. »
Ichigo gli
diede uno schiaffetto sul braccio
con una risata, poi portò le mani dietro la schiena e lo
guardò da sotto in su
con aria da bambina birichina: « Quando posso avere il mio
regalo? »
Ryo non
poté fare a meno di inalare il suo
profumo, un pungolare dispettoso al cuore, ma si impegnò a
sorridere ancora e
le picchiettò il naso con un dito: « Cosa ti fa
pensare che ti abbia preso un
regalo? Già ti prendi lo stipendio e i dolci gratis.
»
«
Altrimenti sarebbe schiavitù! »
«
Se ti avessi tenuto il conto per tutto ciò
che hai mangiato in questi anni, sarei milionario. »
«
Tu sei
milionario. »
«
Decisamente non grazie a te. »
«
Grazie a me hai un locale bellissimo ora! »
Quel loro
battibeccare continuo, così vicini,
ormai era diventato un’abitudine, e lui, negli ultimi tempi,
stava dannatamente
tendendo a fare ciò che si era ripromesso da una vita di
evitare, di credere
che
qualcosa ci
fosse davvero, che forse non era tutto nella sua testa, che davvero
avrebbe potuto…
E invece
avrebbe dovuto lasciare perdere, lo
sapeva, non poteva rischiare di rimanerci male di nuovo, ancora, come
una
volta, eppure lei
era così…
Così.
Si accorse
all’ultimo che erano rimasti in
silenzio, l’uno di fronte all’altra, e si
schiarì appena la gola, afferrò una
ciocca che era scampata alla treccia e se la rigirò appena
su un dito.
«
Stai bene così, » mormorò.
La vide
arrossire, sorridere come se tutto
fosse tranquillo, piegare appena la testa di lato: « Dici?
Non so, ho voluto
provare qualcosa di nuovo… »
«
Non che tu non sembri la solita ragazzina. »
Ichigo gli
diede una spinta fiacca,
arricciando il naso: « Sei proprio antipatico, Shirogane-kun.
Quasi quasi il
tuo regalo lo tengo io. »
Ryo
alzò un sopracciglio e incrociò le braccia
al petto, giusto per garantirsi quei pochi centimetri di sopravvivenza:
« Ah,
quindi me l’hai fatto. »
«
Te lo faccio tutti gli anni e non te lo
meriti mai. »
« Keep your claws in,
kitten. »
La rossa
gli fece una linguaccia, poi piroettò
decisa sul posto con un sorriso allegro e canticchiò ancora
un paio di note: «
Non vedo l’ora che sia venerdì sera per la festa
qui. Ho già scelto il vestito!
»
«
Fammi indovinare, sarà rosso.
»
«
You are not funny. »
«
Ah, ah-ah! » l’americano rise, gettando
appena la testa all’indietro, « Ma guarda guarda,
qualcuna sta imparando
davvero qualcosa! Forse dovrei cominciare a farti pagare davvero le
ripetizioni. »
«
Sei monotono. »
«
E tu, » Ryo le tese la mano mentre lei
continuava a ondeggiare sul posto al ritmo di una musica inesistente,
« Hai
bisogno anche di ripetizioni di ballo, mi sembra, a meno che tu non
voglia
pestare i piedi a tutti i tuoi cavalieri di venerdì.
»
Ichigo
l’accettò con un pelo di titubanza,
ritornando vicina a lui, il viso un po’ più caldo
al ricordo di una situazione
molto simile, anche se molto più formale, di tanti anni
prima.
Gli
appoggiò la mano libera sulla spalla,
lasciando che la guidasse in piccoli passetti sul posto.
«
Hai freddo? » le chiese, sfiorandole il
dorso della mano con il pollice.
Lei si
strinse appena nelle spalle, una
risposta incerta, poggiando piano il viso sulla spalla di lui.
«
I’m dreaming
of a white Christmas, just like
the ones I used to know… »
canticchiò il biondo sottovoce, vicino al suo
orecchio.
La ragazza
sorrise di rimando, chiuse gli
occhi: « Nevica molto a Natale a New York? »
«
Qualche volta, » lo ascoltò ridere sommesso,
il rimbombo dentro al suo petto, « Una volta… noi
abitavamo un po’ fuori città,
siamo rimasti bloccati per due giorni. »
«
Sarebbe bellissimo, » sussurrò lei con un
sorriso, « Nessuno che rompe le scatole, un sacco di pace,
tutto bianco e
silenzioso…! »
«
Be’, sì, » lui sbuffò appena,
le prese la
mano per farle fare una giravolta, « Dipende con chi sei
bloccato. »
La rossa
gli avvolse le braccia intorno al
collo quando gli ritornò vicino, più conscia del
suo calore quando si lasciò
abbracciare: « Come continua la canzone? »
Ryo rise
piano e ricominciò a mormorare il
motivetto, poggiando la guancia alla testa di lei, mentre continuavano
ad
accennare passi di danza. Non seppe nemmeno come le sue mani avessero
trovato
la via sotto allo spesso maglione che lei indossava, ma dopo poco
avvertì
chiaramente il calore della pelle nuda della sua schiena sotto al palmo.
«
Per forza hai le mani gelide, ginger,
» la
prese dolcemente in giro, « Se vai in giro così
scollata… »
«
È un vestito molto bello, » replicò
veloce
lei, le guance un po’ più rosse del dovuto, poi
frenò appena, tossicchiò,
scostando il viso dal petto di lui.
Si
fermarono, in silenzio, e Ryo sciolse la
presa su di lei, infilando le mani in tasca.
Ichigo si
morse appena un labbro e poi abbozzò
un sorriso: « Be’, si è fatto tardi,
sarà meglio che vada… »
Lui
annuì e le diede un buffetto sul naso: «
Non correre, o rischi di finire col sedere per terra. »
Lei gli
lanciò uno sguardo indignato mentre
riprendeva il cappotto e la borsa che aveva appoggiato su uno dei
tavolini: « E
dire che qualcuno
mi ha equipaggiata con geni felini, quindi! »
«
Non so di cosa tu stia parlando. »
La ragazza
gli fece una linguaccia, poi gli si
parò davanti di nuovo, i ciuffi di capelli rubino che
spuntavano da sotto il
berretto di lana rosa acceso che indossava.
«
Ci vediamo domani, Shirogane-kun. Sta’
attento tu a non cadere per terra. »
Si
alzò in punta di piedi per lasciargli un
veloce bacio sulla guancia, giusto quei tre millimetri lontano dalla
sua bocca
che lo fecero fremere, prima che si girasse per saltellare verso la
porta.
«
Ichigo? » il nome gli scappò dalle labbra, e
la rossa si voltò, la treccia che accompagnò il
movimento cadendole leggera
sulla spalla.
«
Sì, Shirogane-kun? »
Lui
osservò per un paio di secondi il sorriso
allegro, la luce negli occhioni color cioccolato, la testardaggine che
comunque
trapelava da ogni poro.
«
Cos’hai chiesto a Babbo Natale? »
«
Se te lo dico poi non si avvera. »
Ryo rise
piano e le si avvicinò di nuovo: «
Quello funziona quando esprimi un desiderio. »
«
Magari la mia letterina è un desiderio. E tu
cos’hai chiesto? »
«
Mmmh, » lui le prese di nuovo un ciuffetto
rosso per farlo scivolare tra le dita, « I’ll tell you on
Friday, if you behave.
»
Ichigo
sorrise e piegò appena il viso come a
cercare di più il contatto con la sua mano, sfiorando appena
il naso con il
suo: « D’accordo, Shirogane-kun. »
Gli
sorrise di nuovo e aprì la porta per
sgusciare via, lasciando entrare una folata di vento che
accompagnò il suo
profumo ancora di più verso di lui. Ryo sospirò
solo, poggiando una spalla
contro lo stipite, la guardò allontanarsi lungo il vialetto
illuminato, il
freddo che gli imporporò le guance, e il vago suono di
vecchie canzoni di
Natale in testa.
E
balla
senza musica con te
Sei
bella
che la musica non c’è
§§
La
verità è che la sottoscritta l’anno
scorso si
era completamente dimenticata di questa fanfiction, la cui atmosfera la
rendeva
impossibile da pubblicare in qualsiasi altro momento
dell’anno – perciò bonsoir
:D
Una
Ryochigo all’antica, un po’ fluffosa e con
loro due molto senza speranza :D La pubblico ora perché tra
due giorni finalmente
tornerò un po’ a casa per le feste e mi
staccherò dal resto del mondo, e non
volevo dimenticarla un’altra volta :D
In
ordine, le canzoni usate sono “La musica non
c’è” di Coez, “Jingle Bells
Rock” di Bobby Helms, e “White Christmas”
di Bing
Crosby.
Auguri
a tutti delle felicissime feste, e
credo che ci risentiremo nella prossima decade.
Bacioni a tutti!
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