Changing Traditions

di Mari Lace
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Sogni reali

 

«Cos’è?» domandò Nene, esaminando il contenuto del piatto di fronte a lei.

Qualsiasi cosa fosse, Isshiki l’aveva plasmato a forma di cuore – sembrava soffice. Normalmente avrebbe pensato a un dolce, ma conoscendo Satoshi da anni aveva imparato a diffidare delle apparenze, quando si trattava di lui.

«Takumi-kun ci ha fatto assaggiare un tipico dolce italiano, l’altro giorno, e ho provato a replicarlo – mettendoci un po’ del mio, ovviamente», spiegò Isshiki, incrociando il suo sguardo. Ormai Nene avrebbe riconosciuto quel brillio malandrino ovunque: c’era qualcosa che non le stava dicendo. «Si chiama Pandoro».

Rivelò poi un cucchiaino e l’affondò nel centro del dolce, senza incontrare alcuna difficoltà. Fece per imboccarla. «Accetterai un po’ del mio cuore?» le domandò teatralmente – eppure, le parve diverso dalle altre volte. Sotto l’apparenza scherzosa, scorse un pizzico di serietà. Decise di lasciarsi sorprendere e aprì la bocca.

Riconobbe immediatamente lo zucchero a velo, si sentì invadere dalla sua dolcezza – incappò col dente in qualcosa di duro… metallico?

Confusa, riaprì gli occhi che aveva chiuso per meglio assaporare la creazione del suo ragazzo e portò la mano alla bocca, espellendo l’intruso.

Lacrime d’emozione le rigarono le guance, mentre rifletteva su come solo Isshiki Satoshi avrebbe potuto farle trovare così l’anello di fidanzamento.

 

Nene si svegliò sorridente. Il ricordo del suo sogno scivolò via, lasciandole tuttavia la sensazione di felicità. Accanto a lei trovò Satoshi addormentato; le sembrò stanchissimo. Quella vista la intenerì: era tornato da un viaggio in Italia durante la notte, non l’aveva neanche svegliata. Si alzò il più silenziosamente possibile – non le riuscì difficile – e, senza disturbarlo, uscì dalla stanza con il necessario per prepararsi.

Una volta pronta passò in cucina, investendo più impegno del solito nell’allestire la colazione. Poi tornò in camera da letto e si chinò in modo da avere il volto di Isshiki davanti a sé. Gli carezzò la guancia, svegliandolo con dolcezza – per quanto esausto dal viaggio, quel giorno doveva comunque lavorare.

Satoshi aprì gli occhi, lasciandosi sfuggire un brontolio inarticolato. «Nene?» mormorò, guadagnando un minimo di lucidità.

«La colazione è di là, già pronta» annunciò lei, sorridendogli. «Ma non fare tardi a lavoro, sai che non ci passerò sopra». Dopo aver emesso la sentenza, sigillò le sue proteste attirando le sue labbra in un bacio che sapeva di uova e marmellata.

«A più tardi, Isshiki-sensei» gli sussurrò, sciogliendolo.

Lui l’osservò sognante uscire dalla stanza, sapendo che il suo sorriso l’avrebbe accompagnato per tutta la giornata.





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