Prima
connessione
Connessione
configurata
Inserire
ID Utente
Un numero di sedici cifre apparve
sul monitor. Tasto invio, icona di caricamento. Nei pochi secondi d’attesa, l’Osservatore
Naruto Uzumaki, numero di registrazione governativa 04101999, si assicurò che
la copertura di rete fosse stabile. Picchiettò con le nocche il modem, in un gesto
premuroso e carezzevole. Un buffetto rivolto a quell’apparecchio meccanico che
lavorava con lui da tanti anni e che, fino a quel momento, gli aveva fatto
ottenere più promozioni di quante potesse sperare.
«Avanti Kurama, ce la facciamo
anche stavolta» incoraggiò più se stesso che l’inerte tecnologia al suo fianco.
Tutta l’IA di Kurama sembrava rivolta al tentativo di connessione che procedeva
più a rilento del solito. Non che di solito fosse loquace, ma Naruto di rado l’aveva
sentita così taciturna e udire il flebile scricchiolio metallico della ricerca
di rete provenire dagli altoparlanti, invece della voce graffiante della sua IA
lo turbò più del necessario.
Avanti, digrignò
i denti.
Connessione
avvenuta
Sospirò di sollievo e si lasciò
scivolare lungo lo schienale ergonomico. Qualche secondo di pausa, giusto il
necessario per riprendersi dal timore di un malfunzionamento e si rimise a
lavoro. Le mani scivolarono veloci sulla tastiera touch dello schermo; allargò
un paio di icone, chiuse due schede e, finalmente, sullo schermo cominciarono
ad apparire le prime immagini.
Restò stupito nel trovarsi all’interno
di una casa piuttosto grande e in ordine. Di solito i suoi collegamenti
facevano capo a bettole, monolocali pieni di volantini e lattine vuote di Art
Beer – nome pomposo per definire la birra artificiale di bassa qualità –
riverse sul pavimento a mostrare il logo verde-arancio della casa produttrice,
oppure a seminterrati poco illuminati che lo costringevano ad aumentare al
massimo la luminosità della videocamera e il volume del microfono nel tentativo
di raccogliere le informazioni che gli servivano.
Stavolta era stato fortunato. Il
pacco era stato aperto in un ampio salotto dal mobilio moderno e pulito; la
luce che filtrava dalle vetrate era quasi accecante. Voltò la videocamera
giusto in tempo per scorgere il verde di un giardino, apparentemente ben
curato, prima di essere sollevato in alto. Un lieve senso di nausea gli
scombussolò lo stomaco. Il dover operare tramite un drone meccanico era una
comodità che riduceva i rischi di essere scoperti al minimo, ma non era mai
riuscito ad abituarsi agli spostamenti improvvisi della videocamera.
«Hai… ffffzzzz… questo… fffzzzzz?»
Ricalibrò il microfono.
«No, è arrivato stamattina. Dev’essere
un regalo di tuo fratello» una voce femminile passò attraverso gli auricolari. La
telecamera inquadrò una sequenza di pixel sfocati che intuì essere il volto
della ragazza.
«Kurama, regola lo zoom. Alta
definizione» ordinò.
Regolazione
zoom attivata
Regolazione
zoom completata
Impostò il comando della messa a
fuoco automatica, in modo da avere un panorama più chiaro in maniera rapida, e
aguzzò lo sguardo. Sullo schermo, si delineò un collo affusolato e il principio
di un maglione color crema dallo scollo ampio. Regolò di nuovo la telecamera
per inquadrare il volto della donna, ma fu spostato di nuovo e perse l’immagine.
Poco male, non sembrava pericolosa, probabilmente non era lei il soggetto da
sorvegliare. Si stiracchiò e fece ruotare la sedia su se stessa un paio di
volte, felice di avere finalmente un incarico più semplice del previsto. A
questo punto, il suo sorvegliato doveva essere per forza la persona con cui la
ragazza stava interagendo.
Soddisfatto della sua rapida
deduzione, alzò il volume al massimo e abbandonò la sua postazione per versarsi
una tazza di caffè liofilizzato. Storse il naso nel vedere che si era raffreddato,
ma la scarsa voglia di prepararne dell’altro lo portò a optare per scaldarlo al
microonde. Pazienza se si fosse un po’ bruciacchiato. Mentre impostava il timer
del forno, la sua attenzione si concentrò sulle voci dei suoi sorvegliati.
«Non capisco cosa sia… è una
volpe?» stava chiedendo la donna. Naruto sogghignò tra i baffi.
«Più una puzzola» stavolta
riconobbe un timbro vocale maschile, basso e un po’ roco. Probabilmente il
padre o il fratello.
«Una puzzola? Idiota…» protestò nel
silenzio della stanza.
«No, ha il pelo arancione» grazie
fanciulla, pensò Naruto. Quella ragazza già gli piaceva. Il suono acuto del
timer che scattava lo distolse dalla conversazione. Prese la tazza di caffè e
il calore improvviso della ceramica bollente contro la pelle quasi gliela fece
cadere a terra. Imprecò tra sé e si rimise in postazione, storcendo il naso. Il
tizio che lo teneva in braccio aveva messo il drone a testa in giù e ora godeva
di un’orribile prospettiva rovesciata di un inguine maschile avvolto in un paio
di jeans.
«Stronzo mettimi giù» strascicò
le parole, conscio che non avrebbe potuto sentirlo.
«Così lo rompi» ancora lei. Chissà
che viso aveva. Aprì una finestra e cominciò a controllare i frame delle
registrazioni effettuate mentre si serviva il caffè, ma il computer gli
rimandava solo brutte immagini mosse di busti, colli e piedi.
«Sto cercando di capire cos’è…»
«È un PetCompany 3000» continuò
la ragazza con pazienza «Sono animali domestici robotici. Evidentemente tuo
fratello pensava che ti sentissi solo».
«Che scemenza» sbottò l’uomo,
prima di rimetterlo a terra. Naruto sbuffò, sollevato dal cambio di
prospettiva. Quello sballottamento gli faceva venire il mal di mare. Mosse il
drone per verificare che non ci fossero danni alle zampe e, finalmente, alzò il
muso dell’animale robotico verso la donna.
Fisico regolare, un po’
abbondante sui fianchi e sul petto, lineamenti piacevoli. Sorrise compiaciuto
di fronte ai setosi capelli neri e storse un po’ il naso di fronte agli occhi
candidi, cristallini. Fra sé, si augurò che fosse un caso di cecità e non un
errore nella selezione genetica. Dopo lo scoppio a catena delle centrali nucleari
russe, che avevano lasciato un enorme cavità nel continente asiatico, le
radiazioni si erano diffuse così rapidamente in tutto il globo da causare non
pochi effetti collaterali. I governi dei vari Paesi avevano arginato il
problema con i nuovi programmi di selezione genetica a livello embrionale.
Tuttavia, non erano rari i casi in cui la mutazione dovuta alle radiazioni si
manifestava in colorazioni anomale di pelle, capelli e occhi. Finché si trattava
dei pigmenti, il governo chiudeva un occhio, anche se la popolazione risultava
diffidente verso gli elementi “corrotti”. Il problema si verificava quando le
mutazioni non erano visibili ed era lì che entrava in gioco lui, o quelli come
lui. Suo compito era identificare i proto-mutanti e segnalarli, soprattutto se
colpevoli di attività illecite anti-governativi, come quel maledetto movimento Pro-Mutanti.
Alle volte lo contattavano solo per identificare dei dissidenti o elementi che
avevano espresso opinioni non allineate al pensiero comune; altre doveva macchiarsi
le mani dell’eliminazione dei soggetti.
Tuttavia, la donna sembrava
innocua e piacevole da guardare. Analizzò le scritte sul monitor che
raggruppavano i suoi dati identificativi, mentre la voce di Kurama sillabava:
Hinata
Hyuuga
27
anni
Professione:
ingegnere biomedico
Stato
sociale: nubile
Precedenti
penali: nessuno
Sospirò sollevato, gli sarebbe
dispiaciuto dover indagare su quella ragazza che aveva strenuamente difeso il
suo avatar-spia. A questo punto, il fulcro della sua indagine doveva essere per
forza l’uomo scorbutico in sua compagnia. Dirottò la telecamera su di lui, giusto
per vederne il volto e reperirne i dati sensibili di base.
Lo schermo gli restituì dapprima
la visione di due gambe magre fasciate in jeans scuri; un maglione bianco su un
fisico asciutto e infine di un volto giovane, lineamenti regolari evidenziati
dai ciuffi neri che scivolavano lungo le gote, seguiti da un paio di occhi
scuri a mandorla. Inquadrato vicino a Hinata, Naruto si trovò a pensare che
erano entrambi molto belli, ma qualcosa nell’espressione dell’uomo lo
infastidiva. Non capì se fosse il modo in cui guardava il drone – un misto tra
scetticismo e voglia di disfarsene rapidamente – o l’aria di supponenza che
emanava. Si riscoprì a provare un’antipatia a pelle che lo rese subito
sospettoso, mentre Kurama sciorinava i primi dati:
Sasuke
Uchiha
31
anni
Professione:
filosofo teorico di evoluzionismo etico, cattedra all’Università 2307 del 4^
distretto, settore H
Stato
sociale: nubile
Precedenti
penali: nessuno
Ebbe un sussultò a sentire le
informazioni pronunciate dalla voce metallica dell’IA. Quel cognome gli era
familiare, come anche il nome proprio e il campo di studi.
Autore
de: “Rivalutazione etica delle mutazioni”; “Il cyber-umanesimo”; “Evoluzione ai
raggi gamma”.
I
suoi libri sono stati utilizzati dal movimento ProMut per confutare le tesi sulla
selezione genica pre-natale. Il soggetto non è mai stato incriminato e si è
sempre dichiarato estraneo alle frange estremiste dei ProMut, sebbene non abbia
mai nascosto simpatie per gli esponenti più moderati del movimento inseriti nei
circoli intellettuali.
I titoli lo illuminarono. Un
terrorista ProMut, Nagato, su cui aveva indagato per mesi, si era fatto
esplodere declamando a gran voce un passaggio di Rivalutazione etica delle
mutazioni. Incuriosito, Naruto aveva scaricato il volume e lo aveva letto
in breve tempo, trovando interessanti alcune tesi e degne di derisione altre.
Poi il lavoro si era fatto più frenetico, le bollette andavano pagate e il
testo di quello che credeva essere un vecchio intellettuale con l’Alzheimer era
caduto nel dimenticatoio.
«Così questo è Sasuke Uchiha…»
mormorò, facendo uno screenshot del volto. Archiviò anche l’immagine della
ragazza, un primo piano in cui si distingueva benissimo il cerchio della
pupilla cristallina al centro dell’iride candida che la qualificava come “corrotta”.
Un elemento in più per considerare Uchiha un simpatizzante dei ProMut.
Fino a che livello, spettava a
lui scoprirlo.
N/A: Buon
Natale Lemon!
Insomma, questo Secret Sancta è
stato un parto e l’ultima cosa che volevo fare era andare a impelagarmi in una
mini-long (doveva essere una one-shot, ma… va be’).
La storia è ispirata al film La
vita degli altri e al libro Kentuki.
E nulla, spero ti piaccia.