Perfetto
-
Ottobre
1998
Ginny
alzò la botola e si intrufolò nella stanza. Si
diresse
verso Il tavolino vicino al camino e si sedette appoggiando la
borsa dei
libri.
Si
guardò intorno. Non era cambiato niente: i soliti tavolini,
gli stessi sgabelli, lo stesso camino e sempre
quell’atmosfera tetra.
Tirò
fuori dalla tasca dei jeans una pergamena piegata, un po’
rovinata a causa delle troppe letture, la spiegò e lesse
ancora la sua parte
preferita:
“...
so che l’ultimo
weekend di ottobre potrai venire alla Tana a trovarci e immagino cosa
hai mente
di fare. Lo so perché anch’io continuo a pensarci
e non vedo l’ora che
succeda... ma sono a chiederti di aspettare e di portare
pazienza ancora
un po’, perché vorrei che la nostra prima volta
fosse speciale e intendo
speciale davvero.
Vorrei
che tu
venissi da me e che ci fosse ad aspettarti una tavola imbandita con
candele
profumate e piatti raffinati, che il camino illuminasse la nostra
serata e i
tuoi occhi quando ti racconterò quanto ho atteso
questo momento.
Vorrei
che la serata
fosse solo per noi, che non ci fosse fretta e fare l’amore
con te sul nuovo
tappeto che c’è davanti al focolare. Sogno di
abbracciarti per tutta la notte e
risvegliarmi con te al mio fianco, il mattino dopo.
Sarà
il giorno di
Natale e ti prometto che sarà perfetto...”
Ginny
ripiegò la pergamena: Harry ci teneva che fosse a Natale e
che fosse perfetto. Lei lo amava così tanto che avrebbe
aspettato. Sospirò e
fissò le fiamme del camino, mentre la sua mente
iniziò a vagare…
*
Ginny
si materializzò davanti al numero 12 di Grimmauld Place la
sera del venticinque dicembre e salì i tre gradini che
conducevano all’entrata.
La porta si aprì da sola e Kreacher le fece un inchino
indicandole il salotto.
Lei gli sorrise e gli lasciò il cappotto. Era
così che si faceva con gli elfi,
giusto?
Quando
entrò in salotto, decorato vistosamente per il periodo
natalizio, venne accolta dal dolce tepore del camino.
Dall’altra parte della
stanza, un tavolo con una lunga tovaglia bianca faceva bella mostra di
sé. Un
fine servizio di porcellana e cristallo e due lunghe candele bianche
decoravano
la tavola, insieme al centrotavola composto da fiori e frutta, mentre
Harry era
in piedi, con in mano una bottiglia di vino, che le sorrideva.
Ginny
pensò che fosse stupendo: lui indossava una camicia chiara
e a lei sembrò il ragazzo più bello del mondo,
anche dentro a dei semplici
jeans. Arrossì al pensiero che prima di sera se li sarebbe
tolti.
“Ginny,
come sei bella!” la salutò lui, baciandola e
versando
due bicchieri di vino rosso. Notò che la sua mano tremava un
pochino quando
glielo porse e un po’ si rincuorò: non era
l’unica a essere nervosa.
“Grazie,
Harry” gli disse, arrossendo e guardandosi ancora
intorno. “È tutto bellissimo”. Lo
sentì rilassarsi e gli sorrise prima di far tintinnare
il bicchiere con il suo e assaggiare il vino: era delizioso, doveva
essere vino
elfico.
Prese
un secondo sorso quando Kreacher si materializzò al suo
fianco improvvisamente. “Bisogna alimentare il fuoco! Non
può fare freddo, deve
essere perfetto!” esclamò l’elfo,
spaventando tutti e due i ragazzi. Ginny fece
cadere il bicchiere e il liquido macchiò il tappeto.
Harry
cercò di calmare Kreacher, convincendolo che il fuoco
poteva aspettare, così l’elfo si mise a pulire il
tappeto.
“Scusa,
sono così maldestra…” si
scusò Ginny, ma Harry le prese
la mano e l’accompagnò verso il tavolo,
sorridendo.
“Non
preoccuparti. È che gli elfi sono troppo zelanti”
sussurrò,
ammiccando. Ginny si tranquillizzò e fece per accomodarsi
alla tavola, quando
l’elfo, dopo aver smacchiato il tappeto, saltò al
suo fianco per spostarle la
sedia.
Harry,
che era al suo fianco, strabuzzò gli occhi.
“Kreacher, lo
faccio io!” sussurrò.
L’elfo
però prese la sedia e la spinse contro le gambe di Ginny,
mormorando: “Kreacher deve occuparsi della signorina Ginny!
Deve essere tutto
perfetto!”
Ginny
sorrise: qualcosa le diceva che era Harry che aveva
istruito Kreacher sul fatto che doveva essere tutto perfetto.
“Non
preoccupatevi, mi siedo da sola” disse, tranquilla, spostando
la sedia vicino al
tavolo. “Kreacher, potresti portarmi un altro bicchiere, per
favore?”
L’elfo
annuì e si smaterializzò. “Scusami,
Ginny, penso di aver
detto a…” iniziò Harry ma la ragazza lo
interruppe.
“Siediti,
Harry. Anch’io sono un po’ nervosa, ma vedrai che
andrà tutto bene” disse, stringendogli la mano e
facendogli cenno di sedersi al
suo posto. “Anzi, sarà perfetto”
continuò, imitando il tono di Kreacher.
Harry
sorrise e, impugnando la bacchetta, accese le candele. Poi
si sedette anche lui. Quando Kreacher portò il bicchiere a
Ginny, Harry glielo
riempì.
Kreacher
li servì dell’antipasto e loro iniziarono a
chiacchierare. Parlarono dell’accademia di Harry,
dell’ultimo anno di Ginny a
Hogwarts e risero, toccandosi spesso le mani e sorridendosi come
bambini la
mattina di Natale. Effettivamente era ancora Natale ed era la prima
volta, da
quando erano iniziate le vacanze, che erano da soli.
Quando
ebbero finito il secondo, Harry si avvicinò con la sedia
e le accarezzò la guancia, chinandosi verso di lei.
Ginny
capì che si sarebbero baciati e chiuse gli occhi, fremendo
d’attesa ma, prima che le loro labbra si incontrassero,
Kreacher si
materializzò accanto a Harry, brontolando.
Harry
sobbalzò e urtò la bottiglia del vino, ancora
piena per
metà, che si rovesciò e versò il suo
contenuto sulla tavola, sgorgando come un
fiume in piena. Il liquido corposo defluì sulla tovaglia,
lasciando un segno
violaceo e finendo in grembo a Ginny, macchiandole il vestito nuovo.
Tutti
e due si alzarono di scatto e il vino continuò la sua
corsa per terra. “Merlino!” gridò Harry.
Ginny spalancò gli occhi.
“Se
vuole dare a Kreacher il suo vestito, signorina Ginny,
Kreacher lo laverà e lo restituirà
asciutto” disse l’elfo, pratico.
“No,
lo pulisco da sola, grazie comunque” rispose la ragazza
tirando fuori la sua bacchetta.
“Senti,
Kreacher, forse è il caso che tu vada a dormire”
iniziò
Harry. Ginny lo guardò di sottecchi. Ora era tornato nervoso
e forse se la
sarebbe presa con l’elfo e lei non voleva.
“Non
preoccuparti, Harry, non è successo niente” lo
consolò,
nonostante fosse riuscita a far sparire la macchia dal vestito ma
sentisse
ancora il bagnato a irritarle la pelle.
“Kreacher
deve assicurarsi che sia tutto perfetto per la
sign…”
iniziò Kreacher, ma Harry lo interruppe subito.
“Kreacher,
voglio che tu sparisca. Adesso! E non tornare fino a
domani mattina” esclamò il ragazzo e
l’elfo ubbidì smaterializzandosi
all’istante.
“Mi
spiace, Ginny, io volevo che fosse…” disse Harry,
palesemente imbarazzato e passandosi una mano fra i capelli.
“Harry…”
lo interruppe lei e si avvicinò a lui. Quando lo
raggiunse gli posò una mano sulla nuca e lo baciò
lievemente sulle labbra, poi
appoggiò la fronte sulla sua e sorrise. “Non
preoccuparti, faremo in modo che
tutto sia per…” si bloccò da sola e poi
gli chiese: “Ma tu non hai freddo?”
Ginny
pensò che il vestito bagnato le facesse sentire il freddo
un po’ più del solito, ma quando guardarono il
camino, si resero conto che
effettivamente si stava spegnendo: solo un piccolo ceppo stava
bruciando ancora.
Si
avvicinarono tutti e due e si chinarono a guardarlo. “Bisogna
ravvivarlo, dov’è la legna, Harry?”
Harry
scosse le spalle. “Non lo so. Bisognerebbe chiederlo a
Kr…” Ma si interruppe. Ginny capiva cosa provasse:
aveva appena mandato via
l’elfo, non poteva richiamarlo subito. Anche lei si sarebbe
fatta dei problemi.
“Ne
evoco un po’, aspetta” disse, prendendo la
bacchetta. Quando
il ceppo si materializzò, scoppiettò e qualche
scintilla saltò fuori dal camino
e si depositò sulla mano di Harry, che si scottò
e lasciò cadere la bacchetta. Il
ragazzo imprecò e si strofinò la mano, mentre
Ginny gliela prendeva per
guardargli la ferita.
Altre
scintille saltarono dal ceppo all’impazzata e questa volta
fu la camicia di Harry a essere vittima del fuoco, cominciando a
bruciare.
Harry
si agitò e cercò di afferrare la bacchetta,
esclamando al
tempo stesso: “Aguamenti!”
Per
fortuna Ginny riuscì a prendere la bacchetta di Harry prima
del ragazzo, impedendogli di inondare la stanza.
“No,
Harry!” esclamò, prendendo la gonna del suo
vestito e
tamponando i piccoli buchi sulla camicia del ragazzo, risolvendo la
cosa in
modo molto più efficace.
Harry
sospirò e si sedette sul tappeto, rassegnato.
“Scusa,
Ginny, è che non sta andando come volevo e… Sono
un troll” disse, sconsolato. Ginny
si inginocchiò e si avvicinò a lui.
“Harry,
tesoro…” Gli accarezzò una guancia e
aspettò che lui
alzasse lo sguardo per sorridergli. “Non sei un troll, sei il
ragazzo che è
sopravissuto. Due volte.”
“Volevo
che fosse perfetto” si scusò lui.
“È
tutto perfetto” disse Ginny.
“Non
è vero.”
“Sai
perché è tutto perfetto?” gli chiese,
ignorando quello che
aveva detto. Harry scosse la testa e lei continuò:
“È tutto perfetto perché ci
siamo io e te”.
Harry
non sembrava convinto. E infatti chiese: “Sicura?”
Ginny
annuì e si avvicinò per baciarlo.
“Sicura.
Io ti amo, Harry, e non mi serve nient’altro.”
“Anch’io
ti amo, Ginny.”
Quando
le loro labbra si toccarono non pensarono più a cosa avrebbe
dovuto esserci per essere il momento perfetto.
Ginny
capì che Harry non era più preoccupato quando la
spogliò e
l’accarezzò come non aveva mai fatto, sfiorando la
sua pelle con le dita e le
labbra, facendola tremare ma non di freddo.
Sorrise
quando i suoi occhi si chiusero sul piacere profondo e
quando fu pronta lo accolse dentro di sé con naturalezza e
senza la paura che
le aveva impedito di pensare serenamente a quel momento.
Harry
la baciò dopo che tutti e due ebbero ripreso a respirare
normalmente e Ginny vide chiaramente il luccichio negli occhi del suo
ragazzo,
mentre le diceva ancora che l’amava.
Restarono
sdraiati l’uno sull’altra ancora qualche minuto,
poi
Harry si spostò e Ginny si voltò, evocando una
coperta e coprendoli tutti e
due.
“Merlino!”
esclamò Harry, subito dopo.
“Che
succede?” chiese Ginny, pensando che Harry fosse tornato
nervoso come prima.
“Ginny…
si è rotto…”
Come?
Cos’è che si era rotto?
*
“Oh,
signorina Weasley! Cosa fa nella mia aula?”
Ginny
si riscosse alla voce della professoressa Cooman e si
voltò verso di lei: non era sobria.
“Oh,
mi scusi professoressa. Ero venuta solo per…”
Ginny si
interruppe. Cosa dirle? Che voleva rimanere da sola per rileggere la
lettera di
Harry e di sicuro nell’aula di divinazione non ci sarebbe
stato nessuno? Non
sembrava molto educato. Così non disse niente. Non disse
neanche di aver avuto
una premonizione.
La
professoressa annuì e alzò un bicchiere pieno
dicendo: “Ah,
il primo amore… se avessi saputo prima ciò che so
adesso…” Poi lo tracannò.
Ginny
si alzò per lasciare l’aula quando la Cooman
disse, con
una voce strana: “Ma stai attenta, a settembre le streghe
gemelle, ti fanno
rimpiangere la luna e le stelle”.
La
ragazza si fermò. Conosceva quel detto sulla nascita di
bambine gemelle in settembre. Ma che c’entrava?
Poi
Ginny capì: e se Harry intendesse che si era rotto il
contraccettivo? E se lei fosse rimasta incinta? Contò
mentalmente. I bambini
concepiti a dicembre, nascevano a settembre. Merlino!
L’immagine
di tre culle davanti al camino con tre bambine
urlanti fece capolino nella sua mente. Premonizione o suggestione?
Meglio
non rischiare. C’era il modo per non fare accadere
ciò
che aveva visto?
“Professoressa…
quello che ho visto… succederà
davvero?” chiese.
La
strega alzò le spalle. “Se sarà
impossibile che succeda, non
succederà”.
Ginny
la guardò, annuì e poi corse fuori
dall’aula. Corse fino a
raggiungere l’ufficio della McGranitt e si tuffò
nel camino.
“Ginny!”
esclamarono, sorpresi, Harry e Ron quando lei uscì dal
camino della Tana.
“Harry,
ti devo parlare urgentemente!” E, ignorando il fratello,
prese per mano Harry e lo trascinò lungo la scala. Arrivati
in camera, chiuse
la porta dietro di sé.
“Che
succede?” chiese Harry preoccupato.
“Non
posso aspettare Natale per la nostra prima volta. Amami
adesso, sarà perfetto.”
“Adesso?”
Ginny
fece apparire un rametto di vischio e gli fece cenno di
baciarla. “Perfetto” ripeté.
Harry
non chiese più niente.
-
-
-
***Eccomi con un altro contest,
ma specialissimo!
Traccia su 'ordinazione' :
'Volevo proporre una os su Harry Potter però un po' diversa.
Harry e Ginny trascorrono la loro prima notte insieme e fanno l'amore.
(una cosa soft e non alla 50 sfumature di grigio)
Limitazione imposta dal
contest: Ginny resta incinta.
2000 parole
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