Madame

di Alarnis
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Madame
 
Il mio occhio m’inganna,
nel paragonare la tua immagine statuaria,
d’una chioma rossiccia,
come di un vulcanico fuoco,
a quella d’una matrona romana,
custode del focolare,
guardiana della dimora.
 
M’inganno infatti. Tu sei ben altro.
 
Ninfa moderna,
d’una comune fermata d’autobus di linea,
al sole di mezzogiorno,
puntuale e paziente nell’attesa.
 
Il tuo chiuso ombrello,
puntato a terra,
come un vincastro d’altri tempi,
riporta ad una realtà quotidiana,
che nulla conserva,
della quiete amena d’un pascolo,
estraneo a smog e chiasso.
 
Quel tuo collo di pelliccia,
che profila sinuoso il montone che indossi,
di uno stravagante color indaco,
attenua la tua significativa altezza,
facendo risaltare il tuo volto buono e operoso.
 
La tua sporta così pesante mi appare.
Se ti aiutassi nel tuo viaggio?
Potrei conoscere le tue impressioni
su quest’epoca frenetica e, forse l’apprezzerei.
 




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