Stars will remind
us
31/12/2046
«Un
gabbiano!»
«Nah,
che dici? Sembra più una palma».
«Una
palma? Non la vedo» sbuffa Emma, chinando la testa
a destra e a sinistra nel
tentativo di comprendere il punto di vista di Ray.
Zack
e Violet scambiano uno sguardo confuso. Ray e Emma stanno
discutendo di gabbiani
e palme? Sono impazziti?
Violet
sospira, folgorata da un pensiero. «Sapevo che non
avrei dovuto lasciarle
provare quella nuova spezia, per quanto sembrasse innocua!»
L’eco
di una risata da dietro un albero poco lontano la fa irrigidire, ma
si
rilassa non appena vede Gilda venirne fuori.
Gilda poggia
a terra accanto a loro alcuni rami secchi. «Lo fanno
ancora» mormora, un
sorriso nostalgico sul volto.
I
ragazzi di Grand Valley la guardano interrogativi. Gilda si siede a
gambe
incrociate di fronte a loro, dando le spalle a Ray ed
Emma che sono sdraiati
qualche metro più in là. «Per loro
è una sorta di tradizione, a Capodanno: giocano
a inventare costellazioni» spiega. «Chi
trova la più originale, vince».
«Oh».
Zack e Violet annuiscono.
«Possiamo
farlo anche noi, se volete» propone Gilda con un sorriso.
«Sono certa che anche
Don vorrà unirsi, quando avrà finito la
ricognizione».
«Volentieri,
ma… ci uniamo a loro?» domanda Violet,
spiando verso i due ragazzi discosti.
Gilda
la imita, voltandosi brevemente, ma torna subito
a guardarla e scuote la testa
con aria malinconica. «Non stasera»
decreta.
Zack
si chiede perché, ma decide di non domandare.
~
«Allora?»
Ray si piega di lato per fissare gli occhi su Emma.
«Ti sei zittita
all’improvviso. Che c’è?»
Lei
batte le palpebre, riportata alla realtà da
quella domanda. Si passa il
braccio, o meglio la manica di calda stoffa, sulla faccia prima di
rispondere.
«Quelle stelle» mormora, vagamente
conscia che Ray non possa sapere quali
intende, «mi hanno ricordato… Norman».
Solo allora, dopo aver
pronunciato quel nome – le pesava sul suo cuore come un macigno
– rimuove il
braccio e cerca lo sguardo di Ray.
«Vorrei
che fosse qui con noi» sussurra. Quella era la loro
tradizione di
Capodanno: tutti e tre insieme, restavano svegli a giocare con le
stelle fino a
mezzanotte passata. L’avevano sempre fatto –
l’unica eccezione era stata l’anno
prima.
«Lo
so» risponde Ray, tornando a volgere lo sguardo al cielo.
Stringe un pugno. «Eppure
ha fatto di testa sua, quello stupido». E se non
l’avesse fatto, ora non
saremmo qui, pensa con amarezza. La
facilità con cui Norman ha stravolto
il piano che Ray ha speso quasi tutta la vita a elaborare, prendendo il
suo posto
come sacrificio, non è mai stata facile da mandar giù. Se
potesse riaverlo davanti lo schiaffeggerebbe, ma
dentro di sé Ray sa
benissimo di essergli grato.
«A
volte immagino un mondo in cui Norman è vivo». Il
sussurro di Emma gli arriva
così flebile che per un istante crede di immaginarlo. «Un mondo in cui
siamo tutti sotto lo stesso cielo, e fissiamo le stesse
stelle».
Ray
trova la mano dell’amica e la stringe.
«So
che è impossibile» aggiunge Emma, ingoiando le
lacrime. «Ma stanotte voglio
permettermi di crederci. Solo per stanotte».
Mi
hai già mostrato l’impossibile così
tante volte, Emma.
«Se
Norman fosse qui» dice Ray dopo un
po’, «in quella costellazione
vedrebbe il tuo sorriso». Lo vede davanti a sé
come se fosse accaduto solo il
giorno prima: Norman allarga le braccia e dichiara che anche lui
vuole
costruire una nave di fango. Ghigna
amaramente – ce l’hanno fatta, lui
ed Emma. Il fango è diventato un vaso davvero ben cotto.
Emma
ricambia forte la stretta. Sorride tra le lacrime.
«Sì»
concorda, «forse lo direbbe».
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