Stupid New Year!

di MusicAddicted
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ATTENZIONE: QUESTA STORIA FA PARTE DI UNA MINI-SERIE CRONOLOGICA, è LA TERZA DI TRE, QUINDI NON LEGGERLA SENZA PRIMA AVER LETTO LE ALTRE DUE (nell'ordine 'Stupid Mistletoe!' e a minilong 'Stupid Traditions!) GRAZIE!!!

Disclaimer: I personaggi appartengono solo alla Marvel, non ci guadagno nulla a scrivere ... anzi , credo ci smenerei pure XDD perché stavolta sono impazzita più del solito (Kevin, se puoi , perdonami... ma un po' tutti i personaggi ^^')
 
 
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Trish non vive in un appartamento. Oh no. Trish vive in una fortezza inespugnabile, dotata di un circuito di telecamere da far invidia a un distretto di polizia, sistemi d’allarme all’avanguardia, porte blindatissime e pareti insonorizzate.

Jessica però è una visitatrice più che attesa, ecco perché la mattina del 26 Dicembre, non trova nessun ostacolo che si interpone fra lei e la sua praticamente sorella; che la invita a entrare.

“Sei viva e ancora tutta intera nonostante lo scherzetto dei canti Natalizi?!” la guarda sorpresa la bionda. “Pensavo avessi firmato la tua condanna a  morte  quando ti ho vista avviarti a casa sua con lui.” borbotta.

“Credimi, quello è stato solo l’antipasto di ciò che gli ho riservato ieri… un po’ lo puoi immaginare, eri con me a fare quegli acquisti, anzi… c’è molto del tuo portafoglio…” puntualizza la mora, ringraziandola con un cenno.

“Ammetto che i canti sono stati divertenti …chi immaginava che Malcolm cantasse così bene? Ed eravamo così atroci in quei maglioni da trovarci adorabili a vicenda!” sorride la speaker al ricordo e alla detective non sfugge.

“Ma torniamo a te… voglio sapere ogni cosa, ogni tua provocazione e ogni sua reazione…” la sprona. “Non sai che spavento si è preso Malcolm quando gli hai sguinzagliato addosso Killgrave col suo potere!” aggiunge.

- Qualcuno sta nominando Malcolm un po’ troppo spesso … - osserva Jessica, divertita.

“Forza dài, raccontami tutto, Jess!”

Ed è quello che fa, mentre fanno colazione insieme.

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“Davvero quando avete fatto l’albero, lui…” rievoca i momenti più salienti Patricia, alla fine del resoconto di Jess.

“Sì…” annuisce Jessica, ancora visibilmente colpita.

“E hai carbonizzato il tacchino?”


“Sì…”

“E ha fatto passare un bel Natale al suo staff?”


“Sì…”

“Ma la cosa dei bambini, no, lì mi stai prendendo in giro!” protesta vivacemente Trish, mentre si versa del succo di arancia.

Mentre si versa la macedonia di frutta fresca in un piatto con una mano, con l’altra Jessica appoggia il cellulare sul tavolo, scorrendo fra la galleria, fino a raggiungere il video interessato.
Preme play e allunga il cellulare verso la sua migliore amica.

Non bluffava affatto quando ha detto a Kevin di averlo filmato.

“Pazzesco, davvero!” esclama Trish, esterrefatta.

“Già… capisci perché poi ho dovuto baciarlo? Se la meritava tutta quella ricompensa!” spiega Jessica, sorseggiando il suo caffè.

“Eh sì… hai dovuto.” sottolinea con sarcasmo Patricia.

“Che vuoi dire?” la scruta la mora, diffidente, con gli occhi verdi ridotti a due fessure glaciali.
“Niente… ma secondo me questo nuovo Kevin un po’ ti piace!” ribatte la bionda, sorniona, spalmandosi una fetta biscottata con confettura di albicocche.


Jessica per poco non si strozza col suo caffè.

“Non dire cazzate! Semmai mi piace il fatto che si stia comportando bene!” si giustifica lei, prima di giocarsi un asso nella manica e regalare alla sua amica, che insinua un po’ troppo, qualche minuto di angoscia.  “Anzi, a dirla tutta, nemmeno così bene… questo ancora non te l’ho detto, ma… Trish, chiederti di portarmi lì non è l’unica cosa che lui ti ha chiesto di fare quella mattina.” la avverte lei, con un tono di voce più grave, tale da smorzare ogni ilarità.

“Che… che vuoi dire? Cosa mi ha fatto fare?” comincia ad agitarsi la sua amica.

“Io… non so se sei pronta per saperlo..” continua la recita Jessica, sfoggiando un’abilissima arte drammatica.

“Ho rapinato una banca? Ho picchiato a sangue qualcuno?” cerca indizi Patricia, mordendosi le unghie compulsivamente.

“Peggio… molto peggio…” si diverte a calcare la mano l’altra.

“Oh mio dio! Non avrò ucciso qualcuno?” si dispera la speaker.

“Me… se continuiamo così, perché sto per morire dal ridere!” scoppia a ridere di gusto Jessica, mettendo fine ai giochi. “Rilassati, Trish. Foto. Ti ha fatto solo scattare delle foto. A me.” la tranquillizza.

“Davvero?”

“Sì, praticamente ti ha fatto portare avanti il lavoro che per qualche mese è stato di Malcolm e per qualche giorno mio!” chiarisce la mora, notando come le si accende lo sguardo alla menzione del suo vicino.

“E lo ha fatto solo per regalarmi un vestito stratosferico!” la informa.

Se è vero che Killgrave ha fatto dimenticare a Patricia ogni cosa, è anche vero che lei non si ricordi più nulla di tutto quello che hanno fatto ai grandi magazzini.

“Non so che dire, Jess, è cambiato così tanto che stento a riconoscerlo…”
“Sì, ma non ho intenzione di abbassare la guardia…”

“Ma i pantaloni sì?” la punzecchia l’amica.

“Patricia!!!” starnazza Jessica, talmente colpita da usare il suo nome per intero. “Piuttosto, dimmi, da quando hai una cotta per Malcolm?” va al contrattacco.

Trish stinge così tanto la fetta biscottata che ha in mano da sgretolarla in mille briciole che cadono sul pavimento.

“Cosa?! Tu stai delirando… e poi lui sta con Robin!”

“Lui non sta affatto con Robin… nessuno un minimo sano di mente starebbe con quella paranoica schizzata. Ora che ci penso, sono mesi che non lo vedo portarsi nel suo appartamento una donna che sia una!” la informa Jessica, prima di decidere che la sua colazione è finita.


“Ah sì? Beh, non che la cosa mi interessi!” brontola la bionda con un atteggiamento da superiore, enfatizzato dall’alzatina di spalle.

- Oh sì, non ti interessa! – se la ride la detective.

“Grazie per la colazione, il tuo prezioso aiuto due giorni fa e… ah sì, grazie per il tuo regalo.” le sorride l’amica, avviandosi all’uscita.

“Stanno giusto finendo di montartelo. Di questi tempi mi sembrava una cosa indispensabile.” replica l’altra, in procinto di richiudere la porta, ma la mora fa scivolare un piede all’interno.

“Aspetta, dimenticavo… quel taser che mi hai dato… sai se si può abbassare un po’ il voltaggio?” domanda cercando di non apparire troppo interessata.

È soltanto un improvviso quanto insolito amore per la tecnologia militare a spingerla a fare quella domanda, non certo delle pretese assurde e depravate da parte di un certo qualcuno.



Trish non vive in un appartamento. Trish vive in una fortezza inespugnabile.
Non così tanto inespugnabile, se sentendo bussare alla porta, lei la riapre come se nulla fosse, convinta che sia ancora Jessica.

In effetti, fino a dieci minuti prima era lì.

“Che altro c’è? Del taser te l’ho già spiegato e se ti azzardi a insinuare ancora qualcosa su Malcolm, giuro che…”

Si accorge troppo tardi che non è Jessica chi le sta di fronte.


“Non ne avevo alcuna intenzione, ma dopo una reazione del genere potrei cambiare idea.” ridacchia Killgrave.


Patricia lo fissa interdetta, andando nel panico.
Può anche essere cambiato come sostiene Jessica, ma trovarselo lì davanti è comunque una cosa che non aveva messo in conto.

“Rilassati, non ho cattive intenzioni. Guarda… ti facilito le cose io, okay?” dice lui, chiudendo nuovamente la porta blindata e attendendo che lei giri le mandate.

Lui si limita solo a suonare il citofono, soddisfatto quando lei tiene premuto per rispondere.

“Visto? Se ti fa stare più tranquilla, possiamo anche solo parlare dall’interfono.”

“Sì, lo preferisco…” gli arriva la voce un po’ metallica della ragazza da dentro la casa.
“Ma potrei comunque comandarti anche da qui…” sogghigna lui, sicuro di sé.

“Ho le pareti insonorizzate… un notevole strato di pareti. Tu stai bluffando!” ribatte lei, sicura di sé.

“Mettiti a cantare la sigla del tuo vecchio show.” la esorta Kevin.


It’s Patsy, it’s Patsy. I really want to be a friend with you. It’s Patsy… It’s Patsy…” comincia a cantare Patricia, per poi rendersene conto. “Oh, merda!”
“Adorabile.” si complimenta Kevin.  “Ad ogni modo, davvero, Patricia, Non voglio ordinarti nulla, ma si dà il caso che abbia fatto un salto a casa di Jessica e ho scoperto che ha di nuovo una porta intera.”
“Eh già, previdente regalo di Natale da parte mia; decisamente utile, visti i ritorni degli ultimi giorni.” controbatte beffarda, nonostante la situazione.

“Immaginavo. Appunto perché è nuova mi spiacerebbe scassinarla di già… ci vorrebbe qualcuno che ha le chiavi e tu di sicuro le hai.” insinua il persuasore.

“Che cosa vuoi, Killgrave?” sbotta Patricia.
“Sarei contento se tu aprissi la porta, adesso, ma soltanto se te la senti.”

Segue qualche secondo di silenzio, prima di sentire il tipico rumore della chiave che gira più volte, fino ad aprire la porta.
Trish è sorpresa perché sa di non averlo fatto da comandata, in effetti lui non l’ha impostato come un ordine.

“Saggia decisione. Poi sarebbe gradito se aprissi anche quella di Jessica. Vedi? Nessun comando e, se mi fai entrare, ti spiego perché…"

Sempre più stupita di se stessa, Patricia si fa da parte, invitandolo ad entrare.
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“Davvero vuoi fare solo questo?” si accerta Trish dopo circa un quarto d’ora che parlano e che Kevin, da bravo Inglese, da lei ha accettato solo un tè.


“Perché ‘solo’? Non mi sembra che sia così poco…” borbotta, rigirando il cucchiaino nella tazza.


“No, hai ragione, farai le cose in gran stile, a quanto sento .. intendevo… non c’è altro sotto?” precisa lei, valutando se provar a usare la teiera come un’arma, all’occorrenza.


“Nient’altro. Solo che… così come mi serve aprire la sua porta avrei anche bisogno di ‘chiudere’ Jessica.” argomenta lui, un po’ enigmatico.

“Spiegati meglio.” lo sprona la speaker e il persuasore l’accontenta, rivelando così altri preziosi dettagli del suo piano, che però richiedono anche il suo intervento.

“Io non capisco… voglio dire, se volete corteggiarvi a vicenda, fate pure, ma perché dovete sempre coinvolgere anche me?”  mugugna Patricia, un po’ esasperata.

Si rende conto troppo tardi di quel che ha detto.

 “Cosa?’’ si illumina Kevin, con un sorrisone. “Ah, immagino sia stata tu ad aiutare Jessica a portare tutte quelle cose a casa mia ieri… oooh, quindi lei mi sta corteggiando?”

“No, no, no, per l’amor del cielo, parlavo così … sovrappensiero! Ora non farti troppe illusioni!” si agita la bionda. “Dannazione, lo vorrei io ora il tuo potere per farti dimenticare quello che ho detto!”

“Non lo dimenticherei comunque, è una notizia troppo bella!” la tira a sé, Kevin, ma solo per stamparle un  bacio sulla fronte. “Grazie, Patsy, ci vediamo fra tre sere, puntuale e ricordati ogni cosa.”

“Ora che me lo hai comandato me lo ricorderò di sicuro!” alza gli occhi lei.
“Scusa… mi è scappato… ma vabbè, tanto eri già d’accordo sul farlo.” si giustifica lui.
“Ad ogni modo, non t’azzardare mai più a baciarmi!” sbotta la ragazza.

“Oh sì, lo so che tipo di baci vorresti e da chi...” la guarda sornione lui, prima di andarsene.

- Okay, avrà anche ampliato i suoi poteri ma ora non è che le menti può anche leggerle, vero?- si chiede perplessa la padrona di casa.



Trish non vive in un appartamento. Vive in quello che almeno per quel mattino deve essere uno dei maggiori punti di interesse di Hell’s Kitchen.

Kevin se ne è andato da poco, soddisfatto di averla dalla sua parte e questo senza nemmeno ricorrere ai suoi poteri


- Beh, sì, escludendo l’ultimo scivolone finale! – riflette con sincero spirito di autocritica.

 Lasciando la via principale che conduce a casa della speaker, si imbatte in Malcolm, che quella via l’ha appena imboccata.

Il ragazzo di colore appena lo vede diventa più teso di una corda di violino.


“Cosa ci fai tu qui? Sei andato da lei? Che cosa le hai fatto? Se le hai anche solo torto un capello, giuro che..” ringhia, pronto ad avventarsi su di lui.


“Calmati!” è l’unica cosa che gli impone Killgrave e Malcolm non può fare altrimenti.

“Però… non ce l’avevi tutta questa grinta quando eri la mia marionetta!” ridacchia il persuasore. “Capisco se Patsy ha iniziato a guardarti con altri occhi.”

“Lei.. cosa?” sgrana gli occhi sorpreso Malcolm; ma poi si ricorda la situazione in cui si trova.

Solo, all’angolo di una strada con Killgrave, senza nessun altro che lo possa aiutare.

Del resto, l’incantatore lo sta guardando come un gatto che gioca con il topo e la cosa non promette nulla di buono.

“Che… che hai intenzione di farmi?” gli domanda, affrontando il suo sguardo a sangue freddo.

Un’altra prova di coraggio che Kevin ammira.

“Un favore.” gli fa l’occhiolino lui, confondendolo ancora di più. “Compra un bel mazzo di rose rosse, poi va’ da Trish e invitala a passare il capodanno con te.”

L’altro va subito a cercare il miglior fioraio in zona e Kevin lo osserva andare via.

“Dev’essere ancora qualche residuo di tutto quello stupido spirito Natalizio!” borbotta fra sé e sé.

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A metà mattina del 30 Dicembre, Jessica si stiracchia, soddisfatta. Si sente molto riposata, erano anni che non dormiva così bene.


Mentre distende le braccia, le dita della sua mano destra vengono a contatto con qualcosa di setoso e sottile.
Lo può già vedere in penombra: è un nastro rosso.
C’è un lungo nastro rosso che parte da una sedia lì vicino, al quale è annodato, e prosegue, attraversando anche il letto, il pavimento circostante e puntando nel corridoio.

Un po’ confusa, Jessica si alza, si infila i primi jeans e felpa che riesce a trovare e lo segue. Arriva fino alla scrivania, dove il nastro passa attraverso un buco fatto in una busta.
Jessica la apre, estraendo due biglietti per un volo in prima classe a Londra che reca quella data, programmato per il primo pomeriggio.
Il nastro prosegue, portandola a un biglietto infilato, appoggiato sopra il divano.
Già dalle prime parole riconosce l’elegante calligrafia, ma se ciò non bastasse, per fugare ogni dubbio la biro con cui è scritto è viola.

 

Se hai un passaporto, portalo con te, ma anche se non dovessi averlo… sai che con me non sarà un problema!
 
Sorride, leggendolo, ma fortunatamente lei il passaporto ce l’ha.
Il nastro prosegue, portandola fino al suo cucinotto, dove c’è un altro biglietto.

 
E, se non hai fatto a brandelli pure quello, porta anche il vestito che ti ho regalato. Quando sei pronta… continua a seguire il nastro!


Jessica si prende il suo tempo per prepararsi e prendere il suo borsone, mettendoci dentro sia il passaporto che quel vestito e quand’è pronta si appresta ad uscire.


Il nastro rosso la segue anche fuori dalla porta, indicandole la via delle scale ed è lì che continua ad estendersi, fino al portone e anche dopo.

Il nastro termina la sua corsa, infilandosi teso dentro una portiera posteriore di una Land Rover grigia, con i vetri oscurati.

Jessica apre quella portiera, trovando all’interno un Kevin che l’accoglie sorridente.

“Credimi, ho fatto tutte le prove possibili, inimmaginabili, ma non c’era verso di usare il nastro in ascensore, senza romperlo.” le spiega. “E ho dovuto imporre a tutto il tuo condominio di non rimuovere il nastro… ma è stato per una giusta causa!” aggiunge.

Jessica ancora non dice nulla, si limita a fissarlo con un’espressione indecifrabile.

“Hey… tutto bene, Jess?” mormora, un po’ preoccupato.

“Nessuno… nessuno ha mai fatto una cosa del genere per me!” esclama lei, ancora visibilmente colpita.

“Ma io non sono ‘nessuno’!” ammicca lui, facendola entrare. “Allora… accetti?” le chiede timoroso.

“Ho solo un caso di tradimento che può benissimo aspettare e una bottiglia di whisky da discount con cui avrei salutato il nuovo anno.” risponde lei. “E poi… qualcuno dovrà pur tenerti d’occhio, dico bene?”

“Dici benissimo!” sogghigna lui.
“Certo che dovrei darti un pugno per spaccarti il naso… hai fatto la terza incursione.” lo guarda torva lei.
“Però la porta nuova non te l’ho scassinata!” si difende lui.
“Già.. qualcuno deve averti dato una mano e so anche chi…” sbuffa lei, appuntandosi mentalmente di fare i conti con Trish.
“Già… qualcuno che deve aver esagerato con le gocce di valium da metterti nel drink… sono due ore che aspetto qui fuori!” borbotta lui.
“Valium? Ecco perché ho dormito così bene!” deduce lei.
“Già, un sonno a prova di cannonate.. così io ero libero di agire… e poi sei così angelica quando dormi.” mormora lui, mostrandole uno scatto rubato.

Per tutta risposta, Jessica estrae il suo cellulare e tira Kevin a sé, prendendolo così alla sprovvista che la sua impressione spaurita finisce per essere immortalata in quel selfie.

“Tieni, stalker dell’accidenti, almeno questo non l’hai rubato!” fa spallucce lei, spedendoglielo sul suo cellulare.
“Per un attimo ho pensato che dietro la fotocamera in realtà ci fosse un’arma e tu me la stessi puntando addosso per farmi fuori!” borbotta lui, ammirando la loro foto compiaciuto, soprattutto per il sorriso così genuino che sfodera lei.

Vorrebbe sempre vederla con quel sorriso.

“Non mi dare certe idee!” si diverte a punzecchiarlo Jessica.
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A Londra arrivano a notte fonda, ma sono così esausti che l’unica cosa che riescono a fare è dormire, ancora vestiti, nello stesso letto, dove si svegliano la mattina seguente, a distanza molto più ravvicinata di quella che li aveva visti addormentarsi.

Tutto questo con grande gioia del persuasore, mentre la detective si divincola da quell’avvinghiamento dettato dai movimenti notturni, come se nulla fosse.

“Forza, pelandrone, andiamo a fare un giro!” lo esorta lei, una volta pronta per uscire, aspettando che lui faccia altrettanto.

Kevin fa sentire Jessica la più appagata delle turiste, portandola in tutti i luoghi più caratteristici, ma anche quelli più inusuali, che forse racchiudono più fascino.

Il tutto senza mai ricorrere ai suoi poteri, nemmeno per saltare la fila per il London Eye.

“Ti rendi conto che così abbiamo sprecato due ore?” sbuffa lui.
“Sono state due ore oneste!” ribatte lei.


L’attesa viene comunque ripagata, complice del fatto che il tramonto è già calato su quella città leggermente innevata, che accende tutte le sue luci in uno spettacolo di vertigini e colori.

Rientrano all’Hilton London Tower Bridge, per prepararsi alla cena presso uno dei più raffinati ristoranti del centro, regolarmente prenotato per due a nome Thompson.
Ancora una volta, niente poteri.

L’intento probabilmente è essere la coppia più elegante di tutta la capitale. Lei, con quell’abito rosso e un pellicciotto nero per ripararsi dal freddo, lui in un tuxedo damascato di sartoria Italiana, color fumo di Londra.

A fine cena c’è ancora un’ora abbandonante prima che arrivi mezzanotte e i due ne approfittano per passeggiare lungo il Tower Bridge, inebriati da quell’atmosfera di festa che pervade la città intera.
Qualcuno però forse non la pensa affatto così.

C’è una ragazza, in piedi sul cornicione del ponte, reso pericolosamente scivoloso dalla neve che è scesa e che ora sta ghiacciando.


Jessica la nota subito e la indica anche a Kevin, portandolo con sé vicino alla ragazza.

Nel mentre, si è accalcata una folla di curiosi che assistono alla vicenda col cuore in gola.

“La mia inutile vita fa schifo…” piange lei, spostandosi di un altro passo verso il bordo.

“Questo vestito è meraviglioso, ma mi impedisce qualsiasi movimento e non vorrei romperlo; ma tu, che puoi fare qualcosa, falla!” lo esorta Jessica.

“E perché mai? L’hai sentita anche tu, se la sua vita le fa schifo, perché interferire?” fa spallucce Killgrave, cercando di proseguire oltre.


“Kevin…” insiste Jessica.
“E va bene, va bene!” si arrende lui, sbuffando, andando verso la ragazza.

“Qualsiasi cosa brutta ti sia successa, non vale quel salto che vuoi compiere. A tutto c’è rimedio, ora scendi subito.” le dice con tono glaciale, dandole anche la mano per aiutarla a scendere.


E la ragazza ovviamente non se lo fa ripetere, scendendo fra gli applausi che si elevano, rivolti a quell’eroe che tutti stanno acclamando.

“Sei stata bravissima e molto convincente.” si congratula Kevin con la sua potenziale vittima, fingendo di abbracciarla.

Torna dalla sua Jessica che gli mostra un mezzo sorriso di approvazione.

“Visto che posso mettere i miei poteri al servizio del bene?” si pavoneggia lui.


Quando fanno ritorno all’hotel, ormai manca meno di un quarto d’ora alla mezzanotte.
Rimangono sul balcone, pronti ad ammirare lo spettacolo di fuochi sul Tamigi che di lì a poco avrà inizio.

Su un tavolino sono appoggiate due flute e una bottiglia di Champagne Brut, pronta per essere stappata.

“Ricordi l’ultima sera della nostra ultima convivenza … quando sono tornata a casa?” esordisce Jessica, raggiungendolo alla ringhiera.

“Cosa vuoi che ricordi esattamente? La parte del cibo avvelenato? La siringa nel collo? Il rapimento? La tortura psicologica? Anche se nemmeno con quella fisica ti sei tanto risparmiata eh?” sbotta lui, ancora un po’ suscettibile a riguardo.

“Quella sera ero a un bivio, dovevo scegliere se agire così … o prendere una decisione del tutto opposta…” rivela lei.


“Quale sarebbe stata?” non può fare a meno di indagare lui.

“L’idea iniziale era tornare a casa e darti un bacio… “ fa una pausa, per vedere la sua espressione illuminarsi di entusiasmo “No, frena gli animi, non è come pensi. Te lo avrei dato come incentivo, un premio per come avevi agito; per poi continuare a farti fare cose buone, restando al tuo fianco… poi però, parlando con Trish ho preso l’altra decisione.” gli spiega. “Ti prego, non odiare Trish!” aggiunge, subito dopo, preoccupata che la sua migliore amica finisca nuovamente sulla lista nera di Killgrave.

Tuttavia, non sembra esserci questo pericolo.

“Oh, non preoccuparti, non la odio Patsy!” ridacchia lui. “E poi bacia anche così bene!”


“Che stronzo che sei!” gli dà un pugno scherzoso sulla spalla Jessica, per poi guardarlo languida. “Bacia meglio di me?” chiede con un mezzo broncio.

È solo una questione di attimi, prima che la ragazza si ritrovi fra le braccia di Kevin, che percorre gli intricati disegni del suo abito con un dito. Le annusa i capelli, riconoscendo i prodotti di alta classe messi a disposizione dall’Hotel, le sfiora una guancia col dorso della mano, che poi scende a sollevarle il mento, perché siano occhi negli occhi.

Si china su di lei con un calma quasi esasperante, facendole agognare quel contatto. Il bacio arriva, lento, dolce, inesorabile, ma basta un mormorio sommesso da parte della ragazza, perché tutto si incendi.

Le loro lingue ritrovano la consueta confidenza, i denti mordicchiano le labbra, le dita delle loro mani si intrecciano, una metafora forse di quello che vorrebbero fare i loro corpi.

Sono ancora coinvolti in quel bacio appassionato quando tutta Tower Bridge e il Tamigi sottostante prorompono in un tripudio di fuochi d’artificio spettacolari.

Il nuovo anno è arrivato e Kevin si appresta a stappare lo Champagne con un minuto di ritardo, grato in cuor suo alla causa che quel ritardo lo ha scatenato.


“Ai nuovi inizi!” fa scontrare le loro flute innalzate Kevin.
“A un altro stupido anno nuovo!” fa il suo brindisi Jessica.
“Forse questo lo renderemo meno stupido…” mormora lui.

Jessica si ricorda che il suo discorso precedente lo ha lasciato a metà.

“Kevin, ti chiedo scusa,” bofonchia lei, che in queste cose non è brava.
“Scusa per cosa?” la guarda stupefatto lui. Quasi stenta a riconoscerla.
“Scusami per aver preso quella che ora ho capito che è stata la decisione sbagliata, con tutto quello che ha portato.”
“Se ci ha portati a dove siamo ora … tanto sbagliata non può esserlo.” le sorride comprensivo lui.

“Ripartiamo da quel giorno, Kevin; quando ti ho portato in giro a fare del bene… ti va di provarci ancora? Stavolta crederò in te.” lo guarda con un’espressione sincera.
“Non vedo l’ora di provarci.” sorride lui, con la stessa sincerità.
“Però per davvero, non perché prima istighi la gente al suicidio e poi la salvi!” lo accusa lei.
“Ma… come?” aggrotta le sopracciglia lui.
“Oh, ti prego… come se non avessi notato che quella ragazza prima era al ristorante con noi e tu ti sei alzato, con la scusa di andare in bagno.” lo mette alle corde lei.
“E brava la mia detective…” ridacchia lui.
“È che ormai ti conosco troppo bene” ammicca lei, per poi prendere le dovute distanze, sia fisiche che sentimentali.

“Lo sai che non ti amo…”
“Ancora.” puntualizza lui, strappandole suo malgrado un sorriso.
“E poi, andiamo, non potrebbe mai funzionare. Insomma, tu hai cercato di uccidermi!” gli rinfaccia lei.
“Perché? Tu no?” controbatte lui. “E poi, scusa, quale coppia non ha i suoi alti e bassi?” la fa ridere nuovamente.
“Manterremmo stabile la media, insomma!” sta al gioco lei.

“Non mi ami, ma almeno non mi odi più.” commenta lui.

Lei spalanca i suoi occhioni verdi, sconvolta.

“Come fai a saperlo?”
“Visto? Ho ragione io.” sorride sardonico lui
“Okay… diciamo che sei stato particolarmente non-odiabile durante queste vacanze…” riconosce lei.

Lui le si avvicina nuovamente, sinuoso come un gatto.

“E che cosa dovrei fare per passare da non-odiabile ad amabile?”

Jessica porta una mano sul suo viso, ma solo per fargli una carezza.

“Non lo so, ma mentre cerco di capirlo, tu non smettere di comportarti bene…” sorride, avvolgendogli le braccia attorno al collo. “E di baciarmi!”


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FINE

Dite quello che volete, ma secondo me un Killgrave che istiga al suicidio qualcuno per poi salvarlo è canon… troppo snervante aspettare qualcuno che voglia davvero farla finita con la propria vita XD

La canzoncina di Patsy esiste ed è adorabile… c’è un video a riguardo nella terza stagione, altro non so ^^

Ripeto, non sono ancora andata oltre la season1 ma nelle altre fanfic ho visto abbastanza spesso in giro il pairing Trish/Malcolm , quindi, canon o no che siano… perché no? So’ carucci <3



È un altro il personaggio di David a cui ho già fatto usare i poteri per saltare la fila al London Eye.. non potevo replicare! XD

Spero vi sia piaciuta questa miniserie zuccherosa.

Non mi dispiacerebbe riprendere questi personaggi così leggeri, ma per ora li lascio qui, felici a sbaciucchiarsi sul balcone. <3 magari arriverà l’idea giusta per proseguire.

Per chi invece segue anche la serie rossa.. il prossimo aggiornamento sarà il finale di  ‘Doing Dirt’ ;) , ma prima devo fare un salto negli altri fandom che aspettano aggiornamenti da un bel po’ ^^’

E, chissà mai, potrebbe anche arrivare un crossover prima o poi. \*O*/

Intanto, se vorrete darmi un parere su questa shottina, mi farete stra felice <3



‘notte, come sempre, è tardi, lol




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