il colore del cielo stellato

di K ANTHOS
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                                  CAPITOLO TERZO

 

All’inizio di maggio le condizioni climatiche migliorarono e cominciarono a presentarsi più assiduamente in casa le amiche che aveva da sempre frequentato: Carla, Angela ed Emilia, anche loro figlie di avvocati molto noti in città. Con loro si intratteneva volentieri a casa per un tè oppure le seguiva ubbidiente per andare a vedere le vetrine delle modiste.

-E’ incredibile come la moda cambi al giorno d’oggi! - Emilia era tra le quattro quella che più seguiva la tendenza del momento ed era preoccupata di non riuscire a starle dietro.

-Io sto cercando un vestito per un pranzo a casa di parenti ma ancora non ho deciso il colore- disse Carla preoccupata.

Angela più che ai vestiti era interessata a guardare i giovanotti che con passo frettoloso si spostavano per affari tra i vari uffici della città.

-Andiamo a bere un tè da Schenardi? Ti andrebbe Anna?- chiese Angela.

-Sì, magari con qualche pasticcino- aggiunse ridacchiando Carla.

-Sì, volentieri- fece Anna.

-Guarda, guarda chi si vede! Laggiù c’è il figlio del notaio Fanelli. Ha un’aria molto indaffarata, sapete se ha già cominciato a lavorare con il padre? Mia madre dice che è molto intelligente e potrebbe dare molto alla comunità. Forse si dedicherà alla carriera politica…Chissà se è fidanzato….- Angela ora sembrava parlare a se stessa e seguiva il filo dei suo pensieri a voce alta.

-Di certo è uno dei ragazzi più desiderati dalle madri per le loro figlie…- rispose, non senza ironia, Carla.

-Io preferisco la famiglia del giudice Felicetti- fece Emilia.

-Forse volevi dire che preferisci la compagnia di Matteo Felicetti solamente…- la piccò Carla.

Anna con loro si sentiva a casa, a suo agio, e in alcuni momenti anche spensierata: non le facevano mai domande su quello che era successo al padre, dei suoi assurdi affari commerciali e meno che mai le facevano domande su come avrebbe affrontato la sua vita da quel momento in poi: non sapeva dire se si fossero messe d’accordo o se tutte avessero adottato inconsapevolmente quella tecnica di approccio nei suoi confronti. Era grata di una sola cosa: che avessero ancora piacere di andare a farle visita e che nessun familiare avesse loro proibito di farlo.

-Il mese prossimo vado dai miei parenti vicino ad Ancona e credo che rimarrò con loro per tutta l’estate. Voglio fare passeggiate a cavallo e andare a tante feste- Emilia era molto emozionata per il viaggio ed era tutta concentrata nei preparativi.

-Anna, i miei genitori vorrebbero sapere se ti piacerebbe venire con noi a Firenze per due settimane: ci sono tanti posti da visitare e la città non dovrebbe essere ancora troppo calda- le chiese Carla.

-Ringrazia tantissimo da parte mia la tua famiglia Carla ma credo che accetterò l’invito di mia zia Costanza, andrò da lei per l’estate- mentì Anna.

-Che peccato Anna, potevamo divertirci davvero molto insieme- le rispose Carla dispiaciuta.

Qualcosa era cambiato dentro di lei, sorrideva e parlava pacatamente con loro ma il suo cuore era stremato. Questa improvvisa e inaspettata sofferenza l’aveva fatta maturare suo malgrado prima delle compagne d’infanzia: le guardava con un distacco via via crescente soprattutto quando gli argomenti si facevano frivoli. Rispondeva per monosillabi o annuendo eppure, nonostante questo, apprezzava sinceramente i loro tentativi di tirarla su di morale.

-Potremmo fare un giro in carrozza uno di questi giorni se vi va…- fece Carla.

-Sì, certo. A proposito, il prossimo lunedì devo andare dalla modista, potremmo andarci insieme e prendere le misure per un vestito estivo o una camicetta…- Emilia era emozionata al solo pensiero.

-Io preferirei fare una passeggiata al Corso…- sentenziò Angela.

-Già, non ti stanchi mai di osservare il figlio del notaio Fanelli…Però io ti vedo bene con il figlio dell’avvocato Gatti…- fece Carla.

-Chi? Riccardo Gatti? Sai bene che non mi piacciono i ragazzi con i capelli rossi!- rispose Angela indispettita.

-Lo so, ma un giorno potrebbe diventare calvo come il padre ed il tuo problema sarebbe risolto…- sghignazzò Carla.

Argomenti futili e leggeri come questi potevano occupare la mente delle sue amiche per ore: Anna si distraeva con loro ma tornava poi immancabilmente a cercare nella solitudine il conforto dai suoi tristi pensieri.





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