La Bambola

di pierfraxxxx
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Ogni giorno passava davanti alla vetrina del negozio di giocattoli, non sapeva aspettare, il giorno del suo compleanno si avvicinava ma Cristina, vestita con un bellissimo vestito a fiorellini, non se ne rendeva conto più di tanto, sapeva solo che ogni giorno che passava si avvicinava.

Era una bambola bellissima con un grembiulino bianco posta in vetrina su uno sfondo a tema, due genitori disegnati su un compensato che l'accompagnavano a scuola, il papà sorridente in giacca e cravatta con in mano una valigetta e la mamma leggermente più avanti rivoltata verso lei come se gli parlasse, più in là la parola "Scuola" scritta in grande su una casetta bianca col tetto rosso sempre disegnati.

Cristina ogni giorno aveva il suo appuntamento davanti alla vetrina, osservava la sua futura compagnetta pensando a quando sarebbero state per sempre amiche di giochi, la guardava ipnotizzata con gli occhi immobili, rapita da fantasie di gioco proiettate in un futuro tutto da scoprire ed intorno a se il mondo che credeva di conoscere spariva.
Dare un'anima, una voce, delle sensazioni a quel pezzo di plastica non erano altro che elaborazioni percettive della soggettiva bellezza, armonia di forme, colori e contesti che Cristina vedeva, sentiva, viveva.
Associazioni di idee che la spingevano oltre la realtà in desideri, sogni e aspettative dei suoi 7 anni, scoprire il mondo e dargli senso non solo attraverso i consigli, gli ordini e i "non si fa", ma anche imparando a decidere, scindere tra giusto e sbagliato, comunicare e ricevere consensi e tutto questo lo poteva fare benissimo con un giocattolo.
Era bello mischiare i due mondi, quello reale in frenetico movimento e quello immobile dei giocattoli dove era lei dargli dinamicità.
Era bello ricevere quelle sensazioni racchiuse in un attimo nel quale incrociava lo sguardo con la bambola e si sentiva felice e viva, come se i ricordi del passato e i desideri del futuro si fossero fusi in quei pochi secondi di contatto visivo.

Cristina ora è ferma davanti a quel vetro con la mano in alto come per salutarla prima di andare via.
I suoi riccioli biondi e ben pettinati, il suo sorriso stampato, quel vestito a fiorellini e quella manina piccola che saluta, immobile e ferma come una statua, incredibile come tutta questa vita e dinamicità non siano altro che il senso racchiuso nelle forme di un freddo pezzo di plastica al quale si era dato un nome.

Al di la del vetro Elisa pensa che presto sarà il suo compleanno mentre si allontana andando a scuola con un grembiulino bianco accompagnata dai suoi genitori, il papà sorridente in giacca e cravatta con in mano una valigetta e la mamma leggermente più avanti rivoltata verso lei gli dice: «Elisa, veloce che fai tardi!»
Elisa in lontananza legge la parola "Scuola" scritta in grande su una casetta bianca col tetto rosso e la sa che ci sono tanti altri compagnetti reali che l'aspettano, saluta la bambola dai riccioli biondi ed il bellissimo vestito a fiorellini con quella manina ferma ed immobile in alto e nella sua testa sente dire... ciaociao..
 




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