- L’ultimo
San Valentino
- Quello
sarebbe stato l’ultimo San Valentino prima della fine del
percorso
scolastico e Nakada Shizuko voleva approfittare di
quell’unica
opportunità che gli sarebbe rimasta e donare, al ragazzo che
amava
da ben tre anni, il cioccolato che aveva preparato con le proprie
mani il giorno precedente. Così ne aveva appena finito di
parlare
con Tawara Kiyoe, una delle sue più care compagne di classe.
- «Vuoi
davvero dare il cioccolato al presidente del consiglio
studentesco?»
- Non
poté non annuire a tale domanda, lei amava Tezuka Kunimitsu
con
tutto il cuore, al punto da seguire addirittura le sue partite di
tennis: quindi, sì, lo avrebbe donato a lui.
- «Già».
- «Tezuka
è il ragazzo più inespressivo e noioso che io
conosca, e poi sai di
quanto lui sia severo al club? Ho sentito dire che ieri ha punito
tutti i titolari per un leggero ritardo».
- «Lo
fa solo per la squadra».
- Non
è che Shizuko lo reputasse un ragazzo perfetto,
però immaginava i
motivi dietro tutta la sua intransigenza e sapeva che fosse solo un
modo per spronare i suoi compagni a dare il meglio: quelle punizioni
servivano solamente per incentivare gli altri membri del team!
- «Se
lo dici tu».
- «Poi
è un ragazzo su cui sai di poter fare affidamento, non a
caso è
presidente del consiglio studentesco e anche capitano del club di
tennis».
- Aveva
deciso, quel pomeriggio avrebbe consegnato il cioccolato e aperto
finalmente il suo cuore al ragazzo dei suoi sogni.
*~~~*
- Quella
non era la prima volta che cercava di consegnare il cioccolato a
Tezuka, Shizuko era sempre stata una ragazza piuttosto timida e ogni
volta si era sempre tirata indietro non trovando mai il coraggio
necessario, ma quel pomeriggio la quindicenne era pronta a gettare la
sua insicurezza e aprire completamente il cuore al presidente.
- Si
poteva dire che era rimasta affascinata da Kunimitsu fin dal primo
giorno di scuola, il primo anno avevano addirittura frequentato la
stessa classe, però i successivi erano stati divisi ma lei
non si
era data per vinta e, pur di stare al fianco di quel ragazzo, era
entrata nel consiglio studentesco semplicemente per stargli al fianco
per quel poco che poteva.
- “Shizuko
fatti coraggio! Devi solo consegnargli questo cioccolato e dirgli:
‘Tezuka, ti amo!’” Quella era la sua
ultima possibilità e non
poteva perderla altrimenti l’avrebbe rimpianto per sempre.
- Sapeva
che ormai gli allenamenti erano giunti al termine, così la
ragazza
raggiunse i campi sperando di trovarlo ancora nei pareggi.
- “Forza
Shizuko!”
- Quello
che lei non si aspettava, era che Tezuka potesse essere in compagnia.
La cosa bella era che con lui non c’era uno dei suoi compagni
di
squadra, cosa piuttosto plausibile, no, il presidente era in presenza
di quell’odioso Atobe Keigo: il ragazzo che aveva causato
quel
brutto infortunio alla spalla del suo amato.
- Nella
sua mente c’era solo un’ipotesi plausibile, era che
stessero
organizzando qualche partita amichevole fra la Seigaku e la Hyotei
Gakuen, altrimenti di cos’altro avrebbero potuto parlare due
rivali?
- Sì,
perché era questo il rapporto che avrebbero dovuto avere e,
dopo i
loro trascorsi, aveva sempre dubitato che i due potessero essere
amici nonostante Tezuka, dal ritorno dal Kyushu, avesse detto di non
avercela con lui.
- Come
lo sapeva? Beh semplicemente al consiglio studentesco il
vicepresidente gli aveva chiesto se portasse rancore nei confronti
di Atobe dopo la loro partita: “Non potrei mai
odiarlo” era
questo quello che gli rispose.
- Come
poteva non avercela con lui? Dopotutto aveva rischiato grosso per
colpa di quel pallone gonfiato. Lei detestava Atobe detestava anche
per il modo con cui si atteggiava da re semplicemente perché
era
ricco.
- Non
capiva affatto come facesse ad essere così popolare fra le
studentesse della suo scuola, ma evidentemente le aveva influenzate
per la ricchezza della famiglia,
- «Atobe,
cosa ci fai qui?»
- “Quindi
è appena arrivato”
- Shizuko
sapeva che era brutto origliare una conversazione e aveva tutta
l’intenzione di andarsene, ma, dopo aver visto cosa aveva in
mano
l’altro, si paralizzò.
- “Quello
è cioccolato?”
- «Sono
venuto a consegnarti questo». Non sembrava affatto del
giri-choko ma
dalla scatola sembrava proprio essere del cioccolato di alta
qualità,
di quello che vendevano solo le migliori pasticcerie di Tokyo
«Non
dirmi che avresti preferito qualcosa fatto a mano?»
- All’inizio
pensava che stesse facendo le veci di una ragazza della Hyotei
Gakuen, una delle poche non cadute sotto il suo influsso malefico, ma
stando a quelle parole lo stava corteggiando.
- Quasi
non credeva possibile che un simile ragazzo fosse tanto sfrontato da
pensare che Tezuka potesse in qualche modo accettare cioccolato da
chi gli aveva distrutto la spalla.
- «Non
hai pensato all'eventualità che qualcuno ci potesse vedere,
cosa
direbbero gli altri se sapessero di noi?»
- “Sapessero
di noi?!” Udendo quelle parole il cuore di Shizuko si
sgretolò
all’istante e, quando Atobe si avvicinò e
baciò il ragazzo dei
suoi sogni, le sembrò di vivere in brutto incubo.
- No,
non voleva credere alla scena che i suoi occhi avevano appena visto,
le sembrava impossibile che Tezuka non solo avesse ricambiato il
bacio di quel bastardo, ma che non avesse battuto ciglio.
- «Buon
San Valentino»
- «Non
dovresti baciarmi in maniera così avventata, non a scuola
almeno».
- Non
è che a ferirla fosse stato il fatto che l’avesse
visto in
atteggiamenti affettuosi con un ragazzo, suo fratello maggiore era
gay e aveva già presentato il suo ragazzo in famiglia, ma il
fatto
che la feriva profondamente era che gli piacesse il ragazzo che
avrebbe dovuto odiare. Atobe gli aveva fatto sforzare la spalla
facendolo stare per mesi rinchiuso in un ospedale del Kyushu.
- “Fra
tutti perché proprio lui?”
- Shizuko
non riusciva a capire come Tezuka potesse essersi messo con il
capitano della Hyotei e probabilmente non l’avrebbe mai
concepito.
- *~~~*
- «Allora,
Shizuko è andata come speravi?»
- Come
avrebbe potuto dire all’amica cosa fosse successo? Per lei
era
difficile accettare la piegha che aveva preso la precedente giornata,
e non c’entrava con il fatto che il suo amore fosse a senso
unico,
ma che avesse scoperto che lui stesse con quel pallone gonfiato.
- Le
sarebbe stato bene se si fosse trattato di Fuji o Oishi, ma non con
quel bastardo arrogante.
- L’unica
cosa che sentì di dover fare, fu quella di dirle una bugia
sperando
che Kiyoe non capisse che stesse mentendo.
- «Mi
è mancato il coraggio»
- Era
meglio così dopotutto, anche se sarebbe stato difficile
andare
avanti e metterci una pietra sopra, dopotutto non aveva speranze con
Tezuka Kunimitsu.
- “Perché
proprio Atobe?”
- Quelle
erano risposte cui lei non poteva rispondere e, l’unica cosa
che
poteva fare, era quella di dimenticarlo, ma se in due anni non ci era
riuscita come avrebbe potuto fare?
- Alla
fine Atobe era riuscito a conquistare quel cuore che aveva sempre
creduto irraggiungibile, dopotutto mai il presidente aveva mostrato
interesse per qualcosa che non fosse il tennis e c’erano solo
due
possibilità: 1) o quel ragazzo era così speciale
da esser riuscito
a sfiorare il cuore di Tezuka; 2) o era riuscito a farlo cadere ai
suoi piedi allo stesso modo con cui aveva stregato tutte le
studentesse della Hyotei Gakuen.
- In
quell’istante scoppiò a piangere e
l’amica l’abbracciò.
- «Io
non ho speranze con Tezuka»
- Lei
non disse una parola, perché aveva capito in quel momento
che
nessuna frase avrebbe potuto tirarla su, ma aveva bisogno solo di
versare lacrime e scacciare almeno un po’ di quel dolore che
la
stava attanagliando.
- Non
sarebbe stato facile ma prima o poi tutta la sofferenza sarebbe
scomparsa, o almeno così Shizuko sperava.
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