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Capitolo 1) Agosto 2019
'Non ho bisogno di un'altra dipendente, signorina, mi spiace...'
Jeremy tentava di essere il più gentile possibile, con la sua interlocutrice, e
ne era davvero rammaricato. Doveva ammetterlo, la ragazza di fronte a sé aveva
un curriculum di tutto rispetto ed una bellezza che non si incontrava con
facilità.
La sua concessionaria di auto multimarca, nuove ed usate, tuttavia,
vantava già una decina di venditori, e proprio non poteva permettersi di
assumerla.
Lysandra lo fissò 'Non se ne pentirà, lavoro come un mulo e sono una
persona molto seria e riservata' meglio metterlo in chiaro, fin
dall'inizio.
Per la sua avvenenza, la prendevano poco sul serio; l'idea della donna
carina e cretina era sempre di moda, soprattutto nel suo mondo professionale.
'Ehm...no, per favore, evitiamo, signorina O’Neill, Lysandra…non
insistere' era passato a darle del tu e non avrebbe dovuto, gli era venuto
spontaneo 'è un nome originale, mai sentito, il meno irlandese che conosca...'
commentò l'uomo, curioso.
Già, ti interessa quello, non le mie ottime referenze, realizzò lei. Jeremy Renner - il proprietario della concessionaria
più nota della cittadina di provincia della Florida, Fort Lauderdale, dove era
approdata - non faceva, in apparenza, eccezione allo stereotipo maschile con cui
si interfacciava abitualmente.
La squadrava, nel suo tailleur pantalone nero di pregio e top di seta
bianca, sfiorandole la scollatura con uno sguardo furtivo…aveva pure incollato
gli occhi al suo viso!
La caratterizzavano gli occhi celesti e luminosi come il cristallo,
una chioma fulva che sembrava perennemente illuminata dai raggi solari, la
pelle nivea e candida, perfetta, le guance rosee così tenere da darle un
aspetto più giovane di quello dichiarato sulla carta d’identità e due labbra
morbide e gonfie, sensuali...la bellezza, tutta in una donna…la donna davanti
sé che lo aveva ammaliato…sì, questo pensava Jeremy e la dirimpettaia se n’era
accorta.
'Mia madre era appassionata di storia, il nome apparteneva ad una
regina egizia...facciamo così' si voltò verso le auto allineate e scelte con
cura, in esposizione nell'enorme salone quadrato, che vedeva dal vetro della
stanza dove si svolgeva il colloquio 'Osservi la coppia col passeggino. Stanno
cercando una macchina più grande e sono in disaccordo; lui non vuole spendere
troppo, sua moglie non ne può più di viaggiare in una scatoletta...' li indicò,
insieme ad un giovane venditore sudato che gli stava dietro, con scarsa
fortuna, da quando era entrata per farsi ricevere da Renner, senza
appuntamento.
'E allora?'.
'Gli vendo il catorcio giallo limone che tieni lì da almeno un anno e
che è fuori produzione da tre...quello a destra, tutto impolverato' ridacchiò
'in meno di dieci minuti...e mi dai il lavoro...' era passata al tu anche lei e
aspettava una sua risposta, che non tardò ad arrivare.
'Sarebbe un miracolo...prova, scommessa accettata' si alzò dalla
seggiola e le aprì la porta, seguendola, per godersi lo spettacolo della sua
sconfitta. L'auto a cui si riferiva era una monovolume giapponese di linea
squadrata che aveva riscosso poco successo...zero assoluto…stava pensando
persino di rottamarla, per non rimetterci troppo.
Scrutò Lysandra avvicinarsi alla donna, una biondina magra, e prendere
in braccio il suo bambino di circa sei mesi, per complimentarsi. Passati pochi
attimi, la rossa girava per l’enorme area espositiva, sbaciucchiando il
piccolo, che le sbavava sulla giacca scura, fregandosene della saliva,
chiacchierando amichevolmente con sua madre.
Renner pensava avrebbe puntato a conquistare il marito, con le sue
innate doti seduttive, ed aveva sbagliato in pieno.
Sentì una parte della conversazione, accostato di lato.
'Lysandra, non ti ho mai visto in giro e conosco praticamente tutti'
Jill, la bionda, era maestra di scuola dell'infanzia - la stessa frequentata
dalla figlia di Jeremy - componente della congregazione parrocchiale e molto
altro ancora: la Madre Teresa di Calcutta della loro piccola città di
provincia, bigotta e asfissiante.
'Sono qui da pochi giorni. Mi sono trasferita dalla costa occidentale
per rifarmi una vita, a causa di una delusione d'amore' la linea della
sincerità era sempre vincente, l'esperienza glielo aveva insegnato.
'Mi spiace...ti presenterò io qualcuno decente, esistono ancora i
bravi ragazzi' si offrì Jill, guardando il proprietario della
concessionaria con un’espressione di biasimo: certo non lui, con la fama che si
portava appresso.
'Ho chiuso coi maschi...' sospirò, mostrando alla bionda ed al consorte,
Jason - un trentenne stempiato con una pancia enorme da bevitore di birra -
diverse opzioni, fino a buttare lì, davanti al catorcio 'poi ci sarebbe questa;
il cliente che l'aveva opzionata ha chiamato adesso, per informarci che
rinunciava, a causa di sopravvenuto problema economico…un colpo di fortuna, per
voi. Credimi, è un vero affare...' erano entrate talmente in confidenza e la
O’Neill così in gamba e persuasiva, che Jeremy si ritrovò, all’istante, seduto
alla propria scrivania, a far firmare alla coppia i documenti d'acquisto, con
Lysandra alle spalle che lo osservava, soddisfatta, a braccia conserte.
Osservava pure il resto; gran bel ragazzo, Jeremy...castano, occhi
azzurri, magro e muscoloso, lineamenti regolari e faccia pulita. Jeans, camicia
bianca, blazer blu e mocassini. La foto di una graziosa bimba bionda era in
bella vista sulla scrivania. Era occupato, ovviamente, pensò, stante l’assenza
della fede al dito...i migliori erano tutti già presi e, comunque, lei sul
serio non cercava relazioni, men che mai col capo e al lavoro, dati i suoi
trascorsi. Ancora raccoglieva le macerie della sua ultima storia…le dolorose
macerie.
Terminate le pratiche amministrative e salutata calorosamente la sua
nuova amica - che aveva insistito per lasciarle il proprio numero di cellulare
- Lys chiuse la porta ‘Ho meritato il posto…lo avrò?’ domandò, sbattendo le
ciglia, leggermente languida. Non lo fece apposta, fu naturale.
Renner sospirò, meno male che era seduto: una femmina così faceva
venire le gambe di gelatina ‘Venderesti ghiaccio agli eschimesi…l’ho
capito…però…accomodati, c’è qualche dettaglio da approfondire’ con un gesto, le
segnalò la seggiola che aveva già occupato in precedenza. Il proprio intuito
gli aveva suggerito di non lasciarsi sfuggire una venditrice tanto in gamba…e
tanto attraente!
‘Certo, dimmi’ era curiosa.
‘La mia concessionaria è la più grande in città. Ho una decina di
dipendenti, oltre te’ dette per scontato che l’avrebbe assunta ‘e siamo una
famiglia. Non voglio rogne, storie fra colleghi o peggio... ’ chiarì,
osservandola dalla testa ai piedi, quasi soppesandola.
‘Scusa, per chi mi hai preso? Meglio vada via, prima di dire qualcosa
di cui mi possa pentire’ offesa, non abbassò lo sguardo e fece per togliere il
disturbo.
‘Non inalberarti, non ti conosco e tu non conosci me. Ho preferito
essere schietto’ prese fiato ‘sei una donna bellissima, i colleghi venditori e
clienti saranno per la quasi totalità maschi. Non voglio grane, ne ho già
troppe di mio…’.
‘Hai ragione, è un mondo sessista. Puoi mettere la mano sul fuoco che
non avrò relazioni sul lavoro…mi sono già scottata abbastanza in passato, tanto
per restare in argomento…’ promise, gli occhi fissi nei suoi, certa di averlo
convinto.
‘Ci conto; domani mattina passa dal mio consulente per siglare il
contratto, l’indirizzo è sul biglietto da visita’ glielo porse, unitamente a
uno smartphone recuperato da un cassetto ‘è un cellulare aziendale, in memoria
troverai registrati il mio numero e quello di tutti i colleghi, ne possiedono
uno analogo’ spiegò, facendole strada verso il retro e salutando il custode,
che aveva il compito di chiudere l’attività, un uomo di circa cinquant’anni in
divisa scura, capelli ricciolini su un volto paffutello, dai tratti somatici
delicati ‘Mark, lei è una nuova assunta, Lysandra O’Neill…Mark Ruffalo è il
nostro angelo custode, ci guarda le spalle giorno e notte’ li presentò.
‘Buonasera, signorina’ con un sorriso dolce, l’altro le tese la mano.
‘Piacere mio’ contraccambiò, seguendo Renner.
‘Mark si ammazza di turni, è una persona perbene, purtroppo in passato
ha avuto diversi problemi’ fece il vago, un ex tossico e alcolista come guardia
giurata con la pistola, a presidio della sua attività, non era il massimo, ma
una chance non si negava a nessuno! ‘Dove alloggi?’ domandò.
‘Al motel sulla Statale, per ora; cercherò un appartamento, appena
potrò’ spiegò.
‘Chiedi a Scarlett Johansson, è la mia segretaria personale e gestisce
fatture e contabilità, potrà suggerirti in merito’ le suggerì.
‘Lo farò…e grazie dell’opportunità’ meglio non le era uscito. Erano
rimasti soli nel parcheggio, e sperò non le chiedesse di uscire assieme o, meno
opportuno, ci provasse spudoratamente. Di solito comprendeva le persone al
primo approccio, per questo era così brava come venditrice: con lui non era
stato affatto così.
‘Prego…è la tua?’ vedendola muoversi verso una Ford Mustang
decappottabile rossa del 1967, sgranò gli occhi.
‘Sì’ sussurrò lei, per nulla meravigliata dell’effetto provocato dalla
splendida auto.
‘E’ favolosa, un sogno…’ era chiaro che la ragazza capisse di
macchine, quella vettura era un mito per gli appassionati di tutto il mondo, e
praticamente introvabile, in tali condizioni; era perfetta e tenuta come un
gioiellino ‘Ho sempre desiderato averne una, l’ho cercata, ho provato a
partecipare a delle aste per acquistarla, ma nulla…non l’ho mai nemmeno
guidata’ pareva un ragazzino affamato in un negozio di caramelle e
cioccolatini.
Diavolo, era il suo capo e la sua espressione troppo tenera. Dalla
tracolla di pelle nera, prese le chiavi e gliele lanciò, impulsiva ‘Finora…’.
Non era un gesto per arruffianarselo, ne fu consapevole e lui ugualmente.
‘Scherzi? Sul serio posso?’ era evidente che ne fosse gelosa, dal modo
in cui guardava la carrozzeria, e provò ad accertarsi delle sue reali
intenzioni.
‘A patto che non ti sfracelli’ sparò una battuta simpatica, intanto
che le apriva lo sportello del passeggero e la faceva accomodare, galante.
‘Non sto più nella pelle…’ entrando dalla sua parte, osservò il
cruscotto, nei minimi particolari, interessato, passandoci la mano come fosse
un oggetto prezioso, poi mise in moto e si buttò nello scarso traffico, l’ora
di punta di rientro serale era già passata ‘se me lo avessi detto prima, ti
avrei assunta immediatamente, per farci un giro’.
‘Che spiritoso, capo!’ rispose per le rime, alla sua provocazione.
‘Adoro il cambio manuale, l’ebbrezza della velocità, il senso di
libertà con il vento nei capelli…’ poiché aveva strada e conosceva i percorsi
piuttosto bene, scalò, in fretta, aumentando le marce, e accelerò, fin quasi al
superamento del limite, tirando al massimo, abile.
‘Niente male…te la cavi egregiamente, sono stupita’ Lysandra sorrise,
dal suo sedile, tenendo lo sguardo fisso sul paesaggio alla propria destra, per
evitare imbarazzi.
Lui se ne accorse, e si dirottò a parlare dell’auto ‘Bullit, il
film con Steve McQueen…l’avrò visto centinaia di volte, solo per la
Mustang…l’inseguimento, la scena di oltre dieci minuti di pellicola, in cui il
protagonista insegue una Dodge Charger nera con una macchina come questa, mi fa
impazzire!’.
‘Non proprio come la mia; l'attore guidava una Fastback coupé, classe
1968, di colore Highland Green, un verdone…’ Lys era maniacale nei dettagli
‘adoro Steve McQueen!’.
‘Perché sei finita in un posto semisperduto? Il lato oscuro della
Florida…umidità, zanzare e alligatori…per non parlare degli uragani!’ moriva
dalla voglia di saperlo.
Fort Lauderdale era il capoluogo della Contea di Broward e parte
dell’aggregato urbano definito Grande Miami; faceva parte di un'area
metropolitana di circa sei milioni di abitanti, ma di per sé era piuttosto
piccola, circa centocinquantamila anime, sparse, e era nota per il turismo
balneare favorito dal clima mite.
Lei titubò ‘A Los Angeles, ero impiegata in un’azienda con un
fatturato incredibile, lo hai letto nel mio curriculum. Il lavoro mi
entusiasmava, andavo d’accordo coi colleghi. Uno di loro, trasferito da una
sede che stava chiudendo, ha iniziato a corteggiarmi, sfacciatamente. I primi
tempi non lo trovavo nemmeno divertente, invece quando ci siamo conosciuti
meglio, ho scoperto che mi piaceva, parecchio.
Ci siamo messi assieme, ci frequentavamo con regolarità; era un po’
sfuggente e non me ne sono preoccupata, sai, ero impegnata con le vendite e le
amiche. Vedevo, però, le occhiate strane degli altri, senza capirne il motivo; trascorso
qualche mese, si è presentata in ufficio una donna, con due bambini piccoli al
seguito…sua moglie.
Ho scoperto, in tale occasione, che era sposato e mi aveva raccontato
un mare di bugie, per portarmi a letto. Ho fatto, comunque, la figura della
rovinafamiglie davanti al mondo intero e ho preferito lasciare l’impiego. Los
Angeles è una metropoli, ma, nel nostro ambiente, le chiacchiere volano e ho
avuto difficoltà a trovare un’altra collocazione lavorativa, così ho messo in
macchina un paio di valigie. Detesto il freddo e la campagna…per cui, la
Florida mi è parso un buon compromesso e…eccomi qui’.
‘Per mia fortuna…sono al volante dell’auto dei miei sogni, con una
donna da sogno’ Jeremy scherzò, per stemperare la tensione del racconto ‘certo,
un vero stronzo coi fiocchi…’.
‘Già’ non amava le confidenze fra estranei, tuttavia era il suo nuovo
datore di lavoro e prima o poi lo avrebbe saputo. Lo vide svoltare, facendo
inversione, e rallentare all’altezza di un bivio, in cui una stradina portava
ad un locale caratteristico ‘Propongo una bevuta!’.
Fermò la Mustang davanti all’entrata principale e si precipitò ad
aprirle lo sportello.
‘Mica vorrai farmi ubriacare?’ non voleva casini e fu chiarissima.
‘No! Vengo spesso qui, la sera, prima di tornare a casa’ le spiegò,
esageratamente sincero e ironico ‘è un modo per rilassarci, non ti inviterò nel
mio letto, su, tranquillizzati’.
Lei, stupita da quelle parole, non aveva controbattuto e lo aveva
seguito senza fiatare, posto che ognuno degli avventori del bar, che li vide
entrare insieme, pensò esattamente il contrario.
Jeremy Renner lì con una femmina! E sì che non si era mai presentato
nemmeno con la sua consorte, ai tempi!
‘Jer...hai vinto un terno al lotto, fammi capire? Chi è l’incanto che
ti sopporta? ’ dando il cinque a Renner e un’occhiata languida al corpicino ed
al visetto da bambolina della sua accompagnatrice, il gestore - di mezza età,
con la barba e i capelli lunghi che gli conferivano un’aria da harleysta - lo
interloquì, dall’altro lato del datato bancone. Vintage come il resto: luci
soffuse, atmosfera anni Sessanta, sedute in cuoio degli sgabelli alti che
avevano visto tempi migliori, pavimento piastrellato a scacchiera bianco e
nero. Lo caratterizzava, incredibilmente, la quantità e qualità di liquori e
birre nazionali ed estere. Lys riconobbe etichette di particolare pregio, che
non si sarebbe aspettata in un luogo del genere. Bifolchi sì, ma nelle
bevute…di tutto rispetto!
‘Evitiamo spiritosaggini’ urtato, gli presentò la neoassunta e ordinò
per entrambi, pigliandola per un braccio e segnalandole un tavolo appartato.
‘Che voleva dire? ’ lei ridacchiò, sedendo ‘Sei rosso come un
peperone…e i tuoi concittadini ci fissano, domani saremo in prima pagina sul
giornale locale? ’.
‘Lysandra…Lys’ le uscì il diminutivo che non l’avrebbe più abbandonata
e con cui la chiamavano gli amici più stretti e il suo fratellone Chris ‘il
paese è piccolo e la gente mormora...e tu sei stata estremamente onesta con me.
Diversi anni fa ho sposato una donna più giovane, una modella di lingerie per
cataloghi di moda. Mi sono fatto trascinare da un parte del corpo che non è il
cervello, come un idiota. Abbiamo avuto un splendida figlia, Joey. Però...litigavamo,
di continuo, e ho scoperto presto che non avessimo nulla in comune, nemmeno noi
stessi e la bambina. Mi sono separato a pochi mesi dalla sua nascita e i
rapporti con la mia ex sono pessimi, burrascosi…discutiamo spesso e lo sanno
tutti. Da allora, non sono stato più con nessuna...e, in ogni modo, con lei non
sono mai venuto qui'.
Però mi hai invitato dopo tre ore che mi hai incontrato, commentò mentalmente Lysandra 'Joey è la biondina della foto sulla
tua scrivania...è bellissima. Ti somiglia! Quanto ha?'.
'Grazie...è fantastica. Ha quattro anni e mezzo' gongolò, era la sua
luce.
La donna si era incuriosita 'In un arco di tempo tanto lungo...nessuna
storia?'.
Renner la fissò, spavaldo 'Sesso e basta, non voglio altro. Fumo e mi
piacciono gli alcolici, come vedi. Il peccatore ha terminato la propria
confessione, e non andrà mai in paradiso...sono assolto?'.
'Il concetto è chiarò l'aveva presa per un commilitone o un amico di
vecchia data, non lo aveva detto con malizia e non era un doppio senso 'non c'è
nulla di male, sono scelte. Lo capisco. I sentimenti, le emozioni...mettono nei
guai. E quando ci si lascia andare, si perde di obiettività, soprattutto se lo
si fa con le persone sbagliate, che si approfittano della situazione. Se sei
preso, innamorato…diventi vulnerabile...ed io ho già dato...' commentò la
O’Neill, tristemente, intanto che una cameriera bionda, attempata come il locale
che li ospitava, li servì. Di un whisky on the rocks per lui e un
cocktail alla frutta per lei, con un tragico ombrellino di carta poggiato sopra
a mo’ di decorazione.
'Vero...vedi? Siamo sulla stessa lunghezza d'onda' alzò il bicchiere e
la rossa vi accostò il proprio, brindando con serenità, un sorso via l’altro.
'Un altro giro?' le chiese e la donna acconsentì; i giri diventarono
tre in tutto, fra chiacchiere sul senso della vita e su molto altro ancora,
fino a sera inoltrata.
Le piaceva chiacchierarci; era simpatico, scherzoso, garbato e
cortese, diretto fino a far male. Avevano molto in comune, i principi
ispiratori dell’esistenza.
'Dovrei proprio andare. Domani è il mio primo giorno di lavoro e
vorrei fare una buona impressione al nuovo campò Lysandra, assonnata, lo spronò
e Jeremy lasciò una banconota da cinquanta dollari sul tavolino 'Il resto
mancia...sono amici...e, a volte, le entrate languono’.
'Da imprenditore a imprenditore, la giusta solidarietà...'.
'Più o meno, è un periodo di crisi per l'intera economia. E noi non
facciamo eccezione' commentò, alla guida della Mustang, per recuperare la
propria auto al parcheggio della concessionaria, una Jeep Renegade grigio scuro
metallizzato.
'Allora, buonanotte...' la salutò, con un cenno della mano, intanto
che lei si metteva al proprio posto 'Ah...Lys...mi hai già fatto un'impressione
eccellente' le segnalò, arrossendo leggermente. Donna deliziosa, per ogni
aspetto, una compagnia ineccepibile, come non gli capitava da tempo; ovvio, da
tenere alla massima distanza, era una sua sottoposta.
'A domani' la rossa si diresse, senza indugi, all'alberghetto di cui
era ospite, riflettendo che Renner paresse un tipo tranquillo, il datore di
lavoro ideale. Niente grane all'orizzonte; certo, lo avesse incontrato a un
party o a casa di amici, ci avrebbe fatto un pensierino...forse e per un
rapporto poco impegnativo.
Meglio così, meditò struccandosi e mettendosi il pigiama, prima di
dormire...lo stesso identico concetto che navigava nella mente di lui, come una
particella di sodio nella pubblicità dell'acqua minerale naturale.
***
Lysandra si era preparata, accuratamente, per il primo giorno di
lavoro. Indossava un vestitino in viscosa, a sfondo nero con piccoli
pois bianchi, e dei sandali con tacco medio; si era data un trucco leggero e
una spruzzata di profumo, la sua acqua di colonia preferita, all’ambra e
cannella.
Fatto un salto dal consulente di Renner per la firma del contratto,
era volata alla concessionaria, dove Jeremy aveva indetto una riunione piuttosto
semplice per presentarla, richiamando a gran voce gli altri venditori - una
decina di maschi parecchio diversi fra loro per età e aspetto fisico, assai
provinciali - e l'unica impiegata amministrativa che aveva, Scarlett, di cui le
aveva parlato il giorno precedente.
Sua coetanea, bassina, occhi verdi, con i capelli biondi acconciati in
decine di treccine chiuse con perline di plastica colorata, abbigliata in
maniera ancora più variopinta...l'unica altra femmina era, praticamente,
antierotica sotto ogni aspetto, ma piuttosto simpatica, al primo sguardo.
Le aveva fatto un sorriso complice e solidale, mentre il capo
sciorinava il suo curriculum e raccontava come avesse venduto il catorcio
giallo limone...ecco, lì era scattato un mezzo applauso.
'Meno male...la detestavo' un ragazzo alto, muscoloso, castano, occhi
azzurri, di bell'aspetto, le tese la mano, al termine dell'incontro 'Chris
Evans, avrai l'onore di occupare la postazione accanto la mia, in fondo a
destra' le spiegò segnalando la loro stanza, semplice, identica a quella degli
altri, divisi in coppie, in aree di lavoro separate dalla sala da vetri
trasparenti 'Renner ti ha piazzato lì, ci faremo compagnia e sporco poco'.
'È un perfettino, il primo della classe, un pesantone' Scarlett la
interloquì 'se hai bisogno di qualsiasi cosa, vieni da me...ah, Jer mi ha detto
che cerchi una sistemazione. Il fratello di un'amica ha acquistato,
recentemente, una villetta come investimento, ti manderò un messaggio con il
recapito. È graziosa, già ammobiliata e nel quartiere dove vive il campò.
'Questo che c'entra?' Lysandra si inalberò. Magari i colleghi
credevano che l'avesse assunta perché era la sua amante, e, ovviamente, non le
andava giù.
'Sorella, hai la coda di paglia? Era per spiegarti che è ubicata in un
quartiere residenziale, di pregio...' sbuffò la ragazza 'sei interessata o
no?'.
'Sì, sì, scusa...sono sempre prevenuta'.
'Sei troppo bella per lavorare qui, trovati un riccone che ti sposi e
ti mantenga. Andrai al Country Club con le amiche e a fare massaggi e
manicure'.
'Non sono il tipo' le rispose d'istinto, senza capire se lo avesse
detto per scherzo.
'Permalosa oltre che terribilmente affascinante...Lysandra, irlandese
fino al midollo tranne per il nome...no, l'anziano benestante non fa per te...'
sghignazzando, si dileguò, nella sua stanza.
'Scarlett è particolare; si vede che le piaci già...non ci fila per
nulla, però è un asso nella contabilità e precisa come un orologio svizzero, al
contrario di Jeremy, che la tiene da conto come un oracolo; sai, ha una leggera
forma di dislessia e numeri e lettere non sono proprio il suo forte' Chris
commentò; non era violazione della privacy, l’interessato stesso non ne faceva
mistero.
Lei cambiò argomento 'Sei qui da molto?'. Aveva parlato parecchio con il
suo principale, la sera precedente; la storia della dislessia non era venuta
fuori, pensò che forse un pochino se ne vergognasse.
'Da cinque anni, ovvero da quando è morto Renner senior. Le cose sono
molto differenti dalla vecchia gestione. Il vecchio possedeva un vero e proprio
impero, era un magnate dell'imprenditoria, un self made man, il sogno
americano per eccellenza. Aveva aperto un'officina minuscola, poi aveva
allargato l’attività, fino a possedere una decina di autosaloni nello stato...tra
la crisi del settore e i litigi continui col figlio - che aveva deciso di
istruire come suo erede e discepolo, al termine degli studi - è andato tutto a
rotoli. Quando è morto, Jeremy si è ritrovato a gestire da solo la
concessionaria, l’unica rimasta. Ho chiacchierato troppo; due passi per
visionare le auto che ci sono entrate ieri, nel retro?' le propose.
'Certo' preferì evitare ulteriori confidenze sul suo datore di lavoro,
sicura che, in un futuro prossimo, non sarebbero mancate.
Il giro turistico fu piuttosto interessante e Chris estremamente
colpito dalla conoscenza della donna di ogni minimo particolare su ciascuno dei
modelli che esaminarono assieme, nel deposito interno dei veicoli, e nell’area
esterna delle macchine già pronte per essere vendute, nel retro
dell’autosalone, debitamente riparata da un’ampia tettoia verde 'Sei peggio di
un libro stampato...'
'Ho una memoria fotografica, e ammetto che le auto siano la mia
passione'.
'L'ho capito per via della tua Mustang; da quando sei in città, tutti
sbavano per te e per la tua quattroruote…io solo per quest’ultima' la battuta,
formulata in quel modo, le aprì un mondo: lo aveva percepito, dall'inizio, che
il collega non avesse il benché minimo interesse sessuale per lei...perché non
gli piacevano le donne! E per lo stesso motivo, Renner glielo aveva affiancato.
Non seppe se essergliene grata o meno.
'Irlandese...sarà l'inizio di una bella amicizia, secondo me' l'altro
lo affermò, sommessamente.
Leccato e perfetto, dalla testa ai piedi, abiti firmati e persino le
sopracciglia ritoccate da un'estetista, non era proprio il compagno di merende
ideale per i testosteronici venditori.
'Porti il nome di battesimo di mio fratello e un po’ lo ricordi, non
potrebbe essere altrimenti. Propongo un patto. Se mi offrirai un buon
pranzetto, avrai l'onore di guidare la mia macchina...' gli propose; alla fine,
un amico sincero e affabile serviva anche a lei in un mondo di squali e il
ragazzo le fece tanta pena. Le aveva rammentato Chris, sul serio!
'Affare fatto!' esaltato, aveva contato i minuti fino alla pausa.
Scorrazzato in lungo e in largo con la mitica vettura, aveva acquistato dei
burrito, per entrambi, al Tex Mex distante un paio di miglia dalla sede; li
mangiarono, informalmente, ai tavoli di plastica all'esterno del semplice
locale, per tornare alla concessionaria, con la pancia piena e la certezza che
il loro incontro fosse stato davvero un piacevole caso fortuito.
Il pomeriggio era trascorso in tranquillità, fino all'arrivo di una
bimbetta che teneva con le manine un cono enorme, ai gusti di crema e
pistacchio, ricoperto da una coltre bianca di panna montata; in effetti accanto
al loro esercizio commerciale, c'era la migliore pasticceria e gelateria della
città, come le avevano accennato i colleghi.
'Joey, stai attenta! Non correre...' un tono imperioso di donna,
leggermente mascolino, echeggiò nella sala.
Lysandra riconobbe la biondina - che aveva già ammirato nella foto
incorniciata sulla scrivania del suo capo - con indosso un paio di jeans
con stelline argentate e una magliettina rosa, saltellare festosa e
bloccarsi, per precipitarsi verso di sé, veloce, un missile.
La piccola, lasciatasi sua madre alle spalle, infatti, era rimasta
estasiata alla vista della ragazza bellissima dai capelli rossi e dagli occhi
azzurri: così tanto da accelerare il passo, inciampare e scagliarle il gelato
addosso, malamente.
Jeremy - che aveva prima riconosciuto la voce di sua figlia e poi
osservato la scenetta dal vetro della sua stanza - le aveva raggiunte,
accovacciandosi per levare il cono spiaccicato dal pavimento con un
tovagliolino rimastogli in tasca dal pranzo; diavolo, avrebbe dovuto
rimproverare Joey, e avrebbe provveduto, in separata sede, ma quando lo
guardava con il musetto da cane bastonato con gli occhi a cuore non sapeva
resisterle.
'Non l'ho fatto di proposito, papino. E' una fata, come quelle delle
favole che mi leggi per farmi addormentare' ruffiana, scrutò il volto della
O’Neill, con un sorrisone.
'È stato un incidente, ovvio. Scusati subito con
Lysandra, ugualmente. Lys è la mia nuova collaboratrice' gentile ma
autoritario, le comandò, col ticchettio delle scarpe col tacco della sua ex sul
parquet che già gli riempiva il cervello di nervosismo.
'Jer, ciao...ho lasciato a Scarlett lo zaino per la scuola, riporta
Joey puntuale, domani sera' Samantha Davis scosse il capo e i lunghissimi
capelli composti di extensions nere corvine, squadrando la nuova puttana di suo
marito, dalla testa ai piedi.
'È la fatina che ti scalda il letto, altro che collaboratrice. Le notizie
volano, in paese...' notevole la ragazza e molto fine, parecchio diversa da
me 'hai cambiato gusti, sei diventato un principe, come quello della
favole' in falsetto, imitò la voce infantile della ragazzina.
Lys la guardò, con gli occhi di brace, analizzandola.
Più alta di dieci centimetri di lei e del suo capo, un fisico
prorompente poco nascosto dalla canotta bianca e dai leggins in similpelle,
tette rifatte enormi che sbucavano dalla maglia, trucco accentuato da diverse
passate di rossetto rosso scuro e eyeliner. Era una donna vistosa e volgare, il
tipo per cui si perde la testa con una sola parte del corpo, come gli aveva
accennato Jeremy. L’avevano infastidita le frasi pronunciate davanti a sua
figlia, calunnie per di più. Si chiese se avesse il cervello. Era odiosa, una
megera!
Stava per risponderle per le rime, certa di giocarsi il lavoro.
Renner la salvò, in corner 'Per piacere, Samantha, sono stupidaggini.
È una dipendente, evitiamo circolino informazioni false e tendenziose'.
'Come ti pare, il letto è il tuo...ciao, tesoro' schioccato un
bacio a Joey, tolse il disturbo, mentre la rossa puliva la gonna con un
fazzoletto umidificato, preso nella borsa.
'Scusa, Lys, per il gelato...ti aiuto?' la piccola, con le manine
sporche, si era appoggiata al tessuto a pois, mortificata, peggiorando la
situazione.
'No, non importa...vieni in bagno con me, ci daremo una sistemata
entrambe' fece l'occhiolino a Jeremy e si diresse alla toilette con la
ragazzina, che si lavò per bene le mani e la ringraziò.
La O’Neill terminò, invece, la detersione dell'abito, eliminando
definitivamente le macchie.
'Papà...' la biondina gli si rivolse, appena terminato 'hai freddo la
notte? Lysandra ti scalda?' con ingenuità, lo fece arrossire, per l’ennesima
volta, in presenza di Lys. Maledisse Samantha, con lo sguardo basso per evitare
di incrociare gli occhi della donna, che tentò di rimediare con un’invenzione
estemporanea, una classica bugia a fin di bene.
'Sì, gli ho prestato una coperta' sparò una stupidaggine, che sembrò convincere
Joey all'istante e rasserenare suo padre.
E apparve ovvio che avesse un debole per l'irlandese; le si mise alle
calcagna per l’intero pomeriggio, e la seguì, come un’ombra.
Lei - che coi bambini ci sapeva fare proprio poco - se la trascinò
dietro con naturalezza, parlando con i clienti che aveva ricevuto, tenendola
per mano 'Joey, rimani vicino a me, senza interrompermi...ascolta e basta,
finirò presto...'.
La piccola, piuttosto che essere relegata nella stanza di Scarlett -
dove di solito attendeva che suo padre terminasse la giornata lavorativa,
colorando coi pastelli degli album portati da casa - ubbidiente, fece come
richiesto.
E grazie alla sua presenza, la O’Neill vendette persino un'utilitaria
usata a un'anziana signora; era un talento incredibile di suo, Joey era stata
la ciliegina sulla torta, giacché la vecchina era nonna di tre
nipotine...insomma, aveva fatto un figurone!
'Due giorni e due macchine vendute, proprio niente Malè Renner si
stupì. E di più che sua figlia fissasse Lysandra adorante, forse un po' troppo,
per i suoi gusti.
'Il merito va alla tua erede, oggi; è stata la mia spalla
inconsapevole, devi darle una percentuale' la O’Neill le fece una carezza,
mentre le si era piazzata sulle ginocchia 'è una marmocchietta molto sveglia'.
'Papino, Lys può cenare da noi?' furba come una lince, non si sarebbe
fatta sfuggire un'occasione del genere.
'Eh, ma io, non saprei…' Jeremy balbettò, incerto. Non riusciva a
dirle di no, nemmeno aveva fatto il contrario.
'Mi piacerebbe' la rossa tentò di svicolare, con educazione 'devo
andare a vedere un villino da affittare, finito l’orario...non posso'.
Ecco, lì la bambina dette il massimo; si voltò verso Lysandra, con gli
occhi lucidi, iniziando a singhiozzare. Fingeva, spudoratamente...gli adulti
non se ne accorgevano mai e lei otteneva ciò che voleva.
'Che succede? Hanno ucciso un vitello?' Scarlett fece capolino sulla
porta e Joey spiegò il motivo delle sue lacrime, tumefatta in viso.
'Irlanda, anticipa l'appuntamento per visionare l'immobile, il capo
non ti farà problemi per mezz’ora in meno il primo giorno di lavoro, hai pure
venduto due auto in venti ore; terminato lì, vai a casa di Jeremy, che è
distante tre minuti a piedi dalla villetta...è facile, no?' in un attimo, trovò
una valida soluzione, per la nuova collega.
'Sì' la piccola gridò, con le braccine al cielo.
'Non vorrei disturbare...' provò, di nuovo, a non farsi coinvolgere
dalla famiglia Renner, ma l'entusiasmo di Joey, che la stringeva a sé, la fece
capitolare 'va bene, verrò volentieri'.
Alla fine era riuscita a spostare l’orario dell'incontro con la
sorella del suo nuovo padrone di casa.
Era stato amore a prima vista, infatti, col villino unifamiliare che
si ergeva su un unico piano, sopra un fazzoletto di giardino assai curato.
Era molto grazioso, color verde menta chiaro e bianca, con una
palizzata intorno dipinta anch’essa di bianco ed aiuole di fiori colorati.
Riconobbe gerani, violette e margherite selvatiche. Non aveva un garage, tuttavia
nel vialetto, parallelo alla casa, c’era spazio per almeno due vetture
parcheggiate una dietro l’altra ed il quartiere era davvero sicuro, a detta di
tutti.
L'interno, elegante nella sua semplicità, era perfetto per lei; un
soggiorno, una camera da letto con bagno annesso e una cucina di piccole
dimensioni.
Nel salone, troneggiava un divano di tessuto panna e grigio ad L,
collocato davanti ad un poggiapiedi e ad un mobile laccato negli stessi toni,
dov’era poggiato un moderno televisore, con un tavolo per pranzare di vetro e
resina e sei seggiole di design di lato; il cucinotto riprendeva, nel colore
dei pensili, il verde dell’esterno della villetta, con un piano di appoggio,
mensole e scaffali in legno chiaro, oltre che elettrodomestici all’avanguardia.
La stanza da letto era riempita da un letto king size, con testata
imbottita in velluto color cipria, comodini, armadio e specchio abbinati, due
poltroncine morbide ad ogni lato del talamo, ricoperto da una trapunta bianca e
beige e una miriade di cuscini, di foggia romantica; per finire, una pianta di
banano, poggiata all’interno di un portavasi di vimini dava un tocco originale.
Trovò il tutto di suo gusto, in ogni singolo dettaglio. Non aveva
bisogno di altro e si accordò sul prezzo con l'amica di Scarlett, il cui
fratello era militare di carriera all'estero, altra garanzia di serietà
estrema.
La casetta era disponibile da subito e si sarebbe trasferita
l'indomani, giacché aveva dato la caparra e l’affitto dei primi tre mesi, per
bloccarlo.
Si accordò, con la donna, soddisfatta, recandosi in auto all'indirizzo
di casa di Jeremy, a circa novecento metri da dove avrebbe alloggiato lei e
tutt'altro edificio: un giardino enorme pieno di piante e arbusti tropicali,
con dei laghetti con giochi d'acqua e una piscina moderna rettangolare, colma
di gonfiabili a forma di animale, tra cui spiccava una fenicottero fucsia
gigante, arricchivano una villa anch'essa in stile quasi futurista, nei toni
del bianco lucido alternati allo scuro.
Era pacchiana e esagerata, in ciascuna suppellettile e complemento di
arredo, notò, sbirciando anche l’interno dalle vetrate che affacciavano sulla
veranda, passato con la Mustang un cancello di ferro battuto e attraversato un
lungo vialetto.
'Buonasera' con una vaschetta gigante di gelato, in un contenitore
termico, comperata alla pasticceria accanto alla concessionaria, si era
presentata alla magione di Jeremy, con sua figlia che, in costumino lilla
e braccioli rosa, era balzata fuori dalla piscina e le si era gettata addosso,
in cerca di un abbraccio, travolgendola...si era ritrovata a terra con la
piccola fradicia, a ridere di gusto.
'Joey...' il suo principale, in boxer da mare neri, il fisico asciutto
e atletico che spiccava, non riusciva a trattenersi dall’andarle dietro a
sghignazzare ‘devi contenerti...su' dette una mano a ciascuna delle due, per
aiutarle a rialzarsi.
Si mosse verso l’interno dell’abitazione e ripose il gelato in
freezer, ringraziando la O’Neill, che si contemplava allo specchio del lungo
corridoio 'Sono un disastro. Hai un phon? Così mi asciugo...' gli domando,
sentendo l'umidità sul tessuto dell'abito.
'Stendi il tuo vestito fuori all’aria, ti darò un costume e farai il
bagno con noi...seguimi' le suggerì, andando verso la dependance esterna,
annessa alla casa, una sorta di spogliatoio per gli ospiti, realizzato in
muratura e legno, con toilette e doccia.
Le indicò un armadio, che conteneva una decina di bikini
colorati, nuovi e con l'etichetta.
La O’Neill li rimirò, domandandosi quante donne fossero passate di lì
e meravigliandosi che il pensiero la ingelosisse, leggermente e
immotivatamente.
Si concentrò sulla scelta, per distrarsi; fu colpita da un costume
rosso, a tinta unita, col pezzo di sopra a triangolo e coi laccetti anche allo
slip 'Un attimo e sono da voi'.
Il suo capo la lasciò: lei tolse il talloncino di carta, e spogliatasi
dell'abito, che mise su una stampella, indossò il bikini. Era incredibile,
pareva fatto su misura per il suo personale. Valorizzava il seno a coppa di
champagne e i fianchi stretti ma torniti il giusto; prese un telo da bagno e
raggiunse gli altri due che sguazzavano, schizzandosi.
Si fermarono entrambi, vedendola camminare sinuosa e scendere i
gradini marmorei per raggiungerli.
'Come sei bella, una principessa…attenta agli scalini, sono molto
scivolosi!' commentò Joey, segnalando il botticino utilizzato per la
costruzione della discesa, viscida per via degli spruzzi.
'Sei uno schianto!' aggiunse suo padre, ammirato…una terza di
reggiseno e delle gambe da colpo al cuore, un sedere tonico, alto. Molto
elegante e femminile. Toglieva il fiato e il sonno, stupenda e nemmeno se la
tirava, consapevole della propria bellezza e umile insieme. Iniziò a sentire
molto caldo, nonostante la frescura dell’acqua della piscina, in cui era
immerso.
'Grazie; vi informo che, da domani, saremo vicini di casa, mi
trasferirò nella villetta suggeritami da Scarlett' era in leggero imbarazzo,
per le occhiate ricevute, e provò a conversare.
'Il quartiere è tranquillo, starai bene'.
'Già...'.
'Vivo qui da quando mi sono sposato; la mia ex moglie ha fatto
ristrutturare la villa da un architetto estroso, poi ha assoldato un arredatore
di grido. Ho speso un patrimonio...alla fine, post separazione, ha preteso
un’altra casa, più centrale e ho tenuto questa per me...'.
'Si vede che non è nel tuo stile; lei mi pare molto eccentrica, tu non
sei così...' lo disse, assertiva, e l'uomo non replicò, osservando, con
vaghezza, la sua piccola fare l’ennesimo tuffo sgraziato dal trampolino.
La O'Neill era intuitiva, intelligente, spiritosa e splendida; a
quattro anni dalla separazione e a tre dal divorzio, per la prima volta, cenava
con una donna e sua figlia assieme, forse per mero caso.
'La signora che mi aiuta con le faccende domestiche, una sorta di
governante, ha preparato da mangiare. Sono piatti per bambini ovvero polpette
coi piselli. Con lo scarso preavviso che ho avuto, non ho potuto cambiare menù,
dovrai accontentarti' si giustificò, trascorsi pochi minuti, quando,
asciugatosi e indossata la polo blu sopra gli shorts, portò una guantiera con
la carne e una ciotola coi legumi, oltre alle bevande, sul tavolo ovale di
vimini, posto a bordo piscina, apparecchiato con tovagliette all’americana
colorate e stoviglie a tinte vivaci.
Lys e Joey - che erano rimaste in acqua fino all'ultimo minuto, a
schizzarsi - si erano già sedute, ancora avvolte nei teli di spugna e
chiacchieravano.
'Va benissimo, l'importante è che piacciano a questa signorina' la
ragazza fece un buffetto alla piccola, che aveva spostato la propria seggiola
ancora più vicino alla sua 'e se farai la brava e finirai la tua porzione,
potrai mangiare il gelato. Vale per tutti, pure per tuo padre, ovvio'.
Joey rise 'Non ce la farà mai. Odia i piselli'.
'Renner, caspita, mi cadi sulle verdure...' la rossa indicò, con la
forchetta, la ciotola da cui non si era ancora servito.
'Ehm...sì, le detesto' borbottò lui, colto in fallo.
'Decideremo noi per il tuo dessert, lo metteremo ai voti più tardi'
dette una gomitata alla bambina, che fece una linguaccia al genitore.
'Siete perfide quando vi coalizzate contro di me' sibilò loro,
fintamente incavolato, per sbottare in una sonora risata. L'atmosfera che si
era venuta a creare era piacevolissima e il tempo dedicato al pasto volò.
Alle fine, le due allegre commensali furono persino clementi nei suoi
confronti 'Papi, avrai ugualmente il gelato, per questa volta' Joey si era
impietosita e gliene aveva concesso doppia porzione.
'Vi sono debitore! Irlandese, sei una mia sottoposta, fossi in te mi
darei una regolata'.
'Capo, mi minacci? Ti farò causa per mobbing, mio fratello è avvocato'
se ne burlò, di nuovo.
'Mai' oddio, non gli faceva cadere una parola. Era sempre pronta con
una risposta impertinente...era sveglia, intelligente, instancabile
lavoratrice, una ragazza da sposare, da accaparrarsi subito, la tipa che ti
faceva perdere la testa e ti teneva sempre sul filo, che sapeva infiammare un
rapporto.
Non come la sua ex, una noia mortale e opportunista, in ogni aspetto della
vita, in particolar modo quello materiale ed economico.
'Joey, ti porto a letto…stramazzi' la bambina stava letteralmente
crollando e Jeremy fece per prenderla in braccio.
'No, non tu...Lys...per favore' con uno sguardo angelico, impietosì la
O’Neill 'Certo, tesoro. Ci penso io'. Si alzò da tavola, e la sollevò,
stringendola a sé. Sul finire della cena aveva indossato di nuovo il proprio
abito a pois, asciutto, e la piccola il pigiamino rosa, per prepararsi alla
nanna imminente.
'Deve lavarsi i denti...' suo padre ricordò.
'Va bene...' la rossa depositò Joey davanti al lavandino del bagno
annesso alla sua cameretta, sul rialzo di plastica dell'Ikea, porgendole lo
spazzolino con il manico a forma di testa di cigno, sulle cui setole aveva
spremuto un dito di baby dentifricio.
La bambina ci mise un attimo e, barcollando, si fece accompagnare nel
suo lettino, in legno bianco e rosa, stracolmo di pupazzi di pezza e cuscini
colorati, dentro le cui coperte si infilò, sbadigliando.
La sua stanza era molto ampia e curata in ogni minimo particolare, a
misura, e delicata, non eccessiva come il resto della dimora, notò l'irlandese.
'Buonanotte, Lysandra. Tornerai qualche volta? Papà non ha freddo,
l’ho capito...è tanto triste. Oggi che c’eri tu, invece, rideva sempre…' la
ragazzina, diabolica, la guardava languida, sfiorandole la mano con la propria,
intanto che gli occhi le divenivano fessure. Un sonno profondo la colse,
d'improvviso.
Lys sentì una presenza alle sue spalle; Jeremy, sullo stipite della
porta, che spegneva la luce e si avvicinava al letto, per posare un bacino
sulla fronte della sua bambina.
'Da quanto eri lì?' gli bisbigliò, per evitare che la biondina si
svegliasse, appena fuori in corridoio.
'Abbastanza da sentire le farneticazioni di una donna di quattro anni.
Scusa, non si è mai comportata così' mormorò, tornando verso la piscina. Si era
fermato a prendere qualcosa, sulla mensola sopra il camino del soggiorno: un
pacchetto di sigarette ed un accendino.
'Ne vuoi una?' si accese una bionda, in piedi, velocemente, e dette
una prima voluttuosa boccata, sbuffando al cielo non solo il fumo…soprattutto
la tensione che lo attanagliava.
'No. E non dovresti nemmeno tu'.
'La paternale non la reggo' si lamentò, quasi sgarbato, camminando
verso la piscina.
Lei se ne meravigliò, comprendendone il disagio 'Aspetta...' rientrò
in casa, in fretta.
Aveva notato un angolo bar notevole, molto maschile, di legno scuro,
con liquori di tutti i tipi e relativi bicchieri sulle mensole.
Ne prese due, e li riempì, per un terzo, di pregiato whisky di malto
Talisker, da una bottiglia già aperta. Ci mise pochi cubetti di ghiaccio,
recuperati dal mini frigo nascosto sotto il bancone, e tornò da Renner 'se
proprio devi sfogarti, meglio una sana bevuta...ieri sera hai ordinato lo
stesso, per cui...' glielo passò e si stese su uno dei lettini di plastica a
bordo vasca.
'Sei una grande...' Dio, quanto gli piaceva quella femmina. Sedette
accanto a lei, sul suo stesso lettino, fissandola dall'alto, la sigaretta nella
sinistra e il whisky nella destra. 'A volte straparlo, mi debbo scusare…ancora,
per la seconda volta nell’arco di tre minuti'.
Percepì la sua mano che gli carezzava l'avambraccio 'Di cosa? Jer,
ascoltami’ usò un diminutivo anche lei e forse non in modo casuale ‘Tua figlia
è preoccupata per te e i bambini sono la bocca della verità, ragionano senza
filtri. Le piacerebbe pensare che sei in compagnia, quando non è con te o,
magari, la tua ex frequenta qualcuno, non so, non voglio impicciarmi' no, lo
stai già facendo, purtroppo!
'Mica uno...' rise, con amarezza, spegnendo la cicca a terra e
buttando giù un sorso di superalcolico 'ha avuto diverse storie, a seguito
della separazione. Nessuna è durata; l'avevo pregata di evitare di presentare i
suoi nuovi fidanzati a Joey, ovviamente ha fatto di testa propria'.
'Uhm, come tutti... di solito non chiedo consigli e non ne voglio...'
ribatté 'non la giustifico, era per dire, ognuno ha il suo carattere e i
difetti sono più numerosi dei pregi, in ciascuno di noi'.
'Sì, hai ragione. E Joey legge bene, nella mia anima; Lys, pensi che
non desideri una persona accanto a me che mi ami, che mi coccoli, con cui
dividere la vita oltre che il letto? Che straveda per mia figlia e per me?' le
domandò, gli occhi nei suoi. La conversazione stava prendendo una piega strana
ed intima. E lui si stava innervosendo; si sentì l’incoerenza fatta persona,
dato che la sera precedente aveva tessuto le lodi del suo status di scapolo
d’oro.
'La troverai, è ciò che cerca ogni essere umano, a discapito delle proprie
parole e a volte dei propri comportamenti' quasi leggendogli nel pensiero,
stese la mano per fargli una carezza, sulla guancia, stavolta. Era senza
malizia, solo tenerezza...tuttavia… sentì un sussulto e non ne comprese, con esattezza,
la provenienza. Da sé o dal suo capo? Nel frattempo, lui aveva trattenuto la
sua mano con la propria, premendosela sul viso, a prolungare il loro contatto.
Non avrebbe dovuto, ma era stata così dolce e non c'era nulla fra
loro...nulla. Non avrebbe frainteso.
'Jer' la rossa balbettò, in difficoltà. Doveva scappare, scappare
subito, prima che le emozioni prendessero il sopravvento sulla razionalità,
prima che il tocco delle proprie dita sulla sua pelle morbida, di cui percepiva
la barba rasata al mattino e l'angolo della bocca increspato in un mezzo
sorriso, la portassero alla porta dell'inferno. Forse già c’era, su quella
porta.
Renner non smetteva di scrutarla ed era rimasto in
silenzio, bloccato e immobile, in una posa curiosa, che dall'esterno sarebbe
parsa un'affettuosità fra innamorati.
'Jer…' Lysandra ripeté a voce più alta 'meglio che vada'.
Finalmente l'uomo si destò dal suo torpore e le lasciò la mano.
'Mi ero incantato...' rilevò lui, girando il palmo della propria e
rimirandola, per cercare una ferita che non c'era. Non sulla cute, era già
nell'anima.
Lys saltò quasi in piedi dal lettino, scolando il suo drink in un
unico sorso, un ulteriore fuoco liquido pure per le sue viscere 'Non c'è
bisogno che mi accompagni, conosco la strada ed è meglio se rimani nei
pressi della camera di Joey…salutala da parte mia, domani mattina' lo aveva
suggerito, per evitare ulteriori imbarazzi.
'Come vuoi...buonanotte, irlandese' alzatosi, di fronte, le sfiorò una
ciocca di capelli rossi, con la punta delle dita.
'Ciao, capo' ripresa la borsa, Lysandra mise le ali ai piedi, per
lasciare la villa più veloce che poté, il cuore che le rimbalzava nel petto,
che pareva voler balzare fuori dal torace, affannato.
***
L'ispirazione del racconto che state leggendo è nata dalla spiacevole
vicenda giudiziaria, ad oggi ancora in corso, che vede coinvolto Jeremy Renner contro
l’ex moglie, per la custodia della figlia.
Non si trattava di dare giudizi morali o legali, semplicemente di
voler mettere in punta di tastiera delle idee; nel caso specifico, narrare del
legame amoroso fra un uomo divorziato, padre di una bambina, che coinvolge una
ragazza conosciuta da poco tempo nei propri pesanti e complessi problemi.
I protagonisti, come avrete notato, hanno i nomi, i volti e la
fisicità degli attori del cast di 'Avengers'; tuttavia, sono stati inseriti in
un contesto in cui non svolgono la loro professione, bensì interpretano un
ruolo, un personaggio diverso, in una sorta di fanfiction nella fanfiction.
Saranno presenti due coppie slash, descritte con tenerezza, senza
dettagli particolarmente intimi, riservati, invece, ai due protagonisti della
storia, Jeremy Renner e Lysandra O'Neill.
Il titolo si ispira alla canzone interpretata proprio da Renner
'Heaven don't have a name'.
Buona lettura!
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