Di bermuda e altri indumenti osceni

di Shireith
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Di bermuda e altri indumenti osceni

 «Sarò più che puntuale, fidati, Iwa-chan!» aveva annunciato Oikawa il giorno prima, assicurandogli che non avrebbe fatto ritardo.
 Iwaizumi scoccò un’occhiata all’orologio: le 7.15 – Oikawa era in ritardo.
 Sbuffò. E dire, pensò infastidito, che era stato lui a organizzare tutto. Era stato lui, un pomeriggio, a entrare in palestra – in ritardo anche quel giorno, per giunta! – esclamando: «Vi va una bella gita in spiaggia, ragazzi?!» E così, l’intera squadra aveva accettato e tutti insieme si erano accordati per quel finesettimana.
 Oikawa aveva tante di quelle idee per la testa che, come aveva dichiarato lui stesso, non sarebbe bastata una sola giornata per esaurirle tutte.
Se solo fosse in orario, magari.
 
 Oikawa arrivò un quarto d’ora dopo – mezz’ora di ritardo – e non tentò nemmeno di addurre qualche scusa. Si presentò sul luogo dell’appuntamento con disinvoltura e quella solita faccia da schiaffi velata di presunzione.
 Stizzito, Iwaizumi si volse, pronto a sfoderare la lingua e strapazzarlo per bene, ma si bloccò non appena lo vide. Sbatté più volte le ciglia, squadrò Oikawa con maggiore attenzione e non riuscì a credere ai suoi occhi: indossava, l’idiota, un paio di bermuda con gli ananas, enormi occhiali a forma di cuore, e la camicia…
 «Dimmi che quella cosa non è tua.»
 «Perché?»
 «È oscena.»
 Oikawa sorrise tronfio. «Lo dici solo perché non hai stile, Iwa-chan.»




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