Unleashed knot
CAPITOLO
1
Quel
primo giorno del secondo anno era iniziato male fin da principio.
Aveva
preparato la valigia per tornare in dormitorio la sera prima, ed era tutto
pronto. Come tutti gli altri doveva arrivare al Dormitorio per lasciare il
borsone con le poche cose che si era portato a casa per le vacanze estive, e
poi andare a lezione.
Invece
non aveva sentito la sveglia, si era dovuto alzare di corsa e arrivare
altrettanto frettolosamente al Dormitorio e poi in classe. Era stato l’ultimo a
mettere piede in aula, ma almeno Aizawa non era
ancora arrivato.
Ciò
nonostante era già sudato, aveva iniziato la giornata nel modo peggiore per
lui, a cui piaceva essere sempre puntuale e, se poteva, arrivava persino in
anticipo.
Avrebbe
dovuto capire che le cose non potevano che peggiorare quando Aizawa aveva messo piede in classe, imponendo l’ordine ma
lasciando la porta dell’aula aperta. Come se dietro di lui dovesse entrare
qualcun altro.
Poiché
era successo alla fine del primo anno lo aveva quasi scordato, Ojiro, di quella
faccenda lasciata in sospeso fra 1-A e 1-B.
Chi
si sarebbe preso Shinsou Hitoshi.
E
fissando la porta aperta ebbe un lungo brivido lungo la schiena.
L’anno
prima non avevano detto in quale classe delle due sarebbe capitato, all’inizio
del secondo, ma solo che sarebbe passato dal Dipartimento Generale a quello
Eroi. E adesso che il fantomatico secondo anno era iniziato, era il momento di
svelare l’arcano.
Dietro
di lui, Kaminari stava già strepitando, lo percepiva
chiaramente. Gli allontanò la coda da davanti prima che potesse sfogarsi su di
essa.
“C’è
Shinsou dietro la porta, prof? Dai, ce lo dica, non ci tenga in sospeso!”
esclamò euforico, sporgendosi in avanti.
L’occhiataccia
di Aizawa lo aveva subito rimesso in riga, ma anche
se era tornato a sedersi composto Ojiro lo sentì chiaramente muoversi esagitato
sulla sedia.
“Sta
al tuo posto, Kaminari,” lo redarguì Aizawa, ma a quel punto non serviva più a nulla stare lì a
fare chissà quale tipo di discorso. Tanto, lo sapevano già.
“Dunque,
come Kaminari ha fatto presente pur senza che gli
venisse richiesto, oggi, in quanto primo giorno del vostro secondo anno, verrà
svelata la classe in cui studierà anche Shinsou Hitoshi. Ma non qui. Prendete
le vostre divise e scendete nella palestra, vi aspetta lì anche la sezione B,”
e detto questo, Aizawa era stato il primo ad uscire.
Ojiro
si era alzato insieme agli altri per ritirare la valigetta con le loro divise
da Hero e poi aveva seguito i compagni negli
spogliatoi per cambiarsi. A differenza dell’entusiasmo di Kaminari
o della trepidanza di Midoriya e Kirishima,
però, Ojiro si sentiva decisamente teso.
Non
sapeva perché in effetti, non era un pensiero che avesse molto senso, eppure
non si sentiva per nulla felice all’idea di avere Shinsou Hitoshi in classe con
lui. Forse era per quello che era successo al Festival Sportivo dello scorso
anno, anche perché non avrebbe avuto altri motivi per avercela con lui.
Eppure
una parte di lui sperava che la classe ad accoglierlo fosse la B.
Non
gli piaceva l’idea di averlo in classe, senza contare che sarebbe stato seduto
accanto a lui e la cosa gli piaceva ancora meno. Non c’era un vero motivo, e
non era forse un pensiero o un comportamento molto eroico, ma dubitava di poter
facilmente andare d’accordo con Shinsou né di poterlo facilmente perdonare per
quello che gli aveva fatto al Festival Sportivo.
Eppure
pareva essere l’unico a pensarla così.
Anche
Tokoyami aveva ammesso, durante il tragitto, che si
sarebbe sentito a disagio ad averlo come compagno di classe. Ma Midoriya era subito corso in sua difesa, e Ojiro proprio
non capiva perché. Eppure, anche lui ci aveva combattuto contro.
Ma
Midoriya, con il suo buon cuore, continuava ad
insistere che tutto sommato Shinsou era meno peggio di quello che voleva
ammettere, che non era cattivo, e che dovevano dargli una possibilità.
Anche
Kaminari era d’accordo, dopotutto era stato per lui
che la loro squadra aveva vinto durante l’ultimo allenamento di gruppo con la B
l’anno precedente, e l’aveva anche salvato.
Continuava
a sentirlo bofonchiare su questo o quello e su Shinsou, soprattutto, quando
raggiunsero la classe B e, ovviamente, l’interesse di quella mattina.
Che
era in piedi fra Vlad King e Aizawa,
la maschera già sulla bocca a coprire quello che giurava essere un sorriso
sfrontato, come al solito.
Stavolta,
però, non era in tuta. Aveva ottenuto la sua divisa da Eroe, Shinsou.
Niente
di eccessivo o eclatante.
I
pantaloni erano semplici, neri, calzavano negli stivali a metà polpaccio dello
stesso colore ma con la bordatura e la suola tendente al violaceo. Anche la
canotta e i guanti, senza dita, erano neri, ma decisamente più aderenti di
quelli di Aizawa e giurava, seppur parzialmente
coperta dalle bende grigie, fosse a collo alto, ma morbido e largo. Forse per
nascondere la maschera e la bocca all’occorrenza. Alla cintola aveva appeso due
piccole sacchette, probabilmente con qualche occorrente per il primo soccorso.
O qualche arma, come Aizawa.
Doveva
ammettere, Ojiro, che il fischio ammirato di Mina e Hagakure
era ben riposto.
Shinsou
doveva essersi allenato ancora tantissimo anche dopo aver passato il test
perché, seppur la tuta ben lo nascondeva, Ojiro era certo che il suo fisico non
fosse così quattro mesi prima. Si era irrobustito, le spalle lasciate
parzialmente scoperto dalla maglia sembravano un po’ più larghe, le braccia non
erano più magre e ossute.
La
divisa da eroe fasciava adesso un fisico che non aveva nulla da invidiare a
molti di loro.
“Cavoli,
Shinsou, quasi non ti riconoscevo!” esclamò Kaminari,
andandogli sotto all’istante. Monoma però lo scacciò
via con sgarbo e si mise accanto all’altro, chiacchierando fitto.
Ecco,
se quell’allenamento da primo giorno era per vedere con chi Shinsou avesse più
affiatamento, e mandarlo in quella classe, il fatto che Monoma
gli stesse così dietro era una cosa decisamente a suo vantaggio.
Eppure...lo
infastidiva.
Perché
Kaminari era fastidioso ma animato da buona
intenzioni.
Monoma aveva la
faccia del ruffiano lì solo per mettere zizzania.
Itsuka Kendo,
per fortuna, arrivò il loro soccorso, trascinandoselo via per un orecchio.
“Chiedo perdono per il mio compagno. La tua divisa è davvero interessante, mi
piacerebbe trovarci come compagni, questa volta,” fece con gentilezza.
Shinsou
rispose solo con un cenno del capo. La maschera lo copriva per metà e non era
facile carpire per bene la sua espressione.
“Ti
ringrazio,” mormorò.
“Oh,
finalmente si può parlare!” esclamò di tutta risposta di nuovo Kaminari che, seguito da Kirishima
e Ashido, si avvicinarono a lui. Stavolta, però, fece
un passo avanti anche Midoriya, insieme anche a Shoda e Shiozaki della B.
Ed
era strano, vederlo parlare con quei due, perché anche loro avevano avuto modo
di provare il suo subdolo potere.
Shoda,
soprattutto, si era ritirato dopo di lui durante il Festival Sportivo dell’anno
prima, per lo stesso motivo che aveva spinto lui a fare altrettanto. Eppure,
adesso gli sorrideva e scherzava con lui.
Forse
perché era stato nel suo gruppo, contro quello di Midoriya,
durante l’allenamento doppio dell’anno prima? Con Monoma
e Yanagi, che però se ne stava in disparte.
Forse
combattere con lui, parlarci in un momento di necessità, aveva fatto capire a Shoda qualcosa che a lui ancora sfuggiva? Che, come diceva Midoriya e sottolineava Kaminari,
Shinsou non era così male?
Sorrideva,
adesso, mentre parlava con loro.
Sogghignava,
per la precisione, e sembrava un po’ una presa in giro, ma più probabilmente
era il suo modo di fare e basta. Era la sua faccia.
Il
modo in cui si stava approcciando a loro, la mano che aveva portato a grattarsi
la nuca, gli dava un’aria anzi quasi imbarazzata. Come se fosse a disagio.
“Adesso
basta stare qui a non far nulla, si passa all’allenamento!” tuonò Aizawa, battendo le mani fra loro per attirare l’attenzione.
Li
guardò tutti, Aizawa, uno a uno, e Ojiro ebbe un
attimo la sensazione che si fosse soffermato su di lui un secondo di troppo.
Aveva
una brutta sensazione.
Bruttissima.
“Sarà
simile a quello dello scorso anno, con una sostanziale differenza: stavolta
verrete mischiati.”
Iida alzò
prontamente la mano, tesissima, “Intende dire che potremmo capitare in gruppo
con qualcuno della classe B contro qualcun altro della nostra classe?”
“Esattamente,
Iida.”
“State
scherzando, mi auguro!” gracchiò Monoma, sconvolto,
“Mischiarci a questi...questi...”
“Non
ti faccio neanche finire di parlare, Monoma,” sospirò
Vlad King in risposta, “I ragazzi della 2-A
potrebbero diventare vostri colleghi, un giorno. Nei prossimi tirocini potrebbe
capitare di collaborare sotto le direttive dello stesso tutor com’è già
successo lo scorso anno ad alcuni di voi. Il minimo è cercare di creare un
rapporto amichevole e rispettoso, fra di voi.”
“Ma
signore...”
L’espressione
schifata di Monoma fu capace di far rizzare i peli
anche a Ojiro, e se non fosse stato per il tempestivo intervento di Kendo forse
Monoma non sarebbe arrivato a fine giornata, visto
che Bakugou era parso intenzionato a farlo saltare in aria.
“Stupido
coglione,” lo sentirono tutti borbottare.
Vlad King si
massaggiò appena la base del naso, “Grazie, Kendo.”
“Di
nulla, signore. Anche se il mio compagno è quel che è, spero si possa
collaborare serenamente. Mi scuso per lui.”
“Non
hai nulla di cui scusarti, Kendo-san,” sorrise subito
Momo, “Anche io me lo auguro vivamente!”
“Bene,
adesso, superata quest’interruzione passiamo alle cose serie. Di nuovo,”
borbottò Aizawa. Sembrava risentito, se
dell’interruzione o del comportamento di Monoma Neito era difficile dirlo.
“Le
squadre saranno sempre di quattro o cinque a seconda dell’esigenza. Uno sarà il
porta bandiere e leader, e lo sceglieremo noi per ogni squadra. L’obiettivo è
non farlo catturare dagli avversari. Vince chi riesce a mettere per primo fuori
gioco il leader del gruppo rivale o a trascinarlo fuori dalla linea di gioco.
Sono stato sufficientemente chiaro?”
“Sì,
signore!”
“Bene.
Allora, adesso le squadre:
Tsunotori, Monoma, Ojiro e Tokoyami; squadra
A.
Shinsou,
Ashido, Kendo, Iida e Awase; squadra B
Kaibara, Shishida, Tetsutetsu e Kirishima; squadra C
Kaminari, Jirou, Tsuburaba e Asui; squadra D
Shoji, Kamakiri, Shoda e Satou; squadra E
Mineta, Rin, Yanagi e Sero;
squadra F
Komori, Uraraka, Bondo e Todoroki;
squadra G
Fukidashi, Tokage, Honenuki e Bakugou;
squadra H
Shiozaki, Yaoyorozu, Hakagure e Aoyama; squadra I
Kodai, Kuroiro, Koda e Midoriya; squadra L.
“Inizierà
la Squadra A, con Tokoyami come porta bandiera,
contro la squadra B, con Iida come portabandiera.
Avrete quindici minuti di tempo, dopodiché decideremo se considerare la prova
fallita o meno in base allo svolgimento della stessa, nel caso nessuna delle
due squadre sia riuscita a sconfiggere o catturare il portabandiera
dell’avversaria. E’ tutto chiaro?”
“Sì,
Professor Aizawa!”
“Molto
bene. Iniziamo allora.”
Passando
davanti a Bakugou per raggiungere il punto di partenza, Ojiro lo sentì
chiaramente imprecare a denti serrati, maledicendo Aizawa
e tutti quanti.
Non
c’era da stupirsene, in fondo. Era finito circondato da quelli della B. Per
lui, che già aveva faticato a relazionarsi a malapena con loro dopo un anno che
si conoscevano, doveva essere fin troppo irritante.
E
non era l’unico.
Anche
Monoma era decisamente di cattivo umore.
Gli
passò accanto tirandogli una spallata e affiancando invece la sua compagna di
classe. Ojiro alzò a sua volta gli occhi al cielo.
Sarebbe
stato un lungo, lunghissimo allenamento. Il più lungo della sua vita.
“Dovremmo
cercare di collaborare,” mormorò Tokoyami dopo un
po’, guardando proprio Monoma.
Pony
per fortuna non sembrava avere troppi problemi.
“Taci,
fallito. Io non collaboro con i nemici.”
“Non
siamo nemici, siamo nella stessa squadra, Monoma,”
ribatté anche Ojiro, contando mentalmente fino a dieci. “Sarebbe utile sapere
qualcosa di più sul tuo potere, sai?”
“Non
rivelo i miei segreti al nemico, non sono così ingenuo.”
“Ancora
con questa storia? Non siamo nemici, siamo nella stessa squadra!”
“Per
ora.”
“Beh,
è per ora che dobbiamo collaborare,” sbottò Tokoyami,
“Quindi cerca di essere ragionevole.”
Monoma schioccò
la lingua, irritato, “Ma non capisco che abbiano in mente Vlad
e Aizawa! La sezione B non dovrebbe mescolarsi con
quei perdenti della A, per nessuna ragione!”
“Senti,
tu...-“
“Non
dovresti pensarla così, Monoma,” esclamò di punto in
bianco Tsunotori, “Alla fine, siamo tutti eroi! Io
sono felice di essere qui! Cosa c’è? Ho sbagliato qualche parola? Scusate,
faccio ancora un po’ di confusione con alcuni termini...” aggiunse subito dopo,
vedendo l’espressione stupita sia di Monoma stesso
che di Ojiro.
Ma
quest’ultimo scrollò velocemente la mano davanti al volto, “No, no, non hai
sbagliato. Non me l’aspettavo,” sorrise quindi.
Tsunotori ricambiò
raggiante, “Oh, ma prego! E’ la verità! Perché ho combattuto contro di te
l’anno scorso e mi sei sembrato forte! Hai resistito alle mie corna!”
“E
mi hai massacrato, a conti fatti. Ma ti ringrazio, Tsunotori-san.”
Tokoyami scoccò
quindi un’occhiata a Monoma, che aveva ancora la
bocca spalancata. “Visto? Almeno la tua compagna è ragionevole.”
“Assurdo...”
Pony
chiuse entrambi i pugni davanti al petto in una posa che ad Ojiro ricordò
tantissimo Uraraka quando voleva cercare di dare la
carica a chi le era intorno, riuscendoci per altro benissimo.
“Dai,
Monoma-kun! Non vuoi vincere? Io sì!”
“Già,
Monoma, non vuoi vincere?” lo stuzzicò ancora Tokoyami, “Magari se dimostrate di essere superiori Shinsou
finirà in classe con voi.”
“Già,”
sogghignò Monoma, in quel suo modo sghembo e
irritante, “Perché voi non lo volete, giusto? La grande inutile sezione A non
può accettare qualcuno con un quirk così speciale
come Shinsou, giusto? Voi pensate di essere superiori a qualcuno che viene
dalla sezione ordinaria, no?”
Ojiro
spalancò gli occhi, “Ma che c’entra? Tokoyami non ha
detto questo!”
“Tsk, era fra le righe.”
“Tu
sei matto,” borbottò Mashirao, sempre più irritato. “E poi non andremo da
nessuna parte se continui così, e non fai che mettere zizzania. Presto Aizawa darà il via alla prova, ti decidi o no a collaborare?”
Neanche
l’avesse chiamato, il rumore sordo della sirena annunciò l’inizio.
Pony
si lasciò andare ad un sospiro, “Comunque tu sei l’obiettivo, corvo, giusto?
Allora basta che io o Ojiro-kun rimaniamo con te.”
“Sì,
ma mi chiamo Tokoyami...”
“Ti
chiedo scusa!”
“Non
importa. E ricordatevi di parlare solo se possiamo guardarci in faccia, come ci
ha mostrato Midoriya l’anno scorso è il modo migliore
per non cadere nei trucchi di Shinsou.”
Ojiro
annuì, “Sì. Tsunotori-san, ti dispiace andare avanti?
Io rimarrò indietro e...”
“Siete
anche codardi, adesso?” infierì Monoma d’improvviso,
“Mandi avanti le ragazze, scimmione?!”
Ojiro
digrignò i denti, “Sto per colpirti, sappilo.”
“Perché?
Ti disturba, la verità?”
“Adesso
basta! Qua Tsunotori è l’unica che ha un attacco a
media e lunga distanza, è logico mandare avanti lei. Non dimentichiamoci che
l’altra squadra ha Ashido e Kendo, oltre a Iida, anche se lui sarebbe l’obiettivo e forse si
nasconderà.”
“Tokoyami ha ragione. Posso andare avanti io, ma devo per
forza avvicinarmi e mi vedrebbero subito. Iida non lo
prenderemo mai, se non lo cogliamo di sorpresa. E’ così difficile da capire?”
Monoma storse la
bocca, contrariato. Scocciò un’occhiata a Pony, che era determinata e non
pareva avere niente da ridire su quel patetico piano, se così poteva essere
definito. E ne dubitava fortemente.
“Probabilmente
posso copiare il quirk di Tokoyami,
di sicuro quello di Tsunotori. Dubito sia utile quello
dello scimmione. Dura quindici minuti.” decretò alla fine, seppur scocciato
come poche volte in vita sua e con l’espressione di chi preferirebbe star
pulendo i bagni della scuola piuttosto che essere lì.
Ma
lo ignorarono tutti comunque, e alla fine Tokoyami si
limitò ad annuire e a porgergli la mano, “Copri tutta la prova, allora, bene.
Copiali, sperando che tu possa riuscirci. Visto che puoi copiare quello di Tsunotori-san, andrai avanti anche tu. Più o meno come hai
fatto lo scorso anno. Ricordati di non rispondere se non puoi vederci.”
“Non
sono stupido come voi!”
“Non
ci giurerei,” sospirò Tokoyami, “Dubito che la
squadra avversaria punti a rimanere solo unita, è inutile. Per altro, hanno una
persona in più rispetto a noi, quindi sarà un problema. E a litigare non
abbiamo avuto tempo per creare un vero piano...”
“Andrà
bene!” squittì Pony, “Improvviseremo e andrà bene!”
“Vorrei
essere ottimista come te,” sorrise Ojiro.
Sarebbe
stata una prova davvero complicata.
Angolino Autrice:
Heilà!
Sono tornata con un’altra Shinoji.
Ma chi l’avrebbe mai detto.
Scommetto che non ve lo aspettavate!
Nessuno poteva aspettarselo.
...
Sono terrificante lo so perdonatemi. Per
altro, anche qui Angst a palate, ma chi mi ha seguito
in Fear o chi sta seguendo Smash ormai lo sa: Asu e l’angst vanno a braccetto!!
Spero che questa nuova storia vi possa piacere.
Io mi sono divertita a scriverla e un grazie come al solito a Anya, che mi sopporta e supporta.
Un bacione,
Asu