Fandom: DC's
Legends Of Tomorrow
Personaggi:
Mick Rory, Rip Hunter
Words:
893
Genere: Hurt/Comfort
Rating:
arancione
Contesto: post
2x13
Avvertimenti: trattandosi
di tortura, ci sono delle descrizione che qualcuno potrebbe definire
abbastanza esplicite. Leggete solo se non è un argomento che
potrebbe darvi problemi.
Beta: Nais
Disclaimer: i
personaggi non mi appartengono.
Note: Scritta
per il Bingo
Challenge del
gruppo Hurt/Comfort
Italia - Fanfiction & Fanart con
il prompt "Tortura".
It
doesn't matter
(and
yet you still do)
Inizia
con un pugno nello
stomaco. Rip resta senza fiato. Poi viene colpito ancora, e di nuovo,
ancora e ancora e ancora, fino a quando non si sente soffocare e
macchie nere iniziano a danzare davanti ai suoi occhi. È
allora che
decidono di passare alle dita: le rompono tutte, una per una.
Eppure
non ha ancora detto
una parola. Non un suono, non un lamento, non un grido.
Quando,
però, gli viene
conficcato un pugnale nel fianco sinistro, Rip geme. Quando impugnano
l'elsa e ruotano la lama dentro di lui, Rip urla.
Qualcuno
ride e qualcuno
sbuffa impaziente.
«Sai,
non penso che il tuo
Capitano riuscirà a resistere ancora a lungo» uno
schiocco di
labbra «ma, se ci dici quello che vogliamo sapere, vi
lasceremo
andare e potrai finalmente aiutarlo, Chronos.»
A
Rip viene da ridere.
Dal
modo in cui il loro
rapitore – Marcus
– e i suoi due
scagnozzi di cui non conosce il nome si voltano a guardarlo irritati,
capisce che lo ha fatto per davvero. Ridere, si intende. Il che, data
la loro situazione, non è molto normale.
Sarà
per questo che Mick
Rory, legato come lui ad una sedia da una spessa corda attorno al
torso, ai polsi e alle caviglie, sembra domandarsi se forse Rip
è
stato colpito alla testa una volta di troppo e sia uscito
completamente pazzo.
«C'è
qualcosa che vorresti
condividere con il resto di noi, Capitano
Hunter?»
Rip
ride di nuovo. È
divertente, non può farne a meno. Si sforza però
di alzare la
testa, così che almeno possa guardare Marcus
negli occhi, anche se il sangue che ricopre metà della sua
faccia
rende piuttosto difficile la cosa.
«Non
sono più il capitano
della Waverider», il suo è a malapena un sussurro,
la voce che
raschia contro la sua gola. C'è un pizzico di risentimento
nel suo
tono perché, dopotutto, essere il capitano della Waverider
era tutto
ciò che gli restava, ma questo non è il momento
di pensarci. Le
labbra spaccate si stendono in un altro sorriso divertito. Bruciano.
Può saggiarne il sangue sulla punta della lingua
«e anche se lo
fossi stato, Mr. Rory non avrebbe parlato. Quindi avanti, torturatemi
quanto volete: non avrete mai quello che cercate.»
Di
questo è certo, perché
dare via il codice che permette di accedere al segnale delle navi
temporali di tutti i Time Masters – è un codice
che solo un
cacciatore di teste può possedere - significherebbe
condannarli a
morte certa. E Mick Rory, nonostante tutto, non è un mostro.
«È
meglio se stai zitto,
Englishman» gli
ringhia contro il
piromane, il volto una maschera di furore. Per un momento gli sembra
di vedere una sorta di preoccupazione nei suoi occhi, ma Rip non ne
è
sicuro. Non è mai sicuro di nulla, quando si tratta di Mick
Rory.
Marcus,
invece, sorride sardonico. Gli afferra i capelli e tira fino a quando
Rip ha l'impressione che la sua testa stia per staccarsi dal collo.
«Quindi
credi che ti
lascerà semplicemente morire?»
Rip
ha gli occhi serrati. Il
collo inizia a fargli male e la posizione di per sé tira
alla ferita
nel fianco, provocandogli abbastanza dolore da far diventare il mondo
tutto nero per qualche secondo. L'ilarità che lo ha colpito
solo
attimi prima è del tutto scomparsa. Sospira, più
stanco che mai.
«Non
importa... » mormora,
perché è la pura e semplice verità.
Rip non è importante. Almeno
non più di quando lo siano le vite degli altri Time Masters.
Incontra
gli occhi di Mick.
Il suo volto è privo di ogni espressione, ma nel suo sguardo
c'è
un'intensità che non credeva di poter mai leggere sul viso
dell'altro. In quel momento gli sembra quasi che Mick riesca a
capirlo, più di quanto sia mai riuscito a fare chiunque
altro. E non
sembra contento.
Rip
cerca di non badarci
troppo.
E
poi, anche se la sua vita
dovesse spegnersi, sarebbe davvero così male? La sua
famiglia è
morta e le Leggende non hanno davvero bisogno di lui.
Anche
se dovesse scomparire,
al mondo, in realtà, non importerebbe nulla.
Marcus
rilascia la presa sui suoi capelli e Rip torna a fissare il
pavimento. La ferita al fianco continua a sanguinare lentamente.
È
esausto. Si chiede se magari è una buona idea chiudere gli
occhi e
permettersi così di dormire.
«Be',
Mr.
Hunter, forse hai ragione.»
Si
accorge a malapena della
pistola che gli viene puntata alla testa e poi un boato riempie
all'improvviso la stanza. Il suo corpo sussulta. È una
reazione
istintiva.
Non
è stata però la
pistola a sparare. Quando, con un ultimo sforzo, riesce ad alzare il
volto, si accorge che il resto del team è appena arrivato e
Mick,
libero dalle proprie restrizioni, è al suo fianco. Taglia le
corde,
ma quando è chiaro che non c'è nessuna
possibilità che Rip sia in
grado di mettersi in piedi, lo prende tra le braccia e lo porta fuori
di lì. Rip pensa che dovrebbe sentirsi in qualche modo
imbarazzato
da questo, ma con la testa contro il petto caldo dell'uomo e l'oblio
all'angolo della sua mente, realizza che non gli interessa davvero.
«Tu
sei ancora importante,
razza di idiota.»
E
forse un giorno Rip
imparerà a crederci. Per il momento gli basta chiudere gli
occhi.
Per il momento, in quello strano e imbarazzante abbraccio, sa di
essere al sicuro.
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