Prima di leggere, delle piccole note:
Dopo essermi immersa nella lettura della storia Continuerò a scegliere
te. di Harriet Strimell e aver scoperto che l’ha scritta seguendo le
regole della Ten Songs Challenge, mi sono detta che avevo bisogno di
provarci.
Quando ciò è successo, avevo una sorta di blocco e questo
esperimento mi è servito a sbloccarmi tantissimo, per questo ringrazio Harriet
per questo input “involontario” XD
Ecco a voi le regole della challenge, prese direttamente
dalla storia di Harriet, nel caso vi piaccia l’idea e vogliate provarci anche
voi:
#01. Scegli
un personaggio, una coppia o un fandom.
#02. Apri la tua cartella di
musica, seleziona la modalità di riproduzione casuale e fai partire.
#03. Scrivi una Drabble/Flashfic
che sia collegata alla canzone che sta andando. Hai tempo fino al termine della
canzone per terminare lo scritto: parti con l’inizio della canzone e finisci
quando termina, niente esitazioni! Non importa quanto scombussolato o “strano”
sia il risultato finale.
#04. Scrivine 10, poi
pubblicale.
A me è venuta subito in mente questa coppia nata quasi per caso,
ovvero tra Roddy Bottum e un mio carissimo OC, Ethan Murphy.
I due appaiono insieme in And the pieces
of my puzzle keep crumblin’ away, in una scena racchiusa in un flashback,
mentre per saperne di più su Ethan potete buttarvi su Waiting Awake,
che narra molti aspetti dela sua infanzia. Su di lui scriverò ancora, ma troverete
tutte le storie su di lui e sulle volte che il suo cammino si incrocerà con
quello di Roddy nella serie In Pieces.
Il titolo della
storia è un verso del ritornello di Falling
To Pieces, brano dei Faith No More
tratto dal loro primo album The
Real Thing del 1989.
Dal momento che vi
ho disturbato fin troppo qua, vi ringrazio se deciderete di leggere e lasciare
un commento a questo strambo esperimento, augurandomi che ascoltiate i brani
che vi lascerò all’inizio di ogni drabble!
Se qualcuno ha già
letto le altre storie e trova qualche incongruenza con il passato di Ethan, beh…
diciamo pure che il contest in cui si trovano i due in questa storie di momenti
è particolare e non consente al mio povero OC di essere del tutto sincero XD
Grazie ancora a
tutti e buona lettura ♥
My love and my agony
Il ragazzo sollevò l’oggetto, puntandolo in faccia al tipo
che si trovava di fronte a lui.
«Che cazzo fai con quell’accendino?»
«Allontanati, stronzo! Qui non ci fai niente!»
«Fai il gangster, eh? Spostati e lasciami passare, chiaro?»
«Ethan, vieni via di lì!» gridò qualcuno.
Il ragazzo con l’accendino in mano lo ignorò e continuò a
fissare l’intruso. «Questo è il nostro territorio» ringhiò.
Il tipo ben piazzato e completamente tatuato lo sovrastava
di diversi centimetri, ma Ethan non aveva paura.
La vita di strada non lo spaventava, era abituato a
fronteggiare di tutto.
E aveva bisogno di una dose, perciò doveva sbarazzarsi il
prima possibile di quell’intruso.
Era di un’altra gang.
Roddy lo fissava stranito, sperando che scherzasse. Quando
Ethan aveva fermato quel tipo tatuato e gli aveva impedito di avanzare per lo
stretto vicolo, il ragazzo biondo si era spaventato a morte.
Da quando aveva ricominciato a vedere Ethan, le cose non
erano andate bene come aveva sperato.
«Ethan, per favore! Lascialo stare e andiamocene!» tentò
ancora di richiamarlo, sentendo i corti capelli biondi appiccicarsi alla nuca.
Non voleva che Ethan continuasse a farsi, gli aveva
assicurato che aveva smesso.
Invece era ancora preda dell’eroina e lui non sapeva più
come aiutarlo.
Ormai il suo compagno attaccava briga con chiunque.
«Figlio di puttana!» lo sentì gridare.
Ethan scattò in avanti e colpì il tipo con un pugno, per poi
sfregare la pietrina dell’accendino e accostarlo alla maglia dell’altro, tentando
di bruciarlo.
A quel punto Roddy fu su di lui e lo trasse a sé,
allontanandolo.
Piangeva come un bambino e non sapeva come gestire il suo
compagno.
Forse avrebbe dovuto andarsene, tornare dalla sua band e
pensare ancora al suo amore infranto per Mike.
Ma restava lì, a badare a Ethan come fosse suo figlio, non
il suo fidanzato.
Il tastierista cominciò a correre e svoltò l’angolo,
ritrovandosi di fronte all’asilo più povero che avesse mai visto.
Notò i bambini che uscivano di lì con i loro genitori e desiderò
di tornare piccolo, quando i problemi non esistevano e lui non aveva ancora
conosciuto dolore, amore, sofferenza e degrado.
Quando ancora la droga e le perdite dei suoi cari non lo
avevano ferito fino a distruggerlo.
«Basta così per oggi» sussurrò all’orecchio del compagno.
Ethan sospirò. «Andiamo da Chad, voglio la mia dose, cazzo.»
«Dovresti piantarla con quella merda…»
Il padre di Roddy aveva fatto la guerra e gli aveva
raccontato che tutto era stato difficile e doloroso.
Il piccolo bambino biondo non ci aveva creduto finché non
era cresciuto e aveva cominciato a conoscere il mondo reale.
Correvano per i vicoli sporchi e desolati, i passi pesanti
del loro inseguitore a rimbombare attraverso le pareti delle case diroccate.
«Non avresti dovuto sfidarlo!» sputò Roddy, sentendo i
polmoni bruciare per lo sforzo.
«Non me ne frega un cazzo!»
«Se ci prende, ci ammazza!»
Ethan scoppiò a ridere, ma non si fermò.
Quando svoltarono in una strada più larga, furono sferzati
da una folata di vento gelido che li fece sentire liberi e pieni di vita.
L’adrenalina scorreva al posto del sangue e la loro mente
era sgombra da qualsiasi pensiero che non fosse quello di non farsi prendere
dal tipo tatuato.
Ethan afferrò Roddy per un polso e lo trascinò bruscamente
verso destra, infilandosi in un vicolo incredibilmente stretto, per poi
condurlo attraverso un’apertura nascosta da fitta edera rampicante.
«Ero solo un bambino quando ho cominciato a bucarmi» mormorò
Ethan.
Roddy si sentì morire dentro.
«Venite fuori, stronzi! So che siete qui attorno, vi
ammazzo!»
La voce dell’inseguitore tatuato rimbombò tra gli stretti
vicoli sudici, mentre Roddy e Ethan si tenevano stretti l’uno all’altro,
nascosti in un anfratto e protetti dall’edera.
«Pezzi di merda, dove cazzo siete? Siete soltanto due
frocetti bianchi, vi faccio vedere io cosa significa prenderlo in culo come si
deve!»
Udirono d’improvviso un gran fracasso, poi degli spari.
Si strinsero più forte l’uno all’altro e ascoltarono ancora.
A pochi metri da loro, qualcuno stava combattendo una lotta
all’ultimo sangue con il tipo tatuato.
Sono arrivati i rinforzi, pensò Ethan, sperando di
poter finalmente andare da Chad a prenderli l’ero.
Poi voleva andare a casa di Roddy, farsi in santa pace e poi
scopare con lui. Ne aveva una voglia matta.
Lo amava anche se l’aveva messo nei casini.
Se solo gli avesse lasciato pestare e bruciare quel fottuto
pezzo di merda…
Il rumoreggiare cessò di botto e nell’aria si sentì l’odore
acre della morte, quell’odore con cui Ethan era cresciuto e che non avrebbe mai
dimenticato, neanche se avesse smesso di fare quella vita ingrata.
Roddy ricominciò a piangere e lo strinse più forte.
«Andiamo da Chad, su… smetti di piangere, ehi, Roddy.»
«Mi avevi promesso… mi avevi assicurato che avevi smesso con
l’ero! E ora siamo nei casini, forse un uomo è morto…»
«Questo è il nostro territorio, non possono toccarci.
Andiamo.»
Ethan lo afferrò con decisione per il polso, ma Roddy notò
che stava cominciando a tremare.
Decise che non poteva sopportare una crisi d’astinenza, non
ora, non aveva la forza per prendersi cura del suo compagno in quel momento.
Lui sapeva cosa significava.
Uscirono dal loro nascondiglio e camminarono a passo
spedito, lasciandosi alle spalle il vicolo in cui probabilmente giaceva il
tizio tatuato.
Non sapevano neanche se fosse vivo o morto.
Percorsero in silenzio altri vicoli, finché non si
ritrovarono nella bottega di un erborista. Doveva essere quello il luogo in cui
Chad faceva affari sottobanco.
«Finalmente sei arrivato, Ethan. Ti do il solito?»
«Sì, cazzo.»
Chiusi nell’appartamento di Roddy, i due se ne stavano
abbracciati sul letto, dopo aver fatto l’amore.
Ethan aveva comprato la sua dose, poi aveva preteso di
correre subito a casa del compagno per potersi fare, e infine si erano
abbandonati a una passione improvvisa e travolgente.
«Mio nonno mi aveva raccontato della sua esperienza nei
campi di concentramento e io, a soli undici anni, ero rimasto sconvolto. Così
uscii di casa e cercai mio cugino Dave, sapevo che spacciava. Non ho mai avuto
un’innocenza, Roddy.»
Il biondo rimase in silenzio e lo ascoltò.
«Gli rubai dell’eroina e la tirai su maldestramente. Quella
fu la prima volta. Mi sentii subito meglio e smisi di pensare a mio nonno nei
campi di concentramento.»
Roddy tentò di fermarlo, ma Ethan gridava, prendeva in mano
ogni oggetto e lo lanciava per aria.
Stava male, si era svegliato in preda al panico e ora non
faceva che gridare, piangere, bestemmiare e lanciare oggetti.
«Che cazzo mi ha venduto? Che cazzo mi sono fatto? Era coca
del cazzo?»
«Calmati, Ethan, calmati… ti prego, ti prego!»
Ma Ethan non si calmava, non ne aveva intenzione. Vedeva
tutto rosso, vedeva solo rabbia e voglia di uccidere Chad.
Forse avrebbe ucciso anche Roddy se avesse continuato a
rompergli i coglioni.
Afferrò la cornice in cui il tastierista teneva la
fotografia di suo padre, quella stessa cornice che Mike gli aveva regalato poco
dopo il funerale.
La osservò senza vederla, gli occhi spiritati, iniettati di
sangue, pieni di risentimento.
Roddy si premette le mani sul viso per non guardare.
«Quella no, ti prego… Ethan…» piagnucolò.
Ethan parve ascoltarlo per un istante, parve rinsavire.
Poi la lanciò contro la parete.
Camminava lentamente, facendo scivolare le lacrime sulle sue
guance e la pioggia sui suoi capelli.
Aveva lasciato Ethan e se n’era andato, non ce l’aveva fatta
a stare lì mentre lui distruggeva i ricordi di suo padre.
Raggiunse la sua meta, una meta che non aveva previsto.
Bussò alla porta e attese, tremante e terrorizzato.
Distrutto.
Fu così che Bill lo trovò quando aprì l’uscio di casa sua.
Roddy Bottum era un uomo distrutto.
Ancora.
Lo fece entrare senza fare domande, lo abbracciò stretto e
lo condusse sul divano, facendolo sedere.
E lo lasciò parlare quando lui cominciò a riversare tutto il
suo risentimento.
«Amavo guardare il cielo stellato sul tetto di casa mia, con
lui. Amavo tenerlo tra le braccia, amavo credere che fosse cambiato. Ma ora mi
sento perso e solo. Ethan si buca ancora, Billy. E ha rotto la cornice con la
foto di papà. Quella che mi aveva regalato Mike…»
Bill lo strinse più forte e gli fece posare la testa sul suo
petto. «Mi dispiace» mormorò.
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