Goodbye, my dear brother di Fiore di Giada (/viewuser.php?uid=695733)
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I
tuoi colpi, Kyosuke, e quelli dei tuoi amici si abbattono sul mio
corpo.
A
stento, trattengo le urla di dolore. Crollo.
Con
mia gioia, lo spirito di nostro padre si dissolve con un grido di
impotente furore e mi dilania le orecchie.
Finalmente,
questa prigionia è finita e sono libero dal suo controllo
mentale.
Chiudo
gli occhi, sfinito. Posso sentire il sangue sgorgare dalle ferite e
il freddo della morte invadere le mie membra…
Nemmeno
il calore delle fiamme, che divorano il palazzo, allontana questo
gelo opprimente.
O
forse è l’amarezza di un destino avverso?
Questa
libertà sarà effimera, ne sono consapevole.
La
mia morte sarà inevitabile, per via delle mie ferite troppo
gravi.
Le
lacrime bagnano i miei occhi, pur senza scendere sul mio viso. Quale
orribile prezzo ha preteso questo risultato…
Nostro
padre è stato distrutto, ma tu, fratello mio, soffrirai.
Il
tuo cuore, così puro, sarà dilaniato dal peso della mia
pur meritata morte.
E
questa consapevolezza opprime il mio cuore.
Non
volevo trasformare mio fratello in un fratricida.
Ho
dovuto chiedergli questo estremo favore, pur di impedire a nostro
padre di raggiungere i suoi scopi, servendosi del mio corpo, perché
io non riuscivo a oppormi al suo controllo.
Ma
questa razionalizzazione non allontana il mio senso di colpa.
Per
tanto, troppo tempo tu, fratello mio, vivrai dilaniato da devastanti
rimorsi.
E
non meriti questa pena.
Sento
uno scalpiccio di passi, poi due braccia, gentili, circondano il mio
busto e mi sollevano.
Con
fatica, apro gli occhi e il mio sguardo si perde nei tuoi occhi,
Kyosuke.
Riesco
a scorgere il lucore della lacrime nelle tue iridi cupe, fratello
mio.
La
tua pena strazia il mio cuore.
Non
puoi piangere per me.
Mi
sono servito di te come un burattino, pur di imporre un delirante
ordine nuovo…
E
le mie scuse di un anno prima non cambiano questa realtà.
– Ben
fatto, Kyosuke… Da… da ora… – articolo a
fatica. Mi sento sempre più debole, ma non posso congedarmi
senza darti la libertà.
Non
devi sentirti legato a me, a causa del nostro legame di sangue.
No,
non meriti queste catene pesanti.
– Fratello!
Un attimo! Non arrenderti! – urli, la voce incrinata dalla
disperazione.
Le
tue dita, d’istinto, si stringono sulle mie spalle e sui miei
fianchi, come se volessero trattenermi in questa vita.
Sorrido.
Quanto vorrei esaudire questo tuo desiderio, fratello mio, e darti
l’affetto che meriti.
Desidero
recuperare quel legame forte che nostro padre, con la sua follia, ha
distrutto.
Ma,
ormai, non è possibile e il mio tempo è sempre più
limitato.
Non
basterà a esprimere l’amore che nutro per te.
Nemmeno
la volontà, per quanto ferrea, può ridare al mio corpo
il calore della vita e io sento su di me il tocco gelido della morte.
Oltre
un certo limite, ci si deve arrendere all’ineluttabile.
– Vivi
la tua vita… Kyosuke… Dimenticati di nostro padre e di
me… Vivi la tua vita con i tuoi amici… – mormoro.
Riesco
a vedere, a poca distanza da noi, le figure di Batsu e Hinata.
I
loro volti sono seri e tristi e ne sono sorpreso.
Provano
pena per me,nonostante le mie colpe?
Riderei,
se la situazione non fosse così tragica.
Un
anno prima, ho condannato le scuole ad una guerra insensata, pur di
inseguire un sogno delirante di conquista.
Lancio
loro un breve sguardo, carico di supplica. Per favore, non
abbandonate Kyosuke.
Se
siete suoi amici, non lasciatelo emotivamente solo.
Siate
pronti a sostenerlo in questo cammino doloroso.
Con
un cenno del capo, entrambi annuiscono.
Sono
felice! Hanno compreso i miei pensieri e hanno accolto le mie
suppliche.
Kyosuke,
fratello mio, sei molto fortunato.
Sulla
tua strada, hai trovato persone ammirevoli e sincere, che darebbero
la vita per te.
Non
ti abbandoneranno. I loro cuori sono sinceri.
Pur
con fatica, sollevo il braccio destro e ti sfioro il viso.
Cerco
di detergere le tue lacrime, ma il mio corpo non risponde ai miei
comandi e le mie dita si irrigidiscono.
Le
tue dita, rapide, si avvolgono attorno alla mia mano in una stretta
affettuosa.
– Non
abbandonarmi… Senza di te, la mia felicità non è
completa… – supplichi.
Muovo
la testa in un lieve gesto di diniego e poi, con fatica, ti sorrido
ancora.
– No…
Tu sei più forte di quello che credi… – soffio.
Sì, fratello mio, non hai bisogno di me per essere felice.
Hai
avuto il dono di una famiglia migliore della nostra.
Ti
è stato donato l’amore, che io non ho potuto ben
conoscere.
Io,
invece, non ho esitato a servirmi di te, senza alcun rispetto della
tua individualità.
No,
non merito le tue lacrime.
Non
sempre i legami famigliari si manifestano nel sangue e nella
parentela...
Provo
ancora a dirti qualcosa, ma le parole si spengono in un debole
sussurro.
Provo
a sorriderti ancora e…
Poi,
muoio.
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