Note: Innanzitutto, chiedo venia in anticipo
per ciò che andrò a combinare, ma non me pento. (Almeno spero.) Tuttavia,
davvero, non ci sono molte Ivankov x Crocodile (okay, ne avrò vista solo una) e ovviamente, per
infastidire il nostro amato coccodrillo, dovevo pur inventarmi qualcosa, anche
se la cosa si sta trasformando in un appuntamento mensile…
ATTENTION: Userò il maschile per Ivankov, visto che non ho ancora idea di quale pronome
faccia piacere alla “ReginaRe” dei trasformati. Storia basata sul loro primo
incontro – segreto? Quale segreto? Crocodile non ha nessun
segreto!
*Questa fanfiction
partecipa al Crack&Sfiga's Day 2020, indetto dal
forum FairyPiece - Fanfiction&Images*
Rivedere Ivankov ad Impel Down fu come fare una doccia gelida, di inverno, dopo
essere caduti nelle acque del mare del Nord: onestamente, non era tanto il suo debito
a indisporlo, ma l’incontro in sé con Ivankov aveva già
contribuito all’inizio del susseguirsi di sfortunati eventi la prima volta,
rivederlo non avrebbe portato a nulla di buono. Di certo sarebbe stata …
un’esperienza, e questo era comunque dire poco, ma Crocodile
ancora non sapeva dire se ci sarebbero stati risvolti positivi o negativi da
tutto quello. Sperava ancora di avere una chance di fuga senza intoppi, ecco.
La prima volta che Crocodile ebbe
modo di incontrare Emporio Ivankov, lui aveva solo 24
anni, fu poco dopo l’esecuzione del Re dei Pirati e l’inizio del suo viaggio
--- seppure avesse sempre avuto quel suo temperamento autoritario e distaccato,
c’erano state alcune cose che erano state differenti al tempo, ad esempio,
adesso non si sarebbe mai ubriacato con uno sconosciuto per poi appartarsi con
lui...
Sfortunatamente, Ivankov sembrava ricordarsi fin troppo bene di come fosse
stato il pirata al tempo, a giudicare dalle occhiatine che l’uomo gli lanciava,
senza nemmeno aver la premura di nasconderle. In quel momento, Crocodile avrebbe volentieri usato il suo potere per
gettare l’uomo in mare alla prima occasione, ma Inazuma
era sul ponte di comando assieme a loro, Luffy
continuava a tenerlo d’occhio e Jinbe, seppure
intento a governare la nave, non si sarebbe lasciato sfuggire nulla.
Ma, esattamente, perché aveva tanto timore che Ivankov potesse cantare? Non era tanto per il loro debito,
ma perché avrebbe potuto portare a galla vecchi ricordi e sotterfugi? Diciamo
che il pirata non era mai andato d’accordo col passato – quando era di buon
umore, la sua adolescenza era solo una piccola macchia, non notabile, sulla
grande tela che rappresentava il dipinto della sua vita; quando, invece,
l’umore era più cupo, la sua adolescenza diventava uno squarcio lungo tutto il
bordo di suddetta tela. C’erano notti che Crocodile
restava insonne, anche solo per ricordare eventi tanto piccoli quanto una
sfumatura di un minuscolo dettaglio, ma lui era pur sempre un perfezionista, e
anche quella minuzia lo mandava in crisi. Altre notti, invece, ci rideva su,
sapendo fin troppo bene che il passato non poteva essere variato.
Sin dai suoi 10 anni di età, il giovane pirata era stato solito
racimolare tesori, abiti e anche alcolici molto costosi; era stato abituato a
girare con una rivoltella infilata per bene nei suoi pantaloni, i capelli
abbastanza lunghi da dare l’impressione di essere una bimbetta e una maglietta
senza troppe pretese. Era sempre stato facile suscitare un po’ di pietà quando
il suo corpo non era ancora ben sviluppato, cosa che gli permise spesso di
divincolarsi dalle situazioni più disparate, per poi sparare a bruciapelo
quando le sue vittime meno se lo aspettavano. Però, i problemi iniziarono
quando arrivò il tanto agognato sviluppo: I suoi lineamenti diventavano sempre
più marcati, il suo corpo cresceva in stazza e la sua voce diventava più
profonda e roca; a 13 anni, Crocodile era già più
alto dei suoi coetanei; a 16 ormai, non poteva più fare soldi facili fingendosi
un giovanotto di facili costumi e quindi, usando la sua bellezza androgina, e invece
di fingersi interessato … BANG! Un colpo di pistola in pieno petto sin
da subito e addio!
Il fatto che il solito trucchetto non avrebbe più funzionato
tanto facilmente lo aveva solo aiutato a sviluppare un lato di lui più sadico e
meschino, ma continuava ad apprezzare il lusso, gli oggetti raffinati e i
sigari. Ad essere onesti, non aveva mai fumato un sigaro di marca, ma nei bar
aveva spesso potuto sentire il profumo di alcuni sigari pregiati e aveva già
deciso che, un giorno, ne avrebbe provato uno lui stesso. Sin da subito, aveva
avuto l’impressione che i suoi preferiti avrebbero avuto un aroma dolce (e
infatti, tutt’oggi, la sua marca preferita ha un odore estremamente dolciastro).
Il suo primo sigaro potette comprarselo all’età di 18 anni, quando ebbe avuto
modo di avere abbastanza risparmi da parte per concedersi qualche lusso in più.
La sua tremenda ingordigia, però, lo aveva portato ad un
brutto incontro, ancor prima di diventare maggiorenne: ci aveva provato,
un’ultima volta, a intortare per bene un uomo, un Drago Celeste, fingendosi un
giovanotto in cerca di guadagno facile. Pensandoci, quello fu anche il giorno
in cui rubò il suo Suna Suna no
Mi, e, peccando di egocentrismo, imparò cosa accadesse nel momento in cui un
liquido entrava in contatto col suo corpo… Un bicchiere di vino rovesciatogli
addosso ed eccolo lì, quell’uomo, quel burbero, che gli sfregiò il viso da
zigomo a zigomo prima di venir stroncato da quello che sarebbe poi diventato il
primo membro della ciurma di Crocodile.
Ecco, questi erano tutte cose che, a guardarle adesso, con
occhio più clinico e oggettivo, Crocodile ripudiava:
c’erano molte cose che avrebbe potuto fare meglio; azioni che avrebbe potuto
benissimo evitare; persone che avrebbe potuto non approcciare. E tornando ad Ivankov, Crocodile non sapeva
ancora se interpretarlo come un ennesimo errore sulla propria tela o se,
invece, vederlo come una delle sue migliori sfumature, di quel colore tanto
difficile da ricreare che lo si trovava una sola volta in tutto il dipinto.
Il loro primo incontro ebbe luogo in un bar poco
raccomandabile, di una cittadina di cui Crocodile
nemmeno ricordava più il nome. Il pirata aveva appena messo piede su un’isola
con la sua ciurma quando, per pura noia, aveva deciso di girare per i locali,
giusto pe distrarsi un po’ prima di dirigersi nel Nuovo Mondo. Sentiva il
bisogno di scaricare la tensione, in qualche modo, e, seppure avesse smesso di
giocare, era dell’umore giusto per divertirsi un po’, per flirtare, magari o
anche solo per avere compagnia. Doveva solo trovare un buon compagno di bevuta…
Quando a mezzanotte si ritrovò ancora a vagare, decise di
intrufolarsi nel primo bar decente che trovò, dopotutto, tornare sulla nave non
ne valeva la pena: solo il carpentiere era rimasto a bordo, a fare da guardia e
ad occuparsi di alcune riparazioni, mentre il resto della ciurma era
sparpagliata nei dintorni, a far festa.
Quella sera, quindi, quest’uomo lo aveva avvicinato: era
alto, scolpito (al tempo), con degli appariscenti capelli viola e ricci, un
trucco che mischiava rosso, arancione e brillantini, uno sgargiante rossetto
carminio e un abbigliamento composto da un top rosso che lasciava l’addome
scoperto e dei lunghi pantaloni neri, estremamente aderenti che lasciavano
davvero poco all’immaginazione di cosa vi fosse sotto. Mentre l’uomo si sedeva
al suo fianco al bancone, infatti, Crocodile potette
vedere perfettamente come i muscoli si flettessero sotto la pelle nera, il modo
in cui il top si sollevava, accidentalmente, ad ogni movimento, mostrando
sempre più ciò che sembrava essere un tatuaggio…
Poco dopo, lo sconosciuto si aggiustò per bene,
risistemandosi il top come se quel misero pezzo di stoffa potesse essere capace
di coprire qualcosa, “Cosa ci fa un bel ragazzo come te in un posto simile?”
Nonostante Crocodile avesse bevuto
abbastanza da essere brillo e tutti i rumori attorno a lui sembrassero
ovattati, percepì chiaramente la voce dell’uomo: era acuta ma non fastidiosa, ma
qualcosa in Crocodile gli diceva che avrebbe presto
detestato quel suono, e il suo sesto senso raramente sbagliava, ma non vi diede
peso. Non era lì per avere problemi, voleva solo divertirsi e quello straniero
sembrava fare al caso suo.
Ma non fece in tempo a rispondere che, subito, l’uomo
riprese la parola, porgendogli la mano con uno sgargiante sorriso, leccandosi
le labbra, facendo intravedere la punta della lingua rosea, “oh, aspetta! Sono
un maleducato! Io sono Ivankov.”
Il pirata guardò prima la mano,
osservando prima le lunghe unghie laccate di rosso, incuriosito, e poi
nuovamente il volto di Iva, studiandone le forme, il trucco… Dopo un po’,
finalmente, Crocodile si decise a ricambiare il
gesto, stupendosi di quanto salda fosse la presa dell’altro, “il mio nome è Crocodile.”
Iva sorrise, mostrando i denti in modo poco rassicurante,
proprio come un predatore un momento prima di balzare sulla preda. Si accorse
di star osservando troppo a lungo quando Iva schioccò le dita per attirare
nuovamente la sua attenzione sul proprio viso, ma sembrò abbastanza divertito,
“e dimmi, vedi qualcosa che ti piace, Croco-boy?”
Crocodile storse il naso, non a
suo agio col nuovo nomignolo ma lasciò correre, ancora una volta, iniziando a
sentirsi a disagio per non essere stato capace di tenere i suoi occhi a bada, “è
difficile non guardarti. Sei molto,” stravagante, appariscente, esagerato, “…
particolare.”
“Oh, e questo è nulla,” disse l’altro, accavallando le
gambe, costringendo Crocodile a guardare nuovamente
le sue gambe, “sono pieno di sorprese.”
Crocodile corrugò la fronte, confuso
dal fatto che tutti i rumori attorno a lui sembrassero quasi inesistenti, tranne
la voce del nuovo arrivato. Ma magari era solo l’alcol, magari Crocodile era semplicemente molto concentrato su Iva e
nulla più, “che intendi?”
“Posso mostrartelo, se vuoi,” propose l’uomo, e per un
attimo Crocodile pensò che si trattasse del solito
tranello per cercare di attirarlo in un posto più appartato, per poi lasciarlo
insoddisfatto, ma, forse per noia, forse per la curiosità, deglutì e annuì. Una
persona così non poteva certo fermarsi solo all’apparenza, no? E Crocodile era sempre stato un tipo curioso – la sua ciurma,
ad esempio, era composta interamente da personalità eccentriche, particolari,
appunto, come Iva, e figuriamoci se Crocodile avrebbe
mai potuto lasciarsi sfuggire l’occasione di scoprire cosa potesse nascondere
una persona esotica come Ivankov!
L’altro uomo schioccò la lingua, giocando con la posizione
delle sue gambe, scavallandole e accavallandole nuovamente, mentre gli occhi
del pirata seguirono nuovamente ogni guizzo dei suoi muscoli, “bene, ma prima
potresti offrirmi qualcosa da bere, che dici? Non ho bevuto nulla da quando
sono arrivato qui.”
E se Crocodile avesse dato retta a
quella vocina interiore che gli diceva di non restare lì, a quest’ora l’uomo
non avrebbe alcun modo di potersi lamentare di quell’incontro. Se sé ne fosse
andato, Iva non avrebbe mai messo gli occhi su di lui e, da lì, non ci sarebbe
mai stato modo per lui di parlare di alcun segreto. Eppure, il pirata restò lì,
sollevò la mano per attirare l’attenzione del barista e si fece portare un menù
in più per Iva.
Iva amava le cose estremamente dolci e alcoliche, una combo che,
a detta dell’uomo stesso, poteva creare dipendenza, poiché il palato veniva soggiogato
dal gusto intrigante e zuccherino, non accorgendosi minimamente dell’alcol.
Forse lo disse solo per scusarsi di tutti i bicchieri che ordinò, forse lo
disse solo per far sì che Crocodile imparasse
qualcosa in più su di lui, chi lo sa, sta di fatto che ancora oggi se lo
ricordava…
Restarono in quel bar fino alle 2 del mattino: Ivankov era estremamente ubriaco e ormai era
pericolosamente vicino a Crocodile, con la testa
poggiata contro la spalla del pirata, le mani avvinghiate alla camicia per
reggersi a lui e le labbra che sembravano essere sempre più vicine al collo
dell’uomo.
“Mi chiedo come saresti da donna,” disse ad un certo punto
Iva, cercando di sollevare il capo e poggiando il mento sulla spalla di Crocodile, labbra orribilmente vicine all’orecchio, col suo
alito che gli solleticava la pelle provocandogli dei brividi.
“Non credo sia possibile scoprirlo,” fortunatamente, il
pirata era bravo a reggere gli alcolici, e a differenza di Ivankov
riusciva ancora a dare una parvenza di sanità mentale. Un po’.
L’altro, invece, ogni tanto rideva sguaiatamente, dimenandosi
e rischiando di cadere dallo sgabello ad ogni minimo movimento, parlando di
rivoluzioni e, ora di cambio di sesso.
Ivankov ridacchiò, sporgendosi
sciattamente ancor più verso Crocodile – gli mancava
poco per potersi completamente sedere in grembo al pirata, “e se ti dicessi che
potremmo?”
Crocodile fece per ribattere, ma
fu fermato dalle labbra di lui che avevano iniziato a sfiorargli il lobo, soffiandoci
contro per poi mordicchiarlo, dolcemente, senza fare male, costringendolo a
serrare le labbra per reprimere un mugolio a dir poco imbarazzante. Iva sembrò
essere compiaciuto e mormorò, “siamo sensibili, eh?”
A questo punto, Crcocodile non era
tanto certo che Ivankov fosse realmente ubriaco,
anzi, quando l’uomo si morse le labbra con fare provocatorio, sbattendo le
ciglia, il pirata era praticamente sicuro che il tutto fosse ben calcolato.
Distolse lo sguardo per osservare dritto di fronte a sé, guardando il loro
riflesso sul vetro delle bottiglie su di alcune mensole – era ormai certo che,
se avesse degnato Iva di anche solo un’occhiata, si sarebbe trovato nuovamente
attratto da quelle sue stranezze. Purtroppo,
però, Iva lo costrinse a voltarsi verso di lui, iniziando a tracciare la
cicatrice sul suo volto col dito indice, imponendogli di voltarsi man mano che
il dito si spostava verso sinistra, verso la sua direzione, imponendogli di
seguire quel flebile contatto.
“Se ti dicessi che posso portarti in un posto dove potresti
essere qualsiasi cosa tu voglia? Anche una donna.”
Tutto avvenne in un attimo: un secondo prima Crocodile era quasi nervoso di continuare quel discorso
tanto strano, e, un attimo dopo, ecco che quella frase accese uno strano
fervore in lui. Nonostante gli occhi languidi e la parlantina seducente di Ivankov, il pirata scoppiò a ridere e afferrò, con forse un
po’ troppa grinta, il polso dell’altro uomo, stringendo saldamente. Avrebbe
potuto trasformarlo in sabbia in un istante, avrebbe potuto aggiungere
quell’uomo alla sua lunga lista di vittime senza colpa, ma non lo fece e si
limitò a stringere fino a sentire il battito dell’altro pulsare a contatto con
la sua mano.
“Non sarebbe una vita infelice?” Non seppe dire come successe,
ma pian piano, la distanza fra loro due si era accorciata ulteriormente, il
viso di Crocodile era così vicino a quello di Iva che
poteva perfettamente sentire l’odore del suo ultimo drink di vodka pescata, il
suo profumo fruttato e addirittura vedere la presenza di una tenue barba al di
sotto di tutto quel make-up. Erano così vicini, che sarebbe bastato un
centimetro in più e le loro labbra si sarebbero potute toccare.
“Infelice?” Ripetette Iva, imbronciandosi e tentando di
avvicinarsi il più possibile alla bocca di Crocodile,
“saresti infelice pur essendo ciò che vuoi?” Ma il pirata ritrasse il capo,
costringendo Iva a restare lì, con le labbra dischiuse, boccheggiando come un
pesce fuor d’acqua.
“Come potrei essere felice se avessi bisogno di nascondermi
per essere ciò che voglio? Cosa ne sarebbe della mia libertà?”
Ivankov sorrise e cercò ancora una
volta di raggiungere le labbra del pirata, o almeno questo era ciò che Crocodile pensò, ma successivamente l’uomo provvedete a
divincolarsi dalla sua presa come se niente fosse. Con una mano prese la destra
di Crocodile, che al tempo contava solo due anelli,
uno al medio e uno all’anulare, mentre l’altra afferrò il colletto della
camicia del pirata, tirandolo verso di sé, “risposta esatta.”
Crocodile si corrucciò, il viso
bollente forse per l’imbarazzo, forse per qualche bicchiere di troppo, “che
vuol dire?”
Ma l’altro uomo si limitò a fargli l’occhiolino,
“scappiamo,” aggiunse, gettando un’occhiata al barista che era troppo intento a
svegliare un tizio che si era addormentato sul bancone.
“Dove andiamo?” Chiese Crocodile
senza opporre resistenza, senza prestare attenzione al barista che si accorse
di loro mentre scappavano dal locale per dirigersi in strada – senza badare
alla pelliccia abbandonata lì.
“Ovunque, Croco-boy,” e nel correre lungo le stradine
scoscese dell’isola, Crocodile pensò, per un attimo,
che Iva fosse la cosa più rara che avesse mai visto. Ancora oggi, non sapeva
nemmeno lui perché pensò una cosa simile, tuttavia ancora ricordava la strana
euforia di quella corsa nel buio e ogni suo pensiero in cui aveva paragonato Ivankov ad una gemma preziosa.
Era buio, era vero, e magari fu solo colpa dell’alcol che
scorreva come fiume nelle sue vene, ma la luce lunare pareva star facendo
brillare l’altro uomo come fosse un diamante, con le luci che rimbalzavano,
infrangendosi ed esplodendo in un bagliore violaceo e rossastro. Questo strano
pensiero tenne Crocodile occupato per un po’,
lasciandosi trascinare prima in un vicolo in salita per poi correre in discesa;
la risata isterica di Ivankov non aiutò certo a
passare inosservati, a quell’ora più che mai, e fra un tacco rotto e l’altra
scarpa persa per strada, la cosa stava degenerando.
Ivankov stava facendo tutto ciò
che potesse dar fastidio a Crcocodie, ma questo fu
proprio il dannato punto! Per quanto quelle cose potessero dargli fastidio, con
Ivankov si stava quasi --- divertendo? Non lo sapeva
nemmeno lui, era una sensazione così strana che, onestamente, non pensava di
aver mai provato prima.
Era euforico ma anche profondamente confuso: come erano
passati dall’essere appiccicati in un bar a correre come dei forsennati,
svegliando civili e probabilmente allertando eventuali marines di guardia? Crocodile doveva essersi perso qualcosa durante la loro
conversazione…
Ma poi, avvenne in un istante.
Avevano appena raggiunto il molo, distante dal centro
abitato – il profumo salmastro del mare inebriò Crocodile,
facendolo respirare a pieni polmoni – quasi gli mancava la possibilità di poter
nuotare.
Ivankov si fermò di colpo e lo
tirò verso di sé, strattonandolo con forza.
“Pensi troppo, zuccherino,” e Crocodile
fu stranamente lento e non fece nemmeno in tempo ad accorgersi delle labbra
dell’altro uomo che si scontrarono con veemenza con le sue, ma non oppose
resistenza.
Sulle prime, quel bacio sembrò davvero pessimo, e Crocodile cercò per un po’ di capire se il problema fosse
il sapore amarognolo di rossetto misto a quello della vodka o se, invece, fosse
tutta colpa della grinta con cui l’altro uomo stava cercando di sottometterlo. Crocodile era pigro, non amava impegnarsi in certe cose, e
quello scambio passionale con Ivankov sembrò più uno
scontro fra le loro personalità piuttosto che un bacio. Presto, però, il pirata
si trovò ad avvinghiarsi al corpo dell’altro che era visibilmente più alto e
piazzato di lui; Crocodile affondò le mani nella
pomposa acconciatura viola, rispondendo con affanno a quelle labbra troppo rudi
in confronto alle sue che invece erano così morbide che spinsero Iva ad
affondarvi i denti, con forza, strappando un gemito di dolore dalla gola
dell’altro.
“Allora lotta per la tua libertà,” ordinò Ivankov, costringendolo a piroettare su sé stesso prima di
ritrarlo verso di sé, come se Crocodile fosse la
ballerina di un carillon, senza musica, con il solo rumore del suo cuore che
batteva all’impazzata nelle sue orecchie. Solo all’ora, Crocodile
notò una nave in lontananza e una barca che si stava avvicinando,
bersagliandoli con la luce di una lanterna.
“E poi mostrami cosa sarai diventato, “questa volta fu
nuovamente Iva a cercare di allungarsi verso l’altro per riprendere da dove
aveva interrotto prima di quel morso a tradimento, ma Crocodile
fu più veloce e, senza lasciare la mano di Iva, si slanciò all’indietro. Iva
ghignò in risposta al gesto, sollevando un sopracciglio.
“Te sei tutto matto,” rise Crocodile
lasciando andare la mano dell’altro, il quale riuscì a sfilargli uno dei due
anelli, quello di ametista che adornava l’anulare.
E da lì, poi, i ricordi si facevano sfuocati. Aveva baciato
nuovamente Ivankov prima che si fiondasse sulla
scialuppa con Inazuma? Non lo sapeva più, ma
ricordava bene di essersi accorto dell’anello mancante e della pelliccia che
aveva abbandonato al bar solo all’alba, quando era finalmente tornato sulla sua
nave, a tentoni.
“Prima ti arrendi e poi ti unisci ad una guerra che non è
nemmeno tua,” Ivankov si era avvicinato a lui, trascinandolo
fuori dai suoi pensieri, mentre era perso nei ricordi, e solo adesso il pirata
si rese conto di come l’altro fosse leggermente diverso dai loro primi
incontri: era più alto, più robusto e decisamente più eccentrico e pacchiano.
Ora se ne stava lì, sotto lo sguardo attento di Luffy,
con le mani posate sui fianchi e un’espressione divertita in viso - derisoria,
probabilmente, ma il pirata non vi diede peso. Già sapeva quanto l’uomo fosse
rimasto deluso dal comportamento di Crocodile anni
prima, dopo quella sconfitta agghiacciante…
“Ho fatto una scommessa,” disse il pirata, spostando lo
sguardo su Cappello di Paglia per un momento, prima di tornare ad osservare Ivankov, ricambiando il sorriso. In tutto questo, Crocodile notò che la Regina dei Trasformati non aveva con
sé il suo anello, quello che gli aveva sottratto durante il loro primo incontro
– a dirla tutta, Ivankov aveva già smesso di
indossarlo da anni, da quando gli fu impartita quella cocente lezione nel Nuovo
Mondo.
Che fine aveva fatto l’anello? Crocodile
non ricordava se Ivankov glielo avesse mai detto…
Per quanto potesse saperne, l’anello poteva anche star
venendo circondato da alghe in fondo al mare, ora…
Ma la realtà era un’altra, e chissà se Ivankov
avrebbe mai deciso di dirgli che, in verità, quell’anello era custodito ancora,
gelosamente, nella sua camera della sua dimora nel Regno dei Trasformati.
Chissà.