Stesi al sole

di _Glaucopis_
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Amava osservare la figura di Achille illuminata dai raggi del sole. Gli donavano un fascino particolare.
Pareva che fosse lui stesso ad emanare quella luce divina. Il lunghi capelli biondi ricordavano fiamme solari, i delicati tratti del volto erano messi in risalto come a dire all'intero creato "Ecco, costui è la più grande opera d'arte che sia mai comparsa sulla terra. Beatevi della sua presenza", e lui, Patroclo, era grato di poterne godere ogni giorno, da un'alba alla seguente.

Prima che il timore di disturbare il sonno di Achille potesse fermarlo, allungò una mano a toccare delicatamente, come se avesse potuto incrinarsi al contatto, il volto amato.
La sua pelle emanava un leggero tepore.

Gli occhi del ragazzo si aprirono lentamente, un po' infastiditi dal sole che, però, impreziosiva quei due smeraldi. La vista, alla quale sarebbe dovuto ormai essere abituato, lasciò senza fiato il Meneziade.

Achille sorrise, e senza dire una parola, attirato il compagno più vicino a sé, unì le loro labbra in un bacio.





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