Il risveglio

di VenoM_S
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Questa storia partecipa al COWT di Lande di Fandom
Settimana: quarta
Missione: M2
Prompt: La Papessa
N° parole: 1520
 


La prima cosa che sentì fu uno spossante mal di testa, come se una lama affilata le penetrasse la fronte, affondando fino all’elsa in un alone di dolore.
Fu forse proprio quello a costringerla a svegliarsi.
Nadia aprì gli occhi sentendo le palpebre tremendamente pesanti, come se quel movimento le costasse un enorme sforzo. La vista, in un primo momento sfocata, lentamente si abituò alla luce tenue e calda che permeava la stanza, attutita dalle pesanti tende viola che scendevano fino al terreno e schermavano la forte luce del sole.

«Mhmm»

Non riuscì a proferire altro suono oltre ad un mugolio sommesso, sentiva la bocca secca e le labbra come incollate tra loro. Girando delicatamente la testa, cercò di identificare la stanza in cui si trovava, giacché ad un primo sguardo non le sembrava affatto familiare.
Le alte pareti che delimitavano la camera erano dipinte di un vibrante color borgogna, con finiture dorate che ne impreziosivano gli angoli formando dei complessi ghirigori geometrici e che poi seguivano i contorni della parete. Sul muro di fronte a lei era appeso un grande specchio rotondo con la cornice spessa anch’essa dorata che rifletteva la metà superiore del lato della stanza in cui si trovava Nadia. Sulla parete a destra dello specchio era ricavata una grande finestra rettangolare che si estendeva dal pavimento fino al soffitto, coperta dalla pesante tenda viola che aveva visto appena si era svegliata, e attraverso la quale arrivava attutita una luce calda ed invitante, anche se Nadia non avrebbe saputo dire se si trattava di quella mattutina o pomeridiana, né poteva indovinare la stagione in cui si trovava non avendo nessun riferimento utile. A terra erano adagiati diversi tappeti riccamente decorati e dai colori caldi ed accoglienti, che ad un primo sguardo sembravano immensamente morbidi tanto che la donna ebbe improvvisamente la voglia irrefrenabile di saggiarli personalmente posandoci i piedi. Provò quindi ad appoggiarsi sui gomiti per mettersi a sedere, ma scoprì di essere troppo debole e anche quel movimento all’apparenza insignificante le costò molta fatica.
Una volta seduta, grazie anche allo specchio che aveva di fronte, poté ammirare l’imponente letto a baldacchino in cui si era svegliata, la cui struttura occupava buona parte della parete arrivando a sfiorare il soffitto con la grande impalcatura di legno che sembrava quasi formare una cupola attorno al letto, sulla quale erano fissati diversi metri di stoffa viola brillante che si aprivano come una tenda ai suoi lati che poteva essere aperta e chiusa a piacimento tirando una soffice corda dorata che scendeva dall’alto quasi fino a sfiorare i cuscini alla sua destra. La parte superiore della cupola era inoltre impreziosita da una serie di frange della stessa stoffa dorata della cordicella per chiudere le tende. Guardando in basso, Nadia osservò le coperte di seta e la moltitudine di cuscini che la circondavano, tutti dall’aria raffinata e costosa, e nonostante si riconoscesse in quel lusso sfrenato tipico dei palazzi della nobiltà, scoprì con terrore di non avere la minima idea di dove si trovava. Cercò di appellarsi alla sua memoria, alla ricerca di qualsiasi ricordo potesse aiutarla a non cadere nel panico, ma tutto ciò che le restituì la sua mente fu una sfocata visione di lei in una carrozza diretta nella grande città di Vesuvia accompagnata da un'altra dolorosa ondata di mal di testa simile a quella che l’aveva svegliata. Ed il dolore aumentava esponenzialmente ogni volta che cercava di recuperare i suoi ricordi. Alla fine si arrese, portandosi entrambe le mani alla testa per massaggiarsi le tempie nel tentativo di placare il mal di testa, ma questo non fece altro che aumentare le sue domande.
Cosa le era successo, e perché non riusciva a ricordare come fosse finita in quel letto?
Come se il fato le avesse letto nel pensiero, non appena ebbe finito di formulare quelle domande nella sua mente sentì la pesante porta di legno scuro della camera aprirsi lentamente, e vide una ragazza minuta dai lunghi capelli rossi legati in una coda alta tenuta ferma da una bandana a strisce rosse e arancioni entrare cercando di fare meno rumore possibile, salvo poi rimanere immobile con espressione attonita nel vederla sveglia e seduta sul letto. Indossava un vestito bianco con ampie maniche decorate che le scendeva morbido fino alle caviglie, ed attorno alla vita portava una fusciacca arancione macchiata di viola ed una cintura viola scuro legata piuttosto larga con una nappina che cadeva sul davanti e dondolava a destra e sinistra quando camminava. Legato attorno al collo mediante un piccolo fiocco aveva un sottile nastrino nero.

«Contessa, si-siete sveglia!» balbettò
Nadia non riusciva minimamente a ricordare chi fosse, ma c’era qualcos’altro di cui aveva un estremo bisogno ancor prima delle risposte alle sue domande
«Acqua…» disse con un sussurro
«Oh! Ma certo, sarete assetata dopo tutto questo tempo! Non vi muovete, torno subito!» la ragazza fece rapidamente dietrofront prima di sparire correndo dietro la porta, lasciando Nadia di nuovo da sola.
Di sicuro non sarebbe riuscita ad alzarsi in quelle condizioni, quindi l’unica cosa che le rimaneva da fare era attendere. Per fortuna dopo quelli che sembrarono appena pochi minuti la ragazza fu di ritorno, reggendo tra le mani un vassoio di metallo luccicante sul quale erano appoggiati una grande brocca color bronzo ed un bicchiere, che appoggiò sul piccolo comodino che si trovava alla sinistra del letto a baldacchino. Riempì il bicchiere e lo passò a Nadia, che bevve avidamente l’acqua fresca in pochi sorsi sentendo subito un intenso sollievo. La ragazza la stava ancora guardando sbigottita, per cui la donna si ricompose cercando di apparire il più possibile calma e, porgendole nuovamente il bicchiere perché fosse di nuovo riempito, iniziò con il rivolgerle la prima domanda.

«Chi sei?»
«Oh, milady, il mio nome è Portia e ho iniziato a lavorare a palazzo circa nove mesi fa, probabilmente è per questo che non mi conoscete, dopotutto siete stata addormentata per molto tempo…» sembrava quasi che la ragazza non si rendesse conto di quanto fosse importante ciò che le aveva appena detto.
«Addormentata? Cosa intendi? Da quanto sono qui e, soprattutto, dove siamo?»
Ecco, questo parve nuovamente sconvolgere la ragazza. Rimase con la brocca a mezz’aria mentre i suoi grandi occhi grigi incrociavano quelli di Nadia, e la contessa non poté fare a meno di notare le labbra sottili ma piacevolmente disegnate, oltre alla fitta serie di lentiggini che le solcava le guance ed il piccolo naso e che le conferivano un’aria fanciullesca ma piuttosto attraente.

«Non ricordate davvero nulla? Forse è perché vi siete appena svegliata, vediamo un po’» Portia congiunse le mani ed assunse un’aria seria mentre continuava a parlare «siete a Vesuvia ovviamente, ed abitate qui ormai da sei anni, da quando vi siete unita in matrimonio al conte Lucio. Purtroppo durante l’ultimo ballo in maschera tenutosi ormai tre anni fa il conte è stato assassinato, e dopo la notizia siete caduta in un sonno profondo dal quale nessuno a palazzo è stato in grado di svegliarvi, almeno fino ad oggi!» la ragazza era un fiume in piena, le parole le sgorgavano veloci e Nadia faticava a starle dietro.
«Ho dormito per tre anni? Come è possibile? Ed il conte Lucio, a malapena ho memoria di quell’uomo» le stava tornando il mal di testa, quindi allungò una mano verso Portia per riprendere il bicchiere che la ragazza teneva ancora in grembo e fare qualche altro sorso d’acqua. Probabilmente la sua espressione tradiva le fitte di dolore, perché la ragazza si avvicinò al letto con aria preoccupata.
«State bene? Volete che chiami un medico, magari il Quaestor Valdemar?» Nadia non sapeva nemmeno di chi stesse parlando, ma l’unica cosa che le interessava ora era rimettersi in piedi e tornare al suo ruolo di Contessa della città.
«No Portia, non voglio che mi veda un medico, o comunque non voglio che sappia del mio mal di testa. Non dirlo a nessuno, puoi farlo?» guardò la ragazza intensamente, sperando che l’impressione di affidabilità che le aveva dato non fosse sbagliata.
«Ma certo mia signora, non dovete preoccuparvi, con me i segreti sono più che al sicuro!» le rispose la ragazza mimando con l’indice della mano destra una croce all’altezza del cuore e rivolgendole un sorriso caldo e rassicurante. Nadia si rilassò, rispondendo a sua volta con un sorriso sincero. Quella ragazza le aveva fatto un’ottima impressione, era felice che fosse stata proprio lei a trovarla sveglia. Cercando di raddrizzarsi meglio sul materasso morbido, porse di nuovo il bicchiere vuoto a Portia e poi allungò entrambe le mani verso la ragazza.

«Puoi aiutarmi a mettermi in piedi? Ho decisamente bisogno di un bagno caldo, e poi durante la colazione ti sarei infinitamente grata se mi raccontassi per filo e per segno tutto quello che è successo mentre dormivo. A proposito, è ora di colazione o di pranzo?»
Portia la prese per le braccia dolcemente ma con fermezza, e mentre la aiutava si lasciò sfuggire una risata dolce e cristallina.
«È mattina! Non vi preoccupate, farò in modo che la colazione sia servita nella veranda appena avrete finito il bagno. Venite con me, c’è molto che dovete sapere»  


Note per il COWT: L'arcano rappresentativo di Nadia nel gioco è La Papessa




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