Allentare la tensione

di VenoM_S
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Questa storia partecipa al COWT di Lande di Fandom
Settimana: quarta
Missione: M2
Prompt: L’appeso
N° parole: 1310
 
 
Era difficile immaginare qualcosa di meglio dello svegliarsi la mattina in un letto morbido e caldo in compagnia di qualcuno, soprattutto se quel qualcuno era Julian Devorak. Il piano superiore del negozio era silenzioso e immerso nella tenue luce del sole che veniva filtrata dalle tende. Il piccolo letto in cui erano stesi, mezzi ingarbugliati per riuscire a trovare una posizione comoda, si trovava nel lato più lontano della stanza, e da lì era perfettamente visibile la botola della piccola scala che conduceva al piano inferiore del negozio, dove si trovava il tavolo per la cartomanzia e tutte le vetrine contenenti materiali ed ingredienti di vario tipo, utili per la creazione di pozioni e altri catalizzatori magici. Quel giorno, come anche i precedenti, non avrebbe aperto: il suo compito di investigare sull’assassinio del Conte e trovare il reale colpevole da assicurare alla giustizia era ancora in pieno svolgimento, e nonostante i progressi fatti la facessero sentire un po’ più vicina alla soluzione, sapeva di non avere troppo tempo prima del prossimo Ballo in Maschera, e che le domande più importanti erano ancora irrisolte.
Voltandosi, si mise ad osservare il volto di Julian ancora addormentato a pochi centimetri dal suo: non aveva avuto incubi quella notte, e la sua espressione per una volta era rilassata. Ciocche di capelli rossi gli ricadevano scomposte davanti agli occhi chiusi, e dalle labbra leggermente dischiuse provenivano dei sospiri sommessi. Le spalle larghe coperte dalla camicia sbottonata per metà sporgevano dalla coperta colorata, facendolo sembrare più possente di quanto non fosse in realtà. Vedeva il suo petto alzarsi e abbassarsi, e non riuscì a trattenersi dal posarvi il palmo della mano così da percepire il battito lento e regolare del suo cuore.
Sì, davvero non potevano esserci molte cose migliori di quella.
Julian, probabilmente a causa di quel contatto improvviso, aprì l’occhio sinistro e vedendo il viso dell’apprendista davanti al suo si lasciò sfuggire un sorriso.

«Ma guarda, pensavo che saresti scappata durante la notte e che mi sarei svegliato solo e abbandonato» era sempre così melodrammatico.
«A parte che non lo avrei fatto comunque, ma vorrei ricordarti che siamo a casa mia. Al massimo saresti dovuto scappare tu!» gli rispose indicando con un movimento circolare la stanza, e poi dandogli una leggera spintarella sulla spalla. Julian rise di gusto, mettendosi a sedere sul letto e allungando in alto le braccia sopra la testa per stiracchiarsi.
«Ottima argomentazione. Comunque, per un prossimo futuro suggerirei l’acquisto di un materasso più largo. Non che non mi dispiaccia dormire appiccicato a qualcuno di così attraente», alzò e abbassò un paio di volte le sopracciglia mentre lo diceva, muovendo i suoi profondi occhi grigi lungo il corpo dell’apprendista «ma devo dire di essere piuttosto indolenzito!»
«Beh, io e Asra ci siamo sempre trovati piuttosto comodi», voleva essere una battuta innocente, ma si rese subito conto di aver esagerato. Julian cambiò in fretta espressione, assumendo un’aria pensierosa e leggermente contrariata.
«Oh, certo, Asra».
Doveva rimediare in qualche modo, non poteva permettere che Julian si deprimesse proprio adesso. Forse quella mattina potevano prendersi una piccola pausa rilassante dalle ricerche a palazzo.
«Non avrei dovuto dirlo… Senti, perché questa mattina non facciamo qualcosa di diverso? I nostri compiti possono aspettare anche qualche ora, potremmo fare un giro per il mercato in cerca di qualcosa di buono», mentre parlava si avvicinò a Julian e gli tirò su il mento con due dita, in modo che i loro occhi fossero alla stessa altezza. Il ragazzo non poté fare a meno di arrossire leggermente, ma poi colmò la distanza tra i due stampando un veloce bacio sulle labbra dell’apprendista.
«Più buono di questo?» disse sorridendo a contatto con le sue labbra, cercando di mascherare il rossore con la sua solita sbruffonaggine.
«Mhmm, non mettermi alla prova. Forza, in piedi!»

Il mercato di Vesuvia era come sempre un incredibile miscuglio di suoni e colori. Le bancarelle si susseguivano vicinissime in due lunghe file, tra le quali si dipanava una stretta strada acciottolata coperta qui e là da assi di legno e tappeti ormai sgualciti dal costante scalpiccio di migliaia di piedi. Ognuna di esse mostrava una grande varietà di merce: tessuti, spezie, utensili in legno, tendaggi e tappeti, cataste di legname da acquistare per l’inverno, e poi dolci, carne e altre decine di diversi manicaretti che venivano preparati a tutte le ore, conferendo a quel luogo un profumo forte e decisamente attraente. L’intera passeggiata era poi sormontata da pesanti travi di legno che costituivano un ottimo appiglio per miriadi di lanterne rotonde anch’esse colorate, che al calar della sera si accendevano dando all’ambiente una vita completamente nuova. Tenendosi per mano così da evitare di venire separati dalla folla, i due si avventurarono nel mercato alla ricerca di qualcosa con cui addolcire un po’ la giornata.
«Vediamo… Ti ho già fatto assaggiare il pane alla zucca, vero?» stava chiedendo l’apprendista sfregandosi il mento con due dita in atteggiamento pensieroso. Julian si leccò il labbro superiore mentre ripensava a quel fragrante manicaretto profumato, decisamente una delle cose migliori che avesse mai mangiato in vita sua.
«Certamente, è stata la prima bancarella in cui mi hai portato, e adesso non posso praticamente più farne a meno per la colazione».
«Allora non è quello che ci serve, voglio mangiare qualcosa di nuovo oggi… Ecco, per di qua!» spingendolo dolcemente per un braccio, portò Julian verso il lato destro del mercato dove era stata eretta una nuova bancarella, che prometteva un’esperienza unica agli avventori alla ricerca di un po’ di refrigerio da quelle giornate soleggiate. Sulla struttura era adagiata una larga teca trasparente, all’interno della quale erano state ricavate diverse vaschette circondate dal ghiaccio. Ognuna di esse era coperta ma recava sul davanti una piccola targhetta sulla quale era indicato il nome di un frutto. Avvicinandosi, scorsero un uomo dall’aspetto gentile che li accolse sorridendo quando si fermarono davanti a lui.

«Bene bene, volete provare un gelato?»
«Gelato?» rispose Julian guardando le vaschette chiuse con sospetto.
«È nuovo, sicuramente ne rimarrete sorpresi! Provate ad immaginare una crema fredda al sapore di frutta, è perfetta per una giornata come questa. Forza, il primo assaggio ve lo offro io!» l’uomo rise, e con un ampio gesto della mano indicò i piccoli bigliettini così che i due potessero leggerli per scegliere un gusto. Dopo qualche secondo di estrema concentrazione, Julian si mise dritto e batté la mano destra chiusa a pugno sul palmo della sinistra.
«Ho preso la mia decisione. Pistacchio, grazie buon uomo!»
Il venditore annuì un paio di volte, poi prese un piccolo cucchiaino di legno, aprì il coperchio della vaschetta indicata come “pistacchio” e rivelò una piccola montagnola cremosa di un verde brillante, dalla quale prese una punta di prodotto prima di passarla a Julian. Lui, con il cucchiaio in mano, passò un paio di secondi a studiare il composto con curiosità, ma quando l’uomo lo invogliò a sbrigarsi perché altrimenti rischiava che si sciogliesse, lui ne fece un sol boccone. A contatto con il composto freddo fece prima una leggera smorfia, ma poi spalancò gli occhi grigi e guardò l’uomo con espressione estasiata.
«Ha un sapore meraviglioso! Intenso eppure così fresco e leggero sul palato. La prego, me ne dia una porzione completa!»

Mentre si dividevano il piccolo cono di biscotto riempito di morbido e fresco gelato, i due continuarono la passeggiata lungo le vie di Vesuvia. Si fermarono ad ammirare le stoffe pregiate ben arrotolate sui ripiani, e un paio di volte Julian non riuscì a trattenersi dal mettersi in mostra alle bancarelle dei venditori di specchi, atteggiandosi in pose artistiche di fronte a tutti quei pannelli ben lucidi, dai quali immancabilmente l’apprendista lo trascinava via tra le risate e gli sguardi torvi dei venditori.
Mentre si avviavano infine verso il palazzo per conferire con Nadia, l’atmosfera era più rilassata di quanto non fosse mai stata fino a quel momento.
 
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Note per il COWT: l’arcano rappresentativo di Julian all’interno del gioco è L’Appeso.




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