ABOUT
DESTINY
LEGENDA
T/N:
Tuo Nome
T/C:
Tuo Cognome
N/A:
Nome Amica
C/O:
Colore degli Occhi
C/C:
Colore dei Capelli
N/P:
Nome del Paese/città
N/Z:
Nome dello Zio
Capitolo
V
Il
bagno caldo ti è servito.
Ti
ha aiutato ad allentare la tensione
Avvolgi
un asciugamano intorno al tuo corpo.
E
una strana sensazione ti pervade, ti senti positiva, sai che ogni cosa
si
sistemerà, a tempo debito.
Anche
se al momento ti sembra impossibile.
Indossi
gli abiti che avevi precedentemente tolto ed esci dal bagno.
Il
robot è immobile in un angolo, ma quando muovi dei passi
verso di lui, questo
ricomincia a fare rumore.
-
Che hai da brontolare? Ecco, è così che ti
chiamerò: Brontolo. –
Il
droide sembra calmarsi, ti chiedi se il nome gli piaccia o no, ma non
hai il
tempo di scoprirlo, la porta d’ingresso si spalanca e uno
Stormtrooper ti
invita a seguirlo, puntandoti una pistola laser contro.
***
Dunque
sei di nuovo nella tua cella, di Kylo Ren neppure l’ombra.
Meglio
così: non riesci a fidarti di lui e se ti chiedesse di
lasciarlo frugare nei
tuoi ricordi, in quel momento, non glielo permetteresti.
Dopo
quel bagno caldo vuoi solo stenderti e riposare.
Ma
sembra tu sia condannata a non dormire più, almeno
finché ti trovi su
quell’astronave.
La
porta si spalanca e vi entra un uomo alto, dai capelli rossicci.
Lo
riconosci dopo qualche istante, è lo stesso con cui Kylo Ren
ha avuto un
battibecco.
È
accompagnato da una coppia di Assaltatori, teme forse che tu possa
ferirlo, in
qualche modo?
Disarmata
e fragile come sei, non potresti nuocere neppure a una formica.
-
Io sono il Generale Hux.
Sai
chi è, ricordi bene come Kylo Ren lo ha strangolato con un
semplice gesto delle
dita.
Sono qui per porti delle domande. Rispondi sinceramente o me
ne accorgerò.
Rimani
seduta, incerta sul da farsi.
-
Da dove vieni?
-
Dal pianeta Terra…?
Hux
sembra irritato.
-
Da dove, precisamente? Il vostro pianeta, seppur piccolo, è
diviso in
continenti, se non erro.
-
Il mio continente si chiama Europa, sono nata e cresciuta a (n/p)
Il
generale tiene le mani incrociate dietro le braccia, ti scruta
attentamente,
cerca di capire se tu stia mentendo .
-
E di cosa ti occupavi?
-
Facevo la cameriera. – Hux pare perplesso, così
aggiungi – chiedevo alle
persone cosa volessero mangiare e servivo ciò che avevano
ordinato.
-
Eri una schiava? -, deduce.
Scuoti
il capo, non è facile spiegare il tuo mestiere a qualcuno
che non ha la più
pallida idea di come si viva sulla Terra.
- Ero pagata per farlo, era un
mestiere umile,
mi serviva per vivere.
Il
generale guarda a destra e a sinistra, come per accertarsi che
nessun’altro lo
stia ascoltando, poi parla sottovoce.
-
Cosa ti lega a Kylo Ren? Perché ti ha portato qui?
Vorresti
avere una risposta a quel quesito, ma sfortunatamente non ne hai idea.
-
Non lo so.
Hux
si avvicina con fare minaccioso.
-
Non mentire.
-
Se sei così bravo a capirlo, dovresti sapere che non sto
mentendo. -,
rimbecchi.
-
Osi dubitare delle mie capacità?
Alza
il tono di voce e ti fissa con i suoi occhi spiritati.
-
Generale Hux.
Entrambi
sussultate, riconoscendo la voce metallica di Kylo Ren.
-
Perché sei qui?
Il
suo tono è incolore, eppure ti fa rabbrividire.
Non
vorresti essere nei panni del generale.
-
Sto interrogando la prigioniera, è evidente. Dobbiamo
conoscere meglio questi
umani, adesso li abbiamo sottomessi, ma chi ci assicura che non si
ribelleranno?
Vorresti
controbattere, sta decisamente improvvisando.
La
sua vera intenzione era capire cosa legasse te a Kylo Ren.
-
È la mia prigioniera -, annuncia Kylo –
sarò io a darti il permesso d’interrogarla,
se lo riterrò opportuno.
Per
un brevissimo istante, quel “mia” ti fa vibrare
l’animo.
Probabilmente
poiché nessuno ti aveva reclamato come
“propria”.
Se
non fosse per quel “prigioniera”.
Ti
convinci di essere impazzita e rimani in silenzio, mentre Hux annuisce
e va
via, seguito dagli Stormtrooper.
La
porta si chiude.
Tu
e Kylo rimanete a fissarvi per qualche secondo, è lui a
parlare per primo.
-
Ti senti pronta?
Sai
a cosa si riferisce e no, non sei pronta.
Quindi
scuoti il capo.
-
Non ti rimane molto tempo, (t/n).
Sobbalzi
impercettibilmente, costatando che ricorda il tuo nome.
E
sentirglielo pronunciare ti destabilizza.
-
Sarà meglio che tu prenda in fretta una decisione. O lo
farò io per te.
Così
dicendo, Kylo Ren esce dalla stanza.
Mentre
tu avresti voluto aggiungere qualcosa, tentare di conoscerlo meglio.
Ma
devi riconoscere che avrebbe potuto torturarti subito, senza attendere
il tuo
consenso, per terminare ciò che ha iniziato nella tua testa.
Invece
ti sta dando del tempo.
Ma
perché?
Sei
certa che un volta ottenuto quello che cerca, si libererà di
te.
***
Non
riesci a prendere sonno in quello scomodo letto della tua cella, ti
giri a destra
e a sinistra in cerca di una posizione comoda, ma nulla da fare, non
sei in
grado di addormentarti, nonostante tu non abbia chiuso occhio da
parecchie ore.
Forse
sei semplicemente agitata, scossa dalla serie di eventi che ti hanno
vista
protagonista, o forse per via del futuro incerto che ti aspetta.
Uno
Stormtrooper fa il suo ingresso nella cella.
Ruoti
il capo, e noti che l’Assaltatore ha con sé un
vassoio con del pane e dei
formaggi.
-
Deduco non abbiate un cuoco qui – commenti, mentre ti metti a
sedere – o forse
è il cibo che riservate ai prigionieri? In effetti
è una fortuna che mi
portiate da mangiare.
Noti
che l’altro rimane immobile, sembra che ignori i tuoi
discorsi.
Intuisci
che la conversazione non è in voga tra gli Stormtrooper.
Inizi
a mangiare sotto il suo sguardo vigile, ti chiedi perché
debba restare lì in
piedi, a guardare come addenti un pezzo di pane.
Di
colpo allunga il braccio, pensi che stia per prendere la sua pistola,
così
smetti di masticare e rimani a fissarlo timorosa.
Invece
l’Assaltatore ti porge una borraccia.
Lo
ringrazi e mandi giù un boccone che ti era rimasto in gola
per lo spavento.
Poi
bevi.
Una
volta terminato di mangiare, lo Stormtrooper raccoglie vassoio e
fiaschetta,
pronto ad andarsene.
-
Sei lo Stormtrooper dell’ultima volta?
Lui
fa un cenno col capo, lo interpreti come un sì.
-
Non mi hai detto il tuo nome.
-
Non sono autorizzato a condividere queste informazioni.
La
sua voce è camuffata dalla maschera, ma supponi si tratti di
un maschio.
-
Ho solo chiesto il tuo nome! Io mi chiamo (t/n)
L’altro
esita un istante, poi si avvia fuori dalla stanza
-
Sappi che se non me lo dici, troverò io un nome per te. -,
lo metti in guardia,
mentre lui digita il codice per uscire dalla cella.
Sosta
qualche istante sulla soglia di ingresso.
-
GG-2123
-
Come?
-
GG-2123 è il mio nome.
Così
dicendo scompare dietro la porta.
Dunque
gli Assaltatori sono considerati solo dei numeri? Soldati progettati
per
combattere?
Nessuna
identità?
Quella
constatazione ti fa riflettere: se non conoscono altro, a parte la
guerra, la
loro vita dev’essere infinitamente triste e vuota.
Passeggi
un po’ nella tua cella.
Temi
di non poter più far ritorno sulla Terra.
Saranno
passati due o tre giorni da quando ti trovi su quella navicella, ma ti
manca
osservare il cielo: sia nelle giornate soleggiate, trascorse a
passeggiare per
le strade della tua città, senza una meta; sia nei giorni
uggiosi, coperto da
nuvole scure.
Ti
mancano i tuoi zii.
Sei
preoccupata: sono grandi d’età e hai paura che zio
(n/z) non riesca a
sopportare la tua scomparsa.
Il
suo cuore è così debole.
Stai
per cadere nuovamente in un abisso di disperazione, quando
l’ennesimo
Stormtrooper entra nella tua stanza.
Vorresti
urlare di lasciarti in pace, ma è armato e ti incita a
seguirlo.
Ti
chiedi se sia GG-2123, ma dal modo fiero e deciso con cui cammina,
intuisci che
non si tratta di lui.
Hai
notato che GG-2123 si muove in modo più impacciato, come
fosse un novellino.
Dopo
aver attraversato dei corridoi, riconosci la stanza misteriosa, dove
l’ultima
volta hai potuto fare un bagno.
Lo
Stormtrooper attende che la porta si apra, poi ti spinge
all’interno.
-
Che modi! -, ti lamenti, incapace di abituarti a
quell’atteggiamento brusco che
hanno tutti quanti su quell’astronave.
Aspetti
qualche momento, ma non accade nulla.
Probabilmente
si aspettano che tu utilizzi il bagno e lo fai.
Ma
stavolta non c’è Brontolo ad attivare il
meccanismo per riempire quella sorta
di piscina, deduci che non ti è concesso fare un altro bagno
caldo e questo ti
delude.
Torni
nell’alloggio principale e il letto è un richiamo
troppo forte.
Sembra
decisamente più comodo di quel materasso puzzolente, che ti
hanno rifilato.
Le
lenzuola sono sistemate meticolosamente, se le potessi misurare con un
metro,
di certo noteresti che sono perfettamente allineate.
Sfili
le scarpe e ti stendi sul lenzuolo: un profumo ti invade le narici,
sembra un
profumo familiare, ma non sai dove hai già avuto
l’occasione di annusarlo.
Ti
accoccoli meglio sul letto, il cuscino è così
morbido…
Ben
presto ti addormenti.
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