Pensieri s-comodi

di Freaky_Frix
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PENSIERI S-COMODI
 
Lo amava. Era strano da pensare, difficile da ammettere. Ma lo amava. Misaki si rigirò nel letto. Era mezzanotte passata, l’Accademia dormiva, e lei stava a guardare il soffitto, con quel chiodo piantato nel cervello.
Non si era mai soffermata a pensarlo. Tsubasa era stato molte cose per lei nel corso degli anni: un amico, un confidente, un fratello… Ma i suoi sentimenti erano cambiati, e lei ne aveva paura. Paura di rovinare tutto. E poi, Tsubasa era indubbiamente un bel ragazzo, ed erano in molte a mangiarselo con gli occhi. Buffo, pensava: lo temevano per la reputazione, per il suo Alice, eppure non potevano fare a meno di civettare. E la facevano infuriare. Cosa ne sapevano, loro?
Passò la notte in bianco, a porsi domande e a darsi risposte, così quando si presentò in classe aveva con sé un bel paio di occhiaie.
«Abbiamo fatto le ore piccole stanotte? Perché non mi hai chiamato?»
Misaki guardò Tsubasa, che l’aveva accolta togliendo i piedi dal banco.
«Sopravvaluti troppo il valore della tua compagnia» lo canzonò lei. “Mi hai fatto compagnia in ogni caso” aggiunse, nella sua testa.
«Oh, ma così mi ferisci, Misaki.»
La ragazza gli sorrise.
Dopo le lezioni, sgattaiolò via e prese la via del bosco. Aveva bisogno di stare un po’ da sola e di prendere aria. Non doveva lasciar trapelare nulla. Se Tsubasa lo avesse scoperto…
«Ci sono cose peggiori nella vita, lo sai?»
Si bloccò di scatto. Kokoroyomi era appoggiato ad un albero, con gli occhi puntati verso le foglie verdi.
«C-cosa?»
«La scorsa notte, i tuoi pensieri erano talmente frenetici che hanno attirato la mia attenzione. Un’ottima ninnananna, comunque.»
La ragazza strabuzzò gli occhi, con il cuore improvvisamente piantato in gola.
«N-non ero io… Ti sbagli.»
«Sono perfettamente in grado di riconoscere i pensieri delle persone, senpai. Eri proprio tu.»
No. Nononononononononononono.
«Non capisco perché hai così tanta paura dei tuoi sentimenti, senpai. Voglio dire, conosci il tuo amico Tsubasa da anni e anni, quindi perché tanta paura?»
«Senti, Koko» iniziò Misaki, prendendo un bel respiro, «È… complicato. E ti sarei molto grata se non lo andassi a dire in giro.»
Koko abbassò lo sguardo, rivolgendolo verso Misaki.
«È vero che sono un chiacchierone. E un impiccione. Ma, dal momento che sei una senpai, potrei anche dimenticarlo… forse.»
«Koko!»
«… Ok, dimenticherò che ami Tsubasa-senpai, se ti fa piacere. Ma credo fortemente che dovresti farti avanti.»
Detto questo il bambino si allontanò, con il solito sorriso stampato sulla faccia.
Misaki rimase lì, impietrita, per un minuto buono. Aveva la faccia in fiamme e il fiato corto. Ma forse Koko ha ragione… Si riscosse dandosi un paio di schiaffetti sulle guance. Si voltò e tornò indietro, verso la Classe Abilità Speciali. L’Alice Festival era alle porte, c’era molto da fare. E lei avrebbe invitato Tsubasa al ballo finale. Sì… Lo avrebbe fatto.
Tornò la quiete lungo il sentiero. Tsubasa, a quel punto, si alzò il cappello dagli occhi, con lo sguardo puntato verso il nulla e le guance in fiamme. Koko sapeva perfettamente che era proprio sullo stesso albero a cui si era poggiato. Era stato intenzionale, quindi.
Se ha fatto confessare Misaki a quel modo, significa che… Lui sa che anche io…
Saltò giù dall’albero e si incamminò verso la classe. Era felice. Sarebbe entrato saltellando come un bambino, se avesse perso il contegno del tutto.
Misaki mi ama!
Mi ama!
 




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