They make fun of you,
but I don't
A
Soul,
perché sa
sempre
come farmi amare le mie NOTP ♥
«È successo un casino, aiutami!»
Roddy, affacciato alla porta della sua stanza, osserva Puffy
con aria interrogativa. «Cioè?»
«Ho sentito delle grida dalla camera di Jim, la porta era
chiusa a chiave. Sono andato alla reception a farmi dare una chiave di
riserva,
giuro che era parecchio disperato. Quando sono entrato, l’ho
trovato legato al
letto, completamente nudo e…» Puffy fa una pausa
per deglutire, smettendo solo
per un istante di gesticolare. «Ha detto che è
stato Mike.»
Roddy si trattiene per non imprecare. Una sensazione di
disagio si insinua nel suo petto, serpeggia senza chiedere il permesso.
Non
vuole credere che Mike sia arrivato a questo, anche perché
sa che certamente si
è trattato di uno scherzo di cattivo gusto da parte del
cantante.
«Mi aiuti a slegarlo?» chiede infine il batterista,
torturandosi uno dei dreadlocks.
«Io? Perché non lo fai tu?»
«Ci ho provato, ma poi… ho fatto una battuta e mi
ha mandato
al diavolo, mi ha detto di non azzardarmi a toccarlo. Ti prego, Rod,
sei tu
l’unico che può farlo. A Mike neanche lo chiedo,
Bill è un vero stronzo e Jim
non si lascerebbe mai avvicinare da lui…»
Roddy aggrotta la fronte. «E cosa ti fa credere che io
invece riuscirò a tranquillizzarlo?»
«Tu sei sempre così dolce e comprensivo con
tutti… andiamo,
amico, aiutami con Jim.»
A Roddy non rimane che annuire. Recupera le chiavi dalla sua
stanza, le infila in tasca e si chiude la porta alle spalle.
È assurdo che
all’interno dei Faith No More non si possa mai stare
tranquilli, specialmente
da quando Mike è diventato il loro cantante. Anche
l’atteggiamento di Bill è
cambiato, specialmente nei confronti di Jim.
I due raggiungono la camera del chitarrista e Puffy la apre
con la chiave di riserva, facendo spazio a Roddy.
Il tastierista vi entra con cautela e subito il suo sguardo
si posa sul viso rosso di rabbia e d’imbarazzo di Jim.
«Jim, ehi, ho portato Roddy per…»
«Bordin, esci» ordina il chitarrista, senza
lasciare a Puffy
il tempo di terminare la frase.
Il batterista sospira e consegna la chiave a Roddy, poi alza
le mani in segno di resa, reclinando appena il capo di lato.
«Io ci ho provato,
amico. Ti prego, facciamola finita con questa roba» mormora.
Roddy annuisce, cercando di mostrarsi rassicurante. «Ora ci
penso io, speriamo bene» replica.
Osserva Puffy lasciare la camera e richiudere la porta
dietro di sé.
Si volta verso Jim e non sa cosa dirgli, come conquistarsi la
sua fiducia.
Si morde il labbro inferiore e i suoi occhi percorrono
involontariamente i lineamenti contratti del collega, gli occhi scuri
sgranati,
le sue braccia spalancate e bloccate alla testiera del letto. Indugia
sulle
spalle, sul torace su cui campeggia una leggera peluria, sui fianchi
stretti…
Si riscuote e sbatte le palpebre. Cosa cazzo sta facendo?
Fa un passo avanti, ma Jim emette un lamento minaccioso che
lo inchioda sul posto.
«Okay, sto fermo… ma, ehi, Jim, se non mi
avvicino, come
faccio ad aiutarti?»
«Stai lì.»
Il tastierista allora si accovaccia a terra, posa il mento
sulle mani e tenta di pensare a qualcosa che possa metterlo a suo agio.
«Quello stronzo di Patton mi ha voluto ridicolizzare. Ancora
una volta» prosegue Jim con rabbia, dimenandosi.
«Lo so, mi dispiace. Posso aiutarti, allora? Dopo potrai
andare da lui e prenderlo a botte, che te ne pare?» propone
il biondo, tentando
di non lasciar scivolare lo sguardo su quelle cosce muscolose e sulle
caviglie
legate ai pomelli posti agli angoli inferiori del letto.
«Tanto so che questa cosa diventerà un vero
supplizio per
me!»
«Ma non puoi rimanere così… vedi, hai
freddo. Stai… stai
tremando» sussurra Roddy, rimettendosi lentamente in piedi.
La vede, la pelle di Jim increspata dai brividi. E vorrebbe
essere lui a provocarglieli.
Quel pensiero lo schiaffeggia forte, così come la
consapevolezza che detesta Mike Patton per quello che ha fatto.
Stavolta ha
davvero esagerato, non avrebbe dovuto.
Non con Jim.
«Perché mi guardi, eh?»
«Jim, non…»
«Solo perché mi trovi ridicolo, tutti in questa
fottuta band
mi trovano ridicolo!» si sfoga Jim, Roddy si sorprende
nell’intravedere una
piccola lacrima luccicare all’angolo del suo occhio destro.
«Jim, cazzo!» Il tastierista raggiunge il letto e
afferra
con decisione ciò che tiene legata la caviglia destra di
Jim, armeggiando con
mani tremanti per slegarlo. Sembra una calza o qualcosa del genere, non
riesce
a capirlo, ma sicuramente Mike ha raccolto in giro le prime cose che
gli sono
capitate.
«Mi prenderai per il culo a vita per questo,
perché ho
lasciato che quello stronzo mi legasse…»
«Com’è successo?» sussurra
Roddy, liberando finalmente una
delle caviglie. La prende delicatamente tra le mani e la adagia sul
materasso,
inginocchiandosi per poterla massaggiare e restituirle un po’
di circolazione.
Jim sospira sollevato e Roddy si sente andare a fuoco a quel
suono basso, lo sente scivolare sotto la pelle e raggiungere il suo
cuore.
«Ero ubriaco e non mi ricordo bene com’è
andata, so solo che
è stato lui…»
«Capisco, non importa» replica il biondo,
spostandosi
dall’altro lato per occuparsi dell’altra caviglia.
La libera poco dopo e ripete
il massaggio, gustandosi la sensazione di sentire la pelle ruvida di
Jim e i
suoi soffici peli tra le dita.
Sta diventando davvero difficile tenere a bada le sensazioni
che sta provando, ritrovarsi quel ragazzo nudo proprio di fronte lo sta
mettendo seriamente alla prova.
«A me importa.» Jim respira forte, è
frustrato. «A me
importa eccome. Ho fatto una figura orribile di fronte a te e
Puffy…»
Roddy solleva lo sguardo. Si morde il labbro inferiore e lo
fissa negli occhi, trovandoli colmi di malinconia e imbarazzo.
«Io e Puffy non
ti giudichiamo, non lo diremo a nessuno.»
Jim sorride ironico. «Ormai lo sanno tutti, che importanza
ha?»
«Dovresti parlare con Mike, reagire quando
lui…» Roddy si
interrompe, rendendosi conto che le sue mani sono ancora sulla caviglia
di Jim.
Il chitarrista scuote il capo. «Non fa differenza. Lui
è
fatto così. Io l’ho portato nella band, adesso non
posso lamentarmi» replica.
«Riesci a muovere le gambe?» cambia argomento il
biondo,
lasciandolo andare a malincuore.
«Uhm… sì, ah cazzo,
finalmente!»
Roddy si allunga con l’intenzione di slegargli il polso
sinistro, ma il suo sguardo rimane inchiodato tra le cosce di Jim.
Il suo corpo non mente, non può essere
un’allucinazione.
Il chitarrista ride sarcastico, chiudendo per un attimo gli
occhi. «Ecco, ci mancava solo questa… merda,
Roddy, scusami…»
Il tastierista sente le braccia tremare e le ginocchia
cedere; ringrazia mentalmente il materasso che sta sotto di lui e non
gli
permette di cadere come avrebbe fatto se fosse stato in piedi.
Si porta una mano di fronte alla bocca, stringendo l’altra a
pugno.
«Ti prego, liberami, voglio stare solo» mormora
Jim, sempre
più imbarazzato e triste.
Roddy vuole farlo, deve farlo. Non può ancora privarlo della
sua libertà, ma allo stesso tempo…
Allo stesso tempo averlo lì, nudo, tremante, eccitato,
indifeso…
Scuote con forza il capo e si adopera per slegarlo, è per
questo che si trova in camera di Jim.
Libera un polso, poi si ferma. Osserva Jim che si
sgranchisce il braccio, si morde ancora una volta il labbro inferiore.
D’istinto, porta una mano sul viso del chitarrista e lo
accarezza, facendo scontrare i loro sguardi.
«Roddy…»
«Ehi, non preoccuparti. Adesso ti slego
e…»
Ma Jim non lo lascia finire. Con la mano libera lo afferra
per la maglietta e lo trascina verso il basso. Roddy gli cade
rovinosamente addosso,
il cuore a mille e il respiro corto.
La mano del chitarrista è premuta con forza al centro della
sua schiena, lo tiene schiacciato con il petto contro il suo e gli
impedisce di
muoversi.
Le gambe di Jim si intrecciano alle sue e lo abbracciano
delicatamente.
Roddy rimane con il viso schiacciato contro la spalla
dell’altro, non osa sollevarlo, si sente mortalmente a
disagio e non sa come
interpretare quel gesto.
La mano di Jim si sposta lungo la sua schiena, fino a
raggiungere il collo e scivolare sotto il suo mento. Lo costringe a
sollevare
il viso e lo bacia, lento, delicato, dolce.
Le sue labbra sono così morbide, calde e lievi sulle sue,
Jim non ha fretta di avere quel contatto così strano e nuovo
con lui.
Roddy si scioglie, lascia scorrere le mani lungo i suoi
fianchi e le serra sulle sue spalle, spingendo dolcemente la lingua
nella bocca
del chitarrista.
Ha desiderato così tanto quel bacio che adesso non
può
crederci, è semplicemente impossibile.
Quando si staccano con un piccolo schiocco, i loro occhi
sono liquidi e dolci.
«Che ne dici?» soffia Jim sulle labbra di Roddy.
Il biondo non sa come replicare, sta seriamente rischiando
di andare in iperventilazione.
«Ehi, Roddy, dai… calmati, respira. Va tutto
bene… Dio,
scusami, cazzo.»
Il tastierista scuote con forza il capo. «Non scusarti,
io…
lo volevo da tempo, è così
strano…»
«Da tempo?» lo interroga Jim curioso.
«Beh, sì…» Roddy torna a
inginocchiarsi e si allunga per
slegare anche l’altro polso.
«Aspetta» lo richiama Jim.
Il biondo si ferma e lo interroga con lo sguardo.
Negli occhi di Jim passa una piccola scintilla maliziosa.
«Legami nuovamente anche l’altro»
sussurra.
Roddy aggrotta le sopracciglia. «Che cosa?» sbotta
stranito.
«Non ti va?»
Roddy scuote il capo.
Jim traccia con le dita il profilo della sua spalla coperta
dalla t-shirt. «Perché?»
Sono brividi quei polpastrelli su di lui, sono tocchi al
cuore quelle carezze quasi casuali e delicate.
«Perché… voglio che mi
abbracci» ammette il biondo.
Jim sgrana maggiormente gli occhi scuri, poi con la mano
libera strappa via l’ultimo lembo di stoffa che lo tiene
legato al letto.
Le sue braccia si serrano immediatamente al corpo esile e
caldo dell’altro, mentre le sue labbra si posano sul suo
collo.
Roddy trema senza ritegno, si sente scuotere fin nel
profondo.
Non riesce a credere che lui e Jim sono abbracciati su quel
letto, che si stringono forte e si coccolano.
Non riesce a realizzare che può avere quei baci, quelle
carezze, quel corpo accogliente tutto per sé.
Sente le dita affusolate del chitarrista insinuarsi sotto la
sua t-shirt e percorrere lente la sua colonna vertebrale, indugiare sui
fianchi
e tracciare il profilo delle scapole.
Si scambiano un’occhiata carica di significato.
«Patton è stato utile» bofonchia Jim,
baciandolo piano alla
base dell’orecchio.
«Almeno stavolta sì…» sospira
Roddy, lasciandosi sfilare la
maglia.
Ed è bello trovarsi lì, è bello
dimostrare a Jim tenerezza
come avrebbe voluto fare da un sacco di tempo.
Si abbandona e si modella tra quelle braccia.
Avevo ragione su Jim. È un ragazzo d’oro.
Roddy decide che non si lascerà mai influenzare da Mike e
Bill, dagli scherzi di cattivo gusto e da ciò che
accadrà nel futuro della sua
band.
Perché lo sente: non può e non vuole rinunciare a
quello che
pian piano sta scoprendo di poter provare insieme a Jim.
Non si lascerà scappare l’opportunità
di sentirlo così
vicino, di udire i suoi sospiri infrangersi sulla sua pelle e nei suoi
timpani.
Non si impedirà di stare bene come in quel momento.
♥
♥
♥
Cari lettori,
eccomi qui con un piccolo esperimento ^^
Chi mi conosce sa
che la Martum non è proprio la mia OTP,
che quella Suprema di questo fandom è la Pattum.
Ma vedete, Soul
è riuscita a farmeli amare, è riuscita a
farmi capire quante cose positive ci possono essere in questi due
insieme.
Il loro
è un legame decisamete più fluff rispetto a
quello
tra Mike e Roddy, ma volevo assolutamente farveli scoprire
così come li vedo
io.
Questa piccola OS
può essere liberamente vista come il
sequel della mia drabble Legami
indissolubili presente nella raccolta
“Kings For A Day”.
Spero di aver
fatto cosa gradita e ovviamente di aver
scritto in maniera decente di questi due ^^
Grazie davvero a
chiunque sia passato di qui a leggere e a
chi mi lascerà una piccola recensione!
Alla prossima
♥
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