Sentieri
di spine
Dalle labbra raffinate
di Sirius, dischiuse con sensuale consapevolezza, appassiscono volute
di fumo sciolte
da refoli insidiosi, intossicando i pensieri. Marlene sa cosa insinui
quel
tanfo – l’ha annusato visto sognato
–, e districare quei lacci anneriti
per rintracciarvi segni vaticinatori le riesce spontaneo. Il mondo lei
lo
interpreta trincerata tra incubi di cruda realtà e spine
disperse a farle da
guida. E fa male – devono conficcarsi tutte nella carne
fremente –, e serve
tempo – deve dissanguarsi –, ma almeno sa.
Fumo
dissolto dal vento: cattive notizie.
(ma
per
chi dei due?)
Le vertebre di
Marlene si possono contare affilate sotto la pelle tesa, scintillante
di saliva,
e serpentine catturano lo sguardo. Sirius non sa perché lo
attorciglino a sé – le
ha annusate graffiate azzannate –, e
l’unico senso che riesce a
rintracciare per quelle ossa marchiate è un anelito di vita.
Il mondo lui lo
divora prendendolo alla gola, strappando brandelli in cui sentirsi ancora
vivo
e fuggire a macerie che vorrebbero soffocarlo. E magari oggi
è alcool –
mercurio che corrode la mente –, e magari domani è
Marlene – la sua schiena che
lo stritola in sogno –, ma almeno non è morte.
Sognare
la colonna vertebrale: liberazione.
(ma
da
cosa?)
Quando si solleva
dal letto sfatto, Marlene non si premura mai di coprirsi, infila solo
gli
occhiali e si prepara una tazza di the – per
vedere dice, riesce
meglio dopo l’amplesso sostiene.
Le lenti sono spesse,
ma nonostante questo deve assottigliare le palpebre per scrutare il
fondo della
tazzina e scorgervi, tra foglie spezzate e granelli di zucchero,
l’ennesima disfatta.
Sirius tossisce
l’ultimo sospiro di nicotina e si diletta a sbeffeggiarla
languidamente.
“Sentiamo,
chi schiatta oggi? Io?”
“Non ti
preoccupare, ragazzino, toccherà prima a me.”
“Ti ha
suggerito questo la tua amica? O è il sesso con me a
renderti
profetica?”
“Non predìco
nulla, l’ho visto in un sogno. C’è
differenza.”
“E
quale? Illuminami, ti prego, muoio
dalla voglia di saperlo.”
“I
sogni, diversamente da me, a volte dicono la
verità.”
“Quante
cazzate.”
Quando il Patronus
di Malocchio irrompe nella stanza, in una notte di assioli e demoni,
trova
Sirius in bilico su uno sgabello storto mentre cala un asso di picche,
nel tormentato
tentativo di trattenere Remus vigile (carte da gioco: perdita
– ma di cosa?).
Non vuole attendere solo
il rientro della squadra di pattuglia, non dopo
essersi svegliato trafitto da spine di sangue – troppo per
una persona sola –, di
ossa liscissime e spolpate – trentatré vertebre
avvolte su se stesse –, e di
vetro spesso come fondi di bottiglia.
Cazzate continua a ripetersi, i
sogni non… Eppure.
“I
McKinnon sono tutti morti.”
Lo so, l’ho visto
vorrebbe latrare,
e allo stesso tempo vorrebbe non averla mai spinta – artigliata
allargata
succhiata – contro quel vecchio muro, lei e il suo
invasamento che l’ha dannata.
Marlene la sentiva così spesso, la
morte, da bramarla, quasi – anche solo
per poter dire di aver decifrato correttamente le tracce sommerse.
L’ho
sognata, e la verità è che forse mi sarei potuto
affezionare.
Note
alla storia: questa
cosa forse dovrebbe rimanere negli anfratti del mio
PC, ma l’intenzione era
quella di esercitarsi con la brevità, divertirsi e giocare
un po’, quindi
tant’è.
Lo
spunto per questa flash è nato dal prompt lasciatomi da Rosmary
nell’ambito
dell’iniziativa “Il mio profilo” promossa
dal gruppo facebook “C’era una
volta con un prompt…”, che chiedeva di
scrivere una drabble/flash/raccolta
di drabble basata sulla citazione «Nell'ozio, nei
sogni, la verità sommersa
viene qualche volta a galla» tratta da
“Una stanza tutta per sé” di
Virginia Woolf, personaggi/coppie a mia scelta. Ora, non chiediamoci
perché
proprio questi due, che coppia lo sono solo fino a un certo punto qui
(e che
sinceramente insieme non mi convincono), certe domande è
meglio non porsele. Di
Marlene nemmeno sapevo di avere un headcanon e invece eccola
lì con occhiali,
la Divinazione e più vecchia di Sirius.
Potrei
aver finito qui, ma ci tenevo a chiarire due cosette: per la parte di
interpretazione sogni/fumo/segni vari (anche quelli non esplicitamente
spiegati) ho piegato a mio piacimento le notizie
che trovavo pescando un po’ da questo e un po’ da
quello senza troppa sistematicità,
spero mi si conceda la licenza. Il ricorrere di certe immagini, invece,
non è
dettato dalla mia scarsa fantasia (cioè, può
darsi, ma non era l’intenzione),
quanto dal tentativo di rendere in qualche modo la sensazione
dell’ossessione per la Divinazione (nata da anni di guerra e
incertezze? prima?) di
Marlene, sensazione che si trasmette anche a Sirius.
Ecco,
temo di aver interpretato troppo letteralmente il prompt, ma
“Una stanza tutta
per sé” è, ahimè, ancora
nell’elenco delle prossime letture e potrei non aver colto
eventuali sottintesi più sottili e profondi.
La storia ha anche partecipato agli “Oscar della Penna 2022”, vincendo il premio per il miglior Cortometraggio
Detto
ciò (ero stata fin troppo breve con la storia), spero che
questa flash vi sia
piaciuta almeno un pochino.
Grazie
di cuore a chiunque si sia fermato a leggere,
Maqry
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