TRASPARENTE
Le voci erano vere, quel ragazzo era davvero un principe. Nobara lo aveva visto solo una volta, come un’apparizione eterea in una casa abbandonata. Le tende erano tirate, l’aula era buia, come sempre. E come sempre i suoi compagni - o colleghi - erano sparpagliati nei vari punti strategici della stanza. E poi era arrivato Persona, e con lui c’era il principe. E tutti gli avevano messo gli occhi addosso. Erano preoccupati, o forse diffidenti?
C’era stata solo quell’occasione, per poterlo vedere. Era collassato nel bel mezzo della missione, compromettendola. Era troppo debole, l’avevano portato al centro medico dell’Accademia e l’avevano esonerato dalle missioni. Alle domande Persona aveva risposto così. E Nobara non aveva più chiesto. Ci ripensava, di tanto in tanto. Quella notte la stanza sembrava essersi illuminata, quando quel ragazzo era entrato. E, come la fiammella di una candela, si era spento, come se qualcuno ci avesse soffiato sopra.
Era fragile. Era cera consumata. Ma a Nobara piacevano le cose fragili. E se avesse potuto, lo avrebbe aiutato a ricostruirsi, pezzetto per pezzetto.
Ma i desideri non sempre si realizzano.
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