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-Relazione
Clandestina-
Prefazione
Il vento le accarezzava i capelli e li scompigliava un po'
sugli
occhi. Ma non le importava nulla.
Correva Alice sulla bici,
pedalava in fretta per le vie tortuose della
città.
Era primavera
ormai, mancavano pochi mesi agli esami, e il caldo cominciava a farsi
sentire.
Correva Alice,
veloce nel traffico superava la auto in coda con destrezza,
attraversò il
parco per evitare i semafori che avrebbero potuto rallentarla.
Correva ridendo
tra se per il motivo stupido della sua fretta.
Se avesse seguito il suo raziocinio non si sarebbe trovata a correre
tra le auto come una matta.
Solo dieci minuti
prima un sms l'aveva fatta scattare in piedi dal divano, attraversare
in giardino vestita così com'era e inforcare la sua
bicicletta nera
vecchia e scassata.
"Sarò
solo fino a sabato. Fai in fretta."
Si lanciò sul lungadige ad una velocità folle per
poi piegare svicolando il semaforo rosso e infilarsi in via Trezza col
fiatone.
Arrivò davanti
al grande palazzo in centro in dieci minuti il suo record
personale, fermò la bici davanti ai campanelli nel
cortile interno, poi suonò
due volte.
-Chi è?-
-Sono io- rispose guardandosi intorno con discrezione.
-Metti dentro la
bici.- continuò la voce di un ragazzo storpiata dal
citofono dopo lo scatto sordo della serratura del portone.
Passò
oltre con la bicicletta, l'appoggiò
in un angolo contro il muro dell'atrio e si avviò
all'ascensore. Adorava
quel
palazzo era sempre pulito profumato e il pavimento di marmo degli spazi
comuni
era sempre perfettamente lucido e pieno di
piante ben curate.
Settimo e ultimo piano.
Si
sistemò velocemente i capelli specchiandosi nella
pulsantiera dorata. Aggiustò
i vestiti e trasse un sospiro: maglietta,
minigonna rossa e Converse così com'era vestita in casa, non
si era nemmeno
preoccupata di cambiarsi, aveva infilato il primo paio di scarpe che le
era capitato sotto mano ed era uscita.
Le porte si
aprirono con uno scampanellio delicato e lei scattò
attraversando il pianerottolo a passo sicuro.
Il portone era
stato lasciato socchiuso per lei, lo chiuse dietro di se
attenta a non far troppo rumore e si
addentrò nella casa. Conosceva la strada: percorse tutto il
corridoio centrale fino al salotto dove raggiunse la scala bianca a
chiocciola nell'angolo.
Salì
alla svelta i gradini stretti che ormai le erano familiari.
Quando
alzò lo sguardo lui era lì, solo per i suoi
occhi.
Indossava i
soliti pantaloncini da basket e una maglietta grigia attillata
che metteva in bella mostra i pettorali scolpiti.
Se ne stava seduto a gambe incrociate
sulla
poltrona di pelle vicino al letto, leggeva un blocco di appunti
distrattamente nel chiaro tentativo di dar poca importanza al suo
arrivo. Lo conosceva come le sue tasche quel bastardo.
Alzò lo
sguardo su di lei solo quando raggiunse l'ultimo
gradino, subito le guardò le gambe scoperte.
Adorava le sue gambe da modella.
-Ciao. Ci hai messo
davvero poco- le chiese posando a terra i fogli.
Alice
arrivò all'ultimo gradino con il fiato ancora spezzato dalla
corsa e si guardò intorno inspirando dal naso.
Era chiaramente passata la cameriera perchè la stanza aveva
un'ordine innaturale per lui. Non c'erano magliette lasciate a terra in
un angolo,
ne fogli sparsi a caso sulla scrivania, il letto era rifatto
e sul comodino erano spariti i posacenere sporchi di mozziconi.
Senza che Alice se
ne accorgesse, troppo impegnata a regolarizzare il respiro, il ragazzo
si
avvicinò e le agguantò con due dita uno dei
passanti
della gonna tirandola
a se. Le poggiò una mano dietro al collo e la travolse con
un bacio mozzafiato senza chiedere il suo permesso ne aspettare
che lei prendesse fiato o si potesse ribellare.
Come solo a lui
era concesso.
Alice senza
esitazione si
abbandonò al suo tocco, ma il bacio
finì. Fin troppo
presto.
-Siamo soli
davvero?- gli chiese sorridendo a pochi centimetri dalla sua
bocca e ancora chiusa nel suo abbraccio.
-Già...- inarcò le labbra in
quell'accenno di sorriso
malizioso che le fermava il cuore, e lei sorrise
contenta della ritrovata privacy.
Quel sorriso la
illuminò, gli piaceva vederla sorridere, era così
radiosa
e pulita che rischiarava quella stanza vuota e intrisa di ricordi.
Alice gli afferrò il
bordo della maglietta, come aveva fatto con lei, e
trascinò entrambi sul letto senza smettere di baciarlo.
Passarono un paio d'ore prima che nella camera ritornasse il silenzio e
che i respiri dei
due ragazzi raggiungessero la regolarità del sonno. Fu il
suono
fastidioso
di un cellulare ad interrompere il riposo post-amplesso di Alice.
Scivolò fuori dal piumone all'istante per paura di
svegliarlo e cominciò a scuotere la borsa per rovesciarne a
terra il contenuto.
-Dove diavolo l'ho
messo?- mormorò piegata sui
vestiti sparsi ai piedi del
letto.
Improvvisamente l'i-phone cadde a terra sgusciando fuori da una tasca.
Lo raccolse imprecando
e si affrettò a rispondere: sapeva senza dover leggere il
display chi fosse, così non diede tempo
all'interlocutore di parlare.
-Si Cici lo so che sono in ritardo. Arrivo subito, ciao!- poi con un
gesto rabbioso chiuse la conversazione
sbuffando e coprendosi
il seno con un braccio prima di riprendere il suo posto nel letto.
-Devo andare...-
mormorò languida verso la schiena del ragazzo sdraiato
accanto a lei.
Non le rispose come era prevedibile.
Scivolò
fuori dal piumone e si rivestì velocemente senza prendersela
troppo per le poche attenzioni ricevute, poi raggiunse
l'altro lato del letto chinandosi sul suo orecchio.
-Stasera che fai?- sussurrò pianissimo per non
indispettirlo, pronta a ricevere solo un grugnito.
-Non ci sono.-
le rispose nascosto sotto al piumone.
Alice abbassò lo
sguardo abbattuta: -Ok,
allora ci sentiamo la prossima settimana-
concluse trattenendo per se una nota di amarezza.
La mano nodosa del
suo strano compagno di letto a pochi centimetri dalla bocca era davvero
una tentazione, avrebbe voluto baciargli il palmo e accarezzarlo tutto
fino alla spalla, ma
probabilmente lui non avrebbe gradito.
-Stanotte però sono libero.-
Con quelle parole brontolate contro la stoffa del cuscino,
la bloccò inginocchiata accanto al letto.
-Allora mandami un
messaggio quando ti liberi, se riesco ti raggiungo!-
Quelle parole le portano nuove speranze per la serata e
senza dire altro prese le scarpe in mano per andarsene.
Scese
velocemente dal sottotetto e uscì dall'appartamento cercando
di fare meno
rumore possibile. Era talmente
intimorita da quella casa e dai suoi silenzi che non si
fermava a metterle nemmeno nell'ingresso, ma aspettava sempre di essere in
ascensore.
Ritrovò
la sua bicicletta
nell'atrio esattamente dove l'aveva lasciata senza catena e
scattò di nuovo in sella verso il parco, controllando sempre
che nessuno
la vedesse uscire da quel palazzo.
Pochi minuti dopo raggiunse il luogo dove l'aspettavano da quasi
mezzora..
-Dove. Cavolo. Eri?- la voce la
spaventò mentre legava la bici ad una rastrelliera.
Non
era così strano che lei fosse in ritardo ma aveva il terrore
che le sue
amiche cominciassero a farsi domande sulle ragioni dei suoi ritardi.
-Scusa Cici mi
ero addormentata sul divano.- rispose congiungendo le mani in preghiera
con un sorriso a trentadue denti.
Sperava davvero di essere convincente, ma Chiara
sbuffò rimproverandola come sempre, mentre la guidava al
tavolo.
Frequentavano sempre lo stesso baretto vicino all'Università
per
l'aperitivo del venerdì, e Alice prese posto alla solita
poltrona sprofondando esausta.
-Cosa vuoi da
bere?- le chiesero mentre prendeva fiato.
-Spritz.-
Chiara si allontanò verso il bancone per aggiungere al loro
conto l'ordinazione, intanto la terza componente del gruppo le
rivolse un'occhiata indagatrice.
-Ci sei stasera?- le domandò squadrandola da capo a piedi.
Alice perplessa e ancora
un po' tachicardica alzò le spalle grattandosi un
orecchio: -Direi di si. Che si fa?-
-Pensavamo al BlueMoon.- la informò Laura annoiata giocando
con il ghiaccio nel suo bicchiere:
-..come sempre!- una nota di sarcasmo ne tradì l'apparente
disinvoltura.
Laura era una che si annoiava facilmente, mentre Cici era rassicurata
dalle sue abitudini.
-Forse c'è un concerto!-
annunciò Chiara ritornando al tavolo con il bicchiere di
Alice.
Alice pensò
alle
parole del ragazzo che aveva lasciato nudo nel letto pochi minuti
prima, e realizzò che probabilmente anche i suoi impegni
erano legati a quel concerto.
-Perfetto! A me va
bene il BM.-
Si finse indifferente sorseggiando l'aperitivo: il BlueMoon aveva nulla
di pericoloso, o almeno questo
doveva far credere a quelle due. Continuò a meditare
preoccupata, sperando che andasse tutto bene, doveva far in modo che
quei due stessero lontani, sopportare loro due nella stessa stanza
insieme ai suoi sensi di colpa sarebbe stato troppo per la sua povera
coscienza.
Rimandò
le preoccupazioni ad un altro momento, si immerse nella luce del
tramonto chiacchierando del
più e del meno con le altre due, mentre senza farsi notare
fissava un
palazzo bianco in lontananza.
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