Racconti dalla quarantena

di Mari Lace
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Privilegi bizzarri

Privilegi bizzarri

 

«Che cos’è, un orso?»

Le risate dei suoi amici le risuonano nelle orecchie. Li fissa torva, o almeno ci prova: non è semplice farlo attraverso lo schermo del pc, sono troppi e si perde tra un quadrato e l’altro.

Tenta ancora di migliorare il suo disegno, ma il tempo scade e lei si ferma con un sospiro. L’aveva detto, che pictionary era una pessima idea. Non sa disegnare dal vivo e dovrebbe cavarsela a mano libera con paint? Ha proposto contact, lei, e sarebbe stato molto meglio – gliel’hanno bocciato senza pietà.

«Scusa, Giaco» sbuffa al suo compagno di squadra, che non è riuscito a indovinare la sua – non semplice, a onor del vero – parola.

Tocca a Chiara adesso, e lei si perde facendo vagare lo sguardo sui rettangolini della chat. Non vedeva i suoi amici da un po’, anche prima della quarantena: mille impegni, specialmente universitari, li hanno tenuti distanti negli ultimi mesi. È bello ritrovarli così, pronti a scherzare nonostante l’impossibilità di incontrarsi realmente e confortarsi l’un l’altro con un abbraccio di gruppo.

È proprio bello pensa ancora, mentre parte un’altra risata a cui stavolta si unisce.

Torna a farsi assorbire dal gioco, chiedendosi se la situazione critica in cui si trovano non abbia anche i suoi lati positivi, in fondo – decisamente sì, come tutto d’altra parte.

E allora va bene anche giocare a pictionary, perché essere in grado di ascoltare le risa – genuine, mai cattive – dei suoi amici è un privilegio che è contenta di avere.

Tocca di nuovo a lei e si cimenta nuovamente con paint, le spetta un topo stavolta, non dovrebbe essere difficile. Inizia; un’altra parola le invade il cuore, una che non disegnerà – non saprebbe come, ma non crede ce ne sia bisogno. Sposta gli occhi dalla bozza e studia i volti – alcuni sorridenti, altri concentrati, altri ancora distratti – dei suoi amici. Sorride a sua volta, mentre Giacomo indovina l’animale.

Grazie.





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