Everything I Hold Dear (Resides In Those Eyes)

di fantaysytrash
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Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a Stan Lee e alla Marvel. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 


 

EVERYTHING I HOLD DEAR (RESIDES IN THOSE EYES)

#3 – UNLESS YOU PLAY IT GOOD AND RIGHT

 

L’arrivo degli alieni non era stato un avvenimento così improvviso; il siero con cui avevano inondato l’intera città costituiva invece una novità. E sebbene gli Avengers avessero cacciato i mostri piuttosto velocemente, gli effetti ancora sconosciuti di ciò che li aveva colpiti avevano messo tutti in una quarantena provvisoria.

Bucky non la considerava una tragedia; dopo tutto quello che era successo, apprezzava le giornate tranquille trascorse con il suo compagno nel loro piccolo appartamento a Brooklyn.

“Bruce consiglia di rimanere in casa finché non si sarà accertato delle proprietà del gas; potrebbe volerci qualche giorno,” sospirò Steve, fissando il telefono con fare accigliato, come se l’intensità del suo sguardo potesse accelerare l’arrivo di notizie.

“Tanto vale rilassarsi,” affermò il moro. “E vorrei ricordarti che siamo super-guerrieri immuni quasi a tutto, non c’è bisogno di una tale preoccupazione.”

Steve valutò se imbattersi in quella discussione, prima di scuotere la testa e guardarsi intorno alla ricerca di qualcosa da fare.

“Potremmo scegliere un gioco di società, a quanto pare vanno di moda nel mondo moderno,” suggerì Steve.

Bucky aveva altre idee. Sorrise sornione e, mettendosi sulle ginocchia, gattonò verso l’altro, prima di balzargli addosso con una grazia innaturale.

“Sì, ottima idea,” vicino all’orecchio del biondo. “Inizio io a proporne uno.”

Fece scorrere le mani sul petto di Steve, prestando particolare cura e delinearne gli addominali scolpiti.

“Me l’ha insegnato Natasha, si chiama gay chicken e, quando inevitabilmente perderai, potrei essere così gentile da permetterti la possibilità di una rivincita.”

“Non credo che sia un gioco di società,” rise Steve, cercando di sottrarsi con tentativi alquanto deboli.

“Cosa ne possiamo sapere noi?” ribatté prontamente Bucky, fingendosi confuso. “Infondo siamo troppo antichi per questi termini moderni. No, io dico che dovremmo attenerci a ciò che sappiamo fare.”

Trattenne Steve a terra, bloccando ogni via di fuga con il suo peso imponente, prima di leccargli lentamente il collo.

Steve si sporse come per baciarlo ma, appena l’altro si rilassò per assecondarlo, fece scorrere la gamba destra tra i loro corpi, risultando in un ribaltamento delle posizioni.

“Non giochi lealmente,” si lamentò Bucky, fingendo un broncio.

“L’amore è un gioco spietato,” ribatté con aria saccente. “A meno che tu non giochi in modo corretto.”

“Questa l’hai letta su internet,” accusò il moro con una smorfia per le parole smielate del compagno.

“E come potrei? Sono solo un vecchietto che non ha idea di come si utilizzi Google.”

“Usi le mie parole contro di me, Rogers? E sia.”

Usando il braccio di metallo per allontanare la massa di Steve, Bucky si issò in piedi, trascinando l’altro sulle sue spalle.

Mentre lo portava in camera da letto, il biondo si lasciò andare nell’ennesima risata; forse quell’esilio temporaneo sarebbe stato un ottimo pretesto per provare cose nuove nella riservatezza del loro appartamento.





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