Frammenti

di DaniNTI
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Come il passeggero di un treno ad alta velocità, che si accinge senza successo ad osservare dal finestrino un paesaggio continuamente sfuggente, assistiamo all’incessante scorrere di pensieri volatili nella nostra mente, adoperandoci per acchiapparli così da poterli auspicabilmente fare nostri, ancorandoli quindi alla supervisione della nostra coscienza.

Ma così come il paesaggio scorre via inarrestabile e alla vista del passeggero si riduce ad un insieme di frammenti colorati che schizzano via - e poi si mescolano, e poi di nuovo si diramano regolati dal solo moto perpetuo - allo stesso modo i pensieri vivono di vita propria in uno stato di ingovernabile anarchia: vorremmo ammaestrarli, indirizzarli e accuratamente vagliarli, ma essi viaggiano più velocemente di noi, curandosi unicamente di lasciare nella nostra mente labili tracce, giusto un attimo prima di fuggire dal nostro raziocinio.

Siamo spaventati, e al contempo affascinati, da questo fugace flusso continuo e viviamo nella speranza di essere padroni di ciò che ci attraversa: esattamente come il passeggero, che nonostante l’impossibilità di visualizzare una rappresentazione onnicomprensiva del paesaggio, non distoglie lo sguardo dal finestrino. Al contrario, egli continua a immagazzinare le informazioni sparse e confusionarie che derivano dai frammenti, e introietta la ripetitività del processo nella vana speranza di riuscire a governarlo.

 




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