Everything I Hold Dear (Resides In Those Eyes)

di fantaysytrash
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Disclaimer: Tutti i personaggi di questa storia non appartengono a me, bensì a Stan Lee e alla Marvel. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro, ma solo per puro divertimento.

 

 


 

EVERYTHING I HOLD DEAR (RESIDES IN THOSE EYES)

#6 – THE WIDER THE DISTANCE, THE WARMER THE HUG

 

Carol ne aveva già avuto abbastanza di quella stupida quarantena. Essere costretta a rimanere in casa mentre la sua fidanzata era bloccata nella propria abitazione dall’altra parte della strada non era come aveva pensato di trascorrere il giorno di San Valentino.

“Questa situazione è ridicola!” urlò a Maria, mentre entrambe si sporgevano dai rispettivi balconi per tentare di comunicare. Tutte le vie di comunicazione, infatti, erano state interrotte ore prima e, sebbene Tony Stark in persona stesse cercando di risolvere la questione, pareva che le linee telefoniche non fossero la priorità quando dei robot spaziali stavano vagando per la città.

Carol aveva raggiunto il limite della sua inesistente pazienza, ed era pronta a introdursi illegalmente nella villetta dell’altra.

Stava adocchiando l’altezza del terrazzo e stimando quanto si sarebbe fatta male se fosse saltata, quando il rimprovero secco di Maria le giunse alle orecchie.

“Non ci provare!”

La bionda riportò la sua attenzione verso la sua compagna, lanciandole un sorrisino colpevole e gesticolando freneticamente come se fosse colpa della situazione.

Maria, invece, non sembrava troppo scossa dall’imprevisto della giornata, ma ora fissava Carol con un’aria decisa che non ammetta repliche.

“Al telegiornale hanno detto che sarà solo per un paio di giorni,” spiegò. “Guarda il lato positivo, viviamo praticamente accanto, e possiamo continuare a vederci per tutto il tempo, se è questo quello che vuoi.”

Carol sapeva che la ragazza aveva delle buone motivazioni, ma non sopportava quando le cose non seguivano i piani da lei stabiliti

“Ti avevo preparato una sorpresa,” ammise, arricciando le labbra in quel broncio tenerissimo che riusciva sempre a sciogliere Maria.

“Me la mostrerai prima di quanto credi. Sai come dicono, no? La lontananza spegne i fuochi piccoli e accende quelli grandi,” affermò sicura.

“Suppongo di sì…”

Si guardò intorno, trovò un cuscino e lo posizionò per terra per poi sedervisi sopra; fortunatamente il parapetto di vetro le consentiva ancora di vedere Maria alla perfezione.

“Cosa facciamo nel mentre?” chiese, abbassandosi il capello verde militare sulla fronte per proteggersi dai raggi solari.

“Raccontami della tua giornata,” propose la mora, posizionandosi a sua volta su una sedia, e incrociando le gambe per una maggiore comodità.

E mentre le due trascorsero il resto della giornata in quel modo, gridandosi aneddoti che probabilmente riuscirono a udire anche tutti gli altri vicini, con il sole che pian piano tinse il cielo di un color rosso infuocato, Carol pensò che in fondo la giornata dell’amore non era andata così male.





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