Capitolo
2
FINE
DI UNA AMICIZIA?
“Devo
fare qualcosa, Miky, non so cosa ma qualcosa devo fare!”.
Azaele
continuava a svolazzare nervosamente intorno a Michele, erano sul
tetto del palazzo dove lavorava Alba e Michele, seduto sul cornicione
con le gambe penzoloni nel vuoto, osservava costernato la scena
caotica che si stava svolgendo sotto il suo sguardo.
Una
folla esaltata ed inneggiante al miracolo aveva invaso la strada bloccando l'ambulanza che, a sirene spiegate, cercava di aprirsi un
varco per riuscire a portare i due miracolati in ospedale.
Il
conducente di un taxi suonava il clacson senza sosta sperando,
inutilmente, di riuscire a farsi largo tra la folla di curiosi.
Alcuni
vigili tentavano senza molta convinzione di riportare la calma mentre
le finestre e i balconi dei palazzi circostanti erano affollati di
curiosi che si sporgevano verso la strada cercando di capire cosa
stesse succedendo.
“Aza
non possiamo fare più nulla” rispose costernato Michele
“Guarda che disastro, ormai non possiamo più ritirare le
anime di quei due!”
“Quali
anime, di che parli, io parlavo di Alba” rispose Azaele
confuso.
“MA
SEI IDIOTA, AZA?” urlò Michele alzandosi in piedi.
“Ma
ti rendi conto che a causa della nostra sbadataggine per l'ennesima
volta abbiamo modificato il destino di due anime? Ti rendi conto che
stavolta abbiamo davvero oltrepassato il limite?”
Ricadde
seduto sul cornicione e prendendosi la testa tra le mani mormorò
“Mi assegneranno come minimo altri 50.000 anni di servizi di
recupero, sempre che non mi tolgano l'aureola e mi mandino a far la
guardia alle porte del limbo, che sarebbe anche peggio. Povero me che
disastro!”.
Azaele
rendendosi
finalmente
conto della situazione e della disperazione di Michele
smise
di svolazzare e avvicinandosi all'amico gli poggiò una mano
sulla spalla per consolarlo.
“Dai
Miky, non credo che la situazione sia così tragica, lassù
sono comprensivi non è mica come da noi che...”
Michele
lo interruppe furente “Lassù saranno anche comprensivi,
ma sono ligi al dovere e scrupolosi! Non è come da voi,
che avete un tale casino che se non consegni un'anima sono capaci di
accorgersene dopo tremila anni!”
“Si,
però quando se ne accorgono sono cavoli amari, lo sai
benissimo! Il perdono non è esattamente di casa dove vivo io!”
rispose imbronciato Azaele.
Michele
gli voltò le spalle arrabbiato e riprese a mugugnare tra sé
e sé.
Azaele
offeso, ma anche dispiaciuto per aver fatto arrabbiare l'amico,
cominciò a passeggiare nervosamente cercando di trovare una
soluzione all'errore che avevano commesso.
In
effetti Michele aveva ragione, non era la prima volta che cambiavano
il destino di due persone e se a Lampedusa in qualche modo se
l'erano cavata, questa volta sarebbe stato più difficile
trovare
una giustificazione credibile.
#
"Allora,
ci muoviamo?" domandò nervosamente il passeggero del Taxi
234, un uomo alto e robusto dai freddi occhi grigi nascosti dietro un
paio di occhiali scuri "Non è che posso fare notte qui,
veda di farsi strada" aggiunse in tono perentorio.
"Non
lo vede che la strada è bloccata?" rispose altrettanto
nervosamente il tassista "non posso mica passare sopra la
gente!"
"E
allora suoni, no? Vedrà che si spostano!"
"Si
spostano un par de palle! Ma che è sordo? Sto suonando il
clacson da dieci minuti!"
"Avevo
le cuffie, lavoro anche in taxi non perdo mica tempo, io!"
rispose arrogantemente il passeggero.
"Ah
si? Io invece guido il taxi nel traffico perché mi diverto a
cazzeggiare in giro per Roma, è il mio passatempo preferito!"
rispose sarcastico il tassista.
Il
passeggero gli lanciò uno sguardo sprezzante attraverso lo
specchietto retrovisore e concluse tagliente "Allora sarà
abituato a cavarsela in situazioni come questa, quindi veda di fare
il suo lavoro e mi porti a destinazione in orario"
"Se
vuole arrivare in orario mi paghi e scenda, la sua destinazione è
a trecento metri da qua, è quella palazzina bianca e verde
all'angolo!" rispose sgarbatamente il tassista indicando il
palazzo dove lavorava Alba.
"Cioè
dovrei scendere senza essere portato a destinazione? Io pago e voglio
essere portato dove dico io, non dove fa comodo a lei!"
"Scusi
lei come si chiama?" domandò il tassista.
"Corrado
Molinesi, perché?" rispose spiazzato il passeggero.
"Guardi,
adesso piglio il microfono e comunico a tutti che il Signor Corrado
Molinesi non può scendere trecento metri prima della
destinazione e farsela a piedi, sono sicuro che la folla come sente
il suo nome si apre come il Mar Rosso, che in confronto Mosè
scansate proprio!" concluse il tassista lanciando un sorriso
sarcastico ad un furioso Molinesi.
#
Azaele
smise di passeggiare e per qualche minuto osservò con
attenzione la confusione che regnava sotto di lui.
Improvvisamente
un'espressione
allegra gli illuminò il viso, si avvicinò
all'amico e disse con tono rassicurante “Ascolta
Michele, una soluzione in realtà c'è, non è
passata neanche mezz'ora, siamo sicuramente ancora in tempo per
recuperare le anime prima che il loro destino venga modificato
irrimediabilmente,
nessuno si accorgerà di niente, vedrai!”.
“Ma
che diavolo stai dicendo Aza, come accidenti possiamo recuperare le
loro
anime?
Ormai sono sopravvissuti”.
“Un
modo c'è, Miky" rispose Azaele fissando con sguardo diabolico
l'elegante passeggero del taxi bloccato
dalla
folla.
L'uomo
stava
discutendo nervosamente
con
l'autista come se la colpa del caos che bloccava la strada fosse di
quel poveretto.
“Guarda
quei due nel taxi"
spiegò
"loro non sono destinati a morire e neanche il personale medico
di quell'ambulanza,
quindi se prendo possesso del corpo dell'autista dell'ambulanza,
giusto il tempo di causare un incidente mortale con il taxi e
recuperare le “nostre anime...”.
“MA
SEI IDIOTA?” urlò Michele “Ma secondo te io posso
permetterti di impossessarti di un corpo mortale come uno
stramaledetto demone? Ma per chi mi hai preso?”.
Azaele
lo guardò offesissimo e rispose “In primo
luogo
modera i termini perché mi stai offendendo, in secondo luogo
tu non permetti niente a nessuno: IO SONO un demone e mi impossesso
di chi mi pare, in terzo luogo, non c'è altro modo, quindi
vado!”
Detto
ciò spalancò le ali e si gettò giù dal
tetto.
“Oh,
mio D… auch!” Michele si morse la lingua per non finire
la frase, poi si buttò dal tetto pure lui, cercando di
raggiungere l'amico.
Azaele
era quasi arrivato a tiro dell'autista dell'ambulanza quando una
spinta lo fece rotolare per terra e finire a gambe all'aria.
“Accidenti
a Michele e al suo stramaledetto carattere integerrimo” pensò,
quindi riprese il controllo e si diresse di nuovo verso l'ambulanza.
Ma
Michele gli afferrò un'ala bloccando il suo slancio.
“Per
la miseria Miky, piantala” urlò Azaele gettandosi
furioso contro l'amico.
I
due cominciarono a lottare rotolando l'uno sull'altro.
Improvvisamente
l'ambulanza riuscì ad aprirsi un varco e partì a tutta
velocità in direzione del taxi spiegando la sirena per
avvertire del suo passaggio, ma l'autista non si accorse del pericolo
perché era ancora impegnato a litigare con il passeggero.
Azaele
urlò ridendo “Guarda ci pensano da soli, muahahahha!”
Michele
sconvolto cercò di inviare un avvertimento
telepatico all'autista del taxi, ma questo era talmente preso dal
litigio che non sentì nulla.
Michele
lasciò
andare Azaele e si lanciò verso il tassista con l'intento di
riportarne l'attenzione sulla strada.
Di
colpo il tassista si accorse del pericolo e allungò il piede
verso l'acceleratore per tirarsi da parte, nello stesso istante
Corrado Molinesi afferrò la testa dell'autista e sbattendola
contro il volante con un sorriso diabolico e gli occhi che mandavano
bagliori rossi esclamò "Hai perso Miky!”
A
quel punto successe il finimondo.
L'ambulanza
si schiantò a tutta velocità contro il taxi
ribaltandosi su se stessa più e più volte, il taxi
venne spinto con violenza contro un palo della luce che si piegò
in due centrando in pieno la vetrina di un negozio di scarpe e
facendola esplodere letteralmente in mille pezzi.
La
folla di curiosi
fu investita da una
miriade di frammenti di
vetro, e fu probabilmente
un miracolo se
non si verificò una vera e propria strage, la maggior parte
dei
presenti se
la cavò solo con qualche graffio.
All'esplosione
della vetrina seguì un silenzio irreale, il tempo sembrò
fermarsi finché uno sportello dell'ambulanza si aprì
con uno scricchiolio e un paramedico insanguinato si trascinò
fuori dall'ambulanza.
La
folla ricominciò a urlare, un poliziotto chiamò
un'altra ambulanza poi corse ad aiutare il paramedico, un altro si
diresse verso il taxi per verificare le condizioni dei due passeggeri
“Non posso crederci” esclamò sbigottito dopo aver
guardato dentro la macchina accartocciata “dopo un simile
schianto sembra che siano ancora vivi!”
“La
stessa cosa non si può dire per i due miracolati” lo
informò il collega raggiungendolo “sono morti sul colpo.
Si vede che era destino, in un modo o nell'altro!”
#
Ma
perché sei così furente Miky?” domandò
Azaele “abbiamo risolto il problema, abbiamo recuperato le
anime...!”.
Erano
di
nuovo
sul tetto della
palazzina dove lavorava Alba,
Michele lo stava insultando e accusando di essere un folle totale.
L’anima
del povero Milo, che Michele teneva stretto per un polso, si
scambiava sguardi allibiti con l'anima dell'imprenditore che Azaele
teneva per un braccio. La sorpresa per il litigio a cui stavano
assistendo aveva di gran lunga superato quella di aver compreso di
essere morti.
“Tu
non ti rendi conto, guarda che disastro, pensi che lassù non
capiranno quello che è successo? Come farò a spiegare
una cosa del genere? Cosa risponderò quando mi chiederanno
come ho fatto a recuperare l'anima di Milo? Gli dirò che il
mio amico demonio ha posseduto un poveraccio per costringerlo ad
aiutarci? Gli dirò che per recuperare la mia anima ho quasi
causato una strage? E secondo te, saranno contenti lassù? Sono
stanco Azaele, stanco, tu non sei un vero amico, tu sei solo e
unicamente uno stramaledetto egoista, un casinista senza speranza!”
“Ma
Michele io... ”
“No
basta, la verità è che avrei dovuto troncare la nostra
amicizia già da allora, quando scegliesti da che parte stare!
I tuoi errori continuano a ricadere su di me. E' venuto il momento di
ammettere che Ysrafael ha sempre avuto ragione. Questa amicizia non
ha più senso, è ora di darci un taglio Aza!”
“E
dai,
ora stai esagerando, Miky...”
“Non
scherzo Azaele
e non
voglio vederti mai più, la nostra amicizia finisce qui, è
chiaro?” urlò Michele.
Azaele
resosi conto che l'amico parlava sul serio balbettò sconvolto
“M... m... ma, noi siamo amici da sempre, da milioni di anni!"
“Noi
eravamo amici, ERAVAMO, hai capito? Non voglio più
incontrarti, sparisci e non farti vedere mai più per il resto
dell'eternità sono stufo di essere coinvolto nei tuoi casini,
hai capito? Addio per sempre!”
“Ma
Michele...”
“Basta,
sta zitto, ho detto addio” tagliò corto Michele, quindi
spiegò le ali e si lanciò in volo verso il cielo
portando con sé Milo.
Azaele
spiegò anche lui le ali e trascinando con se il vecchio
imprenditore provò a seguirlo pregandolo di fermarsi, ma
Michele lo ignorò dirigendosi sempre più in alto.
Azaele
continuò a seguirlo implorando di perdonarlo finché
improvvisamente si schiantò contro un muro invisibile che lo
respinse con violenza verso la terra.
Mentre
precipitava inesorabilmente verso
l'Inferno
provò un terribile dolore al petto per la perdita di quello
che aveva sempre considerato più un
fratello maggiore che un amico.
“Chissà
se anche LUI ha provato un dolore così profondo quando è
stato cacciato giù per sempre...” pensò Azaele
piangendo silenziosamente al
ricordo di
una battaglia perduta molti e molti millenni prima.
Il
signor Turdozzi, vedendolo piangere, per la prima volta in vita sua
si preoccupò per qualcuno che non fosse se stesso e
rivolgendogli uno sguardo commosso cercò di consolarlo "Non
preoccuparti ragazzo si vede benissimo che quel biondino ci tiene a
te, vedrai che quando gli sarà passata l'arrabbiatura
tornerete ad essere amici!".
Non
aveva finito di pronunciare quelle parole che il suo braccio sgusciò
via dalla mano di Azaele e la sua anima fu risucchiata verso l'Alto
dei Cieli.
"Fantastico!"
sospirò avvilito Azaele continuando a precipitare "Nel
giro di due ore non solo ho perso il mio migliore amico, ma sono
anche riuscito a farmi scappare sotto il naso un'anima nera,
recuperarla e alla fine commuoverla al punto di farle ottenere il
perdono e mandarla dritta in Paradiso. Michele ha ragione, questa
volta l'ho combinata davvero troppo grossa, il mio supervisore mi
ammazzerà!"
E
mentre pensava a come cavarsela, la terra si aprì per
accoglierlo nel Regno degli Inferi.
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