Fandom:
Shadowhunters
Personaggi:
Alec Lightwood, Isabelle Lightwood, Magnus
(accennato)
Coppia:
Alec/Magnus
Words: 458
Genere:
introspettivo
Rating:
verde
Contesto:
prima serie (pre 1x12)
Disclaimer: i
personaggi non mi appartengono.
Note:
1. Ignorate
il titolo: è orribile. Lo cambierò semmai mi
verrà in mente qualcosa di decente; 2. Scritta per il Drabble
event del
20/03 - 22/03 2020 sul gruppo We
are out for prompt con il prompt: Magnus/Alec, Non sapeva
nemmeno lui perché non l'aveva richiamato. Era semplicemente
terrorizzato da se stesso; 3.
Partecipante all'evento La
corsa delle Drabble&Flashfic [I Edizione] del
gruppo C'era una volta
con un prompt...
Scary
Calls
Fissa
il cellulare. Lo schermo è scuro, si è spento
già da un po', ma la
spia che segnala una notifica non letta continua a lampeggiare ed
Alec è rimasto a fissarla abbastanza a lungo che ai suoi
occhi è
ormai diventata soltanto una macchia sfocata d'azzurro.
Non
sa nemmeno lui perché non l'ha richiamato.
Magnus,
dopotutto, potrebbe avere una miriade di motivi diversi per volergli
parlare. È solo che un po' gli fa paura il pensiero di
sentire la
sua voce, di parlarci a sua volta, perché quando lo fa, in
qualche
strano modo di cui non riesce ancora a capire i meccanismi, sente
ogni sua difesa crollare come un muro di carta sotto il soffio caldo
di un bambino. È terrorizzato da se stesso e dalla completa
assenza
di controllo che Magnus è capace di provocargli anche a
chilometri
di distanza. E ciò che più gli fa paura
è che chiamarlo è
esattamente ciò che vuole fare. Vuole sentirlo parlare,
vuole
sentirlo ridere e scherzare, e vuole crogiolarsi nel calore che gli
assale lo stomaco al solo sentire della sua voce. E ne è
terrorizzato perché mai prima d'ora ha desiderato qualcosa
così
tanto che negarselo è un po' come pugnalarsi dritto nel
cuore.
Con
uno scatto repentino della mano afferra il cellulare, il dito che
aleggia sul tasto di accensione. Chiude gli occhi, si morde il labbro
inferiore. Dibatte con se stesso e infine poggia di nuovo il telefono
sul tavolino. Sprofonda nei cuscini del divano con un lamento
esasperato.
È
un tale codardo.
Poi
la porta si apre così all'improvviso da spaventarlo e farlo
quasi
cadere a terra. Crede, però di essere riuscito a mantenere
una certa
dignità quando si mette in piedi, le mani dietro la schiena
e una
smorfia infastidita sul volto.
Isabelle
sbuffa una risata - non le sfugge mai niente, specialmente se si
tratta di lui e delle sue brutte figure – e poi gli porge il
suo
cellulare
«È
Magnus. Vuole parlare con te.»
Le
guance di Alec si surriscaldano all'istante. Per essere uno stregone
con svariati secoli alle spalle, Magnus sa essere alquanto
impaziente.
Prende
il cellulare e spinge fuori dalla porta un Isabelle fin troppo
divertita con un “Grazie, te lo riporto più
tardi” che è
eccessivamente affrettato.
Solo
allora, quando è di nuovo solo nella sua stanza, abbassa lo
sguardo
sullo schermo del cellulare ancora acceso con una chiamata in corso.
Nascoste dal resto del mondo, le sue labbra guizzano leggermente
all'insù. A quanto pare, nonostante tutte le sue
elucubrazioni
mentali, Magnus non ha intenzione di lasciarlo scappare e Alec non
trova dentro di sé la volontà per esserne
arrabbiato o anche
minimamente infastidito.
Prende
allora un respiro profondo e, finalmente, trova il coraggio di
rispondere.
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