Yocaste
Autore: ellephedre
Disclaimer: i personaggi di Sailor Moon non mi
appartengono. I relativi diritti sono di proprietà di Naoko Takeuchi e
della Toei Animation.
«Sorella mia, cosa ti turba?»
Yocaste si era rifugiata su una montagna alla ricerca di un briciolo di
solitudine. Ma non c'era scampo da Raya, principessa di Marte,
amatissima erede della sua stirpe. Ella stava imparando a percepire le
pulsazioni del pianeta come se fossero quelle del suo sangue e non vi
era luogo su Marte in cui si potesse avere scampo da lei.
Yocaste si concentrò sulla vista della valle ai loro piedi,
raccogliendo le ginocchia tra le braccia. Se solo avesse potuto isolare
la propria fisicità dal mondo... «In questo momento mi disturba la tua
presenza.»
«Ci fosse un giorno in cui non ti disturba qualcosa.»
Evitò a stento un sorriso. Anche se si trovava alle sue spalle, Raya
percepì il suo divertimento. Percepiva sempre il suo umore, sua sorella
maggiore la conosceva. Si sedette al suo fianco e senza cenni di
incoraggiamento raccolse una sua ciocca tra le dita, cominciando a
pettinarla. Lo faceva sin da quando erano bambine.
Yocaste si era sempre domandata cosa ci trovasse Raya di tanto
affascinante nei suoi capelli. Non erano abbastanza mossi per essere
ondulati e non erano abbastanza scuri da essere corvini, come i suoi. La
chioma di Raya era da invidiare, liscia e nera come il cosmo infinito.
Yocaste aveva desiderato essere come sua sorella sin da quando era
venuta al mondo, per molteplici motivi. Per la sua bellezza, per il suo
carisma, per la sua forza... per il ruolo che occupava su Marte. Era
l'unica principessa del pianeta ad aver avuto in dono - o in disgrazia -
una sorella. Nelle cronache note ad essere umano non vi era traccia di
una regina che avesse avuto il trono potenzialmente insidiato da una
rivale.
Naturalmente, nessuno credeva che Yocaste potesse ambire al ruolo. Non
era magnifica come Raya e non possedeva il suo potere. Se fosse nata
maschio, avrebbe occupato una posizione di privilegio nella famiglia
reale, ma il suo sesso e il suo carattere scontroso generavano sospetti
da sempre. Aveva imparato presto cosa significassero le parole
'illegittima' e 'sorellastra'.
«Non penso che Yocaste sia la vera sorella della nostra principessa»
dicevano a corte. «Non è mai nata una seconda femmina tra i reali.»
«Chi sarebbe dunque?»
«Non vogliono rivelarci che non è figlia della nostra sovrana. Derkan,
il sovrano consorte, ha avuto molte amanti prima di unirsi alla regina.
Yocaste dev'essere figlia di una di quelle donne. La regina l'ha
accettata nella propria famiglia per non subire l'umiliazione di una
bambina nata da suo marito che non fosse anche sua.»
Purtroppo per loro Yocaste era figlia sia di suo padre che di sua
madre. Era sorella di sangue di Raya, per quanto fosse un concetto
incomprensibile per il popolo marziano. Che qualcuno pensasse che la
regina, l'essenza di Marte, avesse finto una gravidanza per proteggere i
natali della figlia di suo marito era... offensivo. Yocaste si adirava
ancora a nome di sua madre, ma aveva smesso di tentare di convincere la
gente delle proprie origini.
Non le importava più.
Raya continuava a giocare coi suoi capelli. Soddisfatta di averli
lisciati a sufficienza, raccolse una delle ciocche e iniziò a
intrecciarla alla sua, per unire le loro chiome e i loro spiriti. Era un
modo di consolarla e farle sentire la sua vicinanza.
Con Yocaste la principessa di Marte si permetteva di essere un'infante.
Per il resto del pianeta era una giovane in fiore che acquisiva la
maestosità della madre con ogni giorno che passava, ma con Yocaste, sua
sorella, Raya tornava ad essere bambina. Rideva e scherzava senza
preoccuparsi di essere giudicata.
Era stata una benedizione crescere insieme - anche se era per questo
che sua madre si era nascosta per gran parte della gravidanza. Non era
riuscita a credere di essere rimasta incinta tanto presto dopo la
nascita di Raya. Si era isolata assieme a suo marito per studiare
l'essenza della bambina che le cresceva in grembo, senza giungere a una
conclusione sulla sua natura.
Yocaste sapeva che presto lei e suo padre avrebbero generato l'erede
del potere di lui. Quando Raya avesse avuto un fratello forse avrebbe
smesso di prestarle tanta attenzione e Yocaste si sarebbe sentita più
sola.
«Hai di nuovo fatto strani sogni?» sussurrò Raya, per non aizzarla.
Funzionò a metà. Non erano meri sogni. «Sono troppo nitidi per essere
di mia invenzione.»
«Il problema è che tu vivi in un mondo tuo, Yocasi. Se stessi di più in
mezzo alla gente...»
«Attirerei altre malelingue.»
«No.» Raya cercò i suoi occhi. Nelle sue iridi viola Yocaste notò un
barlume di furia. «Parlano male di te perché non ti fai conoscere.
Devono iniziare a capirti, sorella, solo così potranno appprezzarti.
Quando io sarò regina...»
«Manca un'eternità.»
«Quando io sarò regina» ripeté Raya, «sarò più severa di nostra madre.
Chiunque sparga voci su di te non riceverà udienza.»
Era un provvedimento facilmente aggirabile. Semplicemente, i loro
sudditi avrebbero sollevato dubbi su Yocaste senza farlo sapere a sua
maestà. «Ray... non funzionerà.»
«Sarebbe una delle tue previsioni? Sappiamo che possiedi delle capacità
divinatorie, ma in questo caso stai semplicemente concretizzando una tua
paura.»
Non proprio, ma non ebbe il cuore di spezzare le sue speranze.
Percependo i suoi pensieri, sua sorella smise di lavorare sui loro
capelli. «Non vuoi che qualcuno un giorno ti voglia bene?»
Cosa c'entrava? «Non siamo giovani per pensare a questo?» Avevano
acquisito curve sui fianchi da neppure due e quattro anni,
rispettivamente.
«Non mi riferisco alla metà della nostra anima, Yocasi... anche se sai
che io penso di averla trovata.»
Raya si riferiva a Torius della famiglia Plaxidicas. Yocaste aveva
divinato su quell'unione e sapeva che non era destinata a durare. Avendo
imparato la lezione a suo tempo, non aveva rivelato il futuro a sua
sorella.
Per se stessa non aveva simili paure e teneva a sottolineare ciò che
sapeva, così che tutti si abituassero per tempo alle sue scelte. «Io non
troverò nessuno. Rimarrò sola.»
«Questo si chiama fatalismo.»
No, si chiamava lettura dell'avvenire. «Non ti pare che con la mia sola
presenza io abbia già scombinato a sufficienza gli equilibri
dell'universo? Mi si accusa anche di questo.»
«Non ascoltare simili idiozie.»
«A prescindere, ritengo che sia un atto di responsabilità evitare di
riprodurmi. Io sono... un'anomalia, la bambina che non doveva nascere.
Da dove è venuta la mia forza, Ray? Non da nostra madre, che l'ha
passata per intero a te. E non da nostro padre, nella cui famiglia non
vi è ricordo di donne morte senza lasciare un'erede. Affrontiamo la
realtà... Non si sa che cosa io sia.»
«Sei parte della mia famiglia. Hai diritto a essere felice.»
Yocaste avrebbe voluto vivere in un mondo in cui ci fossero solo loro e
i loro genitori. Marte invece era popolato di persone che non la
volevano come principessa. Per costruirsi una nuova vita Yocaste
accarezzava di tanto in tanto l'idea di fuggire, ma non poteva pensare
di abbandonare Raya. Inoltre...
«Io non so chi sono, ma quando sogno mi sembra di sapere cosa sono
destinata a fare.»
Raya fu scettica come al solito. «Sei destinata a divinare?»
«Devi prestare attenzione ai sogni che mi tormentano, sorella. Forse
sono nata nella tua famiglia - impossibilmente - proprio per avere il
tuo orecchio e convincerti ad ascoltare le mie parole nel momento del
bisogno.»
«Quale bisogno?»
Non era la prima volta che facevano quel discorso. «Sei testarda. Vuoi
già dirmi che sono tutte sciocchezze.»
Raya soffiò via l'impazienza. «Il tuo pessimismo tormenta prima di
tutto te. Io posso ascoltare i tuoi incubi, ma rimarrò convinta che
siano un riflesso del dissidio interiore causato dalla solitudine in cui
ti rinchiudi da sola.»
In un modo o nell'altro era colpa sua. «Cosa devo fare per farmi
prendere sul serio?»
Gli occhi viola di Raya brillarono. «Uscire. Mischiarti tra le persone.
Fare amicizia. Sorridere, tanto. Se dopo che avrai tentato di essere
allegra farai ancora quei sogni...»
«Non penserai più che siano sciocchezze?»
Raya le accarezzò la nuca. «Non lo penso neanche ora. Mi preoccupa
molto che tu sia preda di simili paure, giovane sorella. Abbiano solo
un'opinione diversa sulle cause.»
Yocaste sospirò. Raya era di quell'avviso da sempre. Forse lei doveva
cedere e seguire la via che le indicava, anche solo per convincerla che
non era dilaniata dalla solitudine. Sarebbe stato necessario, in futuro,
per convincerla di non essere totalmente folle.
Raya fu delicata nel prenderle la mano. «Che ne dici di iniziare da
ora? Torius mi ha invitato ad uscire coi suoi amici. Vieni con noi.»
Non aveva bisogno di essere una profetessa per predire che si sarebbe
seduta in un angolo e si sarebbe annoiata a morte, dall'inizio alla
fine. Ma come poteva dire di no a sua sorella? In quel di Marte lei era
la sua unica amica. Forse sarebbe stata la sua unica amica nell'intero
universo.
«Okay, vengo.»
Raya la strinse forte. Felice, le prese le mani. «Reggiti, ci porto
io.»
Yocaste chiuse gli occhi, rassegnata.
A palpebre calate, di notte, vedeva il caos in cui sarebbero
precipitati un giorno i dieci i regni del loro sistema stellare.
L'eccezione sarebbe stata Nemesis, che chissà come si sarebbe salvato,
preservandosi nelle ere a venire.
Yocaste non sapeva con precisione cosa sarebbe accaduto a Marte e il
problema era che... non voleva saperlo. Non amava il popolo del suo
pianeta, ma adorava le sue valli, le sue montagne, i suoi mari. Marte
era la sua casa.
Come può tutto questo finire?
Perchè sono io a dover portare un messaggio di morte?
In lei regnava la speranza che in un qualche modo si sarebbero salvati.
Lo percepiva, lo voleva. Conosceva il futuro non per poterlo prevenire -
cosa impossibile - ma per trovare nelle trame del destino una minuscola
scappatoia. Una fonte insperata di salvezza.
Era questo a mandarla avanti. Si preparava all'idea che avrebbe dovuto
diffondere le sue previsioni non solo su Marte, bensì nella totalità dei
regni illuminati dall'Elios.
Si sarebbe fatta odiare da dieci pianeti diversi. Non vedeva l'ora.
Riapparvero a palazzo. Raya la squadrò da capo a piedi. «Aspetta che ti
do una sistemata.» Schioccò le dita. «Fatto, sei bellissima!»
Yocaste non si fidò e creò uno specchio per verificare. «Per tutti
gli-! La mia bocca non è così rossa! E cosa mi hai fatto ai capelli?»
«Te li ho raccolti come la mamma, non vedi? Le somigli tanto così, stai
proprio bene.»
Somigliava alla loro madre?
... era una bugia generosa.
Raya la trascinò giù per i corridoi. «Andiamo, Torius aspetta! Sorridi
un pochino, cerca di divertirti. Fallo per me!»
Sì. Per sua sorella - di sangue e d'anima - avrebbe fatto qualunque
cosa.
FINE
Note di Elle
Forse con questa one-shot vi ho lasciato più domande che risposte, ma
era solo uno scorcio della vita di questo personaggio. Non penso che ci
sarà un secondo capitolo, per questo ho dato la storia per conclusa.
Tuttavia Yocaste riapparirà nella mia saga, probabilmente nei racconti
di altri personaggi.
Yocaste è la zia - o prozia - della Marte che si è reincarnata in Rei.
Quindi Raya era la madre - o la nonna - di Sailor Mars. Ho fatto in modo
che poteste capirlo dalla storia descrivendo il suo aspetto fisico - i
capelli neri lisci e gli occhi viola.
Non so se si è notato, ma Yocaste aveva un aspetto simile a quello che
darò alla sua prossima incarnazione, Iria. Capelli marrone scuro non
proprio lisci - come quelli di Yuichiro.
Yocaste è la profetessa che ha convinto Serenity e le altre sovrane a
bloccare i loro poteri rinchiudendoli in cristalli, per non farsi
scovare da Galaxia. Una mossa che da un lato ha impedito a Chaos di
calare sul sistema solare, distruggendo quest'ultimo e l'intero universo
quando ancora non era nata la futura Cosmo. Dall'altro è in questo modo
che sono caduti i Regni dei Pianeti; con loro sono andate perdute
milioni di vite.
Yocaste porta questo dolore in sé, quando ancora non lo ha provocato.
Qui avete letto di lei mentre era ancora una ragazzina di quattordici,
quindici anni al massimo. Man mano che crescerà la sua voce sarà più
simile a quella che avete udito in 'Verso l'alba' prima e in 'Di fiamme
e quiete' poi. Yocaste troverà fierezza nella maniera in cui manovrerà
gli eventi. Il disegno cosmico è lo scopo fondante della sua esistenza.
Yocaste non è la prima incarnazione della profetessa dell'universo,
anche se non saprei dire ora della/e precedente/i. Sono un'entità unica,
la voce e la memoria di tutto ciò che fu.
Iria sarà l'ultima personificazione di questa voce, almeno per questo
ciclo. Proprio perciò, a differenza delle sue vite passate, potrà ambire
a un'esistenza normale una volta assolto il suo compito.
Con la rivoluzione di Usagi e il reset a cui darà vita si formerà
automaticamente una nuova voce - che da principio sarà un eco e un
giorno, in un futuro distante miliardi di anni, guiderà l'universo verso
un nuovo equilibrio (o verso la sua distruzione, per ricominciare
daccapo).
Ma questa è un'altra storia.
Per la realizzazione di questa storia dovete ringraziare Ella C.,
che me l'ha commissionata grazie a Patreon.
In questo periodo difficile, in cui mi è venuto a mancare il lavoro, ho
un bisogno disperato di fondi e così ho deciso di mettere in offerta la
mia scrittura. Ho scoperto di poter essere remunerata e creare fanfic su
commissione senza che la cosa sia illegale, quindi, se avete qualche
idea che volete veder realizzata - o qualche storia che tenete
assolutamente a veder continuare, fatevi avanti :P
Vi preannuncio che grazie a questa iniziativa proseguirò a brevissimo
Sogno Reale, che avevo interrotto da anni per focalizzarsi sulla parte
principale della saga.
Questa
è la mia pagina Patreon. Se non voleste procedere con una
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