Super Hero Taisen- Kamen Rider x Moon Infinity: La leggenda di Diablo

di fenris
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Warrior Venus e il poliziotto più veloce del mondo, Drive

 

Nanà Harada, durante la sua breve carriera di supereroina in giallo, aveva preso diverse batoste mica da ridere. Già durante il suo primo vero scontro sarebbe sicuramente morta, se Shizu non avesse miracolosamente attivato i suoi poteri.
Erano poi seguite esplosioni prese di petto, un paio di bombardamenti, ossa rotte, tagli d'ogni genere e continui scontri con una specie di spiriti maligni che continuavano ad apparire vicino al Moonlein Hotel.

Nulla di tutto questo, però, poteva paragonarsi all'ultimo scontro, quello che l'aveva spedita in un sonno quasi letargico. Mai il suo gruppo era stato umiliato in quel modo.
Si svegliò proprio in quell'istante con un grugnito che nessuno avrebbe associato a una ragazza col suo aspetto, stropicciandosi gli occhi.

“Signorina, sta bene?”, chiamò una voce, accompagnata da un suono di passi. Aprendo finalmente le palpebre, Nanà vide un uomo di mezz’età dai tratti asiatici e con un camice da medico.


“I-Io... Sì, penso di stare bene”, borbottò la biondina dopo qualche secondo d'incertezza, dovuto ai ricordi della sera precedente che in quel momento l'attraversavano come scariche elettriche, più che alla stanchezza fisica. Ignorando temporaneamente quei ricordi e la preoccupazione per le compagne di squadre, per quanto pressante, si guardò intorno e notò subito di essere in una stanza d'ospedale e di indossare un pigiama ospedaliero. Prima che potesse parlare, il dottore anticipò la sua domanda.


“È al Tokyo Central Hospital. Stanotte due poliziotti l'hanno trovata per strada. Uno di loro è arrivato pochi minuti fa proprio per parlare con lei.”
 

-Finalmente una buona notizia-, pensò lieta Nanà. Poteva semplicemente dire a quell'agente chi era, far chiamare suo padre per farsi portare all'hangar di Xana e da lì contattare l'ammiraglio. Michael aveva senza dubbio già trovato il resto delle Warrior Planet, forse anche Tsukasa, e stava organizzando il piano per battere Diablo. “Lo faccia pure entrare e gli dica che sono la figlia del capitano Harada, se non ne è già al corrente.”

 

La porta della stanza si aprì scorrendo con lieve fruscio ed entrò un uomo che doveva avere poco più di 25 anni, con cortissimi capelli neri ben pettinati di traverso e vestito con un completo elegante nero sopra una camicia bianca e una cravatta rossa.

 

“Buongiorno, signorina”, disse con un sorriso cortese ma mantenendo un tono serio e professionale, mentre alzava un distintivo. “Ufficiale Tomari Shinnosuke, della polizia di Tokyo.”

 

“Molto piacere, agente Tomari”, rispose Nanà facendo un piccolo inchino dal letto. “Mi chiamo Harada Nanà. Mi hanno detto che è lei che mi ha trovata, la ringrazio sinceramente.”

 

“Dovere, Harada-san, dovere. E poi nessun uomo che si rispetti lascerebbe una ragazza svenuta e ferita in una fontana ad annegare. Ora però ho alcune domande da farle, se non le dispiace.”

 

“Mi dica.”

 

“Lei ha detto di essere la figlia del…capitano Harada, giusto?” La ragazza annuì e Tomari assunse un’espressione perplessa. “Ricordo tutti i dipartimenti di polizia e coloro che vi lavorano e nessuno risponde a quel nome. Chi sarebbe questo capitano Harada? E chi è lei?”

 

La guerriera di Venere inarcò un cipiglio, molto perplessa dopo la domanda del poliziotto. Era impossibile che non conoscesse il suo padre adottivo, il capo della polizia di tutta la città. Forse quell’uomo non era chi diceva di essere, ma stando a quanto dettole dal medico era stato proprio lui a portarla lì e probabilmente l'ospedale aveva dei modi per assicurare la veridicità delle sue credenze.

 

“Scusi, Tomari-san, mio padre è il capo della polizia della città, ormai da diversi anni. È sicuro di non confondersi? Forse lei si è trasferito qui da poco”, domandò incerta, ripensando alla cerimonia in cui il padre era stato promosso. Era stato poco dopo il periodo in cui finalmente lei e tutte le sue compagne erano state adottate. Anche loro erano state presenti con le rispettive famiglie a quell’evento e lei si ricordava pure di essere corsa in braccio al genitore sul palco, proprio subito dopo che il sindaco gli aveva consegnato la nuova medaglia.

 

“No, Harada-san, sono nato e cresciuto a Tokyo e sono sempre stato un agente della polizia di questa città. Per assicurarmi di non sbagliare, ho controllato anche gli archivi dei miei colleghi venendo qui e non ho trovato nessuno col cognome Harada”, rispose il moro, notando l'espressione della giovane dai capelli arcobaleno. Non gli sembrava che stesse mentendo, ma non dubitava nemmeno che gli stesse nascondendo qualcosa. “Devo chiederlo ancora: chi è lei?”

 

Nanà si morse nervosa il labbro, pensando a cosa dire: non poteva ovviamente dire di essere una delle Warrior Planet e non poteva semplicemente chiedergli di portarla al Moonlein Hotel. Involontariamente ripensò allo scontro della sera precedente, ricordando il portale creatosi dall'unione tra il varco di Diablo e l'energia del Moon Infinity. Forse...?

 

“Mi chiamo Harada Nanà”, ripeté il proprio nome dopo aver preso un enorme respiro. “E temo di essere molto lontana da casa. Ha mai sentito parlare dei Kamen Rider?"

 

Capì di aver fatto centro quando il volto del detective si distese in una chiara espressione sorpresa.

 

“…Lei come conosce i Kamen Rider, signorina?”

 

“Uno di loro mi ha salvata proprio ieri sera. Kamen Rider Decade, per la precisione. Ha detto di chiamarsi Kadoya Tsukasa e di cercare altri come lui, perché potevano aiutarmi.”

 

“Kadoya-san?”, ripeté Tomari, ancora più sorpreso. Non c’erano dubbi: quella ragazza aveva conosciuto Decade e se lui, oltre a salvarla, le aveva detto di cercare aiuto da altri Rider, era sicuro che era coinvolta in qualcosa di grosso. Proprio come gli aveva suggerito il suo istinto. Rapido, estrasse il cellulare dalla tasca e chiamò uno dei primi numeri della sua Rubrica rapida. “Pronto, Go? È meglio che ti sbrighi. Come avevo immaginato, potremmo avere un problema peggiore del previsto. A presto”, disse per poi riagganciare e rivolgersi di nuovo a Nanà. “Se Kadoya-san ti ha mandata qui a cercare aiuto, non posso esimermi dall’offrirtelo. Perciò, permettimi di ripresentarmi. Tomari Shinnosuke, detective, agente di polizia e Kamen Rider Drive.”

 

Stavolta fu Nanà a rimanere stupefatta: “Lei è un Kamen Rider?! Sul serio?!”

 

“Sul serio. Anche mio cognato, ovvero la persona che ho appena sentito e sta venendo qui, lo è”, guardò un attimo fuori dalla finestra, con fare guardingo. “Sarà meglio muoverci al più presto. Ce la fai a muoverti?”

 

“Sono ancora un po’ intontita, ma niente di serio. Ho sopportato di molto peggio, non si preoccupi.”

 

“Bene. Chiederò al dottore di dimetterti e di farti avere i tuoi vestiti. Vestiti in fretta e poi seguimi. Parleremo di tutto strada facendo.”

 

I vestiti della ragazza erano stati asciugati e sistemati per quanto possibile dallo staff dell'ospedale. Non erano esattamente come quando Nanà li aveva presi, ma per quel giorno sarebbero bastati.

 

“Dove stiamo andando quindi?”, domandò scendendo le scale che portavano al parcheggio insieme a Tomari, il quale l'accompagnò lungo svariate file di macchine.

 

“Al vecchio ufficio del Dipartimento per i Crimini Speciali, la sezione di cui facevo parte durante il mio anno come Kamen Rider. Per lo più ci siamo spostati in diversi settori dopo che la minaccia dell'epoca è stata sventata, ma abbiamo rimesso a nuovo la nostra vecchia base per investigare su un certo caso”, rispose con un tono in cui Nanà sentì una nota di affetto non indifferente. In breve tempo, i due arrivarono all'automobile di Tomari, un modello rosso fiammante dall'aspetto moderno e molto ben curato. “Un caso che ha a che fare proprio con alcuni dei miei predecessori. Lì ti darò tutti i dettagli.”

 

“Capisco, in cambio durante il viaggio le dirò tutto quello che posso su quanto è successo ieri sera. Cambiando argomento... Bella macchina. Non sono un'esperta, ma si vede che la tiene a dovere.”

 

“Sono sempre stato un appassionato di automobili”, disse il poliziotto prendendo dalla tasca anche una piccola busta di latte al cioccolato, offrendola alla ragazza pensando che un po’ di zuccheri le servissero dopo qualsiasi cosa avesse passato. “E anche di snack insalubri da cui mia moglie cerca di tenermi lontano. Vuoi?”

 

Nanà declinò con un cortese cenno della mano e fu sul punto di entrare nella macchina, quando alzò lo sguardo al cielo notando svariati punti neri che andavano ingrandendosi sempre di più. Per certi versi le sembravano familiari.

 

“Per caso, avete uccelli molto grossi da queste parti?”, domandò a Tomari, il quale guardò nella stessa direzione e impallidì.

 

“Quelli non sono uccelli, Nanà-san! ENTRA SUBITO!”, gridò mettendosi subito al posto del pilota e tirando dentro la Warrior per poi partire senza neanche aver chiuso i portelloni. Intorno alla macchina cominciarono a esplodere potenti colpi di energia che sciolsero l'asfalto come burro fuso e trasformarono altre macchine ben più sfortunate in pezzi di groviera.

 

Aggrappandosi al sedile, Nanà alzò lo sguardo per guardare cosa li stesse inseguendo, scoprendo le creature più strane viste negli ultimi anni. Erano tre grosse automobili da corsa color platino con ali da pipistrello meccaniche che cercavano di raggiungere la vettura su cui scappavano. “Cosa sono quei cosi?!”

 

“Roidmude. Gli stessi esseri che combattevo anni fa. Allacciati la cintura, siamo quasi fuori, dopo dovremo solo aspettare che Go ci raggiunga!”, ordinò il moro chiudendo il proprio sportello e prendendo una curva che portava all'uscita del complesso ospedaliero, ma purtroppo erano già stati preceduti e per poco non sbatterono contro i loro inseguitori. Una decina di bizzarri esseri umanoidi, dal corpo ricoperto da armature color grigio spento, con dita artigliate e il cranio simile a un teschio per alcuni, ornato con strane protuberanze simili al cappello dei cobra per altri e decorato da strane ali dorate per altri ancora, si erano schierati a bloccare il passaggio. Tutti emanavano una vistosa e chiara energia demoniaca.

 

“Tomari-san, pensa che possiamo combatterli?”, domandò Nanà vedendo che anche i loro primi inseguitori si erano fermati e messi alle loro spalle, trasformandosi nel processo in creature identiche a quelle che stavano loro di fronte. Il Kamen Rider in tutta risposta strinse le mani sul volante.

 

“In un'altra situazione non sarebbero un problema, ma al momento non ho l'attrezzatura per trasformarmi, solo una pistola con proiettili potenziati. Ascolta, prendi il mio telefono e scappa più veloce che puoi. Io li terrò impegnati mentre... NO!” Prima che potesse finire, Nanà era scesa dal veicolo e aveva unito le mani, illuminandosi di luce dorata.

 

“Venus Patrem Spiritus! Mihi Virtutem Tuam!”, esclamò assumendo la propria forma di battaglia, per poi alzare un pugno avvolto da vapori velenosi sufficienti a sciogliere una montagna. “Sono la figlia di Venere, e sarete sconfitti in nome della madre della bellezza, plebei ignoranti e sottoacculturati!”

 

“Ehi, ignorante a chi?!”, protestò una voce dietro i Roidmude, i quali si scansarono per lasciar passare il suo proprietario, un demone della stessa altezza di Tomari ma con un po’ più di muscoli. La pelle violacea era ricoperta da svariate cicatrici, di cui una particolarmente vistosa sul petto che andava dalla spalla sinistra fino al fianco destro, e tutto il suo corpo presentava molti ingranaggi e bulloni fissati direttamente nella carne; aveva poi gambali rossastri e pieni di crepe alle gambe e una corta coda la cui punta era avvolta da una ruota: “Non avranno dei Core, ma ci ho messo parecchio a creare questi piccolini, perciò preferirei che i miei sforzi venissero riconosciuti!”

 

“E tu saresti…?”, domandò Nanà, per nulla sfiorata dalla protesta dell’essere.

 

“Oh, ma dove ho messo le mie buone maniere?” Il demone fece un inchino tutto svolazzi, chiaramente in segno di beffa. “Piacere di conoscervi, Warrior Venus e Kamen Rider Drive. Potete chiamarmi Cyberive, servitore di Lord Astaroth. E loro sono i miei fedeli soldati, una mirabile fusione di Roidmude ed energia demoniaca in sostituzione del Core. Chiamateli pure Demonroid!”

 

“Un altro sgherro di Astaroth, eh? C’avrei giurato dopo l’apparizione di Diablo…”, disse Nanà stringendo i pugni. “In tal caso, non posso permettermi di trattenermi! Tomari-san, stia indietro!”

E scagliò i vapori che aveva intorno alle mani contro i nemici in forma di due ampi vortici di veleno dorato. Due dei suddetti Demonroid vennero investiti e si arrugginirono e corrosero rapidamente, fino a che di loro non restò che un mucchio di rottami, ma gli altri riuscirono ad evitarli muovendosi di lato.

 

Quando provarono ad aggredirla dai lati, la Warrior mandò altre nuvole di veleno a fermarli, abbattendone diversi, tuttavia quattro di loro riuscirono a raggiungerla e cercarono di colpirla con lunghi artigli e lame d’acciaio, ma lei si difese balzando indietro per evitare i primi attacchi e afferrando i secondi, per poi immettere il veleno stavolta direttamente nel corpo dei nemici, corrodendoli da dentro. Altri due Demonroid caddero, ma prima che potesse eliminare i rimanenti, un violento calcio di Cyberive al fianco la mandò al tappeto.

 

“Guarda che macello che hai fatto! Ti ho già detto che mi ci è voluto un sacco di tempo per crearli!”, ringhiò il demone con un tono tra l’arrabbiato e il lamentoso. “Ora me la paghi!”

Nanà si rialzò in tempo per impegnarsi in un serrato corpo a corpo con l’avversario, ma, nonostante l’aspetto debilitato, questi si rivelò presto ben più abile di lei nel combattimento ravvicinato e riuscì a sbatterla di nuovo a terra con un potente montante. “Non ho finito!”, esclamò Cyberive scagliando con un gesto delle mani una raffica di sfere d’energia negativa che avevano la curiosa forma di una ruota d’automobile. Il suo attacco andò a vuoto, però, in quanto Nanà creò una barriera di veleno per bloccarlo.

 

“Tsk! Tanto parlare e poi mi mandi contro creazioni così scadenti? Non mi pare tu ti sia particolarmente impegnato! O forse sei davvero un ignorante sottoacculturato!”, lo derise la Warrior generando una grossa sfera dorata che scagliò contro il demone. Questi provò a respingerla con un gesto di mano, ma non appena la toccò, questa esplose inondandolo di gas velenoso; tossendo, Cyberive indietreggiò e venne colto di sorpresa da un calcio di Nanà che lo spedì a terra.

 

“Dannata! Ora t’insegno io chi è l’ignorante!”, sbottò alzando un braccio e schioccando le dita. Un istante dopo, diverse scariche elettriche circondarono la ragazza, la quale si sentì paralizzare dalla testa ai piedi.

 

“Ma cosa…?!” Guardandosi intorno quanto possibile, Nanà si accorse che due dei Demonroid rimasti l’avevano circondata e stavano generando quel campo elettrico dalle ali sulle loro teste.

 

“Ahahah! Ti piace questo trucchetto? L’ho progettato io, apposta per voi! Ed è solo una delle molte qualità dei miei giocattolini!”, rise Cyberive rialzandosi e puntandole contro una mano. “E adesso vediamo di farti strillare ancora di più, mia bella- AH!”

 

Due spari accompagnarono l’impatto di due proiettili sulla testa del demone, il quale si tenne la faccia per il dolore. Subito dopo, i due Demonroid che tenevano Nanà crollarono a terra, anche loro colpiti in pieno cranio da due proiettili, annullando il campo elettrico e liberandola. Voltandosi, la Warrior vide Tomari con altri due Demonroid distrutti a terra e la pistola ancora alzata.

 

“Spiacente, ma io non abbandono mai nessuno. E ne ho affrontate troppe per permettere a qualche Roidmude modificato di fermarmi”, fece il detective affiancandosi alla ragazza. “Vedo che hai ben più di qualche segreto, Nanà-san. Mai vista una trasformazione così e io ne ho viste molte!”

 

La figlia di Venere guardò il poliziotto con sguardo di profonda ammirazione. Fino a quel momento le uniche persone che aveva visto sconfiggere dei mostri senza dei poteri da Warrior erano l'Ammiraglio Moonlein, che comunque era stato un principe dell'Amor Dei con poteri paragonabili alla sorella, e Martina, che restava un cyborg modificato dallo stesso ammiraglio per combattere potenti minacce. Tomari, invece, aveva usato solo una pistola modificata e i suoi pugni e questo non era certo per la debolezza degli avversari, ma anzi dimostrava quanto il suo nuovo compagno di battaglia fosse incredibile.

“Io sono ancora più curiosa di vedere la sua, Tomari-san, ma già ora è sorprendente! Grazie per l’aiuto”, esclamò grata prima di rialzarsi a fronteggiare Cyberive circondandosi di bolle tossiche. “Vedrò di non deludere le sue aspettative.”

 

I restanti Demonroid tentarono di chiudere i due combattenti, più il loro creatore, in un cerchio, ma Tomari non perse tempo e sparò a raffica per mantenere quanto più spazio possibile, eliminandoli con precisione, mentre Nanà riprese il confronto con Cyberive, dirigendo le bolle contro la sua enorme cicatrice nella speranza che fosse un suo punto debole. Il demone, però, si era aspettato questa mossa e si muoveva di conseguenza, creando colpi energetici per intercettare quelli della ragazza e chiudendo nel contempo sempre più le distanze, fino a quando non corse contro di lei, rifilandole una testata dritta nello stomaco.

 

“Secondo te, questa è la testa di un sottoacculturato?”, chiese sardonico prendendo l'avversaria per le braccia e caricando un raggio d'energia nella bocca per finirla una volta per tutte, ma Nanà fu più rapida e ricoprì ancora le dita con vapori sulfurei. Infilò le mani negli avambracci di Cyberive e aumentò l'intensità del veleno fino a corrodere i legamenti e staccargli entrambe le braccia con un enorme urlo d'agonia da parte del malcapitato demone.

 

“Sì, visto che probabilmente non hai neanche fatto ricerche sui tipi di veleno che uso”, disse la guerriera in un piccolo attacco d'arroganza, mentre creava un potente getto d'acido pronto ad abbattersi su Cyberive. “Una cosa posso insegnartela io: è molto rapido ad agire con quelli come te”, concluse pronta a sciogliere il demone cyborg, prima di venire distratta da un altro urlo, stavolta proveniente da Tomari.

 

Il coraggioso detective aveva continuato a combattere i Demonroid con le unghie e con i denti, forte della sua esperienza come Kamen Rider e del suo addestramento di poliziotto, come testimoniavano i vari corpi fumanti a terra, ma era stato infine preso di sorpresa. Uno dei mostri si era infatti nascosto sul tetto aspettando l'occasione di intervenire e l'aveva trovata nel momento in cui Tomari aveva esaurito le pallottole. L'uomo, quindi, si era ritrovato in aria, preso per le gambe da un cyborg volante con ali da pipistrello, mentre quelli rimasti a terra lo tenevano sotto tiro, le dita artigliate già carica di energia viola. “Nanà-san, non pensare a me ed eliminalo!”, esclamò Tomari tentando di prendere la gamba del suo rapitore per liberare la propria, senza risultati. “Go arriverà in fretta a salvarmi!”

 

Sotto lo sguardo inorridito di Nanà, le luci violacee delle creature si fecero più intense, pronte a bucherellare il loro obbiettivo, mentre Cyberive ghignava maligno.

 

“A differenza dei miei fratelli, Warrior Venus, io non mi ritengo così sadico, quindi ecco il mio patto. Abbassa quella mano, lasciami rigenerare le braccia e continueremo questo scontro più avanti.”

 

“Ora sei tu a prendermi per un'ignorante, Cyberive”, ribatté Nanà aumentando invece le dimensioni della sfera velenosa tra le sue mani. “Se anche credessi che vuoi offrirci un round 2, conosco abbastanza Astaroth e alleati per sapere che sarà uno scontro ancora più sleale di questo.”

 

“Ovviamente, resto pur sempre un demone”, ammise fiero l'Heartdemon guardando col suo inquietante sorriso il dilemma di Nanà, la quale, pur mantenendo lo sguardo sul nemico, non poté fare a meno di far guizzare un occhio anche sul povero Tomari, che dal canto suo cercò di mostrarsi il più fermo possibile affinché l'amica facesse la scelta giusta.

 

Fu quasi sul punto di lasciar andare Cyberive, quando la salvezza arrivò all'improvviso: proiettili energetici colpirono con una precisione impressionante i Demonroid che circondavano Tomari, facendoli apparire completamente immobili mentre un segnale stradale di Stop appariva su di loro. L'ultimo, ancora intento a tenere il poliziotto, venne direttamente distrutto e questi cadde a terra per poi voltarsi felice verso la direzione da cui venivano i proiettili.

 

“GO!”, gridò alla figura che attraversò in moto il cancello dell'ospedale, chiaramente un Kamen Rider. La sua corazza era per lo più bianca con l'aggiunta di alcune strisce rosse (come la suddetta moto) e di una ruota sulla spalla destra, mentre l'elmo ricordava un casco da corridore unito alla testa di un insetto con occhi bluastri.

 

“Scusa il ritardo, Shin-niisan, ho dovuto fare alcune deviazioni”, disse il nuovo arrivato scendendo dalla sua cavalcatura per aiutare l'amico a rialzarsi, prima di passargli una cintura e uno strano accessorio da polso. “Pronto a tornare in azione?”

 

“Puoi scommetterci, sono in top gear”, rispose Tomari con tono estremamente serio stringendosi la cravatta e indossando entrambi gli oggetti datigli dal cognato: “Ah, a proposito, ti presento la nostra nuova amica, Harada Nanà-san.”

 

“Molto piacere, distruggo questo verme e arrivo”, salutò la ragazza preparandosi a sparare il proprio attacco su Cyberive, che in tutta risposta cominciò a illuminarsi di una potente luce rossa.

 

“ASSOLUTAMENTE NO!”, gridò in uno sfogo di pura rabbia, scatenando una potente onda d'urto tutt'attorno a sé e scagliando via Nanà, la quale, per sua sorpresa, si ritrovò a galleggiare per aria, vedendo tutto a rallentatore.

 

“Ma cosa?! Cosa sta succedendo?!”, esclamò la ragazza, o meglio tentò di esclamare, visto che pure la sua voce uscì rallentata col risultato di produrre un fastidioso effetto distorto e allungato.

 

Dall’altra parte, anche Tomari sembrava rallentato, come persino il suo compagno Rider Go ed entrambi non potevano essere più sconvolti. “Ma com’è possibile? Eppure sono in forma Rider, il Rallentamento non dovrebbe avere un simile effetto su di me!”, disse quest’ultimo.

 

“Ehi, maledetto, che cosa ci hai fatto?”, fece invece Tomari, in tono più irritato che stupito.

 

Cyberive non rispose subito, anzi, con somma sorpresa dei presenti, iniziò a sputare sangue e a rantolare, chiaramente in agonia, stentando a rimanere in piedi.

 

“Il mio Rallentamento è…un po’ più speciale del normale”, disse una volta smesso di tossire, asciugandosi le labbra dal sangue con il moncherino del braccio destro. Entrambi i suoi arti, inoltre, stavano ricrescendo a una velocità allarmante. “L’ho modificato e potenziato con la mia energia demoniaca, la stessa che ho usato per creare i miei Demonroid, in modo tale che potesse influenzare persino voi Kamen Rider con il suo potere. Purtroppo, a causa del mio corpo imperfetto e delle mie condizioni precarie, usarlo richiede un’enorme quantità di energia e crea danni non indifferenti ai miei organi interni, oltre che fare un male tremendo. Per questo preferisco non usarlo a meno che non sia strettamente necessario, come in questo caso.”

 

Mentre parlava, i due Demonroid rimasti ancora intatti gli si affiancarono ed entrambi sollevarono la mano destra, sul cui palmo si aprì un piccolo pannello sotto il quale era visibile una lente rossa. “Non credevo sarei stato costretto a ritirarmi così presto, ma siete stati più ostici e veloci del previsto, quindi ora me ne vado. Ma prima…” A un suo cenno, i due androidi modificati scagliarono una sorta di raggio laser dalla lente sul palmo della mano, che andarono a colpire i Driver di Tomari e Go e vi passarono sopra diverse volte prima di svanire, come se fossero stati degli scanner. Subito dopo, gli occhi di entrambi iniziarono a brillare e innumerevoli dati vi passarono attraverso, come se la loro banca dati si stesse riempiendo.

 

“Cosa?! Che cos’era quello?”, domandò Tomari, ma l’Heartdemon si limitò a sghignazzare.

 

“Vuoi rovinarti la sorpresa così facilmente, Drive? Spiacente, ma io amo le sorprese, soprattutto quando sono io a farle, quindi dovrai aspettare!”, rispose beffardo Cyberive, mentre i suoi Demonroid lo prendevano per le braccia. “Alla prossima!”

Ampie ali metalliche da pipistrello si espansero dalla schiena degli androidi, i quali presero il volo con pochi ma forti battiti, portandosi dietro il loro creatore.

 

Solo quando se ne furono andati, il Rallentamento s’interruppe e i tre ripresero a muoversi normalmente. “Quel maledetto codardo! Ci ha fregati!”, sbottò Go, per nulla contento di come si era conclusa la battaglia.

 

“Siamo stati incauti e l’abbiamo sottovalutato. Considerando che stavamo affrontando un demone, avremmo dovuto fare molta più attenzione”, disse Tomari in tono critico. Accanto a lui, Nanà annuì.

 

“Ha ragione. Abbiamo abbassato la guardia troppo facilmente nel momento in cui abbiamo creduto che fosse spacciato. Proprio vero che i topi in trappola sono sempre quelli più pericolosi.” La Warrior era parecchio scocciata e delusa da sé stessa: ora che Cyberive era scappato, non c’erano dubbi che, al loro prossimo scontro, sarebbe stato molto più difficile e complicato sconfiggerlo. Per quanto quel tipo fosse una bocca larga, bisognava riconoscere che non era così stupido, dopotutto. “Sarà meglio prepararci al meglio per la prossima battaglia”, concluse annullando la propria trasformazione.

 

“Dovremo anche capire che cos’erano quei laser che ci hanno colpiti”, continuò Tomari, ma venne interrotto da una nuova voce prima di continuare:

 

“A questo credo di poter rispondere io.”

 

Nanà si guardò intorno per diversi secondi, cercando di capire da dove venisse quella voce, quando Tomari parlò di nuovo, stavolta in tono più allegro: “Belt-san! Che piacere risentire la tua voce e riaverti tra noi!”

 

Girandosi verso di lui, la ragazza notò che stava parlando rivolto al suo Driver e che, sul display presente su di esso, era ora apparso un insieme di luci rosse che formavano l’immagine stilizzata di un volto sorridente.

 

“Anche per me è un vero piacere, Shinnosuke ragazzo mio. Peccato che i nostri incontri debbano avvenire sempre con qualche emergenza di mezzo”, parlò di nuovo la voce e stavolta Nanà poté constatare che proveniva proprio dal Driver di Tomari.

 

“Ma quella cintura…parla?!”, domandò stupefatta.

 

“Oh sì, giusto. Quasi dimenticavo. Belt-san, lei è Harada Nanà, una nostra nuova alleata. Nanà-san, ti presento Krim Steinbelt, creatore del sistema Drive e attuale IA dello stesso sistema, nonché mio fidato compagno di battaglia.”

 

“Molto lieto, signorina”, disse l’ora nominato Krim Steinbelt in tono cortese. Troppo cortese e umano per essere una semplice IA.

 

“Piacere… Lei non è una vera IA, vero?”, chiese Nanà guardando il Driver.

 

“Beh, non esattamente. Un tempo ero un essere umano e sono diventato così in seguito a un attentato di alcuni Roidmude.In ogni caso, adesso non è il momento di chiacchierare. Come prima cosa, è meglio che raggiungiamo il centro di controllo, potremo discutere lì di tutto”, disse Krim incontrando subito l’approvazione di Tomari e Go, il quale annullò nel frattempo la propria trasformazione.


 

Incuriosita, Nanà lo squadrò da capo a piedi, ora che poteva vedere il suo vero aspetto. Era più giovane di quanto si aspettasse, probabilmente più giovane di Tomari di 5 o 6 anni, con dei capelli castani terribilmente disordinati, come quelli di qualcuno che si era appena svegliato dopo una pessima nottata, e vestito con camicia e pantaloni bianchi piuttosto casual, una maglietta verde con un ciondolo al collo e una macchina fotografica appesa al suo Driver.


 

Finalmente libero dal proprio visore, anche Go diede uno sguardo più approfondito alla figlia di Venere, venendo subito impressionato dai giochi di colore che il sole creava sulla sua pelle scura, dal colore di capelli strano eppur molto armonico ai suoi occhi e dalle curve non indifferenti possedute dalla ragazza. E doveva anche essere un'ottima combattente se era riuscita a tenere testa così tanto a un nemico come Cyberive.


 

“Nanà-chan, non ho avuto modo di presentarmi personalmente. Shijima Go, alias Kamen Rider Mach. Al suo servizio, signorina”, disse il giovane guerriero prendendo la mano di Nanà per un piccolo baciamano che lei accettò più che volentieri.


 

“Un vero gentiluomo, ma ci vorrà ben altro per impressionarmi”, disse sardonica la ragazza dirigendosi verso la macchina di Tomari mentre il suo nuovo corteggiatore sbatteva i pugni, più intrigato che deluso.


 

“Harada Nanà, se è una sfida quella che vuoi, l'avrai.”


 

“Se resisteremo fino a quando la situazione non sarà risolta, Go, sarò più che felice di darti una mano.” Detto questo, Tomari fece risalire Nanà sulla sua automobile, mentre Go li seguiva sopra la sua moto, un fantastico modello da corsa bianco con numerosi dettagli che richiamavano la sua forma di Kamen Rider.


 

“Quindi, Tomari-san, può parlarmi un po' delle creature che abbiamo affrontato?”, domandò Nanà sistemandosi meglio sul sedile.


 

“Puoi chiamarmi Shinnosuke e dammi del tu, Nanà-san. Comunque, come ti ho detto poco fa, il loro nome è Roidmude. Sono dei robot capaci di copiare l'aspetto delle persone e di connettersi alle loro emozioni per continuare a evolversi.”


 

“Fui io a crearli, assieme al padre di Go e di sua sorella Kiriko, Banno Tenjuro”, disse Krim dalla cintura di Tomari. “Io stesso progettai i loro nuclei, dei dispositivi che chiamai Core Drivia, che furono anche il motore che permise loro di evolversi. Purtroppo, in seguito, scoprì che Banno non aveva obbiettivi umanitari come pensavo all'inizio. Obbligò una delle nostre prime creazioni ad assumere l'aspetto di un impresario che ci aveva negato i fondi e cominciò a maltrattarlo in tutti i modi. Le mie richieste di smettere non furono ascoltate e così me ne andai disgustato, ma non ci volle molto ovviamente che tutti i 108 Roidmude finora creati si rivoltassero a Banno e fuggissero dal laboratorio in cui erano tenuti per seguire i propri scopi. Per fortuna non ero stato con le mani in mano e avevo preso svariate precauzioni, tra cui digitalizzare la mia mente per trasferirla in questa cintura, che si sarebbe dovuta collegare al primo Kamen Rider Drive.”


 

“Ovvero il Roidmude 000, alias il nostro amico Chase”, continuò Tomari. “Durante il primo Global Freeze, un Rallentamento su scala nazionale, i Roidmude lanciarono il loro primo attacco, ma vennero fermati in tempo da Chaser. A differenza mia e di Go, però, lui non era capace di distruggere i Core, i quali continuavano a permettere ai Roidmude di rigenerarsi all’infinito e così finì per essere sconfitto e in seguito riprogrammato dai Roidmude stessi per diventare il loro sicario.”

 

“Hai perso qualcuno quella volta?”, domandò la Warrior, ricordando il periodo dopo il bombardamento a Tokyo. Un lungo periodo di costruzione nel quale le ragazze aiutarono per quanto possibile anche mentre facevano la guardia contro possibili minacce, Shizu lontana nello spazio a cercare il covo dei demoni e ovunque persone che piangevano i loro cari.

 

“Grazie ai Kami, no. Solo il mio partner dell'epoca ricevette un bruttissimo infortunio durante un'operazione e per diverso tempo pensai fosse colpa mia. Mia moglie, Kiriko, mi aiutò tantissimo nel superare quel dolore. E poi arrivò Belt-san, che mi fece diventare il secondo Kamen Rider Drive.”

 

“Già, tirandoti le orecchie e obbligandoti a lavorare”, scherzò Krim facendo apparire una sorta di sorriso sul visore della cintura. “Comunque, Shinnosuke riuscì in breve a sconfiggere molti Roidmude, anche aiutato da Go e dallo stesso Chaser, dopo che riuscimmo a salvarlo e a riattivare il suo programma originario. Riuscimmo addirittura a svelare un complotto che coinvolgeva alte cariche della polizia e del governo. Lì però scoprimmo il colpo di scena: come me, anche Banno aveva trasformato la propria mente in un'IA e, fingendosi inizialmente un alleato, si creò un proprio corpo cibernetico e utilizzò sia noi che i Roidmude rimasti per cercare di trasformare l'intera umanità in dati. Riuscimmo a fermarlo, ma a caro prezzo.”

 

“I Roidmude che ci aiutarono a sconfiggerlo: Heart, Brain, Medic e anche Chase... Perirono tutti nelle ultime battaglie. L'ultima richiesta di Heart, il leader dei Roidmude, è stata di ricordarmi sempre e comunque che la loro specie è esistita”, concluse Tomari con un’espressione nostalgica e malinconica.

 

“Hmm, mi ricorda una mia vecchia missione, la prima forse fuori dal pianeta Terra, ma sarà meglio raccontartela quando ci sarà tutta la squadra.”

 

“Fuori dal pianeta Terra? Sei stata nello spazio?!”

 

“Più volte a dire il vero. Io e il mio team possediamo una bellissima astronave, il Nautilus Princess Xana. Anche lei possiede un'IA, la nostra stessa leader la programmò molto tempo fa.”

 

“Spero di poter discutere con lei se e quando l'occasione si presenterà. L'unica cosa che posso fare nel mio rifugio sotterraneo è dormire fin quanto non c'è bisogno che Shinnosuke torni in azione”, commento Krim, chiaramente interessato.

 

“A proposito, pensi di tornarci una volta finito qui?”, domandò Tomari. Dopo la sconfitta dei Roidmude, il suo mentore aveva infatti deciso di nascondere sé stesso in un bunker sotterraneo assieme a tutta la tecnologia creata da lui e Banno, affinché nessuno potesse più usarla per scopi malefici.

 

“Sì, purtroppo. Quel Cyberive è l'ennesima prova che dovrò restare nascosto ancora a lungo. Non so come abbia ottenuto le informazioni e i mezzi per costruire dei Roidmude potenziati, ma ho pochi dubbi che sia niente rispetto a cosa Shocker, l'America e altri come loro potrebbero ricavare da Tridoron o dalle Shift Car, se vi mettessero le mani sopra.”

 

“Giusta osservazione. Comunque siamo arrivati. Scendi pure, Nanà-san”, disse ancora il poliziotto parcheggiando davanti a un piccolo edificio su cui svettavano le insegne della polizia di Tokyo. Ad attendere i due Kamen Rider e la Warrior, c'era una donna vestita con l'uniforme della suddetta organizzazione. Era molto bella (anche se Nanà capì benissimo dai suoi occhi che aveva visto molte situazioni brutte, com'era successo a lei), il viso piuttosto serio aveva una certa somiglianza con quello di Go, ma i capelli castani erano ben più ordinati, raccolti in una coda di cavallo e tagliati a formare una frangetta davanti.

 

“Ben arrivata, signorina. Sono lieta che si sia ripresa”, disse professionale dirigendosi verso Nanà e porgendole la mano. “Sono l’agente Tomari Kiriko. L'ho trovata ieri sera insieme a mio marito.”

 

“Harada Nanà, molto piacere.”

 

“Felice di vedere che ti ricordi ancora della mia esistenza, amore”, scherzò Tomari facendo il finto offeso e dando un piccolo bacio sulla guancia alla poliziotta, la quale, per tutta risposta, gli spinse via il viso.

 

“Niente smancerie per ora, Shinnosuke”, disse severa, pur ricambiando il bacio al marito. “Ma seriamente, sono felice di vederti sano e salvo. Quando prima hai chiamato Go, ci siamo tutti preoccupati.”

 

“Scusa, Neechan, non era mia intenzione allarmarvi. Ma puoi stare tranquilla che al tuo uomo non succederà niente finché ci sarò io, come può testimoniare la nostra nuova amica”, fece Go con un pollice in su.

 

“Confermo. In ogni caso, suo marito è un uomo incredibile, se non mi avesse aiutato nel nostro ultimo scontro, dubito sarei qui.”

 

“Già, quando riesce a concentrarsi c'è ben poco che può tenergli testa. Mi segua pure dentro, sono molto curiosa di sapere cos'è successo.” Detto questo, la donna si ridiresse verso l’edificio.

 

“È sempre così seria?”, domandò la Warrior con voce sussurrata.

 

“Kiriko è fatta così quando si tratta di lavoro. Non lascia che niente la distragga e pretende il massimo dai suoi collaboratori. Figurati che fino a qualche anno fa mi sorrideva solo dopo la soluzione dei casi, anche se da allora ha preso a farlo molto più spesso”, confermò Tomari con un sorriso.

 

“Allora cercherò di non deludere le sue aspettative”, sorrise a sua volta Nanà seguendoli dentro il dipartimento.

 

“Siamo tornati, ragazzi!”, salutò Tomari appena entrò nell'ufficio. Paragonato ad altre basi della polizia viste da Nanà negli ultimi anni, era un luogo molto piccolo, c'era appena spazio per le quattro persone che lo occupavano e per le loro attrezzature: svariati computer, documenti impilati dappertutto e diverse macchinine che sembravano messe alla rinfusa. “Vi presento Harada Nanà, la ragazza che io e Kiriko abbiamo trovato ieri sera nonché nostra nuova compagna di battaglia. Nanà-san, ti presento la squadra del Dipartimento Crimini Speciali della polizia, i nostri compagni nella lotta ai Roidmude.”

 

“Molto onorata di conoscervi”, disse la giovane guerriera con un piccolo inchino, ricambiato dai quattro occupanti dell'ufficio.

 

“Piacere nostro. Honganji Jun, capo di quest'ufficio. Il mio oroscopo mi diceva che oggi avrei incontrato una bellissima ragazza”, rispose un uomo di mezza età un po' stempiato e dall'aria allampanata seduto in fondo.

 

“Saijo Kyu, consulente per le ricerche sul web. Spero di tornarle utile!”, la salutò un ragazzo che stava accanto a un computer. Assomigliava vagamente allo stereotipo del nerd: un po' in carne, vestito con un maglione di flanella e pantaloncini corti e portante degli occhiali, ma sembrava anche molto simpatico e disponibile.

 

“Sawagami Rinna, consulente scientifica! Molto piacere, Nanà-chan!”, si presentò l'unica donna presente oltre a Kiriko. Era una bella signora sulla trentina, con lunghi capelli castani e un camice da laboratorio; rispetto alla collega, inoltre, aveva un viso decisamente più sereno e allegro, quasi sbarazzino.

 

“Otta Genpachiro, capo della prima Divisione Ufficiali e fidanzato di Rinna. Confido che lavoreremo bene insieme”, s'introdusse l'ultimo dei presenti, un uomo un po' più anziano di Tomari che, come quest’ultimo, vestiva con un pesante completo, nel suo caso beige, e portava il distintivo. Rispetto al collega, aveva un'espressione più dura, ma Nanà non dubito che fosse anche lui un tipo cordiale come gli altri.

 

“E infine queste piccoline-”, cominciò Tomari, prima di venire interrotto da un intero coro di clacson proveniente da quelle che Nanà aveva pensato fossero macchinine e motociclette giocattolo, ma che, invece di correre per terra, volavano attraverso la stanza muovendosi su dei binari che comparivano automaticamente al loro passaggio su ogni altezza, per poi scomparire subito dopo. Il gruppo di macchinine volteggiò intorno a Tomari suonando ripetutamente i clacson, quasi stessero protestando. “Ahem, volevo dire queste coraggiose guerriere sono le Shift Car e le Signal Bike, il vero cuore del nostro arsenale e preziosissime spie. Queste sono solo alcune, le altre sono in giro per la città controllando che tutto sia tranquillo.”

 

I piccoli veicoli presero dunque a volare intorno a Nanà suonando in modo stavolta più ordinato, come se si stessero presentando. La ragazza non riuscì a trattenere un sorriso e alzò una mano su cui se ne posarono subito alcune. “Piacere di conoscere anche voi, signorine.”

 

Tomari, nel frattempo, si era messo davanti ad una lavagna in fondo alla stanza e stava scrivendo diversi nomi sopra di essa.

 

“Ora passiamo all’analisi della situazione attuale. Come probabilmente già sapete, siamo in un momento piuttosto critico. Nanà-san e Go mi hanno appena salvato la vita da un mostro che aveva al seguito alcuni Roidmude modificati. Neanch'io conosco tutto quello che c'è dietro, quindi direi di lasciar spiegare il tutto a lei. Nanà-san, procedi pure.”

 

“Grazie, Shinnosuke-san. Dunque, per prima cosa, devo rivelarvi che io non sono nata in questa dimensione, ma vengo da un'altra versione della Terra e appartengo a un gruppo di supereroine...”

 

Nanà, invogliata anche dal pranzo al sacco che Go aveva diviso con lei, narrò a grandi linee quanto era successo negli ultimi anni della sua vita, arrivando fino allo scontro con Diablo e alla disavventura passata neanche un'ora prima.

 

“Urgh, se mi avessero parlato anni fa di demoni, viaggi dimensionali e quant'altro gli avrei riso in faccia. Ora ho solo voglia di andare a nascondermi da qualche parte”, commentò Genpachiro dopo la fine del racconto. Una delle macchinine che Nanà aveva visto prima corse verso di lui da sola con un fazzoletto preso subito dal poliziotto, suonando rumorosamente come se stesse cercando di tirarlo su.

 

“Suvvia, tesoro, ce la caveremo anche questa volta”, lo consolò Rinna prima di rivolgersi alla nuova arrivata. “Ovviamente ti daremo tutto l'aiuto che ti serve per trovare le tue compagne, Nanà-chan, ovunque siano.”

 

“Ma prima dobbiamo occuparci del problema Cyberive. Di certo, non ci lascerà cercarle se prima non verrà sconfitto”, osservò Kiriko.

 

“Il mio oroscopo non mi aveva parlato di un altro nemico da affrontare, forse sono troppo vecchio per queste cose… Anche se mi aveva pure detto che avremmo risolto almeno una parte del nostro caso”, commentò Jun in tono piuttosto deluso.

 

“Honganji-san è molto superstizioso. Praticamente non fa un passo se prima non controlla le previsioni della giornata”, sussurrò Go all'orecchio di Nanà, facendola ridacchiare. “Io personalmente mi interesso solo a quelle amorose”, aggiunse poi in tono suadente e ricevendo stavolta in risposta un sopracciglio alzato e un sorriso spavaldo da parte della ragazza.

 

“E infatti, almeno in parte, l'abbiamo risolto”, intervenne Kyu, che durante il racconto della figlia di Venere si era alternato tra l'ascoltare con grande attenzione e il lavorare al computer, fino a quando non aveva apparentemente trovato qualcosa di molto interessante. “Sei fortunata, Harada-san: credo di avere trovato almeno qualcuna delle tue compagne. Guarda questi video.”

 

Nanà si diresse verso il giovane informatico, notando varie schede aperte su dei video di YouTube. Tre di esse mostravano Elena, Marisa e Silvia che combattevano demoni corazzati e altre strane creature con l'aiuto di quelli che sembravano altri Kamen Rider dai costumi più svariati.

 

“Come hai trovato questi filmati?”, domandò la ragazza dalla chioma arcobaleno guardando gli scontri delle proprie compagne, le quali sembravano aver guadagnato una certa intesa con i guerrieri mascherati di quella dimensione.

 

“Per caso, proprio pochi minuti prima che tornaste. Uno è stato filmato a Futo City, dove lavora W-san, un altro in qualche paese del Medio Oriente da un addetto a degli scavi archeologici che si era nascosto e l'ultimo non molto distante da qui.”

 

“Quindi le altre sono in salvo... e hanno trovato gli altri Kamen Rider, meno male”, sospirò la ragazza, sentendosi finalmente sollevata dopo quella scoperta. Sebbene anche loro avessero sicuramente incontrato la loro buona dose di nemici, se erano assieme a combattenti abili come Shinnosuke Tomari, non dubitava che avrebbero vinto e stravinto.

 

“Già, ma c'è un dettaglio che quadra fin troppo con l'investigazione di cui ti parlavo”, puntualizzò però Tomari, avvicinandosi ai due per guardare a sua volta.

 

“Che intendi?”, domandò la Warrior, notando fin troppo bene la preoccupazione negli occhi del suo nuovo amico.

 

“Tutti i Kamen Rider che appaiono in questi video sono quelli successivi al 2009, cioè l'anno di Kadoya-san. Chiunque venga prima di quell'anno sembra sparito. O per essere più precisi, sono spariti i leader dei rispettivi gruppi. Mostra i file, Kyu”, ordinò il detective e, pochi secondi dopo, apparvero le foto di varie persone, tutti uomini giapponesi di età simile con accanto foto di altri Kamen Rider. Genpachiro si prese il compito di spiegare.

 

“Kamen Rider Agito, alias Tsugami Shouichi, e Kamen Rider Kabuto, alias Tendou Souji, sono stati i primi a sparire, o almeno i primi di cui abbiamo notato la scomparsa. Sono due cuochi che erano stati chiamati per un programma di cucina oltreoceano, ma quando sarebbero dovuti tornare, sono invece scomparsi nel nulla. I loro amici non hanno trovato nessuno e a niente sono serviti i tentativi di contattarli. Le denunce ci sono arrivate il prima possibile e abbiamo scoperto che anche gli altri Kamen Rider apparsi nello stesso periodo sono spariti nel nulla. E considerando che almeno un paio di loro vivono in un perenne incognito, se non in luoghi dove nessuno potrebbe raggiungerli, la cosa è ancora più preoccupante di quanto sembri a parole.”

 

“Vista la gravità della situazione”, riprese Tomari “ho pensato fosse una buona idea ricostruire il gruppo. Possiamo muoverci più rapidamente attraverso i canali non ufficiali, anche grazie a Kyu, e abbiamo abbastanza conoscenze sui gruppi criminali che avrebbero potuto rapirli. All’inizio pensavamo c'entrassero la Fondazione X o Dai Shocker, ma se invece c'entrano questo Diablo e le creature demoniache di cui hai parlato, non so cosa pensare.”

 

“Hai detto che Diablo ha già catturato tutti gli Showa Rider, giusto?”, domandò Go alla ragazza.

 

“Credo di sì. Diablo ha usato i loro poteri per darci il colpo di grazia. Le altre forme che ha usato erano sì molto forti, ma neanche lontanamente così devastanti. Non so che fine abbiano fatto i tuoi colleghi, Shinnosuke-san, ma non ho dubbi che la loro sparizione sia comunque collegata a Diablo.”

 

“Hmm, non è la prima volta che qualcuno dei nostri nemici tenta di rubarci i poteri, ma nessuno è mai arrivato fino a questo punto. Dovremmo chiamare gli altri Rider e trovare le tue compagne per fare un fronte comune. Per fortuna so dove trovare almeno due di loro”, disse cupo il Kamen Rider prendendo il telefono, ma prima di poterlo usare, venne interrotto dalla suoneria di quello di Honganji.

 

“Sì, sono io, che succede... Mettere sul telegiornale?”, disse perplesso il vecchio capo prima di accendere un televisore messo sulla scrivania e girarlo perché tutti potessero vedere. E tutti persero il battito quando videro che, invece di un normale notiziario, sullo schermo si trovava Cyberive, più spaventoso che mai.

 

Sembrava essersi completamente ripreso dallo scontro, aveva più protezioni su tutto il corpo e gli ingranaggi infilati nella sua carne avevano lasciato il posto a seghe circolari dall'aspetto tagliente. A completare il look la cicatrice sul petto era ricoperta da una ruota dentata. Dietro di lui si trovavano svariati Demonroid avvolti da un'aura oscura, uno dei quali saltellava dietro il proprio creatore mentre esponeva le sue richieste.

 

“Kamen Rider Drive, Kamen Rider Mach e Warrior Venus. Raggiungetemi entro mezz'ora a Shinjuku o... falla finita tu”, s'interruppe per dare un pugno al Demonroid ballerino. “Dicevo, raggiungetemi entro mezz'ora a Shinjuku o attuerò un Global Freeze che farà sembrare il precedente uno scherzo da primo Aprile. Allora i miei simili e i nostri sottoposti sciameranno nel vostro mondo e vi distruggeranno indisturbati mentre voi potrete a malapena o affatto muovervi.”

 

Jun spense la televisione, non c'era bisogno di vedere altro. I membri della sezione Crimini Speciali e Nanà erano lividi di rabbia, schifati da quello che era un ricatto bello e buono.

 

“Non ci vuole molto a capire che è una trappola. Deve aver sicuramente riempito quel posto di pericoli e suoi sgherri. Forse non è neanche capace di attuare la sua minaccia: per un vero Global Freeze servono quattro Roidmude all'apice della loro evoluzione e lui è da solo”, commentò Genpachiro, che non voleva certo far correre ai suoi compagni rischi inutili.

 

“Potrebbe aver ottenuto abbastanza potere da esserne l'equivalente. Conosciamo bene i pericoli, ma l'alternativa è un'invasione di Demonroid e altre creature infernali a cui potremmo non saper rispondere, soprattutto con le nostre forze più che dimezzate”, protestò Go.

 

“Non possiamo fare altro che andare. Tridoron è già pronta?”, domandò Tomari riannodandosi la cravatta. Nanà ricordo che l'aveva fatto anche poco prima di prendere il Driver da Go, dicendo di essere in top gear. Doveva essere un suo tic, abbastanza figo a dirla tutta.

 

“Prontissima, attende solo che tu ti rimetta al volante!”, rispose allegra Rinna, sebbene il suo umore non fosse condiviso da Kiriko.

 

“State attenti a voi stessi e a Nanà-san, mi raccomando. E vedete di tornare vincitori”, si raccomandò al marito e al fratello mettendo una mano sulle spalle di entrambi, prima di rivolgersi alla guerriera. “Te li affido, Nanà-san. State attenti.”

 

“Non gli succederà niente finché ci sarò io, Kiriko-san”, disse Nanà con un abbagliante sorriso, prima di seguire i due Kamen Rider assieme alle Shift Car e alle Signal Bike.

 

Entrarono in un ascensore che li portò in una sorta di enorme garage pieno di svariate attrezzature tecnologiche incredibilmente avanzate. Al centro, sopra una piattaforma, spiccava una macchina da corsa dall'aspetto molto futuristico. Rossa fiammante con alcune linee bianche e nere e senza la copertura su una delle ruote di sinistra. Sul retro, gli alettoni erano dotati di altre due ruote.

 

“Nanà-san, ti presento l'ultimo membro della squadra di Drive: Tridoron. Il mio più grande orgoglio dopo Shinnosuke stesso e Chaser”, disse un fiero Krim riferendosi alla macchina.

 

“Ciao, piccola, mi sei mancata tanto”, disse Tomari con un tono volutamente esagerato spalmandosi sul cofano della macchina.


“Smettila, Shin-niisan, o Neechan si sentirà gelosa”, scherzò Go.

 

“A proposito, tieni queste, ti serviranno”, disse il detective raddrizzandosi e dando a Nanà una grossa pistola che ricordava per forma gli sportelloni di Tridoron e una cintura dotata di diversi compartimenti su tutta la sua lunghezza. “È la Door Ju. Per ricaricare o potenziare i colpi, apri il portello più volte. Puoi anche potenziarla con le Shift Car. La cintura invece serve a ospitare le Shift Car e trasferirti la loro energia, ti permetterà di resistere al Rallentamento. O almeno spero, visto che quello di Cyberive non è il tipo a cui sono abituato.”

 

“Grazie, Shinnosuke-san, ti assicuro che ne farò buon uso”, assicurò la Warrior salendo in macchina assieme a lui, mentre Go saltava sulla sua moto.

 

*****

 

In breve, il trio di paladini raggiunse il luogo da dove Cyberive aveva lanciato il suo messaggio. L’Heartdemon era seduto sul bordo di una fontana con le braccia incrociate al petto e l’aria tronfia, circondato dai suoi Demonroid. Sembrava quasi essersi messo in mostra apposta per loro.

 

“Ben arrivati, signorina e signori”, salutò il demone cyborg in tono beffardo. Accanto a lui si trovava quella che sembrava una copia oscura di Tridoron, con alettoni simili ad ali da pipistrello e cannoni al posto dei mitragliatori.

 

“Lascia perdere i convenevoli e cominciamo!”, disse Go inserendo una delle sue Signal Bike nel Driver. Tomari invece girò un interruttore sul proprio Driver per poi inserire una Shift Car rossa nel bracciale che portava al braccio sinistro.

 

“Start your engine!”, esclamò Krim dalla cintura di Tomari, mentre da essa e da quella di Go partiva una bizzarra musichetta pop e i loro rispettivi proprietari eseguivano ognuno una posa personale. Entrambi attivarono infine i loro Driver, Go colpendo un pulsante su di esso e Tomari facendo scattare in avanti la Shift Car sul bracciale, come una leva a molla.

 

““Henshin/Let's Henshin!!””, urlarono rispettivamente Tomari e Go, venendo avvolti da pezzi d'armatura semisolidi mentre anche Nanà si trasformava.

 

“Drive: Type Speed!”, esclamò Krim dalla cintura del Rider. Tomari fu avvolto da una corazza rossa come la carrozzeria di Tridoron, con decorazioni bianche e avambracci e gambe coperti da una tuta nera dove il metallo non arrivava, mentre la sua testa veniva coperta da un elmo che ricordava un misto tra una macchina da corsa e la testa di un insetto, con occhi simili a fari. A concludere la trasformazione, una delle ruote di Tridoron si staccò (venendo subito sostituita da una copia autentica) ed avvolse diagonalmente il petto di Tomari allo stesso modo del nuovo aspetto di Cyberive.

 

"Signal Bike! Rider: Mach!”, fu invece il suono emesso dal Driver di Go, mentre riassumeva la forma vista quella mattina dalla Warrior ed impugnava una pistola bianca dalla forma simile ad una moto in miniatura, con tanto di ruota sotto la canna.

 

“Tracciare… distruggere… io vado sempre a velocità Maaach!”, annunciò euforico il fotografo facendo un elegante gesto con le dita. “Kamen Rider Mach!”

 

“Kamen Rider Drive! Lasciate che vi dia uno strappo!”, si presentò invece il detective, meno appariscente ma non meno determinato.
 

“Prendiamolo”, disse la guerriera di Venere correndo verso Cyberive e sparandogli contro potenti proiettili potenziati dal suo veleno, a cui l'Heartdemon rispose con una barriera a forma d'ingranaggio che venne quindi rivolta e trasformata in un proiettile rotante spedito contro Go.

 

Il Kamen Rider riuscì comunque a schivare senza problemi grazie alla velocità di Mach e, raggiunto l'avversario, lo colpì con la ruota della propria pistola, che prese a girare ad altissima velocità e sbatté indietro Cyberive. I due iniziarono poi un nuovo corpo a corpo, subito seguiti da Tomari, il quale impugnò una spada con la lama azzurra e l'impugnatura a forma di volante e diede manforte a Go, menando una lunga serie di fendenti che l'Heartdemon parò con non poca difficoltà usando i suoi artigli o le ali.

 

“Nanà-san, noi pensiamo a lui, tu occupati dei Demonroid”, ordinò all'amica spingendo via Cyberive con una spallata e poi correndogli incontro facendo ruotare la ruota sul suo petto ad alta velocità, venendo però contrastata da quella nemica. Balzato indietro, Tomari alzò una mano e, una delle Shift Car, di colore giallo-arancio, gli volò nel palmo. “Riscaldiamo l’atmosfera!”, disse sostituendo la Car rossa nel bracciale sul polso sinistro, lo Shift Brace, con quella nuova e attivandola.

 

“Tire Koukan: Max Flare!”, esclamò la voce di Krim dal Driver, mentre Tridoron produceva una nuova ruota fiammante che volò verso Tomari e rimpiazzò quella che aveva sul petto. La nuova ruota era però gialla e arancione, aveva numerose punte simili a fiamme su tutta la sua superficie e, nel momento in cui prese a girare, avvolse petto, pugni e piedi di Tomari nel fuoco e questi prese ad attaccare Cyberive con una serie di ganci e calci che lasciavano evidenti bruciature sul corpo del demone.

 

“Sei tosto, eh, Drive? Beh, non sei il solo ad avere nuove frecce al suo arco!”, fece il nemico per nulla intimorito. Alzando il braccio sinistro, Cyberive rivelò una sorta di minicomputer impiantato nell’avambraccio e vi premette sopra una rapida sequenza di numeri.

 

“Cyber Koukan: Dark Flare!”, esclamò una voce demoniaca e distorta, mentre la ruota frontale si staccava dalla replica oscura di Tridoron e, esattamente come con Drive, sostituiva quella sul petto di Cyberive, rivelandosi identica a quella del Rider ma di colore nero e dalla forma più aggressiva. Subito dopo, la ruota demoniaca prese a girare e fiamme nere avvolsero gli arti dell’Heartdemon, il quale colpì sia Tomari che Go con una serie di pugni violentissimi che respinsero persino il fuoco di Drive e mandarono entrambi al tappeto.

 

“Cosa?! Ma com’è possibile?! Quelle sono-” Tomari si fermò di colpo nel momento in cui realizzò l’arcano. “La tua scannerizzazione del primo scontro. Hai scaricato tutti i dati contenuti nei nostri Driver e li hai copiati, vero?”

 

“Molto perspicace, Drive! Hai indovinato!”, replicò Cyberive con tanto di applauso di scherno. “Del resto, io sono stato creato per prendere i tuoi poteri e rimpiazzarti, dunque non sorprenderti. Posso fare tutto quello che fate voi e anche di più!” Digitò un nuovo codice sul minicomputer. “Tipo questo!”

 

“Cyber Koukan: Massive Demon!”, gracchiò quella che i Rider avevano ormai realizzato essere l’IA del Tridoron oscuro e una nuova ruota sostituì quella sul petto di Cyberive. Questa aveva disegnato sopra il disegno stilizzato di un volto demoniaco e, nel momento in cui si agganciò, due enormi mascelle metalliche ornate di zanne aguzze si formarono intorno alle mani del demone, rendendole simili a due fauci di un mostro. Così mutato, Cyberive caricò i suoi nemici e prese a colpirli con ancora più violenza di prima; ad ogni impatto, le mascelle sulle mani formavano una bocca di energia demoniaca che azzannava i due Rider.

 

Prima che la situazione precipitasse, Go richiamò una delle sue Signal Bike nella mano. “Hai bisogno di fermarti un po’, amico!”, disse sostituendo la Bike nel suo Driver con quella nuova e attivandola.

 

“Signal Bike! Signal Koukan: Tomarle!”, disse una voce vivace proveniente dal Driver, al contempo il segnale stradale dello STOP apparve sulla superficie della ruota sulla spalla di Mach. Questi non perse tempo e, premuto una volta il Driver, sparò un colpo verso l’Heartdemon in arrivo, ma invece di un proiettile, stavolta emise un muro di energia della forma del suddetto segnale stradale che bloccò il nemico e parve paralizzarlo.

 

“Bel lavoro, Go!”, disse Tomari afferrando una nuova Shift Car e infilandola nel bracciale per poi attivarla.

 

“Tire Koukan: Rumble Dump!”, fece la voce di Krim e una nuova ruota gialla con motivi quadrati sopra sostituì quella presente sul petto del Rider, il quale guadagnò anche un’enorme trivella sul braccio destro, simile a quella di un escavatore da cantiere. Così armato, Tomari si scagliò sull’inerme Cyberive e lo prese in pieno petto con la trivella, sfondando ruota e corazza del demone e ferendolo visibilmente, dato che volò all’indietro sputando e perdendo sangue da bocca e torso.

 

“Shinnosuke! Pressiamo l’attacco ora che possiamo!”, esclamò l’IA dello scienziato. “Vai con Type Wild!”

 

“Ricevuto, Belt-san!”, rispose Tomari chiamando una nuova Shift Car più grossa delle altre e di colore nero, che inserì subito nello Shift Brace.

 

“Drive: Type Wild!” A quelle parole, stavolta fu l’intera corazza di Drive a mutare: da rossa e leggera divenne nera e pesante, con un design simile a quello del muso di un’auto della polizia con tanto di fanali blu e rossi. Una nuova ruota, grossa come quella di un fuoristrada, andò a posizionarsi sulla sua spalla destra, anziché sul petto.

 

“E io non sarò da meno!”, gridò Go afferrando un’altra delle sue Shift Bike, di colore rosso e con una strana forma simile a un sidecar, e inserendola nel Driver.

 

“Signal Bike, Shift Car! Rider: Dead Heat!” Come Drive, anche Mach subì stavolta una trasformazione al corpo: la parte inferiore del suo costume rimase identica alla forma precedente, ma la corazza superiore divenne più elegante, di colore rosso scarlatto e acquisì come nel compagno Rider una ruota a proteggere il petto. Sull’elmo apparvero nella parte boccale delle decorazioni dello stesso colore della corazza, mentre la ruota sulla spalla destra venne sostituita da una sorta di velocimetro. Nel complesso, la nuova forma di Go sembrava vagamente un ibrido tra le forme base di Mach e Drive.

 

Così trasformati, i due Rider assalirono Cyberive con velocità e forza impressionanti, molto superiori a prima, infliggendogli numerosi colpi con le proprie armi e costringendolo ad arretrare. Ogni volta che il demone cercava poi di digitare un nuovo codice sul suo minicomputer, o Tomari o Go lo fermavano sul nascere, mentre l’altro lo attaccava dalla direzione opposta in una perfetta collaborazione. Già ferito e danneggiato dal precedente assalto, Cyberive iniziò ad accusare i colpi e numerosi pezzi della sua corazza saltarono via insieme a circuiti e fili elettrici.

 

Poco lontano, Nanà generò dai palmi due getti di veleno liquido che ricoprirono due Demonroid, riducendoli in breve in poltiglia. Allo stesso tempo, la Warrior non riusciva a non guardare ammirata il grande gioco di squadra e i poteri insoliti eppure incredibili dei due Kamen Rider. “Davvero straordinari. Non mi sorprende che siano considerati gli eroi di questo mondo”, mormorò con un sorriso. Se anche tutti gli altri Rider che avevano incontrato le sue compagne erano così, avevano una vera speranza di fermare Astaroth e il suo nuovo pupillo. Rinnovata in determinazione e fiducia, materializzò diverse sfere velenose e le mandò a fare strage dei nemici, mentre nel contempo sparava con l’arma datole da Tomari. “Levatevi di mezzo, teste di latta sottosviluppate!”

 

Anche Go, nonostante lo scontro in corso, non si perse un solo istante dello spettacolo offerto dalla battaglia della Warrior. “Wow! È tanto bella quanto tosta a combattere! Notevole, Warrior Venus! Conquistarti ora diventa un’impresa titanica ma obbligatoria per il sottoscritto!”

 

“Capisco il tuo interesse, Go”, commentò Tomari accanto a lui. “È davvero in gamba, quella ragazza. Ma ora non possiamo distrarci, continuiamo a pressarlo!”

I due ripartirono all’attacco dell’Heartdemon, ma questa volta questi lanciò un urlo assordante e un’onda d’urto si propagò in tutte le direzioni, paralizzando ogni cosa superasse nel tempo e nello spazio. Pure i due Rider e la Warrior rimasero bloccati per un istante dall’urlo, ma ripresero a muoversi subito dopo, seppur a una velocità molto inferiore di prima, al punto da sembrare quasi dei robot.

 

“Il…Rallentamento!”, commentò Tomari.

 

“Riesce a superare parzialmente persino la resistenza di Drive e Mach?!”, disse invece Krim con voce incredula. “La sua potenza dev’essere cresciuta più del previsto!”

 

“Dio, già odio questa cosa…!”, fece Nanà a denti stretti cercando di scagliare una nube velenosa sui Demonroid, ma trovando difficile persino alzare un braccio. Probabilmente, se non avesse avuto la Door Ju, sarebbe stata di nuovo completamente paralizzata.

 

Cyberive, intanto, aveva approfittato del Rallentamento per rialzarsi e, nonostante i danni subiti, sembrava davvero furioso. “Volete il gioco pesante, eh, Kamen Rider? Vi accontento subito!”, sbottò digitando un nuovo codice sul minicomputer, ma premendo stavolta anche uno strano pulsante sul dorso della mano sinistra.

 

“Cyber! Type Fury!” Con quell’urlo, l’intero corpo di Cyberive venne avvolto da nuove parti cibernetiche e sviluppò una corazza simile a quella di Wild, ma di colore nero-violacea e con numerose punte affilate che spuntavano da braccia, gambe e spalle. Sopra le mani gli si svilupparono pure due grosse seghe circolari, che presero subito a girare velocissime, e una massiccia ruota gli si agganciò alla spalla; infine, l’elmo divenne più spesso e dotato di due corna che lo resero simile a un elmo vichingo. Tutte le ferite e i danni subiti vennero inoltre completamente riparati.

 

“Ora della vendetta!”, gridò il demone gettandosi su Tomari e Go, i quali, essendo ancora semiparalizzati dal Rallentamento, non poterono difendersi dalla raffica di pugni e dalle lame circolari che straziarono i loro corpi per poi sbatterli via. Il Rallentamento finì nel momento stesso in cui caddero a terra, ma la mossa di Cyberive era stata sufficiente per farlo riprendere e passare in vantaggio.

 

“Ha copiato pure i diversi Type di Drive!”, fece Krim con voce sconvolta.

 

“E so come usarli!”, fece Cyberive attivando un nuovo codice sul suo minicomputer e premendo ancora il pulsante sul dorso della mano.

 

“Cyber! Type Creator!” La corazza di Cyberive mutò ancora diventando più massiccia e di colore argento, mentre l’elmo assumeva una forma circolare e un visore virtuale gli si formava davanti agli occhi. Le seghe circolari sparirono, venendo rimpiazzate da due grosse canne di fucile, e dalla schiena del demone spuntarono numerosi cavi elettrici che si agitavano nell’aria come tentacoli; infinte, una grossa ruota s’incastonò nel petto di Cyberive in posizione orizzontale, a coprire i pettorali.

 

“Volevate un due contro uno? Adesso cambiamo le squadre”, ringhiò il demone sparando contro i due Rider, mentre i suoi cavi si muovevano e assemblavano rapidamente pezzi di metallo e circuiti generati dal suo stesso corpo per formare quelli che si rivelarono essere quattro nuovi Demonroid. Questi, però, presentavano anche corazze migliori e delle lunghe criniere nere dietro la testa ed erano armati con lame e armi da fuoco. “Annientateli!”

 

I nuovi Demonroid attaccarono subito Tomari e Go, i quali si trovarono in difficoltà davanti ai nuovi avversari, molto più forti e veloci delle loro versioni normali. Oltre a questo, Cyberive sparava dai suoi fucili e anche dai fili che gli spuntavano dal corpo proiettili e scariche elettriche che impedivano ai due di potersi difendere con efficacia dai quattro nemici. Molti fili avevano anche iniziato a sparare in direzione di Nanà, la quale si trovò così subito in difficoltà nell’eliminare gli ultimi Demonroid rimasti a causa del fuoco improvviso.

 

“Maledizione, non posso combattere efficacemente in queste condizioni!”, gridò la Warrior creando nuvole di veleno per tenere lontani i Demonroid, ma l’attacco di Cyberive non le lasciò comunque la possibilità di reagire, costringendola ad arretrare rapidamente. -Suppongo che siamo davvero troppo abituate a combattere in squadra, da sole siamo chiaramente penalizzate… Dovrò parlarne assolutamente con Shizu e Reiko una volta riunite!- pensò tra sé e sé mentre cercava invano di sfuggire ai nemici.

 

“Nanà-san, vieni qui! A questo punto non ha senso combattere separati!”, le gridò Tomari prendendo una nuova Shift Car, anch’essa più grande delle altre e dal design simile a una macchina di Formula 1, e attivandola. “Ho un modo per controbattere!”

 

“Drive: Type Formula!”, urlò la voce di Krim e l’armatura di Drive venne sostituita da bracciali e gambali azzurri e da un pettorale bianco e azzurro dalla forma simile al muso della suddetta macchina. L’elmo sviluppò a sua volta decorazioni come quelle di un’auto della Formula 1 e divenne azzurro, bianco e giallo, mentre due grosse ruote andavano ad agganciarsi intorno ai suoi avambracci.

 

Prima ancora che Nanà potesse capire cosa stesse succedendo, Tomari sparì dalla sua vista assieme a Cyberive, venendo sostituiti da una lunga serie di onde d'urto che spaccarono le finestre del circondario.

 

“ D- dove sono finiti?”, si chiese cercando di muoversi. Come a volerla accontentare, tre Shift Car volarono negli scompartimenti della sua cintura, procurandole un piccolo shock con cui però tornò a muoversi normalmente, e vide finalmente Tomari e Cyberive correre e attaccarsi a velocità impressionanti. Il Rider, tuttavia, si rivelò presto ben più veloce dell’Heartdemon e questi fu costretto a rallentare e usare i propri cavi come difesa e attacco, ma Tomari evitava ogni colpo e contrattaccava con potenti pugni che sbattevano l’avversario da una parte all’altra.

 

“Grhaa...!”, ringhiò Go in maniera gutturale mentre la sua armatura veniva avvolta da scariche elettriche rosse, che si trasformarono in un potente alone dello stesso colore, e la superficie dello pneumatico sul torso esplodeva rivelando una striscia rossa al centro. La potenza che emanava era tale che riuscì finalmente a liberarsi dalla paralisi e riprese a muoversi. “Uh, era da un sacco che non vedevo Shin-niisan andarci così pesante”, commentò guardando il cognato schivare senza problemi i fili dell'avversario per rispondere con una nuova raffica di fendenti della sua spada.

 

“È incredibile. Credo che neanche Shizu o Reiko al massimo della loro potenza riuscirebbero a stare al suo passo”, pensò stupefatta la figlia di Venere, ricevendo una pacca sulla spalla da Go.

 

“Beh, dubito che ti impedirà di darci una mano. Lo terrò fermo per te!”

 

I due guerrieri si diressero per andare ad aiutare Tomari, ma vennero fermati da un getto d'energia seguito dalla macchina di Cyberive, che tagliò loro la strada con un minaccioso rombo, cui si unirono presto i Demonroid.

 

“Ma che bei cagnolini fedeli. Un insulto ai veri Roidmude, loro non si sarebbero mai lasciati controllare così…”, affermò Go schifato inserendo un'altra Shift Car nella sua pistola.

 

“Shift Car! Tire Koukan: Mazerl!”, esclamò il Driver del motociclista, che cominciò a sparare getti di cemento che bloccarono i nemici a terra, prima che lui e Nanà li distruggessero con dei colpi ravvicinati, ma la macchina riuscì a scappare.

 

“E fatti prendere!”, esclamò Nanà preparando un'ondata di veleno che concentrò nella Door Ju, caricandola più volte e poi mirando al veicolo demoniaco.

 

Nel frattempo, lo scontro tra Drive e l'Heartdemon era proseguito senza esclusioni di colpi, in cui però l'incredibile velocità del Rider aveva finito per avere la meglio e questi era riuscito a spedire con un potentissimo calcio allo stomaco l'avversario contro la fontana dov'era seduto prima, polverizzandola al semplice impatto e causando una forte pioggia. Frettoloso di finire lo scontro, Tomari inserì quindi una Shift Car viola nel suo Driver.

 

“Tire Koukan: Midnight Shadow!”, esclamò Krim, annunciando due ruote simili a shuriken violacei che si attaccarono ai polsi del poliziotto, che tirò più volte la Shift Brace sul polso creando a ogni tirata una sua copia.

“Hissatsu! Full Throttle: Midnight Shadow!” Ognuna delle copie formò tra le mani grossi shuriken fatti di energia viola e li lanciarono contro Cyberive, troppo lento e ferito per schivare quel potentissimo assalto e ancora una volta venne scagliato via schiantandosi e sfondando il muro di un edificio vicino. Quando riemerse dal buco creatosi, il demone era regredito all'aspetto che aveva quella mattina.

 

“Grrr…! Sono stato troppo incauto…”, commentò pulendosi un grumo di sangue dalla bocca.

 

“E allora finiamo questo scontro. Torna dai tuoi padroni e dì loro che la Terra... Anzi, che nessun pianeta è il loro campo da gioco!”

 

“Hmm, lo avrei fatto volentieri in un'altra vita, ma non ho davvero tempo ora. Questa però mi permetterà di guadagnare qualche secondo”, affermò Cyberive digitando un'altra sequenza sul suo minicomputer e premendo il pulsante sul dorso della mano mentre si rialzava.

 

“Cyber! Type Nitro!” Una nuova ruota dentata si staccò dalla macchina della creatura per dividersi in due a mezz'aria e attaccarsi ai polsi di Cyberive, attorno al quale si formarono contemporaneamente altri pezzi d'armatura semisolidi che si saldarono a lui con uno scoppio simile al rombo di un motore. La nuova corazza appena formatasi del demone ricordava un Monster Truck rosso e nero, ricoperto dal teschio di un leopardo con lunghe zanne aguzze. Alle ali gli erano spuntati quelli che sembravano dei piccoli reattori, mentre il resto dell'armatura, inclusi gambali e avambracci, mostravano diversi fili elettrici cadenti e gocciolanti di olio da motore. Il suo nuovo casco ricordava a sua volta un teschio ghignante decorato da fiamme multicolore e con ali da pipistrello sul retro.

 

“C-COSA?!”, esclamò uno stupefatto Tomari, accorgendosi quanto quella nuova forma fosse simile alla sua. A salvarlo dal successivo colpo dell'avversario, arrivato in maniera quasi istantanea davanti a lui, furono i riflessi forgiati in anni di combattimento con mostri e criminali e la velocità della sua forma attuale. -È anche veloce quanto me-, pensò spaventato guardando le strisce infuocate che Cyberive si era lasciato dietro.

 

Senza perdere tempo, tirò ancora lo Shift Brace e ripartì più veloce che mai contro l'avversario, il quale lo imitò muovendosi con velocità equivalente, e i due ricominciarono così il loro devastante scontro che trasformò il terreno sottostante in una pioggia di frammenti mentre loro correvano intorno all’intera area, completamente invisibili all’occhio umano.

 

“Tutto qui, Drive?”, domandò Cyberive menando un potente gancio alla mascella del Rider e prendendolo poi per il braccio per lanciarlo via.

 

“Non ho neanche cominciato!”, disse il poliziotto inserendo un'altra Shift Car, di colore verde, nella sua spada. Il demone non fu da meno e inserì un altro codice nel suo computer da polso.

 

“Cyber Koukan: Evil Vortex!”. Una nuova ruota proveniente dalla sua macchina, che era ancora intenta a rincorrere e attaccare Go e Nanà insieme ai nuovi Demonroid, si divise sui polsi dell'Heartdemon, le cui mani si trasformarono in enormi trivelle.

L'esplosione che si espanse dal loro successivo scontro fu talmente devastante da scatenare un misto di vortici creati dalla rotazione delle trivelle di Cyberive e una moltitudine di spine nate dai fendenti dell’Handle Ken di Drive, che distrussero completamente la zona circostante.

 

Intanto Go e Nanà erano ormai circondati da quasi una decina di Demonroid incredibilmente potenziati rispetto ai precedenti, considerando come incassavano e rispondevano ai colpi, i quali stavano anche facendo in modo che i due restassero separati. E la macchina infernale dell’Heartdemon era un autentico incubo, visto che parava i colpi diretti agli altri avversari come se niente fosse e attaccava allo stesso tempo con svariate armi oltre ai suoi cannoni.

 

“Dobbiamo trovare un modo per liberarci di quella cosa! Hai niente di utile?”, domandò Nanà al compagno.

 

“ Ho qualche altra riserva, in effetti, ma preferirei tenermele pronte nel caso Cyberive tiri fuori altri assi nella manica. Mi è capitato fin troppo spesso.”

 

“Sì, capisco che vuoi dire. Ce la caveremo con l'astuzia allora”, disse la Warrior infondendo nuovamente il proprio veleno nella pistola. Allo stesso tempo, Go caricò un'altra Signal Bike nella sua arma.

 

“Signal Bike! Signal Koukan: Kaksarn!” Ogni sparo della pistola si trasformò in una raffica di proiettili energetici che si diressero verso i Demonroid, danneggiandoli seriamente e dando alla Warrior il tempo di fare il suo lavoro. La figlia di Venere sparò sulla traiettoria dell’auto demoniaca un'enorme pozza di liquido, scivoloso e corrosivo, che riuscì finalmente a sciogliere le sue ruote facendola sbandare. Ma, in un ultimo atto di fedeltà verso il suo padrone, il mezzo infernale sparò dai suoi cannoni una lunga serie di missili a ricerca diretti verso Nanà.

 

La ragazza provò a togliersi dal punto d'impatto con delle capriole, ma anche la traiettoria dei missili cambiò per inseguirla e i successivi tentativi ebbero lo stesso risultato. La biondina guardò disperata quei proiettili farsi sempre più vicini, immaginandosi già come una pozzanghera di budella sul pavimento che aveva ritardato la sua morte solo di mezza giornata, quando un lampo rosso e bianco la portò via proprio all'ultimo istante, mentre numerosi proiettili facevano esplodere i missili a mezz’aria. Guardando il suo salvatore, Nanà si accorse di essere al sicuro tra le braccia di Go.

 

“Tutto bene?”, chiese il Kamen Rider bianco, mentre la macchina di Cyberive si schiantava contro un negozio vicino, finalmente ferma.


“S-Sì. G-Grazie, Go”, rispose ansimante Nanà. Per un istante, le sembrò che l'elmo del suo salvatore risplendesse di luce propria, mentre l'aria intorno a loro si faceva rosa con tante sferette di luci multicolore e cuoricini accompagnati da una strana musichetta. Che fosse...?

 

“Bleah… Amore. Che schifo”, li interruppe la voce schifata del loro avversario. Voltandosi, Nanà e Go videro Cyberive che ansimava, pesantemente ferito dallo scontro con Tomari, il quale però non era certo messo molto meglio: la sua armatura era completamente ricoperta di graffi e ammaccature e anche lui aveva il fiatone. In un gesto di sprezzo per il sentimento dei due giovani, il demone sbatté via con uno scatto del dito indice uno dei cuoricini che stavano svolazzando nell’aria, come se fosse stato un insetto molesto.

 

“Oh, lasciali in pace. Anche voi demoni avrete bisogno di riprodurvi, no? Immortali o meno”, commentò il poliziotto. Quell'affermazione fece scattare come una scintilla negli occhi dell’Heartdemon, una scintilla di pura rabbia e odio che lo portò a sferrare un nuovo assalto contro Tomari, il quale si ritrovò sommerso da pugni e calci a non finire, troppi persino per la velocità di Formula.

 

“Pensa a ripagarmi i danni per Asura, intanto! E anche per tutto il resto che voi Rider causate ogni singolo giorno!”, commentò Cyberive guardando la distruzione causata dalla coppietta e dando un ultimo colpo a Drive, scagliandolo proprio a pochi metri dal cognato. Quest’ultimo, però, si rialzò di nuovo e sembrò non aver perso il suo solito buon umore.

 

“Oh, i danni che facciamo noi Rider ci vengono aggiunti alle tasse, non è un problema”, rispose l'uomo come fosse una cosa ovvia. Per un secondo, il tempo sembrò fermarsi mentre Cyberive analizzava la risposta.

 

“Ah, giusto. Siamo in Giappone ed è tipico di questo paese. Beh, torniamo a noi in ogni caso!”, disse dirigendosi verso il poliziotto, il quale, però, aspettò l'ultimo istante per prendere una nuova arma, una sorta di fucile azzurro dalla forma simile ai camion utilizzati per trasportare le macchine da corsa.

 

La velocità assunta da Cyberive divenne il suo nuovo punto debole: non riuscendo a fermarsi, l'Heartdemon si ritrovò proprio davanti alla bocca dell’arma e venne così preso in pieno da una potentissima scarica d'energia azzurra, che lo spinse indietro distruggendo nel processo quasi tutta la sua armatura. E ovviamente Warrior Venus non intendeva perdere l’occasione di porre fine allo scontro.

 

“Venus Amet!”, gridò la guerriera generando dal suo corpo un'immensa quantità di liquido tossico che avvolse Cyberive a enorme velocità, facendolo urlare di dolore mentre la sua corazza si scioglieva, la pelle si arroventava e veniva travolto via. Nonostante tutto, l'incredibile resistenza del demone gli permise ancora una volta di resistere e rialzarsi, la bocca zannuta piegata in un orribile smorfia di puro odio.

 

“Avete superato...ogni limite. Non mi tratterrò più, razza di balordi paladini della giustizia!”, disse rabbioso l'Heartdemon digitando un codice sul polso, un 666 che risplendette di luce cremisi sotto gli occhi dei due Rider e della Warrior. Dopodiché colpì l’intero minicomputer con un pugno, facendo brillare il numero in un ologramma a mezz’aria.

 

“Cyber! Type Asura!” La macchina demoniaca, ancora stesa su un fianco dopo l'ultimo attacco, si scompose in particelle luminose insieme ai rimanenti Demonroid per riapparire sul corpo corroso del suo proprietario, che cominciò a sviluppare un esoscheletro metallico color rosso sangue. Dai suoi fianchi spuntarono quattro zampe acuminate da ragno, le ali da pipistrello si moltiplicarono e la sua coda mozzata in precedenza ricrebbe, stavolta circondata da diversi ingranaggi taglienti come spade. Denti e artigli si fecero più affilati e minacciosi che mai, mentre accanto al volto deturpato dell'Heartdemon, gonfio di rabbia, ne spuntavano altri due, uno gioioso e l'altro intento a piangere, simile alla divinità induista da cui il suo veicolo aveva preso il nome. A concludere la trasformazione, un'ultima ruota dentata apparve sulla sua spalla sinistra.

 

“Ha copiato persino quella?!”, esclamò Go, stupefatto nel vedere quella forma. Purtroppo fu anche la prima vittima della forza della suddetta: muovendosi a una velocità appena inferiore a quella mostrata poco prima, Cyberive sferrò al fotografo un devastante pugno, ben più potente di quelli delle precedenti forme, che lo sbatté a terra, la sua corazza ridotta completamente in frantumi.

 

“GO!”, urlò terrorizzata Nanà. Quando poi l'attenzione di Cyberive si rivolse su di lei, la Warrior riuscì a schivare i primi colpi, muovendosi più veloce di quanto avesse mai fatto prima, e con molta fortuna riuscì ad afferrare una delle zampe da ragno del nemico, tirandolo a sé e colpendolo in seguito con un’esplosione di veleno che lo spinse contro Tomari. Quest'ultimo si stava preparando a saltare in aria per un Rider Kick, ma Cyberive si riprese a metà strada e, schivato il colpo del detective, lo afferrò per la gamba sollevandolo in aria e formando intanto nell’altra mano una ruota di energia che gli lanciò subito contro, trasformando la sua corazza in una tempesta di frammenti. Il Kamen Rider si ritrovò a terra, ricoperto di ferite e sanguinante mentre il suo aguzzino lo guardava soddisfatto.

 

“Ahah! Complimenti, la vostra tenacia è qualcosa di impressionante! Sono orgoglioso di essere stato creato per essere la tua controparte!”, affermò questi, il tono che tradiva una sadica soddisfazione mescolata a un bizzarro senso del rispetto, sotto lo sguardo furente di Nanà.

 

Tomari riuscì ancora ad alzarsi, guardando il suo nemico e riordinando nella mente quanto aveva scoperto su di lui. Copiava le sue abilità, aveva costruito Roidmude modificati da comandare e persino una copia oscura di Tridoron, con cui si era fuso. Aveva in effetti detto di essere stato creato per sostituirlo e, a detta di Nanà, Diablo aveva assorbito i poteri di tutti i Kamen Rider che aveva sconfitto.

Immagini del combattimento sulla spiaggia delle Warrior, del racconto di Nanà e molte altre gli apparvero davanti agli occhi.

 

“Quell'aspetto, è identico alla mia forma finale...”, mormorò infine. “Tu sei collegato a me, vero? A me e Diablo.”

 

“Esatto, Drive. Sono suo fratello maggiore. Membro di una lunga serie di demoni volti ad assorbire i vostri poteri, i Demon Rider.”

 

“Ma qualcosa è andato storto nella tua creazione, vero? Ogni trasformazione sembra stancarti sempre di più.”

 

“Esatto. A parte il mio fratellino, nessuno di noi, nonostante i vari componenti aggiunti per stabilizzarci, riuscì a contenere il potere della Croce di Fuoco, la fonte d'energia di voi Rider e dei vostri nemici. Dal punto di vista di nostro padre non eravamo altro che un esperimento fallito, utile al massimo per spiarvi e conquistare i vostri poteri intanto che Diablo si occupa degli altri Rider. Alla fine, se il piano di Lord Astaroth riuscirà, Diablo renderà propri i poteri di tutti i Kamen Rider mai esistiti e dei loro nemici, divenendo il guerriero supremo al servizio del Male.”, spiegò con tono rancoroso l'Heartdemon.

 

“E nonostante tutto continui a seguire Astaroth?!”, esclamò Nanà stringendo i pugni di fronte a quella che credeva essere un'incredibile ottusità. “Io ho visto come tratta i suoi sottoposti e chiunque faccia l'errore di allearsi con lui. Basta un errore, un singolo errore, e se anche tu l’avessi seguito fedelmente per migliaia di anni, qualsiasi cosa fatta per lui verrebbe subito dimenticata. Ha distrutto un intero pianeta di androidi solo perché hanno ceduto alla nostra richiesta di lasciarci in pace!”

 

“Ti riferisci a quelli che avete minacciato col vostro cannone pulsar antiprotonico? Già, avevano dato retta alle affermazioni di mio padre secondo cui eravate una minaccia e sono stati disintegrati solo perché avevano infine deciso di restare neutrali. Probabilmente io non farò una fine molto migliore della loro, ma tanto con tutti i potenziamenti che ho usato oggi non mi resta molto da vivere. Non mi resterebbe neanche la possibilità di unirmi a voi per qualche epico atto di redenzione”, rise malinconico tra lo stupore dei suoi avversari.

 

“Cosa?”, domandò Go, rialzatosi a tentoni e messosi accanto a Nanà e Tomari, scioccato quanto loro dalla rivelazione.

 

“Ve l'ho detto. A parte Diablo, nessuno di noi ha potuto assorbire i vostri poteri senza subire gravi danni. Anche diventando più forti di voi e sconfiggendovi, la nostra durata vitale è estremamente limitata, un paio di mesi al massimo e poi spariremo nel nulla. Nel mio caso, visti tutti i poteri che sto usando, dubito mi rimanga più di un giorno o due”, disse il demone con un tono pieno di rancore, aumentando ulteriormente il disgusto di Nanà per Astaroth e infondendole un moto di pietà per lui, pur sapendo che non poteva lasciarlo vivere in ogni caso.

 

Krim rimase in rispettoso silenzio. Quella storia gli ricordava terribilmente quella delle sue povere creazioni, il cui scopo originario era stato distorto dal loro creatore malato.

 

-Così c'è un altro pazzo del calibro di Banno in giro, se non peggio. Credo proprio che la mia ricerca non avrà mai un futuro luminoso fino a quando ci saranno persone del genere in giro per l'Universo.-

 

“La tua storia è straziante, Cyberive, ma non può impedirci di svolgere il nostro dovere”, disse Tomari inserendo una nuova Shift Car, rossa e più lunga delle altre nel suo Shift Brace, che emise un “Fire All Engine!”. Go lo imitò inserendo nel Driver una Signal Bike viola e anche Nanà, per quanto provata dopo l'ultima batosta, fece del suo meglio per rimettersi in piedi, avvolgendosi con uno strato di aura venefica.

 

“Drive: Type Tridoron!”, annunciò Krim dal Driver di Drive.

 

“Signal Bike! Rider: Chaser!”, provenne invece da quello di Mach.

 

Com'era successo prima ad Asura, Tridoron s'illuminò di luce rossa per poi scomporsi e ricomporsi attorno a Tomari sotto forma di armatura, accompagnato nella fusione da diversi ingranaggi olografici e diverse Shift Car avvolte da scie luminose. La nuova corazza sembrava una sorta di evoluzione più elaborata e robusta della sua forma Speed, l'elmo presentava delle lunghe punte che scendevano sotto il mento, mentre i fari avevano lasciato il posto a lenti dorate sottostanti dei pistoni. L'armatura sul petto ricordava il cofano di Tridoron, il braccio destro era ricoperto da metallo rosso e l'altro da una tuta nera, con la spalla protetta da una grossa ruota. Le gambe di Tomari erano protette da una tuta rossa come l’armatura e con le stesse strisce bianche di Tridoron, così come i gambali e gli stivali; questi ultimi erano stati inoltre arricchiti da delle protezioni argentate su cui erano attaccate delle ruote, similmente a dei pattini.

 

L'aspetto di Go era molto più semplice: la parte superiore del corpo era lo stesso della sua forma base, mentre dalla vita in giù presentava una tuta argentata con strisce viola e addominali scolpiti, come se la sua nuova forma fosse stata la fusione di due Rider. In aggiunta alla sua pistola nella mano sinistra, però, ora impugnava nella destra anche un'ascia da battaglia con la lama viola e nella parte posteriore una strana decorazione simile a un semaforo, ma solo col rosso e il verde.

 

I quattro contendenti si lanciarono in uno scontro violentissimo. Il primo impatto fu a dir poco devastante e ridusse quanto restava dell'asfalto in polvere, prima che Cyberive scappasse all'indietro lanciando contro gli avversari decine di macchine demoniache che inflissero profondi tagli su Nanà e sulle armature dei compagni.

Tomari fu il primo a riprendersi: tirando tre volte lo Shift Brace, questo risuonò con un: “T-T-Tridoron!” mentre lui scattava in avanti a incredibile velocità, simile a quella di Formula.

 

Cyberive intercettò la sua carica e sferrò una serie di attacchi con le sue quattro zampe di ragno, ma il Rider le respinse tutte con potenti colpi di palmo che sprigionavano un’energia scarlatta a ogni impatto. Arrivato davanti al demone, i due ingaggiarono un acceso scambio di pugni e calci incredibilmente feroce, la distanza ravvicinata che impediva a Cyberive di usare le sue nuove appendici, ma alla fine fu quest’ultimo a prevalere passando con un montante più rapido degli altri la guardia dell’avversario e scagliandolo indietro con un’esplosione di energia rosso-violacea.

 

Subito, Go e Nanà subentrarono, il primo premendo più volte la sua cintura per scatenare una forte accelerazione del proprio corpo e la seconda emettendo una serie di sfere velenose che circondarono Cyberive e lo attaccarono da più direzioni senza colpire Go, il quale tempestò il nemico con una raffica di fendenti da entrambe le sue armi appena gli fu addosso. Poco più che infastidito dal veleno e dai colpi di Mach, l’Heartdemon afferrò quest’ultimo per un braccio e lo lanciò via, dopodiché estese di colpo le zampe da ragno e le ali mentre la sua testa ruotava su sé stessa in modo che il volto di destra, quello gioioso, diventasse quello frontale. A quel punto, i suoi occhi si aprirono e brillarono di una luce rossastra.

 

“Joy Cyber Rain!”, ruggì sparando dalla punta di ciascun appendice un raggio viola, i quali si scomposero subito dopo in una miriade di raggi più piccoli che piovvero sui Rider e la Warrior come una vera e propria pioggia. Impossibilitati a schivare una raffica di colpi tanto intensa e con una rosa di fuoco tanto ampia, i tre poterono solo chiudersi in difesa per cercare di resistere all’offensiva nemica.

 

“Joy…?! Cos’avrebbe di gioioso una tecnica del genere, sottospecie metallica di plebeo ignorante e sottoacculturato?!”, sbottò Nanà dietro la sua barriera d’energia, indietreggiando di alcuni passi per la forza con cui stava venendo colpita.

 

“Ancora?! Devi piantarla con questo maledetto insulto, non lo sopporto più!”, ringhiò Cyberive scagliando un’altra raffica di attacchi subito dietro la prima. “Nessuno insulta la mia intelligenza superiore! NESSUNO!”

 

Alcuni raggi stavolta riuscirono a passare la difesa della Warrior e la colpirono di striscio, ma fortunatamente le causarono solo delle ferite superficiali. Vicino a lei, Tomari e Go subivano ben più colpi, tuttavia le loro armature evolute al loro stadio finale stavano incassando e resistendo bene all’offensiva. Nonostante l’intensità della tecnica, i singoli raggi non erano di per sé molto potenti, la loro forza era solo nel numero.

 

“State bene? Nanà-chan? Shin-niisan?”, domandò ansimante Go ai compagni quando l’attacco si concluse.

 

“Ci vuole ben altro per stendermi”, replicò la Warrior asciugandosi un rivolo di sangue dalla guancia e assumendo una posizione di guardia.

 

“Nessun problema, abbiamo affrontato di peggio”, disse Tomari, barcollante e ferito ma per nulla sconfitto. “Era un bel colpo…ma prova questo adesso!” E premette un pulsante sullo Shift Brace per poi tirarlo una volta.

 

“Come On! Flare, Spike, Shadow! Tire Kakimazerl: Attack 1.2.3!”, risuonò la voce di Krim mentre le tre ruote delle Shift Car Max Flare, Funky Spike e Midnight Shadow si attaccavano al suo braccio sinistro e combinavano in seguito allo pneumatico sulla spalla, creandone uno nuovo composto da un’alternanza di fiamme, spine e lame. Tomari si mosse poi contro Cyberive, dividendosi in quattro cloni identici che circondarono il demone e iniziarono a bersagliarlo con una raffica di spine e palle di fuoco incredibilmente intense.

 

Questi si chiuse nelle sue zampe ragnesche e nella coda per bloccare i colpi, ma così facendo dovette rimanere fermo e diede anche a Go e Nanà il tempo di aggiungersi all’offensiva: il primo usò di nuovo Kaksarn per far piombare sul nemico dall’alto una pioggia di proiettili energetici, mentre la seconda generò un’aura velenosa che avvolse i proiettili del compagno rendendoli ancora più potenti e con un effetto corrosivo. La triplice offensiva riuscì dove la prima stava fallendo: i proiettili esplosivi-corrosivi di Go e Nanà danneggiarono visibilmente l’armatura del nemico e le spine e le sfere infuocate di Tomari poterono così penetrare attraverso queste brecce, causando gravi danni al corpo sottostante del demone e facendogli grondare e sputare sangue nero, vagamente simile all’olio di una macchina.

 

“Gah! MALEDETTI!”, ruggì Cyberive agitando la coda e generando dalle lame su di essa una miriade di sfere di energia dalla forma di ingranaggi coi bordi pieni di lame o aculei. Rispettivamente tirando la Shift Brace e premendo il Mach Driver tre volte, Tomari e Go riazionarono la supervelocità delle loro forme e presero a schivare gli attacchi; dal canto suo, Go prese in braccio anche Nanà in modo da evitare che anche lei venisse colpita dagli attacchi nemici.

 

-Un vero cavaliere- pensò Nanà guardando di nuovo l’elmo di Go con un’espressione tra il lusingato e il sognante. Aveva già dimostrato di essere una guerriera capace e abile e non necessitava certo di aiuto per sottrarsi agli attacchi nemici, ma era chiaro che era nella natura di quel combattente in bianco proteggere i propri compagni in ogni circostanza. Riconcentrandosi sulla lotta, Nanà decise di approfittare della sua situazione: visto che Go la stava trasportando e proteggendo dai colpi del demone, poté concentrarsi sull’attacco senza timore, generando una bolla di veleno tra le mani di un curioso colore giallo verdastro.

 

“Venus Captionem!”, urlò scagliando il globo contro Cyberive e colpendolo in pieno. Invece che semplicemente liquido, però, stavolta il veleno si rivelò essere anche molto viscoso e avvolse l’Heartdemon in una sorta di melassa che gli incollò arti e ali al terreno o contro il suo stesso corpo e iniziò a corroderlo al tempo stesso.

 

“Bel lavoro, Nanà-san!”, esclamò Tomari vedendo il nemico in difficoltà e urlante di dolore. “Ora ci penso io!” E premette di nuovo il pulsante sullo Shift Brace per poi tirarlo una volta.

 

“Come On! Dump, Mixer, Gravity! Tire Kakimazerl: Kouji Genbar!”, risuonò dal suo Driver, mentre stavolta le ruote delle Shift Car Rumble Dump, Spin Mixer e Rolling Gravity si sovrapponevano al braccio sinistro del Rider per poi fondersi allo pneumatico sulla spalla, che divenne nero a strisce gialle con sopra delle scritte in bianco e una curiosa decorazione gialla a forma di elmo da cantiere sulla sommità. Nel contempo, una enorme trivella apparve intorno al pugno destro di Drive e un grosso peso da 10 tonnellate si formò nella sua mano sinistra, coi quali il Rider prese subito a colpire il demone, staccandogli grossi pezzi di corazza e danneggiando ancora di più il corpo sottostante.

 

“ORA BASTA!”, urlò Cyberive quando la sua rabbia raggiunse il punto critico e, mentre la sua testa rigirava in modo che il volto furioso tornasse frontale e i suoi occhi brillavano, una forte esplosione di energia si propagò dal suo intero corpo spazzando via il veleno e scatenando contemporaneamente un Rallentamento così potente che persino le forme finali di Tomari e Go vennero fermate per un istante. L’Heartdemon ne approfittò subito per puntare tutte e quattro le sue zampe da ragno contro Drive e tutte iniziarono a emanare un’aura violacea.

 

“Wrath Cyber Wave!”, ruggì sparando simultaneamente dalle zampe dei raggi di energia molto più grandi dei precedenti, che investirono in pieno Tomari e lo scagliarono indietro fino a esplodere contro un edificio vicino, facendolo crollare sul malcapitato detective.

 

“SHINNOSUKE-SAN!”, urlò sconvolta Nanà.

 

“SHIN-NIISAN!”, gridò Go altrettanto inorridito, prima di voltarsi furibondo verso Cyberive. “DANNATO BASTARDO!” Con fatica, premette ancora il suo Driver e questo emise una vibrazione energetica che lo liberò dal blocco, per poi assalire il demone con le sue armi muovendosi intorno a lui a incredibile velocità. Quest’ultimo controbatteva ogni colpo grazie al maggior numero di appendici, ma la ferocia di Go compensava il numero inferiore di possibili attacchi e così il Rider riuscì a colpire più volte il demone con le sue armi.

 

Ripresasi dallo shock per la sorte di Tomari, anche Nanà piombò furiosa su Cyberive come un falco sulla preda, avvolgendo tutto il suo corpo in un’aura velenosa e attaccando con ripetute combinazioni che si accompagnavano agli assalti di Mach con perfetta sincronia. Ben presto, Cyberive si trovò a dover arretrare davanti a quella tempesta di attacchi, tuttavia non sembrava affatto preoccupato.

 

“Non montatevi la testa, umani!”, ringhiò ruotando di nuovo la testa in modo da rendere frontale stavolta il volto triste a sinistra. Quasi nello stesso momento in cui gli occhi di quest’ultimo si aprirono e illuminarono di luce violacea, le zampe di ragno si alzarono tutte insieme e, lungo i bordi di esse, apparvero delle lame di energia demoniaca.

 

“Pain Cyber Slash!”, fu l’urlo successivo dell’Heartdemon mentre le sue zampe si muovevano a incredibile velocità e diventavano simili a delle spade, calando una serie di poderosi fendenti sui due avversari. Go riuscì a parare diversi colpi con le sue armi, ma il numero di attacchi presto superò le sue difese e si ritrovò bersagliato più volte dalle lame fino a venire sbattuto via da un colpo di palmo del demone, che gli sparò pure una sfera energetica in pieno petto nel processo. Il Rider si schianto su un muro vicino, venendo letteralmente incastrato in esso.

 

Per Nanà fu pure peggio: essendo priva di un’armatura vera e propria, aura e costume la protessero solo da pochi colpi, poi venne centrata ripetutamente da numerosi fendenti che la ferirono seriamente, finché un impulso energetico generato da un battito d’ali del demone fece volare via anche lei e la mandò a rotolare per terra, sanguinante e senza fiato.

 

“Non riuscirete a battermi, mettetevelo in testa!”, fece Cyberive in tono trionfante. “Ho analizzato tutte le vostre mosse e i vostri poteri fin dal nostro primo incontro e ho fatto sì che Asura memorizzasse tutti i vostri dati mentre combattevamo. Ora che io e lui siamo una cosa sola, riesco a vedere ogni cosa, a prevedere ogni vostra mossa! Non potete sconfiggermi!” La risata malvagia che seguì venne però interrotta da una serie di colpi di tosse da parte del demone stesso, il quale si piegò su sé stesso sputando sangue.

 

“Che…senso ha gongolare…visto che stai per morire anche tu…?”, gli domandò Nanà sforzandosi a rialzarsi. “Pensi davvero…che Astaroth ti darà…un’altra vita se riuscirai a ucciderci…? L’hai detto anche tu…prima: sei solo…un messaggero…un garante che Diablo divenga…il soldato perfetto per lui… Non sei niente, NIENTE PER LUI! E MAI LO SARAI, CYBERIVE!”

 

“FA’ SILENZIO!”, ruggì furente o forse disperato l’Heartdemon riportando il volto furioso di fronte agli altri e scagliando sulla ragazza quattro raggi dalle sue zampe ragnesche. “TU MORIRAI PER PRIMA, WARRIOR VENUS!”

 

“SCORDATELO!”, urlò la voce di Tomari mentre il Rider detective appariva davanti a Nanà e deviava tutti i raggi con i propri pugni. La sua armatura appariva danneggiata in più punti e aveva il fiato corto, ma la sua postura era ancora forte. “Io sono un Kamen Rider e un agente di polizia…e come tale, il mio dovere primario è quello di proteggere le persone. Perciò…non ti permetterò di fare del male a nessuno sotto i miei occhi! Nessuno!”

 

“Quante belle parole, Drive, ma come conti di fermarmi?” Il corpo dell’Heartdemon iniziò ad avvolgersi in un’aura viola-rossastra, mentre potenti scariche elettriche crepitavano intorno e lungo di esso. “In fin di vita o no, io resto sempre troppo potente per te!” E partì all’attacco alzando tutti e quattro gli arti da aracnide.

 

“Shinnosuke! Facciamo cambio!”, urlò in quel momento Krim.

 

“Ricevuto!” A quelle parole, la luce delle lenti oculari di Drive cambiò da gialla a rossa e il Rider si mosse in modo completamente differente da prima: con mosse meno vigorose ma molto più precise di prima, deviò ogni attacco nemico e sferrò una serie di pugni e colpi di palmo al corpo del demone, mirando ogni volta alle parti che non si erano ancora pienamente rigenerate. Stranamente, rispetto a prima, Cyberive non sembrava più molto capace di prevedere le mosse del Rider.

 

“Ma che sta succedendo…?”, chiese Nanà confusa, quando nel suo campo visivo entrò una mano che riconobbe come quella di Go.

 

“Quando Shin-niisan è in forma Tridoron, lui e Krim possono scambiarsi il comando del suo corpo e in questo modo combattere più efficacemente”, spiegò il giovane fotografo aiutandola gentilmente a rialzarsi. “Cyberive finora ha visto combattere solo Shin-niisan, ma Krim è un avversario completamente nuovo. Probabilmente è per questo che sta riuscendo a metterlo in crisi.”

 

“Capisco. Sono letteralmente due persone in un unico corpo, quindi è come combattere contro due guerrieri insieme. Eccezionale!”, non poté non esclamare la Warrior, piacevolmente stupita dalle abilità del suo nuovo alleato e amico.

 

“Forza, diamogli una mano!”, fece Go ed entrambi partirono all’attacco.

Insieme, i tre impegnarono Cyberive in un combattimento ravvicinato incredibilmente feroce, in cui nessuno sembrava riuscire a prevalere. Il demone riusciva a tenere testa a tutti loro, ma si vedeva che lo sforzo lo stava affaticando non poco e più tempo passava, più i suoi movimenti sembravano diventare lenti. L’aver utilizzato tutte le sue forme in rapida successione, compresa l’ultima e più potente, stava provando troppo il suo corpo e gli attacchi ostinati e implacabili dei suoi avversari lo sfinivano ancora di più. Dall’altra parte, anche con l’aiuto di Krim, i tre non riuscivano a trovare la giusta apertura per finire il nemico. Almeno finché Go non sembrò avere un’illuminazione.

 

“Nanà-chan! Avvolgi la mia arma nel tuo veleno di nuovo!”, le gridò mentre caricava la Signal Bike di Chaser nell’ascia e premeva il pulsante su di essa, facendo risuonare un: “Matteroyou!” nell’aria e illuminando il segnale rosso accanto alla lama.

 

-Ma allora funziona veramente come un semaforo?!- pensò sorpresa la Warrior prima di obbedire e lanciare una nube velenosa che avvolse l’ascia di Go, il quale si mise in posizione di attacco. Dall’altra parte, Krim, deducendo le intenzioni di Mach, si mise subito a incalzare maggiormente Cyberive per impedirgli di reagire.

 

“Itteiyo!”, provenne dall’ascia mentre s’illuminava stavolta il segnale verde e una potente energia l’avvolgeva. Go scattò in avanti contro Cyberive e, in quel momento, la voce di Tomari disse: “Belt-san, scambio! Ora!”

L’alternanza improvvisa mutò lo stile di Drive in modo tanto repentino che Cyberive venne completamente colto di sorpresa dal montante al mento del Rider, che lo stordì abbastanza da permettere a Go di raggiungerlo.

 

“Hissatsu! Full Throttle! Mach Chaser!”, fece la voce metallica dell’IA di Mach mentre questi sferrava un poderoso fendente discendente contro il lato destro del nemico. La combinazione tra la sua aura e quella di Nanà creò un incredibile effetto tagliente che gli permise di tagliare via di netto le zampe da ragno e le ali di destra in un colpo solo; Cyberive venne sbilanciato in un istante dalla mutilazione e Go ne approfittò per spostarsi fulmineo dalla parte opposta e sferrare un altro fendente che mozzò via anche le zampe e le ali di sinistra.

 

Nel contempo, Tomari puntò ancora il suo fucile a forma di camion contro il demone e sparò un potente raggio d’energia blu che lo colpì in pieno petto. Cyberive venne scagliato indietro, ma riuscì a riprendersi ed emise ancora più scariche elettriche dal suo corpo; la potenza della sua aura ricominciò a crescere, al punto da devastare il terreno intorno a sé.

 

“Sta entrando nella Dead Zone! Dobbiamo finirlo subito!”, esclamò Tomari rivolto a Nanà, la quale annuì con forza.

 

“Sono con te!”, rispose avvolgendosi di una potente aura velenosa, mentre Tomari premeva ripetutamente il pulsante sullo Shift Brace e lo tirava più volte.

 

“Come On! Tire Kakimazerl! Fire All Engine! Hissatsu!”, urlò la voce di Krim mentre tutte le ruote di tutte le Shift Car si generavano a mezz’aria e colpivano ripetutamente il demone per poi fondersi allo pneumatico sulla spalla di Drive, formando infine una grossa ruota di pura luce bianca.

 

“NON PERDERÒ MAI! MAI!”, urlò Cyberive alzandosi in aria con la sola potenza della sua aura e generando sulle mani rimastegli due globi di energia demoniaca che fuse subito dopo in uno solo. “ASURA CYBER DEATH!”, ruggì scagliando un gigantesco raggio di energia dalla forma simile a una lancia.

 

Dall’altra parte, Tomari e Nanà si avvicinarono l’uno all’altra e le loro energie iniziarono a entrare in risonanza, avvolgendoli in una potentissima aura rosso-dorata con screziature arancioni. A quel punto, entrambi saltarono per andare incontro al demone, Tomari allungando un calcio e Nanà imitandolo, gridando in coro: “VENUS FULL THROTTLE TRIDORON!”

 

Le loro energie si concentrarono in una trivella intorno alle loro gambe tese e il loro duplice calcio si schiantò sull’onda energetica di Cyberive. Dopo alcuni secondi di stallo, l’aura di Tomari e Nanà sopraffò infine quella dell’Heartdemon e il loro calcio respinse il raggio di quest’ultimo per poi impattare sul suo corpo con tale forza da scatenare un’esplosione violentissima.

 

Drive e Warrior Venus atterrarono senza problemi, mentre il corpo mutilato e semidistrutto di Cyberive si schiantava poco lontano; il demone non aveva più arti e tutta la sua corazza era andata, esponendo circuiti e fili elettrici fusi con tessuti viventi e addirittura organi. Anche se ancora vivo, era chiaro che non gli rimanessero ancora che pochi secondi di vita.

 

“Avanti, finite il lavoro”, li sfidò l'Heartdemon tentando di alzarsi mentre granelli di polvere nera si alzavano in aria dal suo corpo. “È quello che fate sempre voi eroi, no? Distruggete mostri come noi affinché le persone che amate possano dormire sonni tranquilli.”

 

Nanà guardò con tristezza il corpo di Cyberive andare letteralmente in pezzi. Non si era mai considerata un'assassina, aveva agito sempre e comunque per difendere sé stessa o le persone più vicine a lei, ma adesso, nel guardare l'ammasso di circuiti e carne rattoppata che aveva aiutato a distruggere, si sentiva quasi in colpa. Non aveva certo chiesto lui di nascere così.

 

Accanto a lei, Go non poté fare a meno di ripensare per l'ennesima volta dalla sua scomparsa a Chaser, morto per mano di suo padre per salvarlo da lui. E come ultimo atto gli aveva permesso di utilizzare i suoi poteri per porre fine al folle piano di Banno di digitalizzare l'intero pianeta.

 

Tomari ricordò un'altra scena simile per molti versi, avvenuta solo pochi anni prima. Un altro guerriero valoroso, negli ultimi momenti della sua vita, gli aveva chiesto di ricordare che era esistita una specie chiamata Roidmude, prima di spegnersi tra le sue braccia. Anche se erano stati nemici, Heart era infine morto per aiutarlo a salvare il mondo.

 

“Già, distruggiamo i mostri che mettono in pericolo i nostri amici. Ma anche quei mostri possono essere persone fiere e con dei sogni”, disse infine Go.

 

“Come il vostro amico Chase, eh? Mi dispiace, ma anche se foste stati voi a crearmi, non ho comunque intenzione di unirmi a voi. Neanche in punto di morte.”

 

“Ci dispiace, non volevamo finisse così”, disse Nanà, aiutando il demone a mettersi di schiena, almeno per morire dignitosamente.

 

“Chase era Chase, così come Heart era Heart e Brain era... Brain. I Roidmude erano l'emblema dell'individualità e, anche se in una forma distorta, tu hai permesso loro di rivivere per un altro giorno”, disse Tomari in tono grato, sorprendendo non poco il demone.

 

“Forse non solo per un unico giorno”, disse Cyberive spostando lo sguardo sofferente su Go. “Per creare i miei Demonroid e potenziarmi il più possibile, ho raccolto i dati dei Viral Core dispersi nell'atmosfera, ottenendo sia i loro poteri che informazioni sulla loro struttura. Trovate il modo di fare lo stesso e i vostri amici torneranno.”

 

“S-Sei serio?!”, esclamò un Go stupefatto e... grato.

 

“Esatto. Voi... Non so davvero cosa pensare di voi, ma siete delle persone incredibili. Per quanto strano, sono contento e fiero di essere stato creato per sostituirvi e penso di dovervelo.”

 

“Sai, questo prova che non sei un'ignorante come credevo”, gli disse affettuosa Nanà. Sentendo quell'affermazione, Cyberive rise di gusto ignorando i dolori agli organi interni ormai prossimi a sparire, per poi chiudere gli occhi; il suo viso mostrava ora una completa espressione di pace.

 

“Oh, finalmente l'hai ammesso, Warrior Venus. Beh, con quest'ultima concessione credo di potermene andare in pace, almeno una cosa che ho fatto è stata apprezzata”, sospirò disintegrandosi una volta per tutte sotto gli occhi dei suoi avversari, sparendo libero come i fieri androidi che l'avevano preceduto.

 

*****

 

Quella sera, poco prima dell'ora di cena, il trio di guerrieri era a casa di Tomari e Kiriko. Avevano narrato ai colleghi la loro durissima battaglia contro Cyberive e quanto avevano scoperto. Go aveva anche chiesto a Rinna di aiutarlo a raccogliere i dati di Chase e compagni, ricevendo una lieta conferma dalla scienziata. Quindi avevano stabilito che Nanà sarebbe rimasta sotto la loro protezione finché non avessero contattato il resto dei loro alleati.

 

“Siete stati grandi”, disse Kiriko disinfettando le ferite del marito, seduto e rantolante per il dolore.

 

“Che ti aspettavi dal più grande poliziotto di tutta Tokyo?”, domandò baldanzoso questi.

 

“Chi sarebbe il miglior poliziotto di Tokyo?”, sibilò la donna premendo un po' troppo il panno imbevuto di alcool sulla guancia di Tomari, che sentì la pelle bruciare.

 

“Ahi! Ahi! Scusa, ho capito! Scusa! Comunque...non è stato facile, ma ce l'abbiamo fatta(1)”, disse Tomari mentre Kiriko sistemava finalmente gli ultimi graffi.

 

“Oh, come sempre voi siete davvero dei good buddy”, ridacchiò Krim, posato sul tavolo a guardare la scenetta.

 

“Kiriko-san, sono pronta”, annunciò improvvisamente la voce di Nanà.

 

“Vieni pure a farti vedere.”

 

“Allora?”, domandò la figlia di Venere facendo un piccolo giro su sé stessa e causando un grazioso svolazzo dell’orlo della sua veste, un abito azzurro a spalline di Kiriko risalente ai tempi di liceo, che aveva trovato perfetto per l'occasione.

 

“Sei splendida”, rispose la poliziotta con un cenno soddisfatto.
 

“Pronta?”, chiese Go entrando in quel momento, vestito con una giacca violetta appena più elegante di quella che portava di solito e i capelli sistemati il più possibile per il suo primo vero appuntamento dopo anni.

 

“Certamente”, assicurò la ragazza dalla chioma arcobaleno prendendo il braccio del suo accompagnatore. Un istante prima che uscissero, però, vennero interrotti da uno strano suono simile a delle interferenze radio; voltandosi, tutti i presenti videro che proveniva da Krim.

 

“Belt-san, che succede?”, domandò Tomari prendendo il suo mentore tra le mani e girandolo lentamente da una parte all’altra per vedere se fosse danneggiato.

 

“Non lo so, sembra che qualcuno stia cercando di mandare un messaggio attraverso di me, ma il segnale è un po' debole. Aspetta...”, spiegò lo scienziato prima di spegnere la propria immagine per qualche secondo. Quando la sua faccina rossa ritornò sullo schermo del Driver, fu accompagnata anche dal segnale di prima che si trasformò dopo pochi secondi in una voce ben conosciuta a Nanà.

 

“Mi ricevete? Sono il capitano Martina Florence, chiamo dall'Amanogawa High School. C'è qualcuno in ascolto?”


“È…è una delle tue amiche, Nanà-san?”, domandò Kiriko alla nuova amica, la quale annuì con forza per poi avvicinarsi al Driver, ascoltando tanto sorpresa quanto ammirata il discorso a cui parteciparono anche le sue amiche e gli altri Kamen Rider, fino a quando non si unì insieme alle altre al coretto del “Non osare mancare!”.

 

“Sì, sì, ora sappiamo dove andare!”, disse giuliva la ragazza saltellando come una bambina il primo giorno d'asilo.
 

“Bene. Nanà-san, Go, godetevi il vostro appuntamento. Domattina partiremo per Osaka e ci riuniremo con gli altri”, stabilì Tomari, ricevendo un ringraziamento dai due ragazzi, che però uscendo non si risparmiarono l'avviso preoccupato di Kiriko.

 

“Tornate alle dieci!”, si raccomandò la poliziotta, ricevendo una pacca dal marito.

 

“Eddai, Kiriko, sii paziente. Sono ragazzi…” Purtroppo per Tomari stava ancora parlando con la donna più severa dell'intero Giappone, la quale, per tutta risposta, non esitò a prenderlo per una spalla e trascinarlo verso la camera da letto.

 

“Già, quindi per stasera ci comporteremo anche noi come loro. Mancherai per un po', quindi mi aspetto di recuperare un po' di tempo, bello mio”, disse con un tono decisamente più canzonatorio del solito, mentre il detective sorrideva nervoso, indeciso se sentirsi eccitato o preoccupato per il modo in cui la moglie lo stava guardando. Gli sembrava di essere un impala sotto gli artigli di una leonessa.

 

*****

 

Mentre la coppia di poliziotti stava pensando alle proprie pene matrimoniali, Go e Nanà erano andati in uno dei locali preferiti del ragazzo, un semplice All You Can Eat di pesce dove non erano mancati né il buon cibo né gli scherzi acculturati di lei, che si trovò anche alquanto interessata alle storie di Go.

 

“Lieto che il localino ti sia piaciuto”, disse il moro sorseggiando la sua bibita.

 

“Ancora di più ho gradito la conversazione. Sei molto più intelligente di quanto sembri. Però…devo confessarti una cosa. Sai, Go... Io ho una figlia”, disse improvvisamente la guerriera. Go in risposta sputò il sorso che stava bevendo, riuscendo almeno a girare la testa per non colpire Nanà.

 

“COSA!?”, esclamò non riuscendo a credere a quello che aveva sentito.

 

“Scusa, scusa, non volevo farti reagire così. Per essere più precisi, avrò una figlia. È venuta una volta ad aiutarci dal futuro, si chiama Iside Montenegro ed è molto tosta”, disse ripensando a quell'incontro.

 

Go sospirò. Il cognome di quella ragazza significava che probabilmente non sarebbe rimasto con Nanà (che per giunta, a differenza sua, era immortale), ma pensò che non era comunque una buona scusa per smettere di essere un perfetto gentiluomo e non godersi quella bella compagnia almeno per il tempo che durava.

 

“Ah, mi ricorda una cosa che è successo a noi. Io ho incontrato mio nipote... O meglio, l'assassino di mio nipote che si spacciava per lui. È stato un momento molto importante per Shin-niisan: non solo è stata una delle nostre lotte più dure, ma lui ha anche stabilito una volta per tutte le sue ragioni per combattere.”

 

“Già, è un grande. Un vero poliziotto come mio padre, un guardiano di questa città. Sono orgogliosa di averlo conosciuto e aver combattuto al suo fianco. Non vedo l'ora di combattere al fianco degli altri Kamen Rider e vedere se sono incredibili come voi.”

 

“Vorrei dire che l'unico incredibile come noi era Chase, ma non mancherò di rispetto a chi ci ha preceduto e succeduto. Ti piaceranno di sicuro.”

 

Finita la cena, i due giovani passeggiarono un po’ per le strade della città finché, giunti in un parco, si sedettero su una delle panchine ad ammirare la splendida Luna piena che li illuminava. Si abbracciarono dolcemente, stringendosi nel calore dei propri corpi prima di baciarsi.

 

*****

 

Intanto nel futuro a Crystal City, 2998

 

Era un bel giorno all'autodromo di Crystal City, dove i piloti degli ultimi veicoli sperimentali si stavano sfidando nell'ennesima gara per dimostrare chi era il migliore. Tra la folla che li applaudiva, spiccavano due ospiti d'eccezione.

 

Iside Montenegro, alias Moon Beautiful, figlia della leggendaria Warrior Venus, si stava godendo la giornata all'autodromo assieme al suo amato marito, il professor Marco Phoenix dell'accademia Moon Space.

 

“Secondo te chi vincerà, tesoro?”, domandò quest'ultimo. Marco era un uomo alquanto prestante sulla trentina, coi capelli castani che sembravano rossi sotto il riflesso della luce. Sugli occhi portava un paio d'occhiali che gli davano l'aria del tipico professore sexy e, al momento, indossava una semplice maglietta con le insegne del suo team preferito e un paio di jeans.

 

Iside, che si teneva abbracciata al suo braccio, era la copia esatta della madre da adolescente (sebbene avesse ormai più di ottocento anni) eccetto per il colore dei capelli, di un biondo quasi dorato e raccolti in due lunghe codine che le ricadevano sulla schiena. Gli occhi color ambra osservavano con attenzione le automobili a propulsori gravitazionali che curvavano con eleganza nell'ultimo insidiosissimo tratto, dove veniva mostrata tutta la vera abilità dei piloti.

 

“Non lo so, però c'è uno che mi ricorda un ex di mia madre. Gli do buone possibilità”, commentò la guerriera guardando una macchina che cominciò a sorpassare gli avversari avvicinandosi lentamente al primo posto.

 

“Lo vedo. Per caso ti riferisci al famoso ex che ti ha insegnato a combattere?”, domandò incuriosito il professore stringendo la presa sulla spalla dell'amata compagna.

 

“Già, e ad andare in moto”, rise Iside ripensando ai suoi allenamenti con Go. La storia del Kamen Rider con Nanà non era durata molto (anche complice il fatto che Go non voleva lasciare sola la ragazza dopo pochi decenni di vita), ma erano rimasti grandissimi amici e, col beneplacito di Silvia, la Warrior gli aveva successivamente chiesto di allenare Iside una volta cresciuta, cosa che Go aveva subito accettato con grande entusiasmo.

 

Kamen Rider Mach non aveva avuto l'occasione di essere suo padre, ma era stato un grandissimo maestro. Il che non era poi così diverso.

 

“Su quello, personalmente, potresti aver bisogno di un po’ di pratica aggiuntiva. L'ultima volta per poco non mi hai fatto schiantare contro un palo della luce”, scherzò l'uomo poco prima di emettere un gemito di dolore a causa della fortissima presa sulla sua guancia da parte della biondina, la quale mantenne comunque un'espressione incredibilmente calma e rilassata, sempre concentrata sulla corsa.

 

“Mio adorato plebeo ignorante e sottoacculturato”, disse lei con tono volutamente esagerato, sapendo benissimo che il suo uomo non era nessuna delle due cose “l'ultima volta un mostro ha deciso di apparire nel momento meno adatto e sono dovuta entrare subito in azione per proteggere sia te che tanti altri civili”, continuò canzonatoria girandosi la guancia di Marco tra le dita. “Ora sta zitto e baciami, così posso godermi la corsa in pace.”

 

*****

 

Presente, a Tokyo

 

La mattina successiva, verso le dieci, Tomari e Nanà erano di nuovo davanti alla sede del Dipartimento Crimini Speciali, dove assieme agli altri avevano riempito il bagaglio di Tridoron con attrezzatura da campeggio e provviste.

 

“Fate buon viaggio!”, augurarono loro gli altri membri del Dipartimento dopo che ciascuno di loro aveva dato la sua buona dose di strette di mano, abbracci e raccomandazioni ai due combattenti. Kiriko fu l’ultima a salutare, abbracciando Nanà e dando un piccolo bacio a Tomari.

 

“Sta’ attento, amore, e sconfiggi un sacco di cattivi.”, si raccomandò con la sua tipica espressione serissima che però si sciolse presto in un sorriso affettuoso, uno che solo il marito conosceva e poteva apprezzare. Go regalò a sua volta a Nanà un altro caldo abbraccio e un breve bacio che venne ricambiato con affetto.

 

“Ci rivedremo tra pochi giorni, appena i rinforzi verranno a prenderci. Comunque vada, sono certo che sarà un’avventura spettacolare!”, commentò il fotografo lasciando finalmente andare Nanà, la quale rise divertita per poi dare un ultimo saluto a tutti insieme al suo accompagnatore.

 

Tomari fece per salire su Tridoron, ma si fermò con la mano sulla portiera e guardò Nanà con un sorriso.

 

“Vuoi guidare tu?”, le domandò, sorprendendola non poco.

 

“Sarebbe un vero onore”, rispose la Warrior, sedendosi sul sedile del guidatore e circondandosi con la cintura di sicurezza prima di mettere le mani sul volante. Certo non era da molto che aveva preso la patente, ma quale occasione migliore di fare esperienza che guidare la macchina ultrafuturistica di un eroe come Tomari?

 

Senza indugi premette sull'acceleratore e, nonostante qualche difficoltà iniziale e slittamento che fecero preoccupare non poco il povero Krim, Tridoron fu presto sulla strada per Okinawa, portando i suoi occupanti sempre più vicini all'incontro coi loro compagni e alla battaglia finale con Diablo.

 

*****

 

Emergendo dal suo portale dimensionale in un’ampia pianura al limitare di una foresta rigogliosa, Tsukasa sciolse la trasformazione e si appoggiò al tronco di un albero vicino, respirando affannosamente.

 

“Uff… Non credevo che quel kouhai imitatore potesse diventare così forte in un tempo così breve. La sua velocità d’evoluzione è davvero spaventosa”, commentò asciugandosi il sudore dalla fronte. “Di questo passo, non gli ci vorrà molto per superarmi e allora non potrò più affrontarlo. Potrei sempre usare il mio asso nella manica, ma è ancora troppo presto… Che seccatura.” Voltandosi verso il bosco, contemplò per qualche secondo il verde della vegetazione e si sentì più rilassato. Con un sorriso, scattò una foto della pianura e una della foresta. “Beh, almeno quasi tutte le Warrior hanno già incontrato gli altri Rider, per fortuna. Spero solo che anche le altre si sbrighino prima che-”

 

“Prima che cosa, Decade-senpai?” Quella voce tremendamente familiare fece correre un brivido lungo la schiena di Tsukasa, il quale si voltò in tempo per vedere Diablo emergere da un altro portale avvolto da energie oscure.

 

“Oh cazzo, mi stai prendendo in giro?! Ma sei peggio di una zecca!”

 

“Non puoi scappare per sempre, Decade-senpai. Non da me”, replicò Diablo facendo comparire Malphas nella mano destra. “Anzi, ora mi assicurerò che tu non scappi mai più!”

 

E gli si scagliò addosso con ferocia inaudita. Tsukasa schivò il primo attacco e fece appena in tempo a ritrasformarsi in Decade che il secondo attacco lo colpì in pieno petto, sprigionando una pioggia di scintille e sbattendolo indietro. Rimessosi in piedi, il Rider dimensionale brandì la sua spada contro quella del Rider demoniaco, impegnandolo per l’ennesima volta in un serratissimo scambio di colpi. Dopo diversi fendenti, Tsukasa e Diablo si colpirono praticamente in contemporanea con una stoccata che li fece indietreggiare rapidamente; Tsukasa si riprese per primo e inserì una delle sue carte nel Driver.

 

 

“Kamen Ride: Kabuto!” Con quelle parole, Decade venne avvolto da una tuta nera con protezioni metalliche su gambe e braccia, una corazza leggera rossa sul busto e un elmo a forma di scarabeo rinoceronte con due lenti oculari azzurre. Senza fermarsi, ne attivò subito un’altra:

 

“Attack Ride: Clock Up!” Un istante dopo, Tsukasa si mosse a una velocità pari a quella della luce e prese a tempestare di fendenti il corpo di Diablo da tutte le direzioni.

 

Dopo quel primo momento di difficoltà, però, Diablo inserì nel proprio Driver una delle sue croci: “Kamen Rider Abomination: Amazon!”

Il suo corpo venne avvolto da uno strato di squame nero-verdastre con striature rosse, la testa divenne più simile a quella di un rettile e mani e piedi svilupparono artigli affilati. Così trasformato, Diablo rimase in ascolto per alcuni secondi, poi si mosse di scatto verso sinistra sferrando un’artigliata apparentemente al nulla, ma invece fu Tsukasa a essere colpito in pieno petto e sbattuto a terra. Rialzatosi, questi si mosse di nuovo intorno al demone e cercò stavolta di colpirlo alle spalle, ma di nuovo Diablo riuscì ad anticiparlo e, con un poderoso calcio, lo fermò e atterrò un’altra volta.

 

“Spiacente, senpai, ma questo trucchetto non funziona più con me!”

 

Digrignando i denti per la rabbia, Tsukasa attivò un’altra carta: “Form Ride: Agito Flame!” e venne avvolto da un’armatura pesante nera e argento con le placche pettorali e ventrali e lo spallaccio destro più spessi e di colore rosso, un elmo sormontato da una decorazione a forma di tenaglie di coleottero e lenti oculari rosse. In mano, gli apparve inoltre una nuova spada a due mani con la guardia rossa e oro e la forma simile ad una sciabola.

 

Così trasformato, riuscì a bloccare il colpo successivo di Diablo e a centrarlo su petto e addome con due poderosi fendenti che lo fecero rantolare e indietreggiare rapidamente. Dopodiché sferrò un affondo che mandò al tappeto il rivale.

 

“Eheheh… Nonostante tutto, sei ancora capace di mettermi alle strette. Sei davvero eccezionale, Decade-senpai! Lo spirito combattivo che ti brucia come fuoco nelle vene mi piace, mi piace da impazzire!”, esclamò Diablo rialzandosi, le ferite che si rimarginavano rapidamente.

 

“Spiacente, ma mi piacciono solo le belle ragazze”, replicò svogliatamente Tsukasa prima di tornare all’attacco. Un nuovo scambio feroce tra i due ebbe luogo e finì di nuovo in parità quando entrambi si colpirono nello stesso istante; allora tutti e due presero rispettivamente una carta e una croce e le attivarono in contemporanea.

 

“Form Ride: Kiva Garulu!”

 

“Kamen Rider Abomination: Black RX! Robo Rider!”

 

Decade sviluppò un’armatura blu su busto e braccio sinistro e gambali metallici sopra una tuta nera, con un elmo presentante tratti da pipistrello e grandi lenti oculari blu, mentre nella mano sinistra reggeva ora una spada dalla lama ondulata color oro e una guardia a forma di testa di lupo. Diablo invece venne avvolto su tutto il corpo da una pesante corazza nera con striature giallo scure, lame lungo gli arti e un elmo corazzato dotato di un’apertura per la bocca carica di denti aguzzi, divenendo tremendamente simile ad un cyborg infernale.

 

Tsukasa attaccò per primo con la sua spada, ma Diablo non si mosse nemmeno, incassando ogni suo colpo senza essere scosso di un millimetro dalla sua posizione e senza venire minimamente scalfito dalla lama nemica. Dopo il decimo fendente, con un movimento semi-meccanico, il demone bloccò la spada a mezz’aria e la sbalzò via di mano al rivale, per poi colpirlo con un poderoso montante al mento e mandarlo al tappeto. Tsukasa si rialzò e provò ad attaccare l’avversario con una serie di pugni e calci, ma di nuovo nessun colpo ebbe effetto, anzi fu Tsukasa stesso a farsi male nel colpire quell’armatura così dura e spessa. Fu Diablo a quel punto a sferrare due potenti pugni, ma la sua velocità si era molto ridotta e così il Rider dimensionale riuscì ad evitarlo con facilità. A quel punto, Decade attivò un’altra carta, mentre il demone toccò la sua cintura.

 

“Form Ride: Kiva Dogga!”

 

“Bio Rider!”

 

L’armatura di Decade si estese a entrambe le braccia e divenne più spessa e di colore viola, così come le lenti oculari, mentre la sua spada veniva sostituita da un pesante martello sempre viola. Dall’altra parte, la corazza di Diablo divenne invece più snella e leggera, di colore blu scuro con decorazioni argentee e rosse e lenti oculari sempre rosse.

 

Tsukasa attaccò col martello, ma nel momento in cui colpì l’avversario, questi si trasformò in un liquido simile ad un gel che passò oltre lui e si ricompose alle sue spalle. A quel punto, Diablo estrasse fulmineo una sorta di spada laser dalla lama cremisi e la usò per colpire Tsukasa alla schiena, atterrandolo. Il Rider si rialzò e parò alcuni fendenti dell’altro per poi colpirlo alla testa col martello, tuttavia Diablo divenne di nuovo liquido ed evitò così ogni danno, ritornando solido subito dopo per attaccare a sua volta Decade. Alla fine, fu Diablo a prevalere, visto che colpì Tsukasa abbastanza forte da riportarlo alla sua forma di base.

 

“Hai…imparato bene come sfruttare i tuoi vari poteri…non male per un imitatore”, commentò Tsukasa rialzandosi a fatica.

 

“Direi che ho ormai superato lo stadio di banale imitatore. Non credi, Decade-senpai?”, replicò Diablo sollevando una nuova croce. Prima che potesse attivarla, però, fu anticipato dall’altro, che attivò una nuova carta.

 

“Attack Ride: Invisible!” Decade sparì nel nulla con quel suono, costringendo Diablo a guardarsi circospetto intorno per individuarlo prima di essere colto di sorpresa. Purtroppo per lui, non fu abbastanza rapido perché Tsukasa gli apparve di lato in tempo per spedirlo a terra con un calcio e attivare l’ennesima carta:

 

“Form Ride: Fourze Magnet States!” Stavolta Tsukasa venne avvolto da una pesante corazza argentea su tutto il torso, che gli incassò persino la testa al suo interno, con due grossi cannoni sulle spalle e dei bracciali che ricordavano nella forma dei magneti di polarità opposta. In più, ai lati del Driver, gli apparvero delle manopole con dei grilletti che afferrò e premette subito, sparando dai cannoni una raffica di raggi magnetici rossi e blu contro Diablo, il quale stavolta non riuscì a scomporsi in liquido a causa della natura di quei colpi e finì per incassare malamente l’assalto. Allora, Tsukasa decise di concludere attivando un’ultima carta:

 

“Final Attack Ride: F-F-F-Fourze!” I due cannoni si separarono dal corpo di Decade e si unirono a mezz’aria formando una sorta di enorme calamita, per poi sparare un doppio raggio rosso e blu nel momento in cui questi premette i grilletti. L’attacco investì in pieno Diablo, schiacciandolo sotto la pressione di un campo magnetico così potente che la corazza del demone s’incrinò e sbriciolò quasi completamente, lasciandolo a terra inerme e apparentemente privo di sensi.

 

“Ti concedo anche questo round, mio caro kouhai”, disse Tsukasa creando uno dei suoi portali dimensionali. “Però ora devo proprio andare. Ci si vede.”

 

“Oh no, non stavolta, senpai!”, esclamò Diablo rivelandosi per nulla svenuto e attivando la croce che aveva tenuto in mano per tutto quel tempo.

 

“Kamen Rider Abomination: Stronger! Charge Up!” Riassunta la forma corrotta di uno dei leggendari Showa Rider, invece di attaccare direttamente, Diablo scagliò un tremendo pugno a terra rilasciando una scarica di elettricità che si propagò in tutta la pianura sotto forma di una cupola di energia. Questa non solo colse di sorpresa Decade, che si era distratto per andarsene, ma interferì anche con il portale dimensionale di quest’ultimo, chiudendolo a forza. Paralizzato momentaneamente dalla scarica elettrica, Tsukasa non poté fare nulla per evitare il successivo pugno del demone, avvolto in un’aura di fulmini neri talmente potenti da deformare lo spazio.

 

“Diablo Shocking Punch!”, urlò il demone schiantando il suo attacco sul petto del rivale, il quale venne fulminato dal tremendo colpo e crollò al suolo perdendo nel processo la sua forma Rider.

 

-Maledizione! Come ho potuto distrarmi come un completo dilettante?!- pensò cercando di rialzarsi, ma invano. La tecnica era stata troppo violenta e l’elettricità che ora lo pervadeva non gli permetteva di muoversi come voleva.

 

“I tuoi colpi si sono indeboliti, Decade-senpai. Per questo, sono riuscito a riprendermi così in fretta”, disse Diablo torreggiando su di lui. “Se fossi stato in piena forma, un attacco come quello di poco fa mi avrebbe lasciato incapacitato per almeno mezzo minuto, ma adesso… Sei stanco e spossato, senpai, e non hai le mie capacità di recupero e rigenerazione. Morale: ormai sei spacciato!” Gli puntò contro la mano destra, in cui andava concentrandosi una potente aura oscura. “Prima di sparire, però, dimmi: dove sono gli altri Heisei Rider?”

 

“Dove…sono gli…? E che vuoi…che ne sappia io…?”, replicò Tsukasa apparentemente con sincera sorpresa, cui seguì però un grugnito di dolore però quando il piede dell'Heartdemon si posò sul suo stomaco.

 

“Non mentirmi. Ho cercato ovunque i Kamen Rider apparsi tra l’inizio del 2000 e il 2009 prima di mettermi sulle tue tracce e non ho trovato nulla, nemmeno un indizio. L’unico che può saperne qualcosa sei tu, Decade-senpai, quindi ti conviene parlare.”

 

“Eheheh…! Mi spiace deluderti…ma non so proprio di che stai parlando… Non ho la minima idea di dove siano e comunque, se anche lo sapessi…sta’ pur certo che non verrò a dirlo proprio a te.”, ripetè il fotografo con un tono sardonico, che fu analizzato a volto da Diablo assieme al suo volto.

 

“Sembri davvero sincero, ma è anche vero che tu sei un ottimo bugiardo, Decade-senpai. In ogni caso, non posso più permettermi di perdere altro tempo con te. Le Warrior e la seconda generazione di Heisei Rider hanno ormai unito le forze e non posso ignorarli oltre. Penserò ai Rider scomparsi dopo essermi occupato di loro e soprattutto di te…” L’aura demoniaca nel suo palmo s’intensificò ancora di più, formando una sfera oscura. “È stata una caccia davvero divertente ed eccitante, hai tutta la mia ammirazione, Decade-senpai! Per questo meriti di essere finito con tutti gli onori!”

 

Digrignando i denti, Tsukasa si preparò all’inevitabile, rimproverandosi mentalmente per la sua superficialità e il fallimento nel guadagnare altro tempo per i suoi compagni… Ma proprio in quel momento, diverse raffiche di energia colpirono Diablo spingendolo via.

 

“Che cosa?! Chi osa interferire?!”, ringhiò Diablo prima di assumere un’espressione sorpresa dietro l’elmo. “Ma voi siete…!”

 

Tsukasa alzò lo sguardo e fu sorpreso di vedere intorno a sé stesso e al demone diversi altri individui avvolti nelle tipiche armature da Kamen Rider. Due di loro si affiancarono a lui, uno avvolto in un’armatura blu e argento simile a quella di un cavaliere medioevale e presentante dei tratti da pipistrello, con in pugno una lunga e sottile spada, e l’altro con un’armatura bianca e argentea molto futuristica e un elmo con una decorazione a croce dorata e lenti oculari rosse, con in pugno una grossa pistola.

 

“Oddio…questa proprio non me l’aspettavo…”, commentò il fotografo cercando con un certo sforzo di risollevarsi.

 

“Kamen Rider Knight”, disse il primo.

 

“E Kamen Rider IXA”, fece il secondo. “A quanto pare, c’avevamo visto giusto…”

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(1) Amaro Montenegro, sapore vero. Non ho resistito

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Shinnosuke Tomari, aka Kamen Rider Drive: protagonista indiscusso della serie “Kamen Rider Drive” e 16esimo degli Heisei class="_1ift post 2000) Rider a vestire i panni di uno degli eroi mascherati al servizio dell’umanità. Figlio del valoroso e carismatico ufficiale di polizia Eisuke Tomari, Shinnosuke crebbe fin da piccolo col rispetto della legge e il desiderio di proteggere le persone per poter seguire le orme del padre e divenire a sua volta un poliziotto. Purtroppo, all’età di 12 anni, suo padre venne ucciso durante una rapina in banca dal suo invidioso e viscido collega Nira Mitsuhide, il cui crimine venne poi insabbiato da 001, noto anche come Freeze, uno dei comandanti delle forme di vita meccaniche note come Roidmude, e la colpa venne fatta ricadere sul rapinatore. Crescendo, Shinnosuke divenne un ufficiale di polizia passionale e zelante come il padre, ma si trovò coinvolto nel disastro noto come “Global Freeze”, un gigantesco rallentamento del tempo su scala mondiale causato dai Roidmude stessi per dichiarare guerra all’umanità, e in esso il suo collega Akira Hayase venne ferito gravemente a causa di un proiettile sparato dallo stesso Shinnosuke, reso impreciso dal Rallentamento. Dopo questa disgrazia il giovane perse la sua grinta, ma venne anche spostato nel Dipartimento Crimini Speciali dove, a 24 anni, grazie anche alla sua nuova collega Kiriko Shijima, ebbe il suo primo incontro coi Roidmude e uno degli scienziati loro creatori, Krim Steinbelt, il quale era stato ucciso dalle sue stesse creature ribellatesi, ma era prima riuscito a trasferire i dati della sua mente nel Drive Driver, trasformandosi in un’IA. Krim aveva selezionato personalmente Shinnosuke per il possesso del Driver e questo permise al poliziotto di trasformarsi in Kamen Rider Drive e intraprendere la sua guerra contro i Roidmude per la salvezza dell’umanità. Col tempo, Shinnosuke si rese conto che la morte di suo padre era legata proprio ai suoi stessi nemici ed entrò presto in contatto sia con Nira che con lo stesso Freeze, dal quale venne ucciso durante uno scontro dopo che il nemico si era evoluto nella sua forma finale. Fortunatamente, grazie a Krim che fuse i suoi dati col suo cuore e al prezioso aiuto dei suoi compagni del Dipartimento, Shinnosuke riuscì a tornare in vita e a sconfiggere Freeze una volta per tutte, riuscendo in seguito a esporre anche la colpevolezza di Nira e ottenendo così giustizia per il padre deceduto. La sua guerra coi Roidmude durò fino alla sconfitta dello scienziato pazzo Tenjuro Banno, collega di Krim nella creazione degli androidi, e alla distruzione del loro leader Heart e di Sigma, creazione ultima di Banno con lo scopo di trasformare l’umanità in dati. Dopo questi eventi, Krim riprese con sé il Drive Driver e tutta la tecnologia usata nella guerra e si sigillò in una camera sotterranea segreta per evitare che altri con intenzioni malvagie potessero usare le sue creazioni per i loro fini; Shinnosuke invece venne promosso come ufficiale della Prima Divisione di polizia e sposò Kiriko, continuando con lei a proteggere la città e far rispettare la legge. All’inizio della serie, Shinnosuke si mostra come un tipo molto pigro e svogliato, con poca voglia di lavorare a causa dell’incidente subito dal suo amico e collega Hayase, dato che ritiene essere stato lui la causa per il suo comportamento troppo passionale e impulsivo. Tuttavia, tende anche a prendere le cose con troppa calma e per questo spesso viene rimproverato e maltrattato dalla sua collega Kiriko, ben più seria e severa di lui; al tempo stesso, però, è anche un poliziotto e un detective incredibilmente dotato e intelligente, con grandi capacità deduttive che gli permettono di collegare indizi anche molto piccoli e risolvere brillantemente qualunque caso. Quando decide di fare sul serio, Shinnosuke ha l’abitudine di stringersi il nodo della cravatta e dichiarare che “la sua mente è in top gear” e Kiriko stessa afferma che è come se in questo stato si fosse acceso un motore nella sua testa, al punto che persino gli altri suoi colleghi pendono dalle sue labbra ogni volta che fa questo gesto. Shinnosuke è inoltre un tipo molto gentile e protettivo, con un grande senso della giustizia e un enorme rispetto per la legge, cosa che lo rende un esempio per la polizia della sua città e un inestimabile difensore delle persone. Già come semplice uomo, mostra in combattimento una grande abilità nelle arti marziali e una mira invidiabile con le armi da fuoco, ma, come Drive, è un guerriero ancora più potente e abile, capace di usare in breve tempo qualunque nuova arma o forma da battaglia e dotato di una determinazione e una volontà incrollabili, che lo rendono una minaccia temuta persino dai nemici più potenti.

Go Shijima, aka Kamen Rider Mach: coprotagonista e secondo Kamen Rider della serie di Drive. Figlio dello scienziato pazzo Banno, co-creatore dei Roidmude, Go crebbe insieme alla sorella maggiore Kiriko e alla madre fino alla morte di quest’ultima, maturando nel processo un profondo odio per il padre per aver reso perennemente triste la madre e promettendo di badare sempre alla sorella. Da adolescente maturo, Go divenne un fotografo itinerante e si trasferì in America, dove entrò per la prima volta in contatto coi Roidmude e lo scienziato Harley Hendrickson, maestro di Krim Steinbelt. Questi gli donò il Mach Driver e lo addestrò come Kamen Rider Mach per supportare Shinnosuke e Krim nella lotta contro i Roidmude, tuttavia nel processo, Go scoprì anche la verità sui crimini di Banno e del suo ruolo nella loro creazione e decise di tornare in Giappone per eliminare tutti i Roidmude prima che pure Kiriko potesse scoprire la verità sul padre. Qui, dopo una lunga guerra, venne come tutti raggirato dallo stesso Banno, fintosi un loro alleato, e si ritrovò a doverlo affrontare in una durissima battaglia dove perse la vita Chase, il primo Roidmude nonché primo Kamen Rider Drive o Protodrive, quando lo protesse dall’attacco del padre, divenuto un cyborg noto come Gold Drive. Furioso con quest’ultimo e con sé stesso per aver sempre maltrattato Chase, Go fuse il suo Driver con la Signal Bike di Chase per diventare Mach Chaser e riuscì infine a sconfiggere ed eliminare Banno una volta per tutte. Quando anche gli ultimi Roidmude vennero distrutti, Go prese con sé la Signal Bike di Chase e riprese a viaggiare per tutto il mondo, in cerca di un modo per riportarlo in vita e avere così una seconda possibilità di poter sistemare le cose con l’amico caduto; le sue fotografie scattate in natura nel corso del viaggio, inoltre, gli guadagnarono la fama di un fotografo leggendario. Giovane e avventuroso, Go mostra fin dalla sua prima apparizione un carattere molto energico e vivace, oltre a un notevole narcisismo e a una grande passione per la teatralità, visto che si presenta sempre in modo molto vistoso e rumoroso, come se fosse su un palcoscenico. Tuttavia, il suo carattere allegro non è che una facciata per nascondere il pesante fardello dell’essere il figlio dello scienziato pazzo Banno e del sentire il peso dei peccati del padre su di sé, per questo è anche incredibilmente determinato nella guerra contro i Roidmude, che odia profondamente in quanto simbolo di quei peccati. Il suo rancore per questi ultimi è tale che, malgrado la conversione di Chase alla loro causa, Go provò  per lungo tempo diffidenza e disprezzo nei suoi confronti a causa della sua natura di Roidmude, al punto da provare più volte a ucciderlo; alla fine, però, Go dovette ammettere a sé stesso che l’aveva sempre considerato un compagno e voleva sinceramente essergli amico. È anche molto affezionato e legato alla sorella Kiriko, che cerca sempre di proteggere da tutto, e a Shinnosuke, che chiama affettuosamente “fratellone Shin” e sfida spesso in gare di velocità per vedere chi risolve prima i casi criminali, rivelando così anche una grande capacità deduttiva e un’intelligenza brillante, per nulla inferiore a quelle del detective, e anche una maggiore velocità di pensiero e riflessione. In battaglia, come Mach, Go è un guerriero incredibilmente abile, che fa della velocità il suo punto di forza maggiore, e capace di adattarsi ai vari nemici con incredibile facilità; inoltre, è dotato di una forza di volontà spaventosa che gli permette di dominare forme potenti come Dead Heat meglio dello stesso Drive, di risollevarsi in ogni scontro e vincere contro nemici teoricamente anche più potenti di lui.

Chase, alias Kamen Rider Chaser: Secondo coprotagonista di Kamen Rider Drive e primo Roimude, nonchè predecessore di Tomari come Kamen Rider Drive. Scelto da Krim per combattere i propri simili per via del suo grande senso di giustizia, Chase riuscì a impedire il peggio durante il primo Global Freeze, venendo però sconfitto e catturato alla fine in modo da poter distruggere i Roimude che avevano subito un'evoluzione sbagliata lasciando i loro Viral Core intatti, col nomignolo di Shinigami. Dopo diversi duelli con Go e Tomari ricordò però le proprie origini grazie anche all'aiuto di Kiriko, da lui salvata durante la prima battaglia, e divenne il terzo membro della squadra di Drive. A differenza dei propri compagni Roimude, si era collegato a un ufficiale del traffico estremamente serio, avendo quindi alcuni problemi a comprendere le emozioni umane fino a quando un'altra Roimude non gli fornì un congegno che risolse apparentemente il problema. Scoprendo però che era solo un trucco per controllarlo, non si fece problemi a strapparselo(letteralmente) dal petto e sconfisse l'ennesima avversaria pur non scordando la lezione imparata, e durante l'ultimo duello col proprio creatore si sacrificò per salvare Go. In combattimento. Pur mancando del dinamismo dei due colleghi, Chase era un combattente estremamente esperto, combinando le sue arti marziali con un uso sopraffino della sua ascia e della pistola che utilizzava anche come Shinigami. Se volete vederlo in azione, aspettate il seguito di Battleground, storia scritta a più mani sull'account evil65, dove sarà uno dei protagonisti interpretato dal sottoscritto.
 
Salve a tutti, ci scusiamo per il ritardo eccessivo causa esami e impegni lavorativi. Siamo riusciti a recuperare però gran parte del tempo perduto guardacaso proprio grazie a questa quarantena. Speriamo ovviamente che stiate tutti bene e che il capitolo vi aiuti a distrarvi da notizie ben più fosche.Tra l'altro oggi è il compleanno di Xephil e spero gli farete tutti gli auguri. Intanto vi facciamo quelli di buona Pasqua e segnalo la storia che sto scrivendo insieme alla mia amica Elara Vlad Tepes, Sangue di Re, perfetta per gli amanti del dark fantasy e dello splatter con qualche particina un pò più hot. A presto.

Prossimo capitolo:' Warrior Mercurius e lo scienziato della pace e dell'amore, Build!'
 


 

 





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