IL DIO DELL'AMORE

di Fafanella
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IL DIO DELL’AMORE
 
 
Siamo in campo, gli uni di fronte agli altri in fila, sta per iniziare la semifinale fra Giappone e Germania.
Io e Karl non ci vediamo da qualche settimana, siamo stati entrambi troppo impegnati.
Sta fissando Genzo, nella sua testa la sfida è fra loro due, non ha capito che Tsubasa non gli darà spazio, non potrà neanche avvicinarsi alla nostra porta.
I nostri occhi non si incrociano nemmeno per sbaglio mentre i rispettivi inni nazionali risuonano nello stadio, al momento della stretta di mano però, mi tira a sé battendomi una pacca sulla spalla e soffiandomi delicatamente sul collo.
Che stronzo, sa che adoro quel piccolo gesto quasi insignificante,  è stato il suo primo modo di marchiarmi, ne sono seguito molti altri decisamente più eccitanti, ma come tutte le prime cose, quel suo soffiarmi sulla pelle: è fra le cose che preferisco.
Abbraccia anche il nostro portiere e il capitano, ma le sue labbra restano chiuse nell'avvicinarsi a loro, se glielo vedessi fare a qualcun'altro non credo riuscirei a contenermi.
Prendiamo il nostro posto in campo e l'arbitro fischiando decreta l'inizio delle ostilità.
La palla è proprio ai piedi di Karl, alza quegli occhi di ghiaccio sui suoi avversari e la calcia verso Kaltz.
Poco dopo torna a lui e il primo scontro con Tsubasa è sancito.
Passa il primo tempo così, con loro due a duellare a centro campo e qualche azione sulle fasce.
Quei due potrebbero far passare tutti i 90 minuti continuando a fronteggiarsi, manca poco al termine così scambio una rapida ammissione di intenti con Hikaru, il quale allerta Jun ed io, liberandomi dal mio marcatore, decido di interrompere quel duello.
Vengo seguito nell'azione e, con scambi repentini e precisi, mi ritrovo in zona tiro in pochissimo tempo.
Al momento di caricare il mio destro, mi accorgo dell'entrata in scivolata di Hermann e passo il pallone a Kojiro, un solo istante prima, di essere travolto dall'avversario.
Cado all'indietro battendo la testa al suolo con violenza, intorno a me solo voci ovattate, segue un boato e deduco che abbiamo segnato.
Cerco di tirarmi su con il busto, ma inizio a vedere sfocato e sento come ultima cosa la voce di Karl che inveisce contro il suo compagno.
Poco dopo riprendo conoscenza, il medico della nazionale mi chiede cosa avverto e se sono in grado di rialzarmi, muovo leggermente la testa e una fitta mi provoca un dolore acuto.
Cerco di guardarmi intorno in cerca del mio Dio Nordico dell’amore, quando riesco a mettere a fuoco il suo viso mi sforzo di accennare un sorriso, perché ha un'espressione fin troppo preoccupata.
Non mi importa che gli altri sappiano, ma non voglio faccia cose avventate di cui potrebbe pentirsi.
Risponde negando con la testa, come se mi avesse letto nella mente, poi richiudo gli occhi perché inizio ad avere la nausea.
Non valuto la sua reazione però, nel vedermi chiudere le palpebre, in un attimo me lo ritrovo inginocchiato al mio fianco, dopo aver spostato di peso il medico.
"Taro non farmi scherzi, non..."
"Siamo in mondo visione idiota, ti stanno guardando tutti" cerco di farlo ragionare, facendo appello a tutte le mie forze, anche se si è già esposto fin troppo.
"Karl sii ragionevole, lascia che il medico faccia il suo lavoro " la voce di Genzo arriva come fosse un macigno.
Mi sforzo di guardarlo per rassicurarlo, la sua frase successiva mi tranquillizza e resto immobile "Certo, scusate!"
Il tono è troppo accondiscendente, qualcosa non va, lo devo fermare!
Prima che riesca a fare una qualsiasi mossa, avverto le sue labbra sulle mie e un silenzio assordante invade lo stadio.
Mi ripete sulla bocca "Non farmi scherzi".
"Qui sei tu il burlone, hai ammutolito lo stadio!" replico sentendo calore sulle gote.
Si china ancora e nel soffiarmi sul collo sussurra "In versione scolaretta alla prima cotta mi potresti fare di tutto, tienilo a mente".
Si solleva mentre io sto prendendo fuoco.
Genzo urla "NON ERO IO QUELLO CHE FACEVA GESTI PLATEALI?"
"IO LI FACCIO CON CLASSE PERO'!" risponde sicuro, poi partono i fischi e gli applausi dei nostri compagni, vengo messo su una barella e portato fuori dal rettangolo di gioco sotto il suo sguardo vigile e... MAI COME IN QUESTO MOMENTO SEMBRA VERAMENTE IL DIO DELL’AMORE!




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