Mrs and Mr Everedeen.

di finnicksahero
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Capitolo trentaquattro.
 
 
Nel letto della mia casa, mi sentivo stanca e esasperata, avevo sentito il dottore, il male mi aveva invaso il copro: non c’era più niente da fare, Katniss era venuta da me, eravamo entrambe invecchiate tantissimo, la mia bellezza era svanita come un fiore appassito. La mia bambina era invece bellissima, con i capelli che cominciavano ad ingrigirsi, gli occhi grigi circondati da delle rughe d’espressione che la rendevano vera.
 
-Catnip- mormorai, lei si sedette accanto a me e mi prese la mano sorridendo amaramente, sapevo che provava emozioni contrastanti dentro di lei, non ero mai stata una buona madre, forse nemmeno mi vedeva in quel modo. Una lacrime mi scese dagli occhi per cadere sulla camicia da notte.
 
-Mamma, sono qui- rispose lei, gli occhi lucidi sembravano ardere, era bella come John, in quei giorni ci pensavo sempre di più, erano anni che lo vedevo solo in foto, ma riuscivo a ricordare perfettamente, ancora, il suo profumo.
 
-Scusami bimba- sussurrai, come se fosse un segreto, lei scosse la testa e una lacrima solitaria le scese sulla guancia olivastra, -Non sono mai stata una buona mamma per te- continuai, Katniss cominciò a singhiozzare, talmente tanto che tremava. Le strinsi la mano –Ma ti ho sempre bene voluto bene, così tanto da soffrire vedendo i tuoi occhi così simili a quelli di tuo padre- mormorai, ma prima che potessi continuare le lacrime si resero indomabili e Katniss mi si buttò al collo, stringendomi a sé.
 
Rimanemmo in silenzio piangendo per svariati minuti, sentendo i nostri coperti che si incastravano alla perfezione, respirai a pieni polmoni il suo profumo, di boschi e cenere, ma soprattutto di casa.
 
-Mamma- disse Katniss staccandosi da me  ma tenendo sempre le mie mani nelle sue, la guardai negli occhi e non mi fece più male, sorrideva, la mia bambina, come se avesse appena fatto qualcosa di proibito –ti voglio bene, te ne vorrò per sempre e non ti giudico. Scusami- mormorò per poi coprirsi il viso con le mani. Non ebbi il coraggio di replicare ma le sorrisi anche se lei non poteva vederlo.
 
Fu una giornata di lacrime e di sorrisi, arrivò e il tramonto e pensai al fratello di Alus, com’era morto mentre il giorno spariva e dava spazio alla notte. Avevamo lo stesso male, solo che mi aveva permesso di vivere una vita lunga e quasi sempre felice.
 
Feci un respiro profondo e guardai le persone intorno a me, Peeta, i miei nipoti, mia figlia e  quello che rimaneva dei miei amici. Sorrisi, era stata una bella vita, dopotutto, sospirai sorridendo alla mia bambina. Lei ricambiò e si aggrappò a suo marito.
 
Piano piano mi si chiusero gli occhi, sorridevo mentre tutto diventava nero, l’ultima cosa che vidi fu il tramonto di un rosa tenue  che dava spazio all’oscurità, tossii e poi mi abbandonai al buio.
 
Non mi svegliai più e l’ultima cosa che ebbi in testa prima di morire fu:
 
Era stata una bella vita.




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