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La vicenda qui di
seguito narrata è frutto di fantasia e nessun diritto si
ritiene leso o violato.
Petali di ciliegio sul fiume
Han
Capitolo uno
La notte
di Seoul aveva
inghiottito anche le stelle, quella notte, come una coperta buia e
pesante
aveva avvolto le strade, i grattacieli, i bar.
Sehun era da poco
uscito da un
locale e lo zigomo destro bruciava e perdeva sangue. Il ragazzo fece
appena in
tempo a pulirsi con la manica della felpa che un tipo piuttosto
robusto coi
capelli corti stava quasi per assestargli un gancio. Fortunatamente
riuscì a
schivarlo, e anche se la sua costituzione fisica non era comparabile a
quella
del suo avversario, non vi era motivo per non restituirgli il favore.
Ad ogni movimento
sentiva la
testa girare piano, l'alcol in circolo gli impediva di ricordare
persino il
motivo di quella rissa. Continuava a picchiare duro ed era questo che
contava,
le sue braccia erano come bacchette sulla grancassa, veloci quanto
potenti e
piene di rabbia, la stessa che si portava dietro da sempre e che non
abbandona
mai una stella danzante. L'ira era il motore propulsore di quel ragazzo
che non
avrebbe smesso di attaccare e difendere, anche per tutta la notte se
necessario,
se non fosse stato per le sirene spiegate della polizia ormai troppo
vicine; ma
Sehun non poteva rischiare e per questo doveva correre, anche se le
gambe
tremavano e lo stomaco non avrebbero resistito a lungo. Si
intrufolò in vicolo
e accelerò sempre di più il passo.
Sul marciapiede
antistante il
bar dove avevano bevuto c'erano schegge di vetro verde, arme letali se
solo
qualcuno avesse anche solo pensato ad usarle, chiazze brune forse di
sangue,
forse di cose che nessuno avrebbe mai voluto sapere.
Sehun intanto continuava a
inghiottire la strada, metro dopo metro, passo dopo passo, arrivando
vicino al
quartiere in cui abitava uno dei suoi migliori amici, Junmyeon. In
altre
situazioni non avrebbe mai osato chiedergli ospitalità,
soprattutto in quelle
condizioni, ma aveva bisogno di stare lontano dalla strada per qualche
ora.
Prese il cellulare incredibilmente integro dalla tasca e
iniziò a scrivere un
messaggio: Ehi hyung, sei sveglio?
***
L'ultimo
venerdì sera prima dell’inizio del semestre era
sempre speciale, tutti lo
sapevano, c'era la festa a casa di Kim Junmyeon e quasi tutti gli
studenti dell’università
vi partecipavano, invitati o meno. Ormai era una specie di tradizione
non
scritta, un obbligo a cui partecipavano sempre con molto entusiasmo;
era
l'ultimo vero weekend prima dell'inizio delle lezioni, non si poteva
far altro
che provare a sentirsi vivi almeno un'ultima volta.
E
Chanyeol
si trovava lì, seduto sui gradini della scalinata che
portavano al piano
superiore, a guardare tutti quei corpi sudati e fin troppo vicini, a
riconoscere il viso di alcuni ragazzi che frequentavano la sua stessa
scuola ed
altri che non aveva mai visto; tra gli ultimi c'era anche un tipo che
in quel
momento stava parlando con Junmyeon, indossava abiti dai colori tenui
ed aveva
un bicchiere di plastica stretto tra le dita. Si stupì di
non conoscerlo, di
solito conosceva tutti gli amici dei suoi amici.
Scosse
lievemente la testa ed un leggero sorriso gli stropicciò le
labbra, iniziava a
sentire le mani formicolare e la stanza intorno a lui farsi sempre
più lontana
e sfocata.
Chanyeol
a quel punto si alzò in piedi con incertezza, ma
un'improvvisa voglia di
ballare gli aveva catturato i piedi e non poté fare altro
che ritrovarsi in
pista tra bacini e braccia che ondeggiavano più o meno a
tempo mentre la musica
si faceva più alta e profonda di quello che in
realtà era. Il ragazzo se la
sentiva dentro, come se le casse fossero dentro il suo petto e il
cervello non
poteva far altro che correre dietro ai bassi e alle luci che gli
laceravano le
retine, la musica era parte di lui e non poteva smettere di ballare
fino a che
non fosse finita.
“Ehi,
stai bene?!”
La
voce
di Kyungsoo, un altro dei suoi migliori amici, lo raggiunse da dietro.
Chanyeol
sentì il calore del suo corpo dietro di lui e si
voltò ridacchiando con
l'espressione più ebete che riusciva ad esibire, iniziando a
muovere le labbra
senza essere troppo convinto di quello che stava per dire.
“Alla
grande, mai stato meglio!”
Gli
buttò
le braccia al collo e il suo peso fece quasi cadere Kyungsoo che
però riuscì a
mantenere l'equilibrio e a sostenere l'altro, lo tenne per un paio di
secondi
ed infine, con un bel colpo, lo spinse di nuovo nella mischia. Tutto
sembrava
correre troppo veloce, aveva quasi l'impressione di vedere i secondi
scivolare
via davanti ad i suoi occhi; ogni piccolo dettaglio era amplificato,
Chanyeol
rideva e si sentiva bene e felice e ubriaco; tra qualche giorno sarebbe
iniziato
il suo ultimo anno di università e aveva intenzione di
godersi la sua ultima
festa in quella casa fino a svenire sul pavimento.
“Dov'è
Sehun?”
chiese Junmyeon, che era ancora in compagnia del ragazzo di prima.
Kyungsoo
e Chanyeol fecero spallucce.
L'altro
a
quel punto fece una smorfia di disappunto e si allontanò di
nuovo, cercando con
lo sguardo l'amico. Avevano il compito di tenerlo d'occhio, cristo
santo,
e loro se l'erano perso dopo neanche un paio d'ore. Junmyeon se l'era
perso, a
dir la verità, visto che nessun altro aveva mai avuto il
tatto e la delicatezza
necessari per approcciarsi a Sehun e far sì che non
combinasse guai.
Il
ragazzo continuò a scivolare tra le persone –
stava sudando come un dannato -,
attraversò il salotto ed il buffet ed infine aprì
la porta del retro, sperando
di trovare il suo migliore amico nel cortile di casa. E infatti Sehun
era
proprio lì, seduto sull'erba a gambe incrociate con una
bottiglia di soju tra
le mani.
“È
da
maleducati bere da soli, te l'ha mai detto nessuno?”
azzardò Junmyeon, per poi
sedersi al suo fianco. L'altro ragazzo non disse niente, non si
voltò nemmeno,
tentò di cavarsela con un'alzata di spalle. Se ne stava
ricurvo su sé stesso, i
capelli erano appiccicati alla fronte e il viso sembrava piuttosto
stanco.
“Stai
bene?”
“Te
l’ho
già detto, non c’è nulla che non
vada... sto bene.”
Il
padrone
di casa avvolse un braccio intorno al collo dell'altro e
tentò di avvicinarsi,
ma Sehun scivolò semplicemente via da quel contatto fisico e
prese un sorso
dalla bottiglia.
“Soju
tracannato direttamente dalla bottiglia.” commentò
l'altro ragazzo. “Oh Sehun,
non puoi essere più melodrammatico di
così.” Solo a quel punto l'amico con le
labbra ancora bagnate dall'alcol si lasciò sfuggire un
leggero sorriso, Junmyeon
se ne accorse dal modo in cui gli si piegarono le guance. “E
comunque non è che
ti stia col fiato sul collo o altro, non vorrei che chiamassero me per
il
pagamento di un eventuale cauzione.”
Entrambi
risero, a quel punto, avevano entrambi la voce roca per aver alzato
esageratamente
la voce quando la musica era troppo alta e non potevano farci proprio
niente.
“Andrà
tutto bene.” aggiunse poco dopo, prima che una terza figura
si avvicinò a loro
e si sdraiò a terra alle loro spalle. Era Jongin che rimase
lì vicino a loro in
religioso silenzio. Lo rilassava stare in quel modo vicino a due dei
suoi
migliori amici, gli donavano una piacevole tranquillità.
Chanyeol
invece si trovava di nuovo lì, seduto sui gradini della
scalinata che portavano
al piano superiore, a guardare tutti quei corpi sudati e fin troppo
vicini, a
riconoscere il viso di alcuni ragazzi che frequentavano la sua stessa
scuola ed
altri che non aveva mai visto; l'effetto dell’alcol che aveva
bevuto si stava
pian piano affievolendo e sentiva il petto pesante perciò
decise di andare a
procurarsi un altro bicchiere, che tanto il suo stomaco non poteva
stare peggio
di così.
Mentre
cercava nelle sue gambe la forza per alzarsi, un ragazzo si sedette al
suo
fianco e, non appena l'altro si voltò a guardarlo, lo
riconobbe subito come
l'amico di Junmyeon che non conosceva. Si fermò per un
secondo sui lineamenti
del volto che prima non era riuscito a catturare perché
troppo distante e poi
prese a guardarsi le scarpe.
Gli occhi
di quel ragazzo lo facevano sentire a disagio, se li sentiva addosso, e
lui in
quel momento era troppo sensibile per poter affrontare un contatto di
quel
tipo. Era sbronzo, cazzo, non poteva avere a che fare con un ragazzo
con quegli
occhi da cerbiatto e quegli zigomi, dio no.
“Bella
festa, vero?”
Lo
sconosciuto riprese a parlare, forse voleva attaccare bottone o forse
voleva
solo continuare a trapassarlo con gli occhi, ma d'altronde non aveva
molta
importanza in quel momento. Contava solo che Chanyeol non riusciva
proprio ad
alzarsi e ad andarsene, si sentiva in imbarazzo quasi solo a respirare.
“Già.”
commentò senza guardarlo.
“Senti…”
riprese il primo. “Junmyeon mi ha detto che ti chiami
Chanyeol e che sei uno
dei suoi migliori amici. Io sono Baekhyun, piacere.”
Il
ragazzo gli porse la mano e Chanyeol non poté fare altro che
stringerla.
“Piacere.”
La
mattina seguente, al contrario della notte appena trascorsa, la casa
era
silenziosa, non vi era altro oltre il sole che filtrava dalle persiane
e i
respiri di chi dormiva profondamente.
Baekhyun
ci mise un po' a riprendere conoscenza, aveva la testa pesante e gli
arti
intorpiditi. Con uno strattone riuscì a liberare le braccia
e con un po' di
difficoltà si stropicciò gli occhi, prima di
aprirli e trovarsi a pochi
centimetri da una nuca e ciuffi di capelli scuri.
Si
lasciò
andare ad un leggero sospiro, continuò ad osservare quella
piccola porzione di
pelle ed ebbe quasi la tentazione di lasciarci un bacio,
così, perché si
sposava bene con quell'atmosfera. Si chiamava Chanyeol, quello se lo
ricordava,
era uno dei migliori amici di Junmyeon e aveva il vizio di fissarsi le
scarpe.
“Sei
sveglio, Baekhyun?”
La
voce
del ragazzo era un leggero sussurro, si era appena svegliato anche lui,
e
probabilmente si sarebbe anche voltato se non fossero stati troppo
stretti su
quel divano, così appiccicati da rendere qualsiasi movimento
impossibile. Lui
non rispose, continuò a soffiargli sul collo quando espirava
aria, ma non disse
niente.
“Ci
vediamo.” continuò l'altro prima di mettersi a
sedere, senza però voltarsi
verso il ragazzo dietro di lui. E così, con il viso
stravolto e i vestiti
stropicciati, Chanyeol uscì da quella casa a passi leggeri,
senza neanche
chiudere la porta alle sue spalle.
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