Capitolo
3
È
proprio lei!
“Ma
non è possibile” si lamentò il contadino furioso
mentre con una roncola falciava furiosamente i rami di un povero
cespuglio “Vi giuro che era qui, l’ho vista con i miei
occhi era in piedi dietro questo cespuglio e mi guardava con quegli
occhi da strega”.
Gli
altri contadini si erano buttati a terra sfiniti per il lungo
inseguimento e delusi per il mancato linciaggio.
Alla
fine il contadino si arrese “La puttana del diavolo deve aver
fatto uno dei suoi incantesimi non c’è altra
spiegazione” sentenziò sudato e sconfitto.
Improvvisamente
si sentì un fruscio, un cinghiale si sporse da dietro una
quercia e osservò incuriosito i contadini.
“Eccola
è lei!” urlò il contadino barbuto indicando il
cinghiale “Si è trasformata per non farsi riconoscere!”
A
quel grido tutti contadini balzarono in piedi e si buttarono
all’inseguimento del povero cinghiale che, vista la malaparata,
schizzò via di gran carriera verso la folta vegetazione del
sottobosco.
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Alba
stava riprendendo conoscenza, intorno tutto le sembrava un po'
confuso.
Delle
figure indistinte incombevano su di lei in modo minaccioso, cercò
di allontanarle con una mano, ma non andavano via.
Una
figura scura si fece spazio tra le altre “Chi sei? Ti conosco?”
domandò Alba strizzando gli occhi per cercare di distinguerne
il volto.
Ma
tra lei e l'ombra scura si frappose un viso familiare, Alba riconobbe
Marzia una collega dell'amministrazione e le sorrise debolmente.
“Alba,
ti sei ripresa finalmente!” commentò Marzia sospirando di sollievo.
“Ma
che è successo? Sono svenuta?” domandò confusa
Alba rendendosi conto di essere adagiata sul letto dell'infermeria e
circondata da un gruppetto di colleghi, alcuni lì in quanto
componenti della squadra di primo soccorso, altri per curiosità
o per poter malignare su un suo eventuale tentativo di fare un po' di
scena per andare a casa prima.
“Sei
rimasta svenuta per quasi un'ora, non riuscivamo a rianimarti in
nessun modo. Abbiamo cercato inutilmente di far arrivare un'ambulanza
ma con il disastro che è successo il traffico era
completamente bloccato” le spiegò il collega Marozzi
dell'ufficio progetti.
“Disastro?”
domandò Alba, poi si ricordò del terribile incidente a
cui aveva assistito “E' vero” mormorò “quel
povero ragazzo...”.
“E
mica solo lui” commentò esaltato un collega “Anche
quel poveraccio del proprietario dell'impresa di costruzioni, e poi
c'è stato uno scontro pazzesco tra un'ambulanza e un taxi, che
storia!”
Alba
non capiva cosa ci fosse di tanto esaltante in una simile tragedia,
ma d'altra parte il collega non aveva mai brillato per la sua
sensibilità.
Ebbe
un piccolo capogiro e per un attimo le sembrò di percepire
nuovamente la presenza dell'ombra scura dall'aria familiare.
Si
guardò intorno ma tutto ciò che vide furono i colleghi,
un armadietto per i medicinali e un poster che ritraeva un cucciolo
di elefante che si accingeva ad attraversare un fiume in piena mentre
mamma elefantessa lo aspettava sull'altra riva con atteggiamento
incoraggiante.
La
foto era accompagnata dalla frase motivante “Tutte le cose sono
difficili prima di diventare facili!”.
Qualche
solerte impiegato dell'ufficio personale doveva aver concluso che in
infermeria ci finissero più che altro i dipendenti che non
reggevano lo stress del lavoro.
Il
collega dell'ufficio progetti propose ad Alba di andare a casa, ma
lei notò i sorrisetti maligni sulle labbra dei colleghi più
pettegoli e rifiutò l'offerta.
“Grazie,
Vincenzo, ma adesso sto bene”.
“Sicura?”.
“Si,
davvero, è tutto ok, voglio tornare nel mio ufficio!”.
“Va
bene, ma tra mezz'ora chiamami e confermami che è tutto a
posto. Marzia per favore accompagnala”.
Tornando
in ufficio Alba si rese conto che la tensione non si era ancora
allentata, i colleghi continuavano a commentare l'accaduto e intorno
alla macchinetta del caffè un capannello di persone discuteva
la dinamica degli eventi.
Una
collega dell'Ufficio personale arrivò in coppia con la sua
inseparabile amica dell'Ufficio commerciale e con l'aria di chi sta
per rivelare lo spoiler del secolo esclamò “Non vi
immaginerete mai cosa ho saputo!”.
La
ragazza ottenuta l'attenzione desiderata sussurrò “Indovinate
chi era il passeggero del taxi investito dall'ambulanza...”
fece una piccola pausa ad effetto e poi rivelò “Molinesi!
E a quanto pare si trova in stato di coma al S. Eusebio!”.
Si
levò un “Evvaiiii!!” corale seguito da un silenzio
imbarazzato.
I
presenti, evitando di guardarsi negli occhi, si dileguarono
bofonchiando qualche “Beh, vado... E' tardi, devo timbrare...”.
Arrivata
in ufficio Alba ringraziò Marzia e si avvicinò alle
finestre, il tetto del palazzo in costruzione era deserto e in strada
erano rimasti solo gli ultimi curiosi e alcuni Carabinieri che
stavano finendo di delimitare la zona della disgrazia.
Improvvisamente
si ricordò che doveva chiamare un fornitore, nello stesso
istante squillò il telefono, Alba rispose e commentò
stupita “Signor Guidotti? Che sorpresa, stavo pensando proprio
a lei!”
#
Azaele
atterrò sulle riva dell'Acheronte guardandosi intorno
speranzoso, aveva appena trovato il modo per togliersi dai guai, non
era raro infatti che qualche indisciplinato collega abbandonasse la
sua “consegna” sulla riva del fiume senza preoccuparsi di
affidarla personalmente a Caronte che regolarmente si infuriava e
inviava messaggi di protesta agli Arcidiavoli denunciando che “Ancora
una volta mi ritrovo costretto ad interrogare un "utente"
sprovvisto di accompagnatore al fine di verificarne il Girone di
destinazione! Ricordo che tra le mie mansioni non vi è la
valutazione del curriculum del peccatore e pertanto non mi assumo
alcuna responsabilità in caso di errori di consegna”.
Caronte
sapeva molto bene che l'utilità di tali comunicazioni era di
poco inferiore allo zero periodico, ma non voleva rinunciare al suo
sacrosanto diritto di far presente ai piani alti tutte le
inefficienze a cui era costretto a mettere una pezza da milioni di
anni!
Azaele
notò l'anima di un uomo in giacca e cravatta che si guardava
intorno con aria sperduta, sogghignò e avvicinandosi gli
domandò in tono amichevole “Salve, serve una mano? Mi
sembri un po' in difficoltà!”.
#
Azaele
si alzò in volo soddisfatto, ci sarebbero voluti secoli prima
che qualcuno si accorgesse che non era lui l'addetto all'anima che
aveva appena consegnato a Caronte e a quel punto non sarebbe
importato più a nessuno, sempre ammesso che qualcuno se ne
accorgesse.
Volò
fino all'ufficio della ragazza che somigliava tanto ad Alba e quando
lo vide vuoto fu preso dal panico, ma dov'era finita?
Poi
sentì un impiegato occhialuto spiegare ad un collega che Alba
non era ancora rientrata dall'infermeria.
Il
demone trasalì, l'uomo aveva chiamato la ragazza dagli occhi
verdi "Alba".
"Non
può essere solo una coincidenza" pensò "questa
volta l'ho ritrovata davvero!".
Ma
l'infermeria dove poteva essere?
Girellò
per una decina di minuti tra scale e uffici quando finalmente notò
una mappa dello stabilimento.
“Una
cosa simile sarebbe utile anche da noi” pensò Azaele che
regolarmente si perdeva tra i cuniculi infernali e si trovava
costretto ad interrompere il tormento di qualche dannato per chiedere
indicazioni.
I
dannati in genere lo guardavano stravolti e poi gli rispondevano con
un urtante sorrisetto di scherno, qualcuno si prendeva anche la
soddisfazione di fornirgli le indicazioni sbagliate per ridere alle
sue spalle.
Azaele
però non se la prendeva più di tanto, in fondo che male
c'era se quei poveretti si concedevano un breve momento di allegria
in un'eternità di tormenti.
Studiò
con attenzione la mappa e una volta individuata la posizione
dell'infermeria si materializzò direttamente lì.
Alba,
si stava riprendendo proprio in quel momento, guardò verso di
lui e domandò "Chi sei? Ti conosco?".
Ma
prima che Azaele riuscisse a rispondere la ragazza fu distratta da
una donna alta e alquanto robusta che ostruì completamente la
visuale del demone.
“Ma
che palle! Proprio ora che mi aveva notato” pensò,
alzandosi leggermente in volo e cercando di attirare di nuovo
l'attenzione della ragazza facendole un cenno di saluto accompagnato
da un sorriso un po' ebete.
Ma
niente, ormai Alba non sembrava più in grado di vederlo.
“Probabilmente
mi vede solo quando non è del tutto cosciente! Anche un attimo
prima di svenire ha visto sia me che Michele, ne sono sicuro”
rifletté Azaele rattristandosi al ricordo del litigio con
l'amico, non poteva credere che la loro secolare amicizia si fosse
interrotta così bruscamente.
No,
non era possibile, avrebbe trovato il modo di farsi perdonare da
Michele, ne era sicuro... prima però doveva avvicinare Alba e
farsi riconoscere.
Ma
come?
Ormai
era una donna del ventunesimo secolo e malgrado quello che aveva
detto Michele, era improbabile che si ricordasse di lui e della vita
precedente in cui si erano incontrati.
Apparire
nella sua forma diabolica era assolutamente da escludere, l'avrebbe
traumatizzata per sempre.
Presentarsi
nella sua forma umana e domandarle “Ciao ti ricordi di me?”
Lasciamo
perdere, era il tipico approccio da maschio senza fantasia. Lo
avrebbe liquidato in mezzo secondo.
Seguirla
fino a casa cercando di farsi notare?
Meno
che mai, avrebbe fatto la figura dello stalker demoniaco.
Trasferirsi
a casa sua e cercare di abituarla alla sua presenza prima di
apparirle?
Si
vabbè, più che un romantico tentativo di riconquistarla
sarebbe sembrata la trama dell'Esorcista1!
Azaele
sbuffò "Eppure un modo per avvicinarla senza spaventarla
ci deve essere!".
Mentre
rifletteva sul da farsi, aveva cominciato a seguire Marzia e Alba tra
i corridoi della Ditta.
Arrivato
alla macchinetta del caffè una voce allegra lo distrasse dai
suoi pensieri "Ehilà, Azaele, sei in cerca di
conquiste?".
Il
demone si voltò e riconobbe due colleghi "Conquiste?"
domandò fingendo di non capire.
"Dai
non fare il timido, lo sappiamo tutti che voi del secondo girone
avete un debole per le belle ragazze umane!" ridacchiarono i
colleghi strizzandogli l'occhio.
Azaele
pensò che fosse meglio stare allo scherzo, se avesse cercato
di negare avrebbe rischiato di insospettirli e di attirare la loro
attenzione su Alba.
"Vabbè,
che male c'è se tra un ritiro
e l'altro si organizza un giochino a tre per rilassarsi?".
"Hai
proprio ragione!" risero i colleghi divertiti.
In
quel momento sentì una giovane umana comunicare una notizia
piuttosto interessante agli impiegati riuniti davanti alla
macchinetta del caffè.
Il
tizio che aveva posseduto poche ore prima, il passeggero del taxi,
svolgeva un incarico proprio nell'azienda di Alba.
Notizia
ancora migliore: al momento non poteva continuare a svolgere tale
incarico perché era stato portato in coma all'ospedale S.
Eusebio.
Eccola
lì la soluzione al suo problema!
L'anima
di un umano in coma lasciava il corpo e rimaneva sospesa nel limbo
fino al suo risveglio, il che significava che avrebbe potuto
impossessarsi del corpo di Molinesi, avvicinare Alba, conquistare la
sua fiducia, risvegliare i ricordi della vita precedente e infine al
momento giusto abbandonare il corpo dell'umano e riacquistare il suo
vero aspetto. A quel punto lei finalmente...”
Il
demone sospirò al pensiero di Alba che lo stringeva di nuovo
tra le braccia.
Sorridendo
si smaterializzò senza neanche salutare i due demoni che
osservarono perplessi il suo sorriso soddisfatto aleggiare nell'aria
ancora per qualche secondo e poi si diressero ognuno verso l'ufficio
del proprio utente.
#
Azaele
si materializzò davanti al Pronto Soccorso del S. Eusebio, si
concentrò per assumere un’espressione il più
disperata possibile quindi entrò e si diresse verso la
reception.
“Mi
scusi” domandò all'infermiera “mio fratello, il
Sig. Molinesi è stato appena portato qui in coma per un
incidente terribile dove si trova?”
La
donna diede una breve scorsa al registro davanti a lei “Chirurgia
d'Urgenza piano terra, camera 10, corridoio a sinist… Ma dov'è
finito?" si chiese guardandosi intorno stupita.
Azaele
volò veloce come un fulmine tra i corridoi del reparto di
chirurgia d'urgenza, svoltò l'angolo dell'ultimo corridoio che
lo separava dalla camera numero 10 e si fermò bruscamente.
Poco
più avanti un angelo dall'aria contrita subiva una ramanzina
da un altro angelo più anziano e dal profilo vagamente
dantesco.
“Ariel
e Ysrafael? Per la miseria, questo è un problema!” pensò
Azaele nascondendosi dietro l'angolo e sporgendosi leggermente per
ascoltare il dialogo tra i due angeli.
“Soprattutto
da uno con la tua esperienza, proprio non mi sarei aspettato un
simile errore... me lo posso aspettare da Michele, che purtroppo è
sempre accecato da quella assurda amicizia, ma da te?”
“Mi
dispiace Ysrafael, so di non avere scuse, ma ti assicuro che mi sono
distratto solo per un attimo e all'improvviso è scoppiato il
finimondo. Ho visto Michele che cercava di fermare Azaele e davvero
non ho capito cosa stesse succedendo finché quel piccolo
bastardello mi ha posseduto l'utente
e...”.
“Basta
così Ariel, come hai potuto distrarti? Sai molto bene che
questo tipo di umani sono i più inclini a tendere verso i
nostri avversari, i più difficili da portare dalla nostra
parte e i più facili da perdere!”
Azaele
sorrise soddisfatto, Ariel era un insopportabile presuntuoso e
trattava sempre Michele con sufficienza, scoprire di averlo messo in
difficoltà era un vero piacere.
Ma
ora c'era un grosso problema da risolvere, come avrebbe potuto
insinuarsi nel corpo di Molinesi e uscire dall'Ospedale senza che i
due angeli se ne accorgessero?
Le
sue riflessioni furono interrotte da una potente pacca sulla spalla
che lo fece volare contro il muro.
“Regazzino,
che ci fai qui?” gli domandò un possente diavolo
osservandolo divertito mentre si rialzava intontito. Il diavolo, alto
quasi due metri, indossava un gilet di pelle nero
direttamente sul petto nudo ricoperto di peli rossi, Jeans neri
attillati e stivali neri “western” El Charro che Azaele
non aveva più visto indosso a nessuno almeno dai primi anni
novanta.
“Razel?
E tu che ci fai? Da quando ti hanno assegnato ai recuperi?”
rispose massaggiandosi la fronte.
“Di
un po' davvero ti sembro il tipo che può farsi destinare ai
recuperi? Io non sono un imbranato come te, regazzino! Sono qui per
rubare sotto il naso di quell'algido fighetto di Ysrafael un po' di
anime, è una cosa che lo fa imbestialire! Uhahahahahah!”
Azaele
ridacchiò, Razel e Ysrafael si rubavano vicendevolmente le
anime da millenni, da molto prima che fosse creata Roma.
“Non
mi hai ancora spiegato che ci fai qui, a proposito dov'è il
frocetto biondo che ti para sempre le spalle?” domandò
Razel guardandosi intorno.
“Non
lo so dov'è, anche lui ha i suoi impegni e comunque piantala
di offenderlo!” lo apostrofò Azaele avvicinandosi con
aria di sfida.
“Altrimenti?”
rise Razel afferrandolo per la collottola e scuotendolo come un
pupazzo.
“Come
si arrabbia il piccoletto, quando gli toccano il fratellino biondo!”.
“Lasciami
Razel!".
“Tu
dimmi cosa ci fai qui e io deciderò se lasciarti o meno!”
“V…
va bene, hai vinto!“ balbettò Azaele mezzo soffocato.
“E
bravo il piccoletto, lo sai che con me non devi scherzà,
allora che sei venuto a fare qui?” disse Razel riportandolo a
terra e allentando un po' la presa.
“Io...
sono venuto per quel fesso di Ariel”.
“Ariel,
intendi il damerino che sta subendo la ramanzina di Ysrafael?”
“Si,
è dai tempi delle Termopili che non ci sopportiamo, è
un presuntuoso spaccaballe”
“E
quindi?” domandò Razel.
“Quindi
ho pensato di fregargli un utente in coma prendendomi il corpo
fintanto che l'anima è sospesa nel limbo, così quando
il tizio si sveglia lo consegno direttamente ad uno dei nostri
ragazzi delle custodie
speciali. Tanto
alla fine chi può dimostrare che la procedura non è
stata seguita correttamente?” Azaele evitò di spiegare
il suo vero obiettivo, Razel aveva conosciuto Alba e non era certo il
caso che venisse a sapere che la ragazza era tornata, almeno per il
momento.
“Regazzì…”
commentò Razel divertito “Nonostante tutto, tu mi
sorprendi sempre!”.
"Allora
mi lasci andare adesso?".
Razel
mollò finalmente il collo di Azaele e concluse con un sorriso
complice "Se vuoi fregare un corpo datti una mossa, non riuscirò
a distrarre quei due damerini a lungo, Ysrafael a differenza di Ariel
non è affatto un fesso!"
Nota
1: L'esorcista (1973) di Wlliam Friedkin
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