La cicatrice

di Lev_siberialion
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Tirò su con il naso il moccolo. Sentiva freddo nonostante il caldo della savana e il sole abbagliante. L'acqua nella pozza pareva consolarlo con il gracidare delle rane e i salti dei grilli. Un ragno attendeva sulla sua ragnatela, che un malcapitato vi si posasse. Un raggio di sole ne mostra l'intelaiatura, perfettamente geometrica. Il silenzio venne rotto da un'altro pianto e si lavò con l'acqua lordando il laghetto di una goccia di rosso. Riusciva a tenere aperto solo un occhio, ma parecchie volte dovette chuderlo per resistere al bruciore.

Si specchiò e ciò che vide, non era lui. Dov'era finito il freddo cucciolo che aveva attentato alla vita di suo fratello? Una presenza lo chiamò "Taka...", ma non si girò a guardare. "Taka, quello che hai fatto non è da te! So che sei intelligente, più di chiunque altro, ma non è questo il modo di mostrare te stesso. Mi hai sempre stupita per le tue intuizioni, per i tuoi piani di caccia con cui siamo riusciti ad abbattere prede pericolose". Uru lo strinse a se', e Taka le bagnò la pelliccia di acqua salata. "Perché nessuno mi vuole bene? Perché nessuno mi accetta? Solo perché sono diverso? O perché ho cercato di dimostrare il mio odio?", si staccò dall'abbraccio materno. osservando l'orizzonte: "Madre io vi voglio bene e ritengo che siate l'unico essere che creda in me. Ma ciò che dite non è forse perché siete colei che mi ha generato?". Uru rimase colpita da quell'accusa: "Taka io sono tua madre, è vero. Ti voglio bene come figlio, perché vorrei che tu facessi vedere il meglio di te! Non sei un assassino, né odi tuo fratello"
"Mio fratello è muscoloso, è forte, sa essere più veloce di me. Ciò che mi rende diverso è solo l'amore paterno" continuò a guardare l'azzurro del cielo che si fondeva con le ombre delle mandrie all'orizzonte. Uru non sapeva più che dire: "Fatti curare la ferita. Ne rimarrà una cicatrice" si avvicinò per pulire lo squarcio sull'occhio, ma venne respinta ancora: "Voglio che rimanga. Voglio che mio padre e mio fratello ricordino il momento in cui me la sono procurata! Ora lasciatemi solo, madre. Non potete capire l'offesa arrecatami. Mio padre dovrà ben ricordarsi di questa mossa: ferire il proprio figlio quasi rendendolo cieco! Un pazzo ho come padre! UN PAZZO!!!". Uru si spaventò a quelle parole e scossa, si sdraiò sull'erba guardando il figlio che aveva tanto voluto proteggere, lasciarla sola. Osservò suo figlio fuggire via, e iniziò ad esterniare tutta la frustrazione e i fallimenti da madre. 

Quella sera Taka non tornò. Ahadi mandò le leonesse a cercarlo, ma nessuno riuscì a trovarlo. "Mufasa, dovrai stargli vicino quando sarai il re. Non rifiutarlo per il suo comportamento. Sono certo che cambierà: è solo arrabbiato con me". Il giorno dopo, Taka ritornò. Suo fratello gli rivolse un sorriso tiepido, avvicinandosi: "Taka...", ma venne interrotto. "Mi chiamo Scar, ora. Ringrazia nostro padre per questo battesimo". Gli diede le spalle e più freddo che mai, trovò una piccola caverna lontana dalla rupe.




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