Estratti di una convivenza (in)civile

di Marauder Juggernaut
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Note autrice: Ciao, sono Marauder Juggernaut e non mi ricordo più come si scrive qualcosa. Ho impiegato tre anni a ritrovare la voglia di riprendere in mano tutto questo e temo che suddetta voglia non rimanga ancora a lungo...
Ma se vi piace, buona lettura.
M.J.




Scuola
 
Crocodile incrociò le braccia al petto, cercando di ignorare tutte le occhiatine che le giovani madri lì attorno gli lanciavano. Finse di non notare tutti gli sguardi delle donne che scorrevano dai bicipiti che tiravano il cotone della camicia ai pantaloni che gli fasciavano divinamente il fondoschiena.
Era solo il quinto giorno che Law aveva cominciato la nuova scuola e già quel sensuale interrogatorio silenzioso era diventato irritante. Non capiva cosa ci fosse di così strano nel vedere un padre che attendeva l’uscita da scuola del figlio. Già stava cercando di capire che dinamiche frullassero in testa a quelle pettegole: forse pensavano che fosse la “moglie” che lavorava e lui che badava alle faccende domestiche, oppure che fosse single. Come potessero anche solo immaginare una cosa del genere era un mistero, visto come suscitava l’interesse delle donne con la semplice presenza.
La campanella di fine scuola suonò per fortuna del Coccodrillo, che pregò davvero che Law facesse in fretta ad uscire: prima tornavano alla macchina e meglio era. La macchina era un’ottima scappatoia: da quel giorno in avanti avrebbe parcheggiato poco distante dai cancelli della scuola e aspettato il figlio in macchina per evitare tutti quegli occhi indiscreti.
I bambini cominciarono a uscire lentamente e il Coccodrillo ringraziò il cielo che Law fosse tra i primi, così non si sarebbe dovuto sorbire ulteriormente sguardi poco innocenti.
Tutto accadde così velocemente: mentre Law si stava avvicinando a lui con la solita aria annoiata che lo contraddistingueva, una donna alta e magra e dai tratti quasi equini di avvicinò con un sorriso zuccheroso.
«Lei è il padre di questo bambino?» ma prima che Crocodile potesse ribattere ironico per la stupida ovvietà detta, un braccio muscoloso si avvinghiò al suo collo e alle sue spalle e una voce fin troppo conosciuta rispose al posto suo.
«Sì, siamo i padri di questo bambino» confermò sicuro Doflamingo, trascinando Crocodile contro la sua bocca per un bacio tutt’altro che casto che, sentendo i gemiti sconvolti, scandalizzò tutte le madri presenti e fece allontanare quella che si era avvicinata.
«Ehw, dovete farlo proprio qui?» protestò Law che li aveva raggiunti e Crocodile, ormai sazio di quel bacio, si allontanò dal compagno per prendere lo zaino del figlio e dargli ragione: non era il caso, anche se di certo aveva stroncato sul nascere ogni tentativo di avance.
Crocodile si mise la cartella in spalla. «Perché sei qui?» domandò Crocodile squadrandolo da capo a piedi.
Doflamingo fece le spallucce: «Ho staccato prima dal lavoro … allora, Law» disse rivolgendosi al figlio «ti va di andare a prendere un gelato?».
Il bambino annuì serio. «Basta che non facciate più quella cosa…».
Povero ingenuo.

 




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