Titolo: Il
mio eroe
Autore:
Liberty89
Genere: Fluff
Rating:
Verde
Personaggi:
Midoriya Izuku, Uraraka Ochako
Avvertimenti:
One-shot, Het
Note dell’autore:
Buon giorno e buona Pasqua a tutti! Torno in questa categoria per una
challenge che ho reinventato su facebook, la #SixFanfiction,
convertendo quella sulle fanart per i disegnatori: ho chiesto di
assegnarmi sei personaggi/ship su cui avrei scritto una breve
fanfiction. In questo caso, mi era stata chiesta una fic sulla
IzukuOchako. Non è la mia coppia preferita, ma è
stato bello scriverci su :3 Spero che vi piaccia! Buona
lettura!
Disclaimer: i personaggi di questa
fic non mi appartengono e la fic non è stata scritta a scopo
di lucro.
Il mio
eroe
Chissà come, erano rimasti solo loro due nel dormitorio, gli
altri avevano preferito uscire. Lui aveva perso giorni di lezione per
via di un’influenza, quindi preferiva recuperare gli appunti
persi, mentre Uraraka sembrava non stare troppo bene e aveva deciso di
restare in camera sua a riposare.
Guardando l’orologio, Izuku vide che si era fatto tardi e che
l’ora di pranzo era passata da un po’.
Così lasciò la scrivania e si diresse verso la
stanza della compagna per chiederle se avesse preferenze di qualche
tipo. Si portò una mano al mento e prese a riflettere su
cosa avrebbe potuto cucinare e perso a rimuginare non fece molto caso a
ciò che aveva attorno.
“Deku-kun!”
Il ragazzo si fermò di colpo, perché era certo di
aver sentito chiamare il suo nome. “Uraraka-san?”
“Deku-kun, aiutami!”
Il ragazzo si guardò intorno. “Lo farei
volentieri, ma… dove sei?”
“Qua sopra, sul soffitto!”
Alzato lo sguardo, Izuku trovò davvero la compagna di
scuola: se ne stava aggrappata al soffitto come se si trovasse
appigliata a qualcosa per timore di cadere. “Uraraka-san,
perdonami, ma cosa fai là sopra? Come ci sei
finita?”
Un forte colpo di singhiozzo gli rispose con prontezza. Ochako
sussultò e cadde con un urlo addosso a Midoriya, che
finì schiacciato sul pavimento.
“Deku-kun! Scusami! Scusami tanto!” La ragazza si
alzò subito in piedi, aiutando il compagno a fare lo stesso.
“Stai bene? Ti sei fatto male?”
“Nulla di grave, non preoccuparti.”
Assicurò Izuku, passandosi una mano sulla nuca.
“Tu piuttosto, cos’è successo?”
“… Mi è venuto il
singhiozzo.” Ammise, rossa in viso e senza il coraggio di
guardarlo negli occhi. “Mi è venuto il singhiozzo
e non riesco a controllare il mio Quirk. Appena mi viene-”
Singhiozzò di nuovo e il suo corpo prese a galleggiare,
volando verso il soffitto del corridoio. Midoriya però fu
lesto e afferrò le sue mani, intrecciando le loro dita per
trattenerla meglio senza farle male.
Ochako arrossì un poco a quel contatto. Lei e Izuku non si
erano mai toccati in un modo tanto intimo, lo desiderava
così tanto e da così tanto tempo poter camminare
mano nella mano con le dita intrecciate.
“Perdi il controllo sulla gravità del tuo
corpo.” Completò Midoriya, senza far caso al
tormento della ragazza. “È successo altre
volte?”
“Quando ero bambina, ma durava un paio d’ore al
massimo.” Spiegò. “Solo una
volta-”
Altro singhiozzo che le restituì la gravità
all’improvviso, però stavolta atterrò
in piedi grazie alla velocità di reazione del compagno di
classe, che lasciò una delle sue mani e la tirò a
sé con il braccio, riuscendo a mantenere entrambi in
posizione eretta.
Il viso di Uraraka Ochako andò a fuoco. Erano vicini. Troppo
vicini. Come faceva il suo compagno a essere così
tranquillo? Di solito era timido quanto e più di lei, forse
non se n’era reso conto, preso com’era
dall’aiutarla? Doveva essere così,
pensò.
“Scusami, sono stato troppo brusco?”
“Eh? No! No affatto!” Rispose rapida lei,
scostandosi un poco dal ragazzo. “Grazie, Deku-kun.”
Midoriya le sorrise e solo in quel momento si rese conto di avere
ancora un braccio attorno ai suoi fianchi. Bastò il
collegamento di una sola sinapsi e anche il suo volto divenne rosso
fino alla punta delle orecchie.
“Ah, ecco, prego.” Balbettò, prima di
schiarirsi la voce e riprendere un contegno. “Stavi dicendo
che una volta…?”
Uraraka sbatté le palpebre per un attimo, persa nella
propria mente ingolfata. “Sì, giusto. Una volta
è capitato che non passasse da solo e mio padre ha dovuto
spaventarmi.”
“Oh, capisco. Quindi bisognerebbe sorprenderti in qualche
modo.” Ragionò Izuku, incrociando le braccia e
mettendosi a riflettere.
“Esatto, speravo tornassero gli altri per chiedere aiuto. Non
volevo disturbarti sapendo che stavi studiando.”
“In effetti tra i nostri compagni di classe ci sono molti che
farebbero al caso nostro.” Rise lui.
“Però dovevi chiamarmi, Uraraka-san. Niente
è più importante della tua sicurezza.”
Per l’ennesima volta, Ochako sentì il suo viso
scaldarsi, era certa di avere l’aspetto di un pomodoro molto
maturo. Izuku non si rendeva conto di quanto fossero importanti le sue
parole, di quanto significassero per lei.
Una mano sulla spalla le fece alzare lo sguardo su quello verde
dell’altro. “Non preoccuparti, sono qui con te.
Risolveremo tutto.”
Ed eccolo lì. Lo sguardo che l’aveva fatta
innamorare a poco a poco di Izuku Midoriya: intenso, specchio perfetto
della determinazione che lo spingeva a dare il massimo in tutto
ciò che faceva, lo sguardo di un eroe.
Un nuovo singhiozzo interruppe l’idillio e lei riprese a
galleggiare con un piccolo strillo di sorpresa.
“Deku-kun!”
“Uraraka-san!”
Questa volta, Izuku fu ancora più veloce di prima grazie al
proprio Quirk, ma forse -volutamente o meno non è dato
saperlo- ci mise un po’ troppo impeto. Tirò la
compagna verso di sé e le loro labbra si toccarono,
premendosi le une sulle altre.
Il tempo sembrò congelarsi in quell’attimo assieme
a loro, immobili e con lo sguardo fisso in quello dell’altro,
mentre i piedi di Ochako tornavano sul pavimento senza un suono. Ochako
era incredula, stupita, e tantissime altre cose tutte insieme. Il cuore
le batteva forte nel petto, ma regolare e… calmo. Non aveva
motivo di agitarsi, era con Deku, il suo eroe, andava tutto bene.
Al contrario, Izuku ci mise un secondo ad andare nel panico. Quel bacio
gli sarebbe costato la vita, se lo sentiva. Non ne sapeva molto delle
ragazze, ma sapeva per certo che non sempre reagivano bene a
questi… incidenti. Le piaceva Uraraka, d’accordo,
ma non era così che voleva che andassero le cose. Sua madre
gli aveva sempre detto di essere un gentiluomo, di non saltare addosso
alla ragazza che gli piaceva. Insomma, aveva sbagliato tutto su tutta
la linea.
Iniziò a sudare freddo e si allontanò tremante
dalla compagna, che invece rimase lì ferma a sbattere le
palpebre. “Ti-ti prego perdonami, Uraraka-san! Mi dispiace!
Non volevo-”
“Va bene.”
Unì le mani davanti al viso e chiuse gli occhi, in segno di
scuse, era pronto a prostrarsi in ginocchio per supplicare di non
essere pestato. “Come?”
Si azzardò a guardarla e smise di respirare. Era rossa sulle
guance e schivava di continuo il suo sguardo, timida, mentre giocava
con una ciocca di capelli. Era certo che il suo cuore avesse sussultato
per un attimo, la sua testa invece continuava a dirgli
“bellissima”.
“Va bene, non… non mi è dispiaciuto. A
te sì?”
“Sì! Cioè, no! Ecco, non doveva andare
così!”
Gli sorrise e la trovò ancora più bella di prima.
“E come doveva andare?”
Il bacio successivo era perfetto per entrambi, come anche il terzo e
quello dopo ancora. Rimasero lì in mezzo al corridoio a
scambiarsi baci e sorrisi, timidi e un poco imbarazzati, dimentichi del
singhiozzo e del pranzo. Ma soprattutto ignari del pubblico che si era
radunato dietro l’angolo.
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