Peter Minus
A
reason to be brave – not
“Forse i signori Potter e Black potrebbero anche insegnarle
qualcosa, invece di limitarsi a trascinarla nelle loro malefatte,
signor Minus.”
Peter non può far altro che deglutire, senza osare incrociare
gli occhi – pieni di disappunto, ne è certo – della
McGranitt. La donna passa presto oltre il suo banco, pronta a valutare
il lavoro di altri studenti. Lui mantiene lo sguardo fisso sul suo
misero tentativo di trasfigurazione, stringendo i pugni fino a
conficcarsi le unghie nei palmi.
~
“Guarda, guarda, è James Potter!”
“Oh, ecco anche Black! Sono proprio incredibili, quei due.”
“Perché non ci notano? Ho deciso, chiederò a Potter di uscire!”
“Ma dai, mica ti chiami Evans.”
James e Sirius non fanno caso ai commenti bisbigliati intorno a loro
– Peter non dubita che non li abbiano proprio sentiti: lui
sì, però. Lui sente tutto, ogni complimento e risatina
imbarazzata che la presenza dei suoi amici provoca. C’è
anche lui, accanto a loro, ma nessuno sembra notarlo – Potter e Black, James e Sirius,
hanno tutti occhi soltanto per loro. Sempre loro. È sgradevole,
ma Peter non riesce realmente a biasimare gli ammiratori dei due
– anche lui lo è. Stima molto James e Sirius, essere loro
amico lo rende orgoglioso. Li ha notati subito, al primo anno: gli ci
è voluto poco per capire che sarebbero divenuti grandi e si
è assicurato di essere al loro fianco. Non immaginava che sarebbe stato così frustrante.
“Terra chiama Codaliscia! Che ti prende?”
Si riscuote; non ha sentito nulla di ciò che James deve avergli
detto. Sorride imbarazzato. “Scusa, ci sono. Che dicevi?”
“Pensavi a una ragazza?” si intromette Sirius, scrutandolo a un soffio dalla sua faccia.
“Sciocchezze” mormora Peter. Come se fosse possibile vedermi, accanto a voi.
~
Avrebbe dovuto seguire l’esempio di Remus e non andare.
Perché non è rimasto al castello? Certo, non aveva
nessuna intenzione di passare il pomeriggio sui libri, ma osservando
la scena davanti a lui pensa che forse non sarebbe stato così a
disagio: Lily, che ha finalmente acconsentito a uscire con James,
è costretta a dividere le attenzioni del ragazzo con Sirius,
intento a raccontare chissà che cosa al migliore amico di sempre.
Lui è rimasto indietro – non è da solo, in
realtà, ma è come se lo fosse. Nessuno gli fa mai caso,
né saprebbe come iniziare una conversazione.
“Fa sempre così, Black?”
Quasi l’ignora, pensando di aver solo immaginato la domanda.
Quando infine realizza, Peter si volta stupito verso la ragazza al suo
fianco – probabilmente la sorpresa gli si legge in faccia,
perché l’amica di Lily scoppia a ridere.
“Scusami, avevi un’espressione buffa.”
Peter non risponde; sente il calore invadergli il volto, s’immagina rossissimo. Una volta che una ragazza parla a lui
– l’argomento è Sirius però, suggerisce un
pensiero traditore – il suo cervello smette di funzionare. Perfetto.
“Ti senti bene, Peter?”
Rispondi, rispondi, rispondi!
“Sì”, riesce a balbettare infine. “Fa un
po’ caldo” aggiunge, senza riuscire a fermarsi, recitando
la prima scusa che gli viene in mente per il proprio strano
comportamento. Facevo meglio a stare zitto.
“Sei rosso, in effetti” nota lei, squadrandolo. “Vuoi
qualcosa da bere? Scommetto che quei tre” – accenna col
volto a Lily, James e Sirius – “non si accorgerebbero
neanche della nostra assenza.”
Peter annuisce, metabolizzando solo qualche attimo dopo quel che è appena successo – Marlene McKinnon gli ha proposto di andare a bere qualcosa, da soli, e lui ha detto di sì.
“Bene” conclude Marlene, sfoggiando un ampio sorriso. Si
avvia verso i Tre Manici di Scopa, invitandolo a seguirla con un
occhiolino. I loro amici, in effetti, sembrano non notare i loro
movimenti e proseguono battibeccando.
Più tardi, mentre ascolta Marlene davanti a un boccale di
Burrobirra, si dice che aveva torto: non restare a studiare con Remus
è stata un’ottima decisione. Ride a una battuta scherzosa
della ragazza e forse è l’alcool – forse il sorriso più bello che gli sia mai stato rivolto
– ma riesce finalmente a parlarle, risponde agli aneddoti e ne
aggiunge qualcuno suo. Le sue avventure coinvolgono tutte Sirius, James
e Remus e anzi lui ne è raramente protagonista, ma a lei non
sembra importare.
Quella sera, in Sala Comune, non presta ascolto al resoconto della
giornata dei suoi amici né nota gli sguardi ammiccanti che gli
rivolgono a turno James e Sirius. Si sente leggero, come mai prima, e
non riesce a focalizzare la sua attenzione su qualcosa di diverso dalle
parole che gli ha rivolto Marlene prima che si separassero:
“Dovremmo rifarlo.”
~
“Davvero ti piaccio?”
“Devo essere proprio pessima, se ti ho lasciato il dubbio.”
Marlene gli strizza l’occhio, ma Peter non raccoglie la battuta.
“No, è che…” inizia esitante. “James e
Sirius sono fantastici, capisco perché li ammirino tutti. Io,
invece…”
Lei scuote la testa, piegando le labbra in un sorriso dolce.
“Quante cose diventano belle quando le guardi da vicino”
afferma semplicemente, azzerando la distanza tra i loro volti.
È il suo primo bacio, e d’un tratto tutte le sue
incertezze gli sembrano incredibilmente stupide. Risponde, assaporando
il contatto. Marlene sa di burro e fragole; non ha mai assaggiato nulla di più buono, decide.
Quando si separano, insieme alle farfalle percepisce una determinazione
nuova, mai provata prima. Allora capisce: i suoi amici, la sua
famiglia… nessuno di loro importa più, ora che ha
Marlene. Lei è l’unica in grado di comprenderlo,
l’unica che lo conosca realmente.
Farebbe qualsiasi cosa per il suo bene: si sente pieno di coraggio, per
la prima volta con tanta forza. Forse è per questo che il
Cappello ha optato per metterlo in Grifondoro, ipotizza; senza osare
ammetterlo, se l’è in fondo sempre chiesto. Lui non
è come James o Sirius, né come Remus che lotta con
sé stesso da tutta la vita.
Ma se Marlene è al suo fianco, anche lui può essere coraggioso.
~
“Protego!”
Lo scudo evocato da James gli salva la vita, ma il suo sguardo corre in
un’altra direzione: Marlene ha evitato l’anatema del
Mangiamorte avversario ed è riuscita a schiantarlo. Rilascia il
fiato che ha trattenuto per lo spavento.
“Non distrarti, Codaliscia” lo esorta James, scagliando una
maledizione contro un avversario. “Per il prossimo attacco uno
scudo potrebbe non bastare.”
Peter annuisce controvoglia, rialzandosi. Formula vari schiantesimi, di
cui solo uno va a segno. Stringe i denti. Com’è finito in
questa situazione? Non ha mai voluto la guerra. Lord Voldemort gli sta
rovinando la vita, soprattutto dal momento che i suoi amici e Marlene
sono voluti entrare nell’Ordine della Fenice. Come se battersi
fosse la soluzione; il Signore Oscuro è troppo potente. Solo
Silente potrebbe misurarsi con lui, ma per qualche motivo questo non
accade. Si sente pieno di odio, Peter: questa non è la sua battaglia, non dovrebbe essere la loro.
James, Sirius e Marlene appartengono a famiglie prestigiose, lui stesso
è un Purosangue; Remus è un licantropo, molti suoi simili
si sono alleati con Lord Voldemort. L’unica Nata Babbana è
Lily, ma Peter è certo che si potrebbe persuadere il mago oscuro
a chiudere un occhio al riguardo. Naturalmente è orribile
ciò che i Mangiamorte fanno ai Babbani, ma non è giusto
che debbano essere loro a morire per difenderli. I Babbani non sanno
nemmeno della loro esistenza! E poi li conosce: nessuno di loro
sprecherebbe un “grazie” anche se sapessero, troverebbero dovuto il sacrificio dei maghi. Non è giusto, continua a ripetersi mentre scaglia una maledizione dopo l’altra.
“È finita, Pet.”
Si volta di scatto: a parlare è stata Marlene, la voce molto
più roca del solito. Dopo essersi assicurato con un ultimo
sguardo che non ci siano più avversari in vista – i
Mangiamorte devono essersi ritirati, messi alle strette –,
abbassa la bacchetta e si lascia sfuggire un sospiro sollevato.
Un’altra battaglia è andata, lui e Marlene ce l’hanno fatta ancora – sono vivi. Quante volte potrà continuare a dirlo? Stringe l’arma con rabbia improvvisa.
“Vieni da me, stasera?” propone Marlene, forse notando il suo nervosismo. Peter abbassa lo sguardo, annuendo.
La donna gli sorride triste. “Andrà meglio, vedrai”
mormora, tendendogli una mano. Un rapido cenno a James e agli altri e
si smaterializzano.
Forse per qualche ora riusciranno a dimenticare l’amarezza e le paure della guerra.
~
Non può star succedendo, non può – tende la mano verso la bacchetta a terra, o meglio tenta con tutte le sue forze di farlo. Non riesce.
È pietrificato, del tutto impossibilitato a compiere una
qualsiasi azione che non sia fissare con occhi pieni di terrore Lord
Voldemort che punta la bacchetta verso Marlene, disarmata, lanciando
una tortura dopo l’altra.
C’è un ghigno malvagio sul volto dell’uomo, puro
gelo. Peter non pensava si potesse ridere emanando tanta freddezza, ma
non è questo che gli preme al momento.
Nessuno l’ha mai davvero apprezzato, prima di lei. Non a casa,
con sua madre che per anni ha temuto che si rivelasse un magonò;
non a Hogwarts, dove si è auto-relegato a essere l’amico
dei ragazzi popolari ma nient’altro. Lo studente sotto la
media, patetico a confronto con i giganti al suo fianco –
finché non l’ha incontrata. Marlene è stata la
prima – l’unica – a farlo sentire realmente speciale, degno di un po’ d’attenzione. Amato.
Marlene in un battito di ciglia è divenuta tutta la sua vita, solo ora si rende chiaramente conto di fino a che punto ciò sia vero. Non può vederla morire.
“Tieni molto a questa donna.”
Il sibilo lo raggiunge improvviso, il lampo verde ancora non reclama la strega.
Peter si ritrova a sperare con ogni fibra del suo essere che James, Sirius, chiunque arrivi e li salvi. Perché Silente non è qui?
“Nessuno arriverà in vostro soccorso, tantomeno Silente” lo informa Lord Voldemort con una secca risata. Ha violato la mia mente, registra meccanicamente. Come se importasse ora. “Ti hanno abbandonato, Peter.”
“Lascialo stare…” la voce di Marlene è fioca,
Peter la sente appena. Non capisce perché sprechi le sue energie
per contraddire il mago: le sue parole suonano terribilmente vere,
quale che sia il motivo i loro amici non sono lì.
“Peter, Peter. Sempre dietro i tuoi amici, non è vero? Non
sei meno abile, ma nessuno ti nota mai accanto a loro. Così
degni d’ammirazione e coraggio… eccetto quando serve
davvero, perché allora si guardano bene dall’esserci. Allora scelgono di lasciarti solo.”
Ogni frase è un sibilo vorticante che si fissa nella mente di Peter, diviene sua. Forse c’è sempre stata, sotto la superficie.
“Non ascoltarlo, Peter!” esclama debolmente Marlene.
Tossisce – sembra dolorante. Peter avverte una morsa spiacevole
all’altezza del cuore.
“Il piccolo Peter è da solo” prosegue Voldemort, una
smorfia di fastidio dipinta sul volto, “e da solo non può
far niente. Avada Kedavra!”
Un lampo verde; lo sguardo di Marlene si spegne per sempre. Peter non ha colto l'ultima, muta richiesta nel suo sguardo – nota solo il suo dolore.
L’attimo in cui la vita vola via dal corpo della donna è
lo stesso in cui Peter Minus va in pezzi, ogni sua certezza in frantumi.
“Gli esseri umani sono così fragili” sibila Voldemort, voltando le spalle al cadavere.
“Tu non vuoi fare la stessa fine, vero Peter? Non vuoi morire
senza un reale motivo. Cos’hanno mai fatto i Babbani per meritare
la tua vita?”
Peter non dice niente, lo sguardo fisso sui resti di Marlene. Nei
momenti amari non vedrà più il suo sorriso, non
gusterà il burro e fragola delle sue labbra – non sentirà più la sua voce, perché Marlene ha cessato di esistere. L’ha abbandonato anche lei, alla fine, per una stupida guerra che non li riguarda e non li merita. Forse non importa: presto morirà anche lui.
“Non devi morire per forza, Peter” afferma Voldemort,
facendosi più vicino. “Non amo versare tanto sangue puro
– donne sciocche come quella non mi lasciano scelta, ma tu sei
più sveglio di così, non è vero Peter? Tu non vuoi
morire per nulla.”
È vero, lui non vuole.
“Lavora per me – sii la mia spia. Silente non può
nulla, ma io posso salvarti ora. Non costringermi a spargere anche il
tuo sangue.”
Qualcosa in Peter si ribella. Sa cosa farebbe un Grifondoro nella sua situazione, sa cosa farebbe James: si rifiuterebbe con sdegno e si farebbe uccidere. Perderebbe la sua vita per nulla.
Ma che senso avrebbe morire ora? Marlene è morta. La sua vita
non ha più senso, ma non è giusto. Non doveva andare
così – Marlene non sarebbe dovuta morire, lui non dovrebbe morire. Rabbia e odio crescono in lui, soffocano la tristezza. Perché Silente ha lasciato che accadesse? Perché Silente non è qui, se è tanto potente?
“Farai questo per me, Peter?”
Incrocia gli occhi iniettati di sangue del Signore Oscuro e lo sa
– opporglisi non porterebbe a nulla. Non la riporterebbe
indietro, lo renderebbe solo l’ennesima vittima.
“Sì” mormora, chinando lo sguardo – una luce si spegne per sempre. “Lo farò.”
Marlene avrebbe voluto che vivesse, ne è certo.
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