Gioco di sguardi

di Yuliya
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Gioco di sguardi




 


Contesto:
Sala della Corona, l’attesa serata del ballo.
Il signor Knightley ha appena concluso le danze con Harriet Smith, salvandola da uno spiacevole imbarazzo causato dal signor Elton che si è rifiutato di invitarla a ballare. Emma si ritira in disparte per riflettere su quanto è appena accaduto e sondare così i suoi sentimenti.
 





George Knightley osservò Emma allontanarsi dal salone principale, l’impalpabile vestito bianco in stile impero ondeggiava sinuoso ad ogni suo accenno di passo, i delicati ricami floreali che si intrecciavano nella pregiata stoffa ne accentuavano la vita sottile e il collo da cigno. Attese giusto il necessario per non cadere nel volgare prima di seguirla a sua volta.
Emma stava appoggiata con la medesima grazia di una dea pagana al portone d’ingresso, i lineamenti perfetti erano offuscati dalla penombra del corridoio; i boccoli color del grano schiarito erano riccamente impreziositi da perle e rose schiuse. Solo il volto etereo emergeva, reso visibile per merito dei tremuli giochi di luce creati dal candelabro che riscaldava l’abitacolo.
George non appena l’ebbe raggiunta si profuse in un leggero inchino accompagnato da un morbido sorriso a illuminargli gli occhi cerulei, un’espressione, questa, che solo la presenza della giovane era in grado di suscitare. Emma non si scompose, ricambiando quasi divertita il gesto.
George le si affiancò, vi era solo un tenue spazio a dividere le loro membra ancora accaldate dal ballo appena concluso. Il corpo di Emma sprigionava come sempre una vitalità tale che George fu costretto a cercare sostegno nello stipite della porta per non accorciare maggiormente le distanze che si frapponevano tra loro e vi si lasciò scivolare quasi distrutto. Gli pareva assurdo come, ogni volta che i suoi occhi entravano in contatto con quelli di Emma, volesse azzerare quei maledetti centimetri che li separavano. George iniziava a notare quanto spesso questo evento stesse diventando irritabilmente ricorrente. Si impose quindi di rimanerle accanto e basta, come due vecchie conoscenze, senza intraprendere per primo la conversazione. E immaginava che il silenzio si sarebbe protratto a lungo, ma Emma non sembrava dello stesso avviso e scelse di rompere quel fragile equilibrio che si era venuto a creare.
“Grazie della vostra gentilezza con Harriet”  esordì Emma, la voce chiara e permeata di quella che immaginò essere riconoscenza.
George abbassò il capo, sentendosi quasi a disagio dalla naturalezza con cui gli si era rivolto e si affrettò a chiarire il significato del gesto che aveva compiuto nei confronti della signorina Smith, biasimando di fatto la scarsa cavalleria del signor Elton: “Un’imperdonabile scortesia. E lo scopo non era ferire soltanto Harriet…” Ma George non andò oltre il consentito: non avrebbe ammesso a parole che era accorso dalla signorina Smith solo in virtù del sentimento che nutriva per Emma.
La giovane lo scrutò con quella sua solita occhiata limpida che aveva l’inspiegato potere di trafiggerlo con la stessa inesorabilità di una spada. “Mi sono completamente sbagliata su Mr. Elton. C’è una pochezza in lui che voi avevate ravvisato ed io no” ammise sinceramente dispiaciuta da quegli errori di giudizio che le avevano impedito di scorgere la vera essenza dell’uomo.
George non riuscì a sostenere le sui iridi turbinose come un pozzo intinto nelle notti estive, iridi che sembravano volergli estorcere segreti nascosti e distolse lo sguardo, concentrandosi sui ghirigori che attraversavano il freddo pavimento. Sbatté qualche istante le palpebre, la gola all’improvviso riarsa, cercando i vocalizzi giusti. “Voi avevate scelto per lui molto meglio di quanto non abbia fatto lui per se stesso. Harriet Smith ha delle qualità di prim’ordine che in Mrs. Elton sono totalmente assenti” e qui una breve occhiata di condanna alla coppia in questione fu obbligatoria, sia per constatare che fossero effettivamente lontani e non potessero udirli, sia per evitare l’occhiata di Emma divenuta assai asfissiante da sostenere. George si fece coraggio per esternare quei complimenti che tanto difficilmente soleva rivolgerle, per quanto spesso vi provasse. Quella sera si sarebbe concesso una tregua con i soliti rimproveri e l’avrebbe lodata come facevano tutti i cittadini di Highbury. “Lei vi rende onore, Emma, come voi a lei.”
Emma lo scandagliò innegabilmente sorpresa e pareva sul punto di ribattere quando furono interrotti dall’arrivo improvviso di Mr. Weston, tutto trafelato e dal volto paonazzo. Si era fatto largo tra i ballerini intenti a sorseggiare i loro calici ricolmi di vino e tra le pompose gonne delle matrone come se fosse stato gettato in un campo di battaglia. “Oh Miss Woodhouse, venite! Siate d’esempio ai vostri amici tutti pigri. Tutti addormentati!” calcò volutamente l’accento sull’ultima parola, voltandosi verso la folla che stava riprendendo fiato “ Su, un altro giro di danza!” propose, gioioso come non mai.
George non riuscì a mascherare la propria gaiezza dinnanzi all’inesauribile energia del signor Weston. Inoltre, mai quanto in quel momento gli era grato per aver interrotto il silenzio imbarazzante che era seguito al suo apprezzamento rivolto ad Emma.
Anche Emma valutò la scena divertente e reagì esibendo un sorriso malizioso: “Sono pronta appena mi verrà chiesto.”
George osservò Mr. Weston allontanarsi soddisfatto dalla promessa che era riuscito ad ottenere, dopo un ultimo cenno rivolto ai due. “E con chi danzerete?” domandò quindi George, sinceramente curioso della risposta. Emma aveva appena terminato due danze con Frank Churchill e sarebbe stato quantomeno sconveniente accettarne una terza: avrebbe significato un coinvolgimento sentimentale di pubblico dominio. George si sentì intimamente sollevato nel constatare che per il resto della serata Emma e Frank non avrebbero più avuto occasione di ballare senza cadere nello scandalo.
Emma parve riflettere qualche secondo di troppo, poi la sua voce musicale lo raggiunse un po’ tremula, soave come il sopraggiungere discreto dell’alba. “Con voi…se mi inviterete” sussurrò scandendo ogni parola con lentezza, inarcando frattanto un sopracciglio con quel suo adorabile modo che esibiva quando lo sfidava a fare il contrario.
George la fissò attentamente come se non l’avesse mai scorta prima, indugiando per un solo attimo sui denti della giovane impegnati a mordicchiare le tenere labbra. Emma non poteva aver veramente palesato quelle parole. Corroso dall’indecisione non gli venne in mente niente da ribattere e prese tempo.
Emma si sentì incoraggiata e proseguì implacabile, gli occhi resi più scuri dal bruciare delle torce sembravano lanciare lampi. “Avete dimostrato di saper danzare e non siamo a tal punto parenti da renderlo inappropriato.”
Udendo quell’ultima frase George quasi rilasciò un sospiro di sollievo: per un istante aveva immaginato fuoriuscire qualcosa di romantico dalla bocca della sua più cara amica. Sarebbe stato come un sogno che prendeva forma ma, come al solito, con Emma finiva a fantasticare eventi che non si sarebbero mai concretizzati. Sorrise mesto, privo di autentico divertimento. “No, davvero” mormorò fingendosi spavaldo e invitandola con un elegante gesto della mano a procedere verso la sala da ballo. Emma vi appoggiò con cautela la sua priva di guanti, la pelle nivea e morbida come un panneggio di velluto. George si smarrì nel rimirare le loro dita allacciate, la mente che volava lontano vagheggiando di poter compiere quell’azione nella quotidianità; poi riportò l’attenzione sulla dama che lo adocchiava incuriosita e la condusse senza ulteriori indugi al centro della stanza gremita di gente.
Le coppie si riunirono sotto l’immenso lampadario che rallegrava il salone, la musica dell’orchestra iniziò a vibrare nell’aria e i primi movimenti delle coppie si profusero in un susseguirsi di fluttuazioni consuete come il ballo stesso.
George non riusciva a staccare i suoi occhi dall’espressione sicura di Emma. Gli pareva di scorgere qualcosa di diverso attraversarle le iridi tumultuose, un’emozione allettante che la rendeva più fatale che mai.
George l’aiutò a volteggiare, le mani che si rincorrevano con maestria in una lenta ed ammiccante danza. Non perdeva di vista Emma nemmeno quando i loro momenti erano interrotti dall’intromissione degli altri ballerini. Un’occhiata più intensa fu lanciata ad Emma mentre transitava vicino a Frank Churchill, ma gli parve quasi che si ignorassero vicendevolmente. A quella costatazione, George, sentì come se un pesante macigno gli abbandonasse il costato lasciandolo libero di inalare aria a pieni polmoni.
Dio, non voleva risultare blasfemo, ma Emma era talmente aggraziata che non riusciva a impedirsi di osservare lei soltanto. Era consapevole di essere bella come un’amazzone proibita e i sorrisi velati che gli dedicava erano una prova sufficiente del potere che sapeva di poter esercitare. Le loro membra tornarono a sfiorarsi in contemporanea ad un gioco di occhiate sempre più prepotente, e George non si accorse nemmeno di essersi teso verso il profilo di Emma più di quanto il buon costume imponeva. Era inebriato dall’aroma di petali e spezie costose che il corpo della sua dama rilasciava nell’aria. Le mani tornarono a intrecciarsi rapaci per qualche secondo di troppo e i volti si inclinarono l’uno verso l’altro come se tentassero di completare una geometria antica. George non stava più comprendendo cosa accadesse nel resto della stanza, tutto gli parve ovattato come se fosse guidato da una volontà superiore a cui non osava opporsi.
E quando ad un tratto, dopo essersi ricongiunti, avrebbero dovuto allontanare i propri corpi come il ritmo richiedeva, George si trovò a trattenere con dita tremanti i delicati polsi di Emma, lo sguardo fisso sulle sue labbra a cuore, tanto che la coppia che li affiancava rischiò di travolgerli.
George si risvegliò di colpo dal torpore che lo aveva avvolto e con un balzo tornò al suo posto. Si insultò mentalmente per quella distrazione, era rimasto al centro della sala imbambolato  come il più sprovveduto degli uomini. Sperò che nessuno avesse notato l’inconveniente perché non sarebbe stato in grado di porre giustificazioni appropriate per il proprio turbamento.
La danza proseguì ancora per qualche istante e George si sforzò di scavare nell’espressione all’apparenza indifferente di Emma alla ricerca di qualcosa di anomalo, per verificare se anch’ella fosse rimasta scottata da quel contatto di troppo tra i loro corpi. Emma, però, pareva inscrutabile come sempre, deliziosa e implacabile, le gote nemmeno arrossate per il moto. George desiderò poterle leggere l’anima come non mai.
L’ultimo volteggio ed il loro ballo si sarebbe concluso: George pensò melenso che i loro corpi non avrebbero più avuto la scusa per essere tanto peccaminosamente vicini. Nemmeno si accorse di aver fatto accidentalmente aderire la minuta schiena di Emma al suo petto, la mano che era corsa possessiva al fianco della donna in un gesto quanto mai primordiale per lui.
Il ballo  era terminato con quell’ultima melodia che ancora risuonava attraverso le pareti ricoperte da pesanti tendaggi e le coppie si stavano distanziando per il saluto finale.
George si attardò, trattenendo la vita di Emma tra le sue forti braccia, i boccoli aurei di lei gli solleticavano il volto e gli fecero venire voglia ancora una volta, in quella nefasta serata, di annullare la distanza tra le loro labbra. Sarebbe bastato così poco… Scosse la testa imponendosi di tornare in sé e tentò, per quanto gli costasse, di allentare la presa. Eppure la stessa Emma parve trattenergli la manica con la propria mano, artigliandola appena, come se nemmeno lei volesse interrompere quello strano quanto appagante abbraccio che si era involontariamente venuto a creare.
Fu questione di un istante e le loro figure tornarono lontane come imponeva l’etichetta. La musica a quel punto cessò definitivamente.
George tentò di moderare la propria condotta: immaginò di avere in volto l’espressione ancora indemoniata di chi vorrebbe profanare un corpo sacro, una divinità. Si sentiva il più meschino degli uomini nel bramare tanto Emma, la sua cara, carissima amica. Aveva il fiato corto come se fosse stato vittima di una soffocante apnea fino a quel momento e cercò la dama di fronte con un’espressione disperata a imbruttirgli volto, di chi agonizza lentamente in seguito ad una pigra tortura.
Quel ballo non aveva fatto altro che scacciare ogni dubbio circa la portata dei sentimenti che sentiva di covare nei confronti di quella giovane donna che aveva visto crescere troppo in fretta. Emma racchiudeva tutte le virtù che congetturava nella futura signora Knightley: la mente attiva e machiavellica, la risposta sempre pronta, l’impertinenza che sgorgava nel suo volersi mostrare perfetta a tutti i costi. La trovava deliziosamente irritante persino nell’ostinarsi a voler combinare matrimoni e nel lasciare le letture incompiute per l’ozio che sopraggiungeva. Emma piano piano, senza che potesse accorgersene e impedirlo, lo aveva stregato col suo tenergli testa in ogni situazione: George si sentiva come una falena attratta dai bagliori lunari.
Deglutì a fatica, smarrendosi in contorte riflessioni. Quella sera non gli era nemmeno parso che Emma prestasse più attenzioni del dovuto a Frank Churchill. Che potesse esserci speranza di conquistare il suo cuore, dunque?
Si separarono in silenzio, succubi di emozioni affini ma che non riuscivano a scorgere in quel mondo di formalità di cui erano protagonisti indiscussi.
Per tutto il resto della noiosa serata George continuò di nascosto a lanciarle occhiate furtive, il sangue che ancora pompava ebbro di aspettative, ed ebbe quasi la certezza di scorgere turbamento nel piglio solitamente deciso di Emma. Sperò che la potenza di quel momento che avevano condiviso avesse risvegliato anche la sua, di coscienza.
George Knightley era giunto ad una drastica quanto necessaria conclusione: quanto prima sarebbe letteralmente corso da lei per dichiararsi, poco gli importava dell’eventuale rifiuto. Era consapevole che Emma in più di un’occasione aveva palesato l’intenzione di non volersi sposare, ma aveva da sempre reputato l’affermazione frutto di una frivolezza dettata dall’età. Non era certo di quello che sarebbe potuto scaturire in seguito alla sua confessione, era probabile che Emma gli si negasse disgustata… insomma, lei così perfetta che si abbassava ad accettare l’amico fidato sempre pronto a rimproverarla e non l’attraente quanto accomodante Frank Churchill? Eppure doveva tentare, quella sera Emma era parsa  stranamente ben disposta nei suoi confronti e non avrebbe rimandato oltre. Ormai ci era esageratamente, maledettamente dentro per rinunciare. Aveva atteso fin troppi anni per reclamarla a sé e questa volta nulla l’avrebbe fermato.
 
 







Angolo Autrice:

ma buongiorno! Non pubblicavo da anni ma ho visto proprio ieri sera la nuova versione di Emma  di Autumn de Wilde e me ne sono perdutamente innamorata! Wow! Di tutte le trasposizioni che ho visto è la più bella e non immaginavo riuscisse a superare quella del 1996: mi sbagliavo. Ho amato alla follia tutto: i colori, la regia, gli attori, la sceneggiatura molto fedele al libro. Davvero una pellicola deliziosa! La chimica poi tra i due protagonisti è qualcosa di sorprendente, sembrava volessero divorarsi con lo sguardo. Davvero un’opera che consiglio agli amanti di Jane Austen. L’ho preferita persino a Orgoglio e Pregiudizio del 2006 (di cui tra l’altro tanti anni fa avevo scritto delle os se vi va di leggerle hehe).
Per quanto riguarda questa os, i dialoghi iniziali sono proprio quelli del film del 2020 e li ho voluti riportare identici. Ho adorato Mr Knightley interpretato da Johnny Flynn, è passionale e travolgente e ho amato come l’ha magistralmente interpretato: si nota davvero quanto il sentimento che prova per Emma sia forte, il modo in cui la guarda di continuo è…semplicemente da brividi. È il miglior signor Knightley mai interpretato, meglio persino di Darcy di Colin! Ebbene sì l’ho detto, ora potete linciarmi ahahaha.
Ho amato la scena del ballo e mi è risultato piuttosto facile scriverne! Come potete notare i discorsi sono pochi, è tutto un gioco di sguardi e contatti reso stupefacente dai due protagonisti.
Spero che la storia vi piaccia, penso si possa leggere anche senza aver visto il film, perché il loro discorso è presente praticamente uguale nel libro.
Resto in attesa delle vostre opinioni: le vostre recensioni a riguardo mi farebbero davvero piacere! Quindi non esitate a lasciarmi un commentino, apprezzerei tanto! Ditemi anche cosa ne pensate di questo nuovo film! Ho una voglia matta di parlarne con qualcuno, lo cercavo in streaming dal 14 febbraio!
Un bacio.

 
 
 




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