Quel pomeriggio d'inverno Tsunayoshi stava camminando sotto la pioggia
chiedendosi cosa lo avesse spinto a uscire di casa senza l'ombrello
né il cappotto dal momento che quelle nuvole grigiastre alte
nel cielo non preannunciavano niente di buono.
Era fradicio, non trovava un posto dove ripararsi né tanto
meno si azzardava a correre perché con quelle scarpe di tela
arancione sicuro sarebbe scivolato.
Svoltato l'angolo della strada, si ritrovò davanti una
persona che conosceva bene.
“Gokudera-kun!”
“Juudaime!” urlò Gokudera riconoscendo
il suo boss completamente zuppo. Lo prese immediatamente sottobraccio
stando attento a tenere in linea l'ombrello per ripararlo.
“Siete molto lontano da casa" constatò.
"Sì ecco... io..."
Non posso dirgli che mi sono perso in una città piccola come
Namimori... pensò imbarazzato il giovane boss.
"Juudaime?"
"Ah Gokudera-kun..." sussultò destato dai suoi pensieri.
"Ero uscito per cercare Lambo e I-Pin, mamma voleva che li riportassi a
casa prima del temporale. Credevo fossero nei paraggi, ma mi sbagliavo."
"Quella dannata scemucca...mettere così in pericolo la vita
del Decimo..."
Gokudera... sono io quello che non ha portato l'ombrello...e un po' di
pioggia non ha mai ucciso nessuno...
"Ma non preoccupatevi, Decimo. Per fortuna ci siamo incontrati. Vi
riporto io a casa..."
Tsuna sorrise, non sapeva esprimere a parole quanto gli fosse grato.
Mentre camminavano sulla strada di ritorno però
iniziò a piovere molto più pesantemente al punto
tale che dovettero fermarsi e cercare dove ripararsi.
"Conosco un posto, aspetteremo lì che smetta di
piovere!” annunciò Gokudera.
Sorpreso, Tsuna lo seguì per una stradina stretta
finché non raggiunsero un locale di ristoro che sembrava
essere stato abbandonato; Tsuna lo dedusse dalla grande
quantità di tavoli e sedie dall'aspetto rustico.
Il bancone era desolato, ma la luce si accendeva ancora.
Gokudera gli avvicinò una sedia, accennando un sorriso.
“Accomodatevi, Juudaime!”
Tsuna annuì e vi ci sedette, era più comoda di
quanto sembrava.
“A breve inizierete a riscaldarvi, la luce produce calore a
sufficienza” proseguì Gokudera con uno sguardo
gentile.
I suoi occhi divennero dolci mentre nella sua mente si articolava un
unico pensiero.
Come sei bello
Tsuna lo ringraziò con un sorriso, ignaro del complimento
appena ricevuto.
“Vi prego di accettare il mio giaccone, vi terrà
al caldo. Prima però dovreste togliervi il maglione e la
camicia o vi ammalerete ugualmente" sulle ultime parole un filo di
rossore colorò le sue guance incitandolo a sparire dietro al
bancone.
Gokuder riemerse pochi secondi dopo con un asciugamano a cavalcioni sul
braccio.
La vista era idilliaca: la sua cotta, il suo boss completamente
bagnato, a torso nudo, seduto su una sedia con quel parka verde
bottiglia tra le mani e lo sguardo spaesato.
Gokudera dovette fare appello a tutto il suo autocontrollo per
porgergli con la massima serietà l'asciugamano al pari di un
perfetto maggiordomo.
Tsuna lo ringraziò nuovamente iniziando ad asciugarsi
strofinandosi il petto. Gokudera seguì ogni singolo
movimento e si domandò seriamente perché non
fosse nato asciugamano, sentì il bisogno di ingoiare a vuoto.
“J-Juudaime, posso asciugarvi i capelli?” chiese
timidamente.
“Certo” rispose Tsuna sorridendogli amabilmente.
Amo questo sorriso... pensò Gokudera prendendo
meccanicamente un altro asciugamano.
Quei capelli mai li aveva visti più arresi alla
gravità e scombinati. Strofinò attentamente ogni
zona finché praticamente asciutti non ripresero la solita
forma.
"Grazie Gokudera-kun, adesso non bagnerò più il
tuo cappotto."
È di questo che si stava preoccupando... pensò
Gokudera commosso.
Tsuna era sul punto di mettersi la giacca di Gokudera quando questi non
poté continuare a ignorare il fatto che anche i pantaloni
erano fradici.
“Il Decimo non gradirebbe liberarsi di jeans tanto
bagnati?” gli chiese rosso in viso facendosi coraggio.
Tsuna sussultò per un istante, ma decise di assecondare le
parole di Gokudera: in effetti era fastidiosa la stoffa appiccicata
alla pelle. Portò le mani alla vita sbottonandosi i
pantaloni.
“Decimo, non preferireste un po' di privacy?”
squittì immediatamente Gokudera vermiglio.
Tsuna lo guardò confuso.
“Perché mai Gokudera-kun? In fondo siamo due
maschi, no?”
Hayato in quell'istante realizzò che Tsuna non poteva
neanche immaginare i sentimenti che nutriva per lui.
Così innocente...
Sentì il cuore letteralmente esplodergli nel petto e il
calore concentrarsi sul suo viso.
“S-Sì, ma in qualità di vostro braccio
destro..." cercò di giustificarsi.
“Ancora con questa storia? Sei un mio amico e in ogni caso
quale sarebbe la differenza con l'ora di educazione fisica?”
Tsuna disse quelle parole ridacchiando, ma era evidente che anche lui
si sentiva a disagio.
Che non posso resistere...
"Allora?" incalzò Tsuna iniziando a togliersi i pantaloni.
Gokudera si impose di chiudere gli occhi e scosse la testa.
"Nessuna..."
Tsuna indossò il giaccone, era la soluzione ideale. Lungo
abbastanza da arrivare fino a oltre le ginocchia data la differenza di
taglie, ma dal momento che si era rannicchiato il cappotto lo copriva
da capo a piedi. Lo avrebbe senza dubbio riscaldato.
Gokudera riaprì gli occhi e davanti a quella vista ebbe
quasi un arresto cardiaco.
È anche meglio di quanto immaginassi!
Quante volte aveva fantasticato su Tsuna con addosso un suo indumento
che ovviamente gli sarebbe andato più grande di qualche
taglia: il sorriso dolce e innocente stampato sul viso e quegli occhi
che gli toglievano il fiato. Spesso se lo era immaginato nudo nella sua
camicia, con la sua felpa a scuola, con la sua giacca a vento in una
piovosa giornata d'inverno.
Il suo sogno proibito si stava realizzando davanti ai suoi occhi.
Trattenne il respiro, in fondo lo stava facendo per lui, non per se
stesso.
Gokudera recuperò i vestiti che Tsuna aveva abbandonato a
terra non curante e li dispose su un bancone.
Tsuna lo osservò mentre prendeva nuovi asciugamani chiudeva
ogni indumento all'interno della stoffa spugnosa.
In questo modo si asciugheranno... sa così tante cose...
pensò ammirandolo.
“Gokudera-kun” lo chiamò non appena gli
sembrò aver finito facendogli segno di sedersi vicino a lui.
"Ho freddo!”
No, vi prego!
Gokudera prese posto sulla sedia adiacente. “Davvero? Credevo
di aver risolto il problema in questo modo”.
"Lo credevo anche io, ma mi sono reso conto che ho ancora freddo. Non
è che per caso ci sono delle coperte pesanti in questo
posto?” rispose Tsuna innocente.
Non ci pensare neanche! pensò Gokudera rimproverando se
stesso per l'idea che gli era passata per la testa.
"N-No, Juudaime, c'è un solo modo per riscaldarvi
meglio” disse Gokudera avvampando.
“Cioè?"
“Calore corporeo!” rispose Gokudera tossendo
imbarazzato per non farsi capire.
Egoista! si rimproverò per aver ceduto.
“Ma tu non hai freddo? Dal momento che il cappotto me lo sono
preso io...”
“N-No sto benissimo finché il Decimo sta
bene”.
"Grazie davvero, Gokudera-kun..." disse Tsuna leggermente imbarazzato
abbracciandolo facendolo sussultare.
“J-Juudaime” esordì timidamente.
“Penso che sia più efficace se sono io ad
abbracciarvi, perché vedete io non ho freddo e il secondo
principio della termodinamica dice che dati due corpi a contatto il
corpo più caldo cede calore a quello più freddo e
non viceversa” completò abbassando la testa.
“Giusto Gokudera-kun, il principio di quello che hai detto tu
è la soluzione” disse Tsuna sorridendogli.
“Allora permettetemi di essere la soluzione”
Gokudera lo prese in braccio, lasciò che si accomodasse
sulle sue gambe e lo strinse forte in vita facendo aderire il proprio
corpo al suo.
C'è qualcosa di sbagliato! pensò Tsuna
sussultando per un attimo, ma poi abbandonò la testa sulla
sua spalla e chiuse gli occhi, mentre Gokudera iniziò a
sfregare le mani sulla giacca dall'alto verso il basso e viceversa in
modo da infondergli quanto più calore possibile.
È piacevole... si ritrovò a pensare Tsuna.
“Così va meglio...” disse riaprendo gli
occhi.
"Il tuo corpo è caldo, Gokudera-kun"
Kami-sama.. pensò Gokudera mordendosi il labbro, quello era
proprio un colpo basso.
Rimasero in quella posizione per una buona decina di minuti, in
silenzio. Nonostante l'imbarazzo iniziale ora entrambi si sentivano
tranquilli e a proprio agio.
Fu in quel momento che Gokudera pensò che fosse la sua
occasione e che non doveva farsela scappare perché quando
gli sarebbe ricapitata?
Adesso o mai più!
“J-Juudaime, c'è una cosa che voglio
dirvi...” disse Gokudera iniziando timidamente ad
accarezzargli i capelli, sentì le guance infuocarsi.
“Prima te ne voglio dire una io, Gokudera-kun" lo interruppe
Tsuna.
"Sono fortunato ad averti, sei una persona meravigliosa, la migliore
che si possa desiderare accanto. È da un po' che ci penso,
ma per me è difficile dirti una cosa simile... ecco
sì...io... credo che... ecco io... credo che... tu sia
più di un amico per me."
Juudaime...
La speranza data da quella piccola pausa che Tsuna fece
accarezzò il fragile cuore di Gokudera.
“Sei il mio migliore amico e voglio davvero che tu lo sia per
sempre. Me lo puoi promettere, Gokudera-kun?”
Gokudera sentì il cuore andare in frantumi, la carezza si
era rivelata un pugno.
Benvenuto nella friendzone, Hayato.. pensò
affranto.
"Il v-vostro migliore amico?"
“Sì, non mi consideri allo stesso
modo?” domandò Tsuna allarmato.
Mi vedi solo come il tuo boss?
“C-Certo, certo che è così!"
ribatté Gokudera facendosi forza.
"Siete la cosa più bella della mia vita, sarà
così per sempre” disse lasciando andare una
lacrima solitaria, grato che Tsuna non potesse vederla.
Mi costringi ad avere un ruolo così importante quando io
vorrei solo poterti chiamare amore pensò.
Tsuna strinse la sua mano e Gokudera guardò il collo nudo
davanti ai suoi occhi, per un istante gli sembrò davvero di
non riuscire a resistere a un simile invito, ma poi udì
l'eco di quelle parole.
Migliore amico, questa era l'etichetta che Tsuna gli aveva messo
addosso e per giunta non aveva intenzione di farla mutare.
Come aveva potuto pensare anche solo per un istante che le cose
potessero essere diverse? Che Tsuna potesse sentirsi allo stesso modo?
Adesso ogni fantasia era proibita, ogni pensiero impuro andava
eliminato e quei sentimenti dovevano sparire perché c'era
una richiesta ben precisa da soddisfare.
Quelle parole pronunciate così un attimo prima che si
dichiarasse lo avevano spiazzato completamente, lame nel suo cuore,
eppure si convinse che stringere Tsuna tra le braccia tenendolo per
mano fosse già tantissimo.
“Comunque scusami se ti ho interrotto. Che volevi
dirmi?” chiese Tsuna.
“Esattamente quello che avete detto voi!” rispose
senza battere ciglio Gokudera sentendosi morire.
Bugiardo! Gli menti continuamente... si rimproverò, ma ormai
non aveva senso cambiare le carte in tavola beccandosi un sonoro
rifiuto.
"Sono felice che ci sentiamo allo stesso modo"
mormorò Tsuna, prese entrambe le mani di Gokudera e le
strinse nelle proprie portandole all'altezza del ventre in un abbraccio
più intenso.
"Che cosa è è questo posto dove mi hai portato?"
domandò.
Gokudera lasciò andare un piccolo respiro, stringergli le
mani sapendo il suo ruolo aveva tutto un altro sapore, un sapore amaro,
ma il suo cuore osava emozionarsi ugualmente.
"Mah niente, Juudaime. Quando sono arrivato in Giappone non avevo
ancora un posto dove stare e i proprietari di questo ristorante mi
hanno ospitato per un po'. Lavoravo come lavapiatti" iniziò
a raccontare.
Era arrivato a Namimori come un perfetto clandestino e senza un
centesimo in tasca. Ricordava perfettamente che c'erano voluti mesi
prima che potesse permettersi un appartamento.
Quel locale lo aveva accolto come la casa che non aveva mai avuto,
quella che era un sentimento.
Nonostante avesse chiuso da più di due anni ormai Gokudera
aveva continuato a usufruire di quel posto come appoggio, sul retro
c'era persino un letto.
Tsuna si trovò a perdersi nei suoi pensieri, Gokudera aveva
rotto almeno cinque piatti quella volta al ristorante di Yamamoto, non
riusciva proprio a figurarselo. Inoltre se qualcuno si era dovuto
prendere cura di lui in che condizioni era arrivato Gokudera in
Giappone?
Tsuna sentì una stretta allo stomaco e gli
accarezzò il dorso di una mano con il pollice.
"E come mai eri per strada?" domandò.
“Tornavo da lavoro” rispose Gokudera senza mostrare
emozioni.
“Tu lavori?"
“Sì"
La mia famiglia non mi manda niente da anni, mi hanno dimenticato come
se non fossi mai esistito il giorno stesso in cui sono scappato di
casa. Nessuno è mai venuto a recuperarmi da quelle strade
buie e pericolose e nessuno voleva accogliermi in casa senza qualcosa
in cambio... senza lavori sporchi che mi rendessero utile...
"Dato che non siete ancora succeduto al Nono ufficialmente non ho
accesso al mio stipendio da mafioso" disse cercando di scacciare dalla
testa quei ricordi dolorosi.
"Abbiamo uno stipendio?"
"Sì"
"Non ne avevo idea..."
"Lavoro al kombini per arrotondare."
Vorrei essere già boss per aiutarlo... pensò
Tsuna, aveva la sensazione che la situazione fosse molto peggiore di
come Gokudera ne stava parlando e che gli stesse nascondendo qualcosa
perché ormai aveva imparato che Gokudera non voleva
mostrarglisi debole.
Che vado a pensare? Io non sarò mai il Decimo dei Vongola!
"Se hai bisogno di qualcosa..." provò a dire.
Lo sai che puoi contare su di me
"No Juudaime, sono a posto..."
"Però io voglio aiutarti."
Fate già così tanto per me. Vivo di emozioni che
non sapete di darmi... pensò Gokudera, non voleva continuare
ad alimentarle nonostante sarebbe rimasto in quella posizione per
sempre.
“Juudaime, i vostri vestiti dovrebbero essersi asciugati"
disse cambiando argomento sperando che Tsuna non se ne rendesse conto.
Lo fece alzare così da potersi alzare a propria volta e
andò a controllare situazione.
"Sì, sono asciutti. Potete rivestirvi."
Tsuna sentì immediatamente la mancanza di quel calore che
aveva percepito nel profondo, come se Gokudera non avesse scaldato solo
il suo corpo, ma la sua anima.
“Grazie Gokudera-kun."
Però mi dispiace toglierla, questa giacca era davvero
confortevole e mi ero abituato al tuo calore
"Ha smesso di piovere?" domandò Tsuna spogliandosi del
cappotto porgendoglielo.
Gokudera gli porse i suoi vestiti in un rapido scambio così
che i suoi occhi non si perdessero a contemplare.
Si avvicinò alla finestra indossando nuovamente il suo
cappotto.
Ha il vostro profumo... pensò guardando fuori vedendo
chiaramente alcuni raggi solare filtrare tra le nuvole.
"Sembrerebbe di sì..." rispose voltandosi. Tsuna si era
già rivestito completamente.
Gokudera si rimproverò nuovamente per aver sperato che
così non fosse e stringendosi nel cappotto si
avvicinò alla porta e la aprì.
"Dopo di voi" disse invitando Tsuna a uscire. Richiuse la porta dopo
aver preso l'ombrello e a Tsuna non poté sfuggire il fatto
che non ci fosse chiave a impedire ai ladri di entrare e rubare tutto.
C'era anche da dire però che più di qualche
asciugamano probabilmente non avrebbero trovato.
Tsuna aveva notato come Gokudera aveva evitato l'argomento aiuto
economico, doveva essere un tasto dolente e voleva approfondire la
questione.
"Posso venire a lavoro con te uno di questi giorni?" chiese mentre si
camminavano verso casa sua.
“Certamente, ne sarei onorato” rispose Gokudera
senza pensarci.
"Gokudera-kun?"
"Sì?"
"Ti va di rimanere a cena? Lo sai per mia madre non è un
problema una persona in più e a me farebbe piacere..."
propose Tsuna.
Non voglio farti pena... non voglio pesarti addosso... pensò
Gokudera con rabbia vedendosi costretto a rifiutare per ben due motivi.
"Come se avessi accettato, Juudaime. Facciamo un'altra volta?" chiese
gentilmente sforzandosi di sorridere. Aveva fretta di tornare a casa
per poter esprimere il dolore che stava provando.
"D'accordo."
Tsuna non insistette ulteriormente e quando arrivarono davanti alla
porta della sua casa si salutarono.
Sentiva che avevano condiviso qualcosa di speciale, ma che lo avevano
vissuto in maniera completamente diversa.
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