Notte, unicorno e licantropo

di Maura85
(/viewuser.php?uid=3349)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


4.
“Te lo giuro Severus, te lo giuro! Due Patroni, che…”
Il giorno dopo (un giorno in cui Piton si era risvegliato su di una poltrona della Sala Comune puzzolente di pipì di cane), durante la pausa pranzo, si erano appartati in un angolo del grande e freddo giardino, dato che lui non l’aveva più rivista dalla sera prima.
E, ammettiamolo, si era preoccupato.
Lei sedeva a gambe incrociate su di un vecchio muretto, i biondi capelli sciolti nel gelido vento, l’esile corpo avvolto in un pesante mantello e gli occhi che luccicavano di follia. Pura follia.
Lui, dal canto suo, la guardava piuttosto serio, le braccia conserte e un espressione di compatimento per cotanta ignoranza.
“Zaria” spiegò, per quella che doveva essere la decima volta. “Punto a) i Patronus servono contro i Dissennatori, non in licantropi! punto b) sono creature praticamente incorporee, non cervi o cani dotati di pelo e… orina! e punto c) non se ne può far apparire più di UNO! Capisci cosa vuol dire?” domandò infine con un’incrinatura di disperazione; ma quanto era dura la testa di quella ragazzina?
“Vorrà dire che io sono un caso speciale!” levò al cielo uno sguardo pieno di fantasticherie. “Forse ho dei poteri che nessun mago o strega ha mai posseduto! Forse sono riuscita a creare un nuovo tipo di Patronus! Forse un giorno comparirò sui libri di Storia della Magia…”
“Sì, nella sezione ‘Idioti Che Hanno Fatto Ugualmente Strada’! Dammi retta, io so chi e che cosa erano quelle creature nella foresta…” e farò loro un bel discorsetto, appena becco uno del gruppo da solo… magari quel cretino di Minus… Portare un Lupo Mannaro in giro per i boschi, roba da matti!
“Il tuo tasso di acidità è incredibile! Non mi hai nemmeno ringraziato per averti salvato la vita! Sai che fatica, portarti con una sola scopa…”
“A proposito di scope, potrei sapere che fine ha fatto la mia?” ribatté con una rabbia mal dissimulata.
“La tua? Beh, la tua è… è…” i suoi occhi si dilatarono, mentre lentamente, mooolto lentamente, si voltava verso la Foresta Proibita. “Accidenti, sapevo che avevo dimenticato qualcosa!” esclamò, cominciando a correre in direzione del bosco prima che lui l’acchiappasse.
* * *
Ma ebbe comunque modo di raggiungerla, proprio sotto quel grosso albero alla cui base avevano curato un povero unicorno ferito ed affrontato un temibile licantropo; la raggiunse perché lei si era bloccata, traumatizzata da ciò che aveva visto: schegge di legno e pezzi di saggina, chiari indizi della mala partita che aveva subito la scopa di Severus.
Lui guardò prima a terra, poi lei, poi ancora terra, poi ancora lei. Si fece scrocchiare le nocche, non lasciandosi certo incantare dal suo sorrisino incerto.
“Uh, non sarai arrabbiato, vero…? E’ una scopa, la si ricompra… e poi, scusa, che te ne facevi, sei una frana-AAAH!” a questo punto, vedendo che lui aveva già estratto la bacchetta, pensò bene che una nuova corsetta era l’ideale per mantenere una salute più duratura; e un invariato numero di arti. “Aspetta, calmati! Ecco, ti regalo la mia!”
“Non la voglio, la tua scopa… Voglio il tuo sangue! Grifondoro infiltrata!” cominciò ad inseguirla con rabbia.
“Ti offendi con poco, avresti bisogno di uno di quei corsi per controllare i nervi, sai…”
“Ma non stai MAI zitta?” ringhiò, utilizzando però la sua voce per tentare di localizzarla.
“Dovrei?” il suo tono era adesso un trillo divertito, come quello di certe fate. Disgustoso.
“Faresti solo che un favore all’umanità!” la scovò dietro un tronco, e si lanciò all’inseguimento.
Lei si bloccò, cosi che lui, impegnato in una goffa corsa, le piombò addosso, scontandosi immediatamente, con pudore. Le sensazioni della sera prima, vicinanza e calore e respiri, lo investirono, mentre lei lo guardava con un’espressione molto strana, le labbra socchiuse in un sorriso malizioso.
“E ora, quella faccia cosa vorrebbe dire?” borbottò Severus, non ancora abituato al suo strano ed altalenante carattere.
“Esci con me? Il prossimo fine settimana a Hogsmead?” domandò con aria spavalda.
“C… cosa? Ti sei bevuta il cervello?” quasi la bacchetta gli cadde di mano.
“Perché, non ti piaccio?” lo guardava con divertita curiosità.
“No, non è questo, ma…”… ma perché io? Con tutti quei ragazzi che le chiedevano di uscire… con tutti quei ragazzi a cui aveva dato il due di picche… perché proprio IO?
“Allora è deciso, esci con me!” si alzò appena sulle punte, schioccandogli un gentile bacio sulla guancia dove facevano capolino i primi, timidi, tratti di barba. “Se mi tiri il pacco, te la rompo in testa, la mia scopa!” detto questo, rise e si voltò per tornare al castello, lasciandolo solo in una vecchia e pericolosa foresta con qualche scheggia di leggio e tracce di saggina.
Puzzava ancora di pipì di cane.




Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=39013