Si passò una mano sul viso stanco.
L’ennesimo gufo era tornato a Hogwarts senza la lettera di risposta che aspettava.
Ormai aveva mandato centinaia di gufi, negli indirizzi più disparati. Ma niente.
I giorni passavano e non c’era ancora stata risposta.
«Preside», esordì la professoressa McGranitt. «Le avevo detto che quella famiglia non mi piaceva per nulla».
«Lo so, Minerva», sospirò Silente sconsolato.
Si alzò dalla sedia accanto alla scrivania, le voltò le spalle e iniziò a contemplare dalla finestra il panorama che si stendeva ai piedi del castello.
Come aveva potuto confidare nel fatto che quei Babbani lasciassero libero il ragazzo di frequentare la Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts? Purtroppo non c’erano state molte alternative, quelli erano i soli parenti rimasti.
La professoressa McGranitt aveva perfettamente ragione. Anzi, aveva avuto ragione fin dall’inizio, ma lui aveva scelto di far vivere Harry lontano dalla magia perché non si sentisse sopraffatto dalla notorietà.
Lily gli aveva raccontato tante volte di come la sorella l’aveva odiata quando aveva ricevuto la lettera per Hogwarts. Eppure aveva solo sperato che potessero trattare Harry come un figlio, anche se le notizie che gli giungevano non erano poi così incoraggianti.
Sospirò ancora dando un ultimo sguardo alla Foresta Proibita che diventava sempre più cupa e scura mentre il sole stava tramontando dietro le alte montagne.
La porta dell’ufficio si aprì con uno schianto sonoro, tanto che la professoressa McGranitt, assorta nei propri pensieri, fece un salto spaventata.
«Mi ha fatto chiamare?» chiese una voce burbera, mentre Hagrid entrava nell’ufficio di Silente.
«Sì, Hagrid», rispose il Preside rincuorato. «Ti devo affidare un paio di compiti molto importanti».
«Sicuro, Preside, dica pure».
Silente sorrise alla disponibilità così genuina del guardiacaccia: «Molto bene», esordì. «Ho bisogno che tu vada alla Gringott a prendere il contenuto della cassetta di sicurezza della scuola e a consegnare personalmente la lettera di ammissione a Harry Potter».
Hagrid si illuminò come se non avesse aspettato altro per anni.
«Con vero piacere», esclamò contento.
«Ma, Silente…» tentò di obiettare la professoressa McGranitt.
«Suvvia, Minerva, non preoccuparti», cercò di tranquillizzarla Silente con un sorriso. «Hagrid è l’unico che possa portare Harry a Hogwarts».
«Questo non lo metto in dubbio», ammise la professoressa. «Ma le sembra saggio che Hagrid sia visto dai Babbani?»
«Oh, sono sicuro che saprà mimetizzarsi e non causerà problemi», rispose Silente. «Vero, Hagrid?»
«Che problemi vuole che do?» chiese Hagrid sorpreso. «Prenderò Harry e lo metterò io stesso sul treno, se è necessario».
Silente sorrise ancora una volta: Hagrid era la sola persona in grado di contrastare Vernon Dursley in caso di problemi. E sapeva perfettamente che il guardiacaccia aveva un debole per Harry.
«Visto, Minerva? Non ci sarà nessun problema», constatò Silente, porgendo due lettere al mezzo gigante: una per Harry e una per i folletti della Gringott. «Mi raccomando, Hagrid, non fare magie e assicurati che Harry acconsenta a frequentare Hogwarts. Non manca molto tempo per ricevere la risposta».
Hagrid annuì, prese le lettere, le infilò nelle tasche del pastrano e uscì dall’ufficio.
La professoressa McGranitt fissò ancora Silente con uno sguardo preoccupato.
«Allegra, Minerva, domani mattina Harry sarà iscritto ufficialmente», sorrise di cuore alla professoressa.