La spiga di grano

di CatherineC94
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Capitolo 4
Di quando Agata capì che il mondo è chi ami
 


Il tramonto si stagliava alla fine dell’orizzonte; dalla discesa vicino della chiesa più grande del paese il mare, dove il sole andava a morire pareva che si potesse toccare con un dito. Il cielo era rosato, mentre indaffarati gli abitanti del  piccolo centro abitato nemmeno si davano la pena di alzare gli occhi al cielo per osservarlo; la vecchia proprietaria  della macelleria dell’angolo, Filomena mormorerebbe che “Il timor di Dio salva l’uomo”, che associato ad una formica operosa provava a scampare la dipartita. La vecchia donna, ne aveva visto di cose nella sua lunga vita; le sue mani erano nodose ed il sorriso sdentato- I capelli ormai bianchi con qualche sprazzo grigio topo erano acconciati in modo elaborato, mentre gli abiti semplici ed austeri sottolineavano l’attitudine della donna. Ogni mattina si svegliava di buon ora, mentre suo figlio Agostino iniziava a macellare gli animali; dopo averli puliti lei li metteva in bella vista là nel suo negozio e guai a chi si presentava senza soldi, lei l’avrebbe scacciato in malo modo. La gente quando si trattava di lei, era abbastanza crudele e cieca; il normale buon senso scompariva anzi si tramutava in un feroce mostro a tante zampe. A nulla valevano i rosari recitati, nemmeno i primi posti durante le celebrazioni in chiesa mattutine; niente da fare, le donne di quel posto erano forse nella maggior parte dei casi credenti ma purtroppo finti praticanti. Il fatto era che Filomena, sin da giovane aveva sempre fatto discutere; era sempre stata una donna volitiva e diretta senza mezzi termini. Di indole forte, mai nessuno era riuscito a metterle i piedi in testa a partire da suo padre ed a finire con suo marito. Suo marito il macellaio Antonio Mirandola era ormai passato all’altro mondo da anni e anni, e la gente malvagia dello status della donna aveva fin da subito messo in giro voci sulla sua disonestà. Ma Filomena, detta anche Nuccia anche se i capelli li aveva grigi, era sempre stata retta e dedita alla famiglia; aveva fatto sposare i primi due figli ed ora doveva far in modo che il più piccolo, Agostino mettesse su famiglia in un modo o nell’altro. Seduta fuori, stringeva nelle mani nodose invecchiate dal tempo e dal duro lavoro si lambiccava il cervello nell’atto di trovare qualcuna che potesse andare per il suo giovanotto; “Signora Nuccia, me li date due conigli?”disse una voce dietro di lei. Si voltò, e di fronte si trovò Maria, la moglie di quel ladro di Vicé , uomo disonesto che aveva rubato mezzo podere di sua sorella Marialisa. Nuccia la macellaia si voltò e disse aspramente:” Se hai soldi per pagarli questi conigli è un conto, sennò fatteli rubare da tuo marito alla fine è la stessa cosa”; Maria sospirò e disse rassegnata:” Ho duecento lire va bene?”. Nuccia stizzita si alzò e la guardò ancora sospettosa quando in testa  un guizzo la fece sorprendere; quella donna era buon amica con la maggior parte delle ragazze del paese e poteva darle una mano per far maritare Agostino. “Senti”disse  mentre le metteva la carne in un due fogli di carta,” Voglio che trovi una brava donna per far maritare Agostino, una che si dia da fare”;Maria la guardò interdetta per un attimo e le disse:” Questo lo posso pure fare, ma siccome sono moglie di ladro come dite voi, a me che mi viene?”. La vecchia e rugosa Nuccia lo sapeva bene che il pari cerca un pari ed un ladro la compagnia e le disse fredda:” Stai tranquilla che non rimani a bocca asciutta”.
 
Nella strada parallela, Agata si dirigeva quasi trotterellando con un anfora grande alla fonte d’acqua; il caldo in quei giorni era veramente asfissiante e con la gravidanza che procedeva sentiva sempre più caldo e sete; ormai non mancava molto alla nascita del primo figlio, e nella flebile attesa non si dava pace. Cuciva, cucinava preparava tutto quello che poteva servire in virtù dell’arrivo del primogenito Monastrulli; per l’occasione anche la madre di Agata, che un tempo aveva odiato quasi per il suo abbandono sarebbe arrivata per darle l’aiuto che necessitava durante i primi giorni durante il parto. Dal canto suo, Giuliano si trovava in montagna durante quei giorni per racimolare soldi affinché la levatrice sia pagata e per acquistare tutto il necessario; in quegli ultimi mesi, i due giovani avevano vissuto giorni indimenticabili, Agata aveva finalmente conosciuto le gioie delle spose con tutte le annesse sorprese. Giuliano si era dimostrato uomo e marito a dispetto della sua tenere età, impaurito di qualsiasi cosa ma forte e  risoluto nel proteggere ed accudire lei, la moglie che si era scelto. “Agata ti aiuto io”disse una voce dietro alla donna, era Mariangela, la figlia di Fortunata la vicina; Agata in realtà non ci aveva mai parlato direttamente; solitamente la madre con la sua ira e superbia non lasciava avvicinare nessuno. Però quel giorno si dimostrò veramente gentile aiutandola; Agata la guardò bene e pensò che fosse davvero un peccato che una ragazza come lei non avesse famiglia. Era alta e robusta, con gli occhi azzurri e i capelli color del grano però aveva un sorriso così gentile che Agata si sentì rincuorata. “Ti ringrazio, ormai con questa pancia non riesco a fare niente” disse Agata accarezzando il ventre; lei la guardò desiderosa e mormorò.” Dev’essere bello essere madre”. Agata sorridente le disse:” Non è facile penso, però dicono tutti ch’è la soddisfazione più grande”; Mariangela alzò gli occhi e le disse quasi supplichevole:” Vorrei tanto anche io”. Mentre camminavano, Agata osservava la gente che incontravano e si disse i cuor suo che lei moglie all’inizio non avrebbe voluto esserlo; fu poi col tempo che conoscendo suo marito aveva iniziato a provare gioia nel guardarlo e felicità mentre l’accarezzava. Così le recitò un proverbio che sua nonna le diceva sempre:” Chi è per te, chi lo prende lo posa”; Mariangela la guardò e sorrise di sbieco dicendo:” Appena conoscono mia madre vanno via”. Agata sospirò e non rispose, in effetti sua madre era la donna più difficile che avesse mai incontrato; era superba e pretendeva chissà che cosa per le sue due figlie così che la voce si espanse, e nessun uomo si era fatto più avanti. Arrivati di fronte casa, Agata la ringraziò e la vide entrare in casa afflitta; doveva fare qualcosa, ognuno al mondo aveva diritto alla felicità ed anche se le emozioni e i desii si stemperano come acquerelli sul foglio, essi permangono fin quando non diventano opachi in ogni caso saranno sempiterni.
Agostino il macellaio era un giovane che nella sua vita  aveva sempre rispettato ogni regola stabilita dai genitori, dallo stato e da Gesù Cristo; si alzava presto, aiutava la madre e rispettava ogni persona che incontrava. Era buono di cuore, e tale bellezza interiore si proiettava nel suo grande viso sorridente; era un bel giovane alto e possente, con i capelli neri come la pece; all’età di ventotto anni però ancora non aveva preso moglie o aveva mai dimostrato un intenzione del genere. Non perché non volesse in realtà, ma perché il suo cuore era già occupato da anni; da quando erano andati nel paesino vicino per il pellegrinaggio religioso in onore del santo che scaccia ogni forma di peste o morbo, San Rocco. Era lì che, aveva visto e ascoltato la voce della giovane Mariangela, figlia di Fortunata, donna bisbetica  ed altera che, gli era parso uno degli ostacoli più alti da superare. La vedeva anche quel giorno, mentre aiutava la giovane forestiera e in tutti i modi s’interrogava sul fatto che al mondo non ci fosse essere più bello di lei. “Agostino, ma dove li prendete i conigli? Costano più del maiale”disse  donna Maria, la moglie di Vicé guardandolo divertita. Lui scrollò le spalle e sorrise andando via; quella donna assieme al marito non gli ispiravano fiducia; lui non sapeva, ma aveva già facilitato e di molto il guadagno della donna che, con uno sguardo soddisfatto guardava Mariangela.
Quella sera, dopo che il sole era sceso da un bel po’ Giuliano fece ritorno a casa dopo una settimana; esausto dalla camminata estenuante si fermò all’entrata del paese per bere un po’ di acqua della fonte; ormai faceva caldo anche di notte e  pregustava ormai il ritorno a casa. Mentre camminava, di dato vedeva i le foglie dei grandi pioppi muoversi ed inchinandosi rispettoso di fronte all’edicola del Santo Patrono eretta lì molti anni addietro si sentì dopo tanto tempo soddisfatto; finalmente la sua vita cominciava ad avere un po’ di senso. Sua moglie si era dimostrata una donna gentile ma allo stesso tempo forte e determinata; lo faceva sentire uomo e marito e lui di riflesso, lavorava ancora di più. Aspettava infervorato la nascita di un figlio, che sperava fosse maschio così che potesse essere il padre che egli non aveva mai avuto; l’avrebbe aiutato a vivere secondo i veri principi e non come suo padre aveva fatto. “Agata”chiamò entrando a casa; ed eccola la vide sorridente ed ormai rotonda mentre preparava la tavola; le sorrise di rimando e si diresse nella stanza da letto per posare le sue cose. Tornando, le portò quello che aveva trovato in giro per la montagna durante quei giorni : pere, mele, noci e qualche altro frutto selvatico che  non aveva mangiato per far sì che la donna li assaggiasse; “Era proprio quello che volevo”disse felice tagliando la pera. Giuliano contento si sedette a tavola ed iniziò a mangiare affamato, mentre lei lo raggiungeva; “Sei diventata ancora più bella”si lasciò scappare lui rosso in viso. E’ per la camminata, non per altro non sono vergognoso io,si diceva fra sé e sé. Dal canto suo Agata sorrise mesta rispondendo:” Sono diventata grassa come la ruota del mulino”e proseguì dicendo:”L’altro giorno ho portato il grano, ho fatto abbastanza per l’inverno anche se, vorrei almeno mettere da parte qualcosa in più”. Giuliano tagliando un po’ di salame annuì e le disse:” Questa settimana ti aiuto io”aggiunse placido il marito. Dopo aver finito di cenare, Giuliano si avvicinò piano alla moglie, con un sorriso dolce stampato sul viso; le cinse poi le braccia silenzioso mentre lei provava  balbettante a dirgli:” N-n on si può”.  Il sorriso del marito si allargò ancora di più, perché sapeva quale fosse la paura della moglie in realtà, e le rispose:” Goia mia,  mi sei mancata troppo”; era un’ammissione che nel quotidiano non gli avrebbero mai sentito dire ma quando la porta della loro stanza si chiudeva, e la vedeva senza la veste, in quell’istante il mondo si fermava e quel piccolo cosmo era solo il loro. Lì, Giuliano era libero di essere uomo fragile ed appassionato di sua moglie, la donna che aveva sempre bramato; Agata dal canto suo non avrebbe mai e poi mai ammesso di aver sentito qualche mancanza, era molto orgogliosa. Però, quando i grandi occhi marroni di Giuliano la guardavano spogliata di tutto: anima, paure, vestiti; in quel momento il mondo sarebbe potuto terminare là, perché lei era fusa con lui in un tutt’uno.
Nella casa di lato, Donna Fortunata si ritrovò con un cesto di arance Maria, detta Maruzza moglie di Vicé, l’imbroglione più rinomato del paese; in un primo luogo da donna previa e saggia nemmeno la fece entrare. Quando la donna le ripeté con veemente sicurezza che dovevano parlare di cose serie, l’altra donna si fece coraggio chiamando suo marito e le figlie.” Mi dovete scusare, ma questa sera vi disturbo perché Agostino, il macellaio mi ha chiesto di domandarvi se vostra figlia Mariangela è libera. Vorrebbe chiederle la mano”disse Maria sicura; le reazioni furono fra le più disparate. La figlia era felicissima e quasi commossa; la sorella invece era verde dall’invidia e parlottava con la madre, che con il viso chiazzato di rosso provava a mantenere la calma. Il padre guardò la madre interrogativo mentre quest’ultima raccoglieva qualche briciolo di calma e rispondeva:” Mia figlia, è la migliore ragazza del paese ed i pezzenti  non fanno per lei. Ora uscite da casa mia!”. La figlia, in preda alle lacrime, che sapevano di fiele  uscì fuori  mentre il padre scrollando le spalle se ne tornò nell’altra stanza. Maria, donna furba come le volpi di campagna aveva in effetti previsto il tutto ed uscendo da quella casa seguì Mariangela, trovandola dietro la chiesa che piangeva. “Perché piangi?”le chiese melliflua, lei la guardò triste e disse:” Io mi ci volevo sposare con Agostino. Ma mia madre facendo così ci farà morire sole”concluse rabbiosa; Maria fece finta di rifletterci su e le rispose:” C’è un modo per costringerli ad accettare il vostro matrimonio, scappa con Agostino”. Lei la guardò intimorita, poco dopo annuì mesta mentre Maria trionfante, con i pensieri verso la sua ricompensa le diceva:” Allora fai come ti dico io”.
 
La mattina di quel assolato mese, il caldo poteva dare alla testa ed Agostino lo sapeva bene. Però era appostato sotto una quercia dove dovrebbe fare fresco; invece non solo moriva di caldo ma il cuore gli usciva quasi dal petto. In tutta la sua vita si era sempre comportato con rettitudine e questo era il contrario della sua indole; stava già pensando a quello che la gente avrebbe pensato e quello che sua madre avrebbe detto. Ma quando Maria era andata da lui ieri notte ed aveva detto il fatto, non ci aveva ripensato due volte; avrebbe fatto di tutto per accaparrarsi per una volta un briciolo di felicità; ed ecco, la stava aspettando per scappare o per lo meno apparentemente così che, avrebbero potuto sposarsi senza impedimento. Probabilmente l’avrebbero cacciata di casa e non le avrebbero dato nulla, ma poco importava, Agostino ne aveva per tutte e due. “Buongiorno”disse una voce dietro le sue spalle; eccola, Mariangela tutta trafelata con un fagotto sulle spalle e con i capelli in disordine; in un primo momento l’uomo parva impacciato, ma poi raccolse il coraggio e le disse:”Sei sicura?”. Mariangela sorrise e il cuore di Agostino perse un battito dicendo:”Si”; così la prese per mano stupendosi della sua morbidezza e iniziarono a parlare di tutto e di più; si diressero verso una casetta in montagna che era appartenuta al padre di Agostino. Sulla soglia, Mangiangela parve ripensarci un po’ fino al momento in cui l’uomo con una risata limpida le disse:” Finché non ci sposeremo io non ti toccherò”; quella frase parve alla donna come una sacra promessa che, lo tramutò ai suoi occhi in un uomo tutto d’un pezzo che fino alla fine delle loro vite avrebbe sempre mantenuto la parola.
 
Quella notte, mentre nel paese si gridava allo scandalo e la gente cercava i due ragazzi in lungo in largo e Donna Fortunata malediceva sua figlia urlando, a casa Monastulli Agata  era in prenda ai dolori del parto aiutata dalla levatrice mentre Giuliano bianco come un lenzuolo aspettava seduto fuori, nacque il loro primogenito, Giovanni. Il nome non era quello del padre di Giuliano, bensì del Santo Padrone del paesello che li aveva accolti. Negli anni successivi, nacquero Bruno, Vittoria e Anna, benedetti dall’amore dei loro genitori; la nostra storia inizia ora, perché Bruno sposandosi con Elena Maccagnone diede alla vita Marianna Monastrulli. La nostra protagonista, molto simile alla nonna paterna in un fatale giorno assolato incontrò Pasquale Malorba, figlio di Agostino e Mariangela; ma questa è un’altra stroria.
 
 
CONTINUA…
 
Allora, grazie davvero per le vostre visite e le vostre recensioni. Spero che vi piaccia il capitolo, da adesso in poi si parlerà di Marianna! Un bacio.




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